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sabato 28 agosto 2021

MARCO ZELIOLI LEGGE: "IL TRENO E IL PIOPPO" DI GIUSEPPE BERTON

 

Giuseppe Bertòn

IL TRENO E IL PIOPPO

Recensione di Marco Zelioli

Nella  collana di testi letterari “Alcyone 2000”, Guido Miano Editore propone la raccolta di Giuseppe Bertòn Il treno e il pioppo, impreziosita dalla versione in Inglese curata da Luisa Randon, che sa rendere molto bene il senso e la musicalità dei versi dello scrittore di Conegliano Veneto. Il libro è suddiviso in sei brevi sezioni: L’ultima sera dell’anno; Marocco; Mille anni; Una volta ho scritto una poesia; Alla luna; Senza fine; in totale ventiquattro poesie.

Davvero, come scrive nella prefazione Enzo Concardi, “il ‘sound’ del libro è forse in qualche modo poetico-rock” (soprattutto nelle tre poesie che compongono Una volta ho scritto una poesia, “ispirate e rispettosamente dedicate”, come scrive in nota il Bertòn, alla musica dei “Van der Graaf Generator” – un gruppo rock progressive inglese che ebbe un certo successo negli scorsi anni ’70); il tutto collocato in un un bel ‘mix’ di ellenismo mitologico (si vedano le terzine di Mille anni, pp.30-32), di classicismo leopardiano, di romanticismo misterico.

Non è un caso, credo, che nella poesia In un sospiro non ci sia punteggiatura: perché forse lo scrittore vuol dirci, come dice alla donna amata, che tutta la vita, in fondo, è un sospiro – e i sospiri non finiscono con i punti o le virgole, pur punteggiando la vita di ognuno, in qualche lungo o breve momento dei Mille anni che intitolano la terza parte della raccolta, e fanno pensare, perché, come troviamo scritto nell’omonima poesia: “Un dolore antico, quasi nascosto, / nelle radici della vita, nei tuoi occhi profondi, / attraversa il nostro sguardo” (p.31 – traduzione inglese a p.71).

Quello che il Bertòn delinea in questa raccolta sembra un itinerario di ricerca; meglio, in ricerca: della vita, del suo senso ultimo, in un cammino a volte incerto ma fiducioso, perché qualcosa ci segna il cammino, come “Il faro, luce fioca, ancora lontana, / forse ci condurrà / in un porto tranquillo” (Il faro, una delle tre poesie ispirate/dedicate ai Van der Graaf Generator, p.36). Forse segno di una fede resiliente. Certamente una ricerca interiore del senso del tempo che passa: dapprima visto quasi come un non senso: “E pensavo come pensiamo il tempo, / che i fisici misurano, i poeti soffrono, / i religiosi credono infinito. // Io penso che il tempo è un’illusione, / è solo un’illusione in questa vita sconosciuta. / E vale meno di un bacio” (ultimi sei versi de Il tempo, p.14); poi ‘rivalutato’, quasi come elemento di paragone con qualcosa che si sente eterno, l’amore: “Guardavo il mio amore, / e sentivo le cose intorno, cambiare. / Sentivo lo spazio ed il tempo modificarsi, / come la gravità modifica lo spazio-tempo // intorno all’universo. / Dove lo spazio è diverso, dove il tempo è diverso. / Dove il giorno è diverso. / Mentre guardavo il mio amore” (così le ultime due strofe de Il giorno, p.22). È il tempo del viaggio della vita, il cui emblema è Il treno (“Il treno passa / nella notte, / insieme alle nostre anime. / La luna illumina il treno. / Una stella illumina le nostre anime”, p.51), alla ricerca della stabilità dell’anima, il cui emblema è il pioppo – il tutto mirabilmente indicato in questi versi della poesia che dà titolo al libro: “Il treno mostrava di essere contento, / ma nessuno sapeva se era vero. / Quello che conta non è quello che mostra. // Il pioppo mostrava di essere triste. / ma nessuno sapeva se era vero. / Quello che conta è quello che nasconde.” (p.29). Poche, chiare parole, versi che filano via come le ruote del treno sui binari, come il vento nelle chiome dei pioppi – e ci fanno pensare.

A ragione il Bertòn nella Nota biografica che chiude il libro afferma: “Non serve un dizionario per comprendere i versi”. È proprio così, se un poeta, come lui è, scrive col cuore (e mi si perdoni l’involontaria ironia, dato che il Bertòn non solo è poeta, ma di professione cardiologo).

Marco Zelioli

Giuseppe Bertòn, Il treno e il pioppo, pref. Enzo Concardi, trad. in inglese di Luisa Randon, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 100, isbn 978-88-31497-61-9, mianoposta@gmail.com.

 

 

 

 

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