STANZE
C'è il flagello
ma non c'è il corpo
dove la parete segnala
nello spazio il rimosso.
È nell'odore, che non è
del vinto,
negli umori che più non trattengono
lo spazio degli universi reclusi.
Ora che ti guardo, riportato
a piombo, depositato sul fondo
il mare ci viene a prendere
coi suoi occhi e le sue reti scoperte,
il mondo solo nella traduzione della mente.
Il dolore ha le sue stanze,
i suoi attaccamenti.
Gli idoli non si riconoscono tra loro.
Una splendida lirica di denuncia, caro Gianpiero. Le stanze dei dolori, dei diluvi di strazi, custodiscono idoli effimeri, privi di sacralità e di senso. Sei ermetico eppure ti ergi fiero sulla tua cifra stilistica che possiede un timbro raro e struggente. Bentornato, amico mio. Conosco le tue stanze e vorrei spalancarne le porte per vedere nuove storie. Siamo in balia del tempo, colpevoli e soli. Ti voglio bene!
RispondiEliminaGrazie amica carissima, Maria, a te non è possibile non voler bene. Grazie sempre della tua attenzione che ripeto mi onora. Un abbraccio forte a te e grazie a Nazario della sua ospitalità. Gian Piero
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