ANGELA AMBROSINI
“MEMENTO. GIORNO DEL RICORDO”
“da una terra di mezzo
10
febbraio di ogni anno
a tutti i martiri delle foibe”
Quaggiù, nelle suture
della storia,
avvinghiati al filo
sdrucito del ricordo,
noi esistiamo.
Quaggiù, fango nel
fango, sangue nel sangue,
tra radici di menzogne
e silenzi custoditi
sotto i boschi che ci
videro pulsare
lingua e cuore,
noi viviamo.
Quaggiù, oltre il
pendio del mare
che divide e frantuma,
oltre la cresta di
scogli, rocce, sassi
bisbiglianti lo stesso
azzurro,
noi qui siamo.
Qui sotto, della notte
randagi,
resina cupa di due
etnie
dormienti tra doline e
melme d’odio,
noi qui, muti parliamo.
Noi, progenie
sconosciuta,
taciuta, azzerata
nel limbo di terre di
confine,
terre martirio, terre
matrigne,
noi qui sotto, da
questa profondissima,
inesausta verità,
noi, tralci di storia,
della vostra storia,
noi, qui, sappiatelo,
“silentes loquimur”.
(Dal monologo teatrale “Memorie dal sottosuolo”, in Angela
Ambrosini, “Memento. Giorno del
ricordo”, Edizioni Vitali, 2018).
Carissima Angela, ti ringrazio dal profondo del cuore per questo struggente tributo a quello che viene tristemente considerato un Olocausto minore e, in quanto tale, poco ricordato. La tua lirica dalla cifra stilistica tonante, come l'eco delle cattedrali, è monito e Memoria, intesa nell'accezione autentica del termine. Della memoria storica, purtroppo, si elude il senso profondo, è parente della Storia, ma più carica di affetti e passioni politiche... eppure lungi dall'essere il vaccino da tutte le forme di negazione o di indifferenza, sembra aver la tendenza a essere rimossa. Opere come la tua sono testimonianze e, ripeto, moniti per le coscienze. Ti rinnovo l'affetto e l'ammirazione e ti stringo insieme al carissimo Nazario,
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