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mercoledì 1 febbraio 2023

NERUDA: "OLTRE IL PRIMO GIORNO DELL'ANNO"

 Buon 2023 caro Nazario coi versi di Neruda 


Ode al primo giorno dell’anno di Pablo Neruda

Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte lo andiamo a ricevere
come se fosse
un esploratore che scende da una stella.

Come il pane assomiglia al pane di ieri,
come un anello a tutti gli anelli:
i giorni sbattono le palpebre
chiari, tintinnanti, fuggiaschi,
e si appoggiano nella notte oscura.

La terra accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline
lo bagnerà con gocce
di trasparente pioggia
e poi lo avvolgerà
nelle ombre della sera.

Eppure
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani
a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire,
a sperare.

3 commenti:

  1. Non so chi ha postato quest'Ode di Pablo Neruda dedicata al primo giorno dell'anno, so che adoro il Poeta cileno e sono rimasta incantata nel rileggerlo. Per Pablo l'inizio ha un tono di meraviglia infantile, i versi sono di stupore e attesa in crescendo, l'atmosfera è tutta da fiaba, suggellata dall'immagine dell'esploratore che scende dal firmamento.
    La realtà è che il primo giorno del nuovo anno non è poi molto differente dagli altri, un'asta sul quaderno di un bimbo.
    La prospettiva di Neruda è quella di un uomo su un treno: quel treno è il tempo, un meccanismo di ingranaggi al quale ogni uomo guarda, cercando di capirne la complessità: i bivi, le possibilità e le l'impossibilità di arrestarne la corsa. Nulla di particolare, quindi, nel primo giorno dell'anno: è solo un viaggio che prosegue, mentre sullo sfondo cangianti panorami si susseguono anonimi, e uomini che non si conoscono attraversano la nostra vita, il nostro orizzonte. Nulla da temere, però: è un percorso naturale, dalla nascita all'oblio: è la terra che va avanti così. Il cantautore Lucio Dalla evoca ne "L'anno che verrà" quest'ode eludendo il lampo abbagliante della fanciullezza. Bellissimo Tributo. Ringrazio e stringo, come sempre, il Nume Tutelare!

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  2. Sono già passati trentasei giorni, dal primo giorno dell'anno, ma la guerra continua, il male dilaga, e ora è arrivato anche il terremoto con tutti quei morti a sconfortarci. Come scriveva Giacomo Leopardi nel "Dialogo tra un venditore di almanacchi nuovi e un passeggere" come qui Pablo Neruda e come già Lucio Dalla , citato da Maria, la nostra speranza non si può arrendere mai, neanche di fronte alla delusione e al disastro, malgrado la tristezza infinita di tutti noi, e grazie alla forza che nasce dall'unione, come ben sa il nostro caro Nazario.

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  3. Sono passati trentasei giorni dal primo giorno dell'anno, e sembra che niente sia cambiato, anzi il male e la sofferenza sembrano accentuarsi: dopo la pandemia prosegue la guerra, sempre più dura e cruenta, ed ora è arrivato anche un terribile terremoto, in una terra già martoriata , dalle case povere e friabili come sabbia. Eppure come Leopardi, come Neruda, come Lucio Dalla, siamo spinti a sperare a ogni inizio anno che qualcosa cambierà, deve cambiare, o il mondo sarà distrutto e questo non possiamo permetterlo. E con la speranza si fa strada la forza che ha la sua radice nell'unione, come ben sanno i cari Maria e Nazario, il nostro caro Condottiero, come ben sanno gli amici di quest'isola di Leucade, che credono nei pensieri di amore e di pace.

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