Dato che per il calendario ambrosiano oggi è
l’ultimo giorno di carnevale, possiamo ancora parlarne. L’origine più
accreditata del termine “carnevale” è carnem levare . Nulla quaestio , salvo per il fatto che il verbo levare viene tradotto come “togliere”,
per cui “carnevale” significherebbe
“togliere la carne”. Perché anticipare
al periodo carnascialesco quella astinenza dalle carni che scatterà, solo a
carnevale concluso, il mercoledì delle ceneri?
E’ una deminutio capitis nei confronti
del periodo compreso tra il 17 gennaio (o il 26 dicembre, per chi vuole
seguire il dettato del proverbio “dopo Natale è sempre carnevale”) e la data
mobile delle ceneri, deminutio in
quanto muta, se così si può dire, la reale personalità giuridica del carnevale
rispetto al resto dell’anno, privandolo del suo proprio diritto di insanire semel in anno . E poi perché
tradurre carnem con carne = parte
commestibile degli animali e non invece con corpo = struttura fisica
contrapposta allo spirito? Quindi, - traducendo levare come sollevare, alzare, che peraltro sono i suoi primi
significati, estendendoli anche in senso figurato, sulla scia di Curzio Rufo,
che scrisse nella Historia Alexandri
Magni, corpora levare cioè ristorare i corpi, di Orazio (Carme secolare), Phoebus
(...) qui salutari levat arte fessos corporis artus (Febo che con l’arte salutare rinfranca le
stanche membra del corpo), di Ovidio (Metamorfosi) corpora veste levant (liberano i corpi dalla veste), di Plinio il
Vecchio che nella Naturalis historia fornisce
un rimedio per dimagrire: foliae fraxini
corpus obesum levant onere (le foglie del frassino liberano del peso in
eccesso il corpo obeso), - “carnevale”
non più togliere la carne, bensì sollevare, liberare, rinfrancare la carne,
prima di iniziare il periodo di penitenza quaresimale. Altra etimologia che
propongo: senza ricorrere all’aferesi della sillaba iniziale del verbo levare che diviene vare e al lambdacismo per cui avremo vale , scindendo la parola carnevale in due, carne vale, si avrà un augurale “stai bene nella carne”.
Entrambe le ipotesi, “ristorare la carne” e “stai bene nella carne” sono realmente rispondenti allo spirito del
carnevale.
Nel ringraziare il prof. Nazario per la benevola ospitalità accordata alle mie noterelle, aggiungo uno spunto di riflessione: il termine ormai desueto di "carnasciale",col quale si designava il carnevale nel 400 e nel 500, rimasto nell'uso ad identificare i canti carnascialeschi (tra tutti il più noto Trionfo di Bacco e Arianna) non rimanda al verbo scialare?
RispondiEliminaVariegato, interessante, didattico il mondo degli amici più o meno conosciuti dell'Isola. Non ho il piacere di conoscere Maria Rosaria De Lucia, ma voglio esprimerle la mia ammirazione per questa dotta ed esaustiva pagina sul significato del Carnevale. Imparare equivale a crescere insieme. Grazie e un saluto affettuoso, che estendo al carissimo Nazario.
RispondiEliminaRingrazio Maria Rizzi per aver voluto esprimere la Sua ammirazione per il mio contributo filologico semantico alla conoscenza di una parola "frivola". E' vero, non sono molto presente nel blog: vi ho fatto capolino, più o meno direttamente, ad iniziare dall'11 dicembre 2019 data in cui il prof. Pardini ha postato la Sua premessa alla mia traduzione del de lingua latina di Varrone, edita da Guido Miano. Il 25 aprile del 2020 e il successivo 5 maggio hanno trovato ospitalità nel blog le recensioni rispettivamente di Rossella Cerniglia e di Enzo Concardi. In altre due occasioni il prof. Nazario ha postato due miei scritti, di cui uno spero di poterlo pubblicare. In questi tempi di distanziamento sociale, che vivo il più scrupolosamente possibile, avere amici con cui scambiare idee ed ideali assume un rilievo maggiore! Un sincero e cordiale grazie a tutti!
Elimina"Ristorare la carne". Aggiungo una nota di riflessione scaturita dalle tue parole: "In questi tempi di distanziamento sociale, ...avere amici con cui scambiare idee ed ideali assume rilievo maggiore!", che sia motivo di armonizzare se stessi all'offerta di uno spazio illimite che vada al di là della visione dottrinale. Il fine è sollevare, ritemprare lo spirito, senza prescindere dal "ristoro della carne" e non unicamente in tempi carnevaleschi. Questo augurio condivido con te, Maria Rosaria De Lucia, e tutti gli affezionati di Lèucade. Grazie dello spazio concessomi dal grande umanista Nazario Pardini e grazie alla signora Maria Rizzi, sempre attenta ad accogliere e condividere. Complimenti all'autrice. E felicitazioni per il suo testo "De lingua latina" che mi pregio di aver avuto cura a leggere. Approfondirne i contenuti ha significato entrare in una dimensione culturale vasta e distensiva, arricchendomi piacevolmente. GRAZIE!
Elimina