Buon 2023 caro Nazario coi versi di Neruda
Ode al primo giorno dell’anno di Pablo Neruda
Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte lo andiamo a ricevere
come se fosse
un esploratore che scende da una stella.
Come il pane assomiglia al pane di ieri,
come un anello a tutti gli anelli:
i giorni sbattono le palpebre
chiari, tintinnanti, fuggiaschi,
e si appoggiano nella notte oscura.
La terra accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline
lo bagnerà con gocce
di trasparente pioggia
e poi lo avvolgerà
nelle ombre della sera.
Eppure
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani
a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire,
a sperare.
Non so chi ha postato quest'Ode di Pablo Neruda dedicata al primo giorno dell'anno, so che adoro il Poeta cileno e sono rimasta incantata nel rileggerlo. Per Pablo l'inizio ha un tono di meraviglia infantile, i versi sono di stupore e attesa in crescendo, l'atmosfera è tutta da fiaba, suggellata dall'immagine dell'esploratore che scende dal firmamento.
RispondiEliminaLa realtà è che il primo giorno del nuovo anno non è poi molto differente dagli altri, un'asta sul quaderno di un bimbo.
La prospettiva di Neruda è quella di un uomo su un treno: quel treno è il tempo, un meccanismo di ingranaggi al quale ogni uomo guarda, cercando di capirne la complessità: i bivi, le possibilità e le l'impossibilità di arrestarne la corsa. Nulla di particolare, quindi, nel primo giorno dell'anno: è solo un viaggio che prosegue, mentre sullo sfondo cangianti panorami si susseguono anonimi, e uomini che non si conoscono attraversano la nostra vita, il nostro orizzonte. Nulla da temere, però: è un percorso naturale, dalla nascita all'oblio: è la terra che va avanti così. Il cantautore Lucio Dalla evoca ne "L'anno che verrà" quest'ode eludendo il lampo abbagliante della fanciullezza. Bellissimo Tributo. Ringrazio e stringo, come sempre, il Nume Tutelare!
Sono già passati trentasei giorni, dal primo giorno dell'anno, ma la guerra continua, il male dilaga, e ora è arrivato anche il terremoto con tutti quei morti a sconfortarci. Come scriveva Giacomo Leopardi nel "Dialogo tra un venditore di almanacchi nuovi e un passeggere" come qui Pablo Neruda e come già Lucio Dalla , citato da Maria, la nostra speranza non si può arrendere mai, neanche di fronte alla delusione e al disastro, malgrado la tristezza infinita di tutti noi, e grazie alla forza che nasce dall'unione, come ben sa il nostro caro Nazario.
RispondiEliminaSono passati trentasei giorni dal primo giorno dell'anno, e sembra che niente sia cambiato, anzi il male e la sofferenza sembrano accentuarsi: dopo la pandemia prosegue la guerra, sempre più dura e cruenta, ed ora è arrivato anche un terribile terremoto, in una terra già martoriata , dalle case povere e friabili come sabbia. Eppure come Leopardi, come Neruda, come Lucio Dalla, siamo spinti a sperare a ogni inizio anno che qualcosa cambierà, deve cambiare, o il mondo sarà distrutto e questo non possiamo permetterlo. E con la speranza si fa strada la forza che ha la sua radice nell'unione, come ben sanno i cari Maria e Nazario, il nostro caro Condottiero, come ben sanno gli amici di quest'isola di Leucade, che credono nei pensieri di amore e di pace.
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