Luigi Crenna
LA RESISTENZA E LE NEGAZIONI AGLI EBREI
Recensione di Maria Rizzi
Il
testo di Luigi
Crenna, che la figlia e la nipote hanno deciso di dare postumo alle
stampe, è un’originale Raccolta di brani in prosa e liriche, introdotto
magistralmente da Nazario Pardini e pubblicato dai tipi della Guido Miano
Editore con il titolo
Il
Nostro è nato nel 1937, quindi al tempo della Seconda Guerra Mondiale non era
in trincea, ma viveva i giorni delle continue esplosioni, delle fughe nelle
cantine, o sotto il grande castagno del bosco “Marconi”. Crenna cita le
frazioni di Varese e i luoghi cari agli abitanti di esse. Egli dedica la prima
lirica, che è strazio e condivisione, al momento delle fughe e dei veloci abbracci:
«Addiaccio, precari rifugi; / desolate capanne, baite abbandonate. / Cercarsi
subito ansiosamente; / raggrupparsi, organizzarsi. / La cometa rischiara enorme
pugno / or sopra un monte or sopra l’altro / e un grido, eco chiaro tra i
monti, / rimbalza sui dossi e percorre le valli: / “Libertà! Libertà!”» (Nella bufera, una chiara luce). Narra le
vicende dei partigiani, di coloro che ‘furono il lievito della rivolta’ e cita
personaggi determinanti come il colonnello Carlo Croce, al comando del “Gruppo
Cinque Giornate”. Quest’ultimo mantenne le posizioni fortificate di San Martino
di Vallata e con soli 180 uomini sostenne la furiosa lotta con 3000 tedeschi,
infliggendo gravi perdite, abbattendo aerei. Riuscì ad aprirsi la strada fino
al confine svizzero trasportando gli invalidi e ritirandosi per ultimo, dopo
aver fatto saltare il forte.
L’Autore
in questo testo narra le vicende che non abbiamo imparato sui libri di scuola e
che, per indolenza, abbiamo rifiutato di ascoltare dalle parole dei nostri
cari. La guerra, purtroppo, è di chi la vive. Fin troppo diffusa la verità del
‘silenzio del reduce’. Nessuno vuole ascoltare storie di guerra quando tutto è
passato, e così ci si trova incapaci di dare senso alla propria esperienza
attraverso racconti condivisi. Crenna, tramite le sue pagine di dolore e
patriottismo, sa trasmettere storie e valori. «Tra balze buche e dirupi tra i
castagni agguati; / ordini urlati e cenni in angoscioso affanno / improvvisi
crepitii. / I nemici costretti in ritirata / giù fino al paese. / ma risalgono»
(Megolo). Proprio la battaglia di Megolo,
situata tra Anzola d’Ossola e Pieve Vergonte, segnò l’inizio della guerra
partigiana in Italia. Tra l’altro l’Autore cita la visita a Cortavolo, passando
da Megolo, con il giapponese Okada Zenko, anti - nazista, che dopo aver letto
la poesia Donne nella Resistenza di
Crenna, volle visitare i luoghi più significativi nei quali si erano svolte le
battaglie dei partigiani. I due camminavano in silenzio … «capo chino in mesta
preghiera». La lirica citata del
Nostro è dedicata alle staffette partigiane, come la signora Maria Carla Jucci.
«E sul serpeggiante / malsicuro viottolo / intrico di radici / pietre e rami, /
i logori scarponi /nuovamente graffiano / l’ansia / e ferrea volontà arpiona /
spesso l’affannoso respiro». La fatica di questa donna in bicicletta è
fermata nei versi, resa eterna come il suo coraggio, come la sua devozione alla
causa. D’altronde le donne, accanto agli uomini, pedalando veloci, hanno
scritto sui cammini impervi la storia della nostra Italia.
L’Autore
ci descrive i caratteri dei due comandanti partigiani che diressero le
operazioni nella sua zona. «Filippo Beltrami era la democrazia in persona»; Carlo Croce, come si è già evinto, era
un interventista, ma i due si potevano senz’altro definire accomunati dai «i
pensieri, la forza e la strenua volontà». Va detto che un libro come questo
necessita delle pagine in prosa, in quanto gli eroi meritano le poesie, ma
vanno anche narrati con nerbo letterario. Crenna dedica versi struggenti a
molti uomini caduti in guerra, come Ezio Barbieri, Ezio Mazzoleni e,
naturalmente, si sofferma sul padre, amante delle gare bocciofile, che incontrò
la morte proprio mentre era dedito alla sua passione. L’Autore indugia appena
su questo evento. Forse ne fugge lontano, consapevole che i due più grandi
tiranni della terra sono il caso e il tempo. Descrive a fondo, invece, ‘il
credo partigiano’, palesando, come ogni essere intelligente, i dubbi circa i
sacrifici sopportati da tanti: «Perché ho scritto / e ancora scrivo sulla
Resistenza? / Perché da me intimamente, profondamente sentita. / E le mie
poesie sono profonde, / sofferte immedesimazioni. / Resistenza fattore
unificante / Resistenza all’opposizione nemica, / forte anelito alla
liberazione / riscossa morale, / lotta e perseguimento / dei valori di
giustizia e libertà, / senza i quali la vita / sarebbe insignificante,
degradata».
L’uomo
e il Poeta sembra rivolgersi a se stesso, darsi ancora e sempre una
spiegazione. Anche dietro le battaglie partigiane c’erano lotte, vinti e
vincitori. Esisteva l’odio per il nemico, così simile in fondo a loro… Il
peggior nemico, in guerra, è la paura e occorre darle un volto. Crenna
introduce il popolo che ha subito l’Olocausto, perché probabilmente faceva più
paura degli altri, con la poesia Le negazioni
agli Ebrei: «Inenarrabile
calvario. / Nel burrascoso, infuriato vento / ucciso il loro tempo. / D’improvviso
dichiarati nemici, / confiscati i loro beni. / Negato loro ogni diritto di
avere, / studiare, agire, fare, lavorare: il diritto di essere. / Nessuna
tutela giuridica / alla loro esistenza. E nessuna solidarietà / aiuto soccorso
conforto: / “Ebreo ti vogliamo morto”. / Nel silenzio del mondo,/nella totale
indifferenza /sempre più miserabile esistenza».
Credo
che l’Autore concluda la sua disamina sulla Guerra e sulla Resistenza trattando
la vicenda ebraica in tutto il suo surrealismo, marcando un concetto, che vale
per tutte le forme di odio: l’indifferenza. Come disse Albert Einstein: «il
mondo è un posto pericoloso, non a causa di quelli che compiono azioni
malvagie, ma per coloro che osservano senza fare nulla». Ritengo doveroso per i
miei coetanei e per i nostri figli e nipoti leggere il libro di Luigi Crenna.
Maria Rizzi
Luigi Crenna, La resistenza e le
negazioni agli ebrei, pref. Nazario Pardini, Guido Miano Editore, Milano
2021, pp. 64, isbn 978-88-31497-58-9, mianoposta@gmail.com.
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