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martedì 30 marzo 2021

ANNALISA RODEGHIERO: "FRAMMENTI INEDITI"

XV

 

Se questo silenzio è l’eco di polvere

sul disordine di abbandoni inspiegati e delle colpe-

se le madri anche avessero sbagliato

nella bontà, se nella semina

avesse avuto radici storte il seme

e il tropismo della terra non ne avesse corretto

il verso, servirebbe ora sfasciare

- invocato, dei semi maturi, il dio - per ricostruire a norma,

a norma sgusciare come il giorno

nella chiarità-  origine, distesa arata, solco.

 

 

XVI

 

Essendo presenti a tanto stupore, trattenere l’oro dell’alba

sui boschi ancora neri del nord, nella ferita dei venti,

delle radure il respiro-  dei semi deposti dai merli.

Come torbiere custodire antiche memorie nel fondo.

Imparare dai campi riarsi, il sogno di neve.

 

Cancellarsi come neve, come neve crearsi.

 

 

XXVIII

 

     Penso, molto semplicemente, che l’acqua sia l’immagine del tempo.

               Iosif Brodskij

Comunque guardarsi intorno

da un punto distante, avvertire

nella fatica d’argine-  agitarsi il fondo,

acqua anarchica nel ribaltamento.

Sarà questo gonfiarsi d’anse rabbiose

a condurci dove si rammendano le colpe,

inconsapevoli di cosa rimarrà

nell’iride della mancanza,

quando spossati torneremo

-nel nulla, nel tutto -  che siamo.

 

 

 

ANNALISA RODEGHIERO LEGGE: "SARA' INVERNO DOMANI" DI GIACOMO DE NUCCIO

Giacomo De Nuccio Sarà inverno domani LuoghInteriori (2021)

Nota di lettura di Annalisa Rodeghiero


 

“Nulla è più reale di ciò che percepiamo al di là dei sensi” scrive Giacomo De Nuccio nell’introduzione a Sarà inverno domani   ̶   ultima sua raccolta di poesie scritte tra il 1996 e il 2020  ̶  o forse, potremmo aggiungere, nulla è più reale di ciò che percepiamo con il senso altro che è proprio dei poeti e permette loro di vedere oltre le cose raggiungendo, attraverso la poesia ciò che altrimenti resterebbe inafferrabile. Che l’affermazione di De Nuccio sia presupposto o risultato del percorso poetico poco importa. Ciò che conta è il potere salvifico che la poesia ha avuto e continua ad esercitare nella sua vita diventando negli anni un itinerario irrinunciabile e significativo, compiuto nella consapevolezza dell’umiltà del gesto e quindi nel rispetto più alto per la poesia stessa. Un percorso che gli ha permesso di indagare il mistero delle cose e il senso dell’essere al mondo.

Attraverso e oltre il quotidiano esistere c’è la scrittura attraverso cui il poeta ripercorre, con forza emotiva, le stagioni della sua vita. Le poesie si fanno espansioni di stati d’animo a volte immediati, a volte sedimentati più a lungo prima di trovare compimento nella pagina. L’itinerario poetico prende avvio dall’estate dell’infanzia definita “beata”, di lunghi passi tra la folla ignara e notti chiare/ di stelle/ sul lungomare e ripercorre i primi giorni di scuola dove non c’è misura/ nel banco che ti accoglie come se il mondo esterno al suo, fosse troppo grande da esplorare e già il tempo si percepisce altalenante tra risate argentine e agitate notti.

Quest’alternanza tra stati d’animo diversi e spesso opposti è ancora più evidente nella scrittura che rimanda all’età più difficile, quella dell’adolescenza dove entusiasmo e sconforto si confondono se la gioia è avara dea che si dissolve e l’infelicità trova ululante/ il centro.

La solitudine diventa compagna dei giorni e il desiderio è tormento: gomitolo per gatti/ il mio corpo si fa, / ritorno cosa abbandonata/ alla casualità. Come ha ben sottolineato nella lettera introduttiva Alessandro Quasimodo, si avvertono “alcuni riferimenti leopardiani, come il contrasto tra illusioni e delusioni, le aspettative tradite”. In realtà, anche per De Nuccio l’apparente pessimismo: Pasqua stonata/ nell’eterna quaresima dei giorni/ che mi consumano sottende un tormentato amore per la vita - con il suo incanto e il mistero (così scrive all’amica Alice) - e per la natura a cui egli consegna la sua anima perché possa nutrirsi di essenze e luce da riversare poi nella scrittura.

Paesaggio e meditazione si fondono nell’anima sensibile, innamorata del mare che rapisce e restituisce, quello della sua Sicilia, isola amata e amara, magica terra/ di irraggiungibili chimere (…) marasmi (…) di oleandro e di limone. Isola grembo, richiamo delle radici, eco dell’amore per la madre a cui riserva un affetto esclusivo. Farei per te/ sbocciare un’eterna primavera recita l’incipit di una delle poesie a lei dedicate. Commovente anche il suo rapportarsi al padre in un tempo solo immaginato: Vorrei essere un faro/ nel crepuscolo degli anni (...) sarò l’eterno fanciullo/ che prendi per mano, / bastone fragile/ di un’era non lontana. L’affetto si allarga alle persone care come la sorella e il fratello e i pochi preziosi amici che sanno comprendere la sua anima e gli permettono di essere pienamente se stesso.

I testi dell’età adulta si aprono a riflessioni profonde. Dentro silenzi che pesano sul cuore, quando sembra dilatarsi il tempo nel dolore e la vita che comunque fugge sembra fatta di ore e secoli, Giacomo scandaglia la sua linfa esistenziale e spirituale e mai si arrende alla stanchezza che incalza o alla tristezza, tanto che questi sentimenti, seppur presenti non diventano invasivi o eccessivi. Il suo sentire si allarga al lettore diventando canto universale dell’esperienza umana che ci illude e disillude, ci cattura e ci lascia, trasportandoci in percorsi a volte luminosi a volte oscuri e quasi sempre imperscrutabili.

I contenuti intelligibili permettono al lettore di cogliere interamente la sensibilità poetica pur celando quella quota di mistero ritenuta necessaria alla poesia come suggerisce Ungaretti. La forma mantiene, pur nella modernità del linguaggio, aderenza alle strutture della tradizione classica nell’utilizzo di alcuni versi metrici e figure retoriche calzanti.

Sarà inverno domani traduce in versi via via sempre più incisivi, il bisogno primario di comunicare. Trasforma un “disagio” in scrittura, l’indicibile in canto, le prove esistenziali in voli: Io voglio ancora/ capriole e volteggi/ tra cielo e mare/ e montagne da scalare/ e piume per le mie ali.  Un itinerario poetico - nel tempo non sempre solidale con le nostre aspettative - che lascia intravedere nell’individuazione del punto di partenza, quello di salvezza. Sarà inverno domani, forse, ma intanto si procede con la consapevolezza che - così si chiude il libro - nel passato sia già contenuta l’idea del futuro:

 

(…)e l’eco di una nuova vita

mi pare di ascoltare.

L’antico idioma delle mie radici

di verde tinge le paratie del cuore,

grandi giorni annuncia.

 

   Annalisa Rodeghiero

 


Giacomo De Nuccio nasce a Gallarate (VA) nel 1989. Nel 2010, per completare gli studi si trasferisce a Pisa dove nel 2014 consegue la laurea triennale in lettere Moderne e nel 2017 la laurea magistrale in Lingua e Letteratura Italiana. Al suo attivo le seguenti pubblicazioni: Ali di parole (poesie 1995-2002), Oèdipus Edizioni, Salerno/ Milano 2002; Il posto di Giacomo (prosimetro), EricksonLIVE, Trento 2010; La gioia ha i piedi scalzi, Edizioni ETS, Pisa 2014 (raccolta di foto e poesie; Nicoletta Prandoni e Fabio Scarso autori delle foto); Il presente oltre il passato, Edizioni ETS, Pisa 2017; nel 2002 l’Associazione “Via Montereale” di Pordenone gli dedica il n. 10 dei suoi Quaderni; dal 2007 al 2016 collabora a “Cicoria”, pubblicazione quadrimestrale della medesima associazione.



domenica 28 marzo 2021

XXIV "PREMIO NAZIONALE MIMESIS" BANDO


COMUNE DI ITRI

 

XXIV “PREMIO NAZIONALE MIMESIS”

di poesia
Scadenza del bando: 14 giugno 2021

 

L’Associazione Culturale Teatrale Mimesis, in collaborazione con il Comune di Itri, Armando Caramanica Editore, Lazio TV, il periodico Dialettica Tra Culture, il blog “Alla volta di Leucade”

 e gemellata con il Circolo IPLAC

 Promuove il XXIV Premio Nazionale Mimesis di poesia. Il concorso è aperto a tutti.

 

SEZIONI
A) Poesia inedita
: Si partecipa con un massimo di tre poesie a tema libero, in lingua italiana. Per poesia inedita s’intende mai pubblicata, anche in parte o con modifiche nel testo o con altro titolo, né a mezzo stampa (anche senza codice ISBN) né sul web, fino alla pubblicazione dei risultati.

In tutti i casi, le opere a concorso non dovranno mai essere associabili all’autore.

 

B) Poesia edita: Si partecipa con un massimo di tre poesie a tema libero, in lingua italiana,

 già pubblicate in cartaceo o sul web.

Sia per la sezione edita sia per l’inedita, è ammessa la poesia dialettale con traduzione in Lingua.

Si può partecipare a entrambe le sezioni.

La mancata osservanza delle regole stabilite comporterà l’esclusione dei testi

 anche a graduatoria conclusa e a premi attribuiti.

 

La Giuria del Premio

coordinata dalla direttrice artistica Patrizia Stefanelli è composta da:

 

Presidente Nazario Pardini (ordinario di letteratura, poeta, saggista, critico letterario, blogger)

Vice Pres. Nicola Maggiarra (narratore e poeta)

Corrado Calabrò (giurista, scrittore e poeta)

Sheiba Cantarano (vincitrice sez. Provincia di Latina del Mimesis 2020)

Monia Casadei (vincitrice sez. A del Mimesis 2020)

Gaetano Catalani (operatore culturale, medico e poeta)

Rosanna Minei (vincitrice sez. B del Mimesis 2020)

Giovanni Tesio (ordinario di linguistica italiana, poeta e critico letterario)

Giovanni Martone: Segretario del Premio

La giuria, con giudizio insindacabile, valuterà tutte le opere in forma anonima.

 

PREMI

Due poesie di tutti i poeti vincitori saranno raccolte in un volume antologico senza oneri per gli stessi.

SEZIONE “A” Poesia inedita

classificato: € 500 offerti dal Comune di Itri; trofeo, motivazione in pergamena e 5 copie dell’antologia.

classificato: € 200, trofeo, motivazione in pergamena e 5 copie dell’antologia.

classificato: € 100, trofeo, motivazione in pergamena e 5 copie dell’antologia.

VINCITORI DAL 4° AL 12° CLASSIFICATO

Targa ricordo, 5 copie dell’antologia, cofanetto di vini pregiati.

 

SEZIONE "B" Poesia edita

classificato: Contratto editoriale con Armando Caramanica Editore, per la pubblicazione di una silloge di 64 pagine in 100 copie, trofeo, motivazione in pergamena e 5 copie dell’antologia.

classificato: € 200, trofeo, motivazione in pergamena e 5 copie dell’antologia;

classificato: € 100, trofeo, motivazione in pergamena, e 5 copie dell’antologia.

 

VINCITORI DAL 4° AL 12° CLASSIFICATO

Targa, 5 copie dell’antologia, cofanetto di vini pregiati.

 

PREMIO SPECIALE “STAMPA”

Trofeo conferito a una poesia, tra le 24 vincitrici, per l’impegno comunicativo.

La Giuria Stampa

Presidente Orazio La Rocca (giornalista, scrittore e sceneggiatore - Gruppo L’Espresso);

Orazio Ruggieri (corrispondente locale per H24, Tele Free);

Franco Cairo (giornalista di Lazio TV- Europa TV- TG3);

Gaetano Orticelli (giornalista, scrittore);

Alfredo Saccoccio (giornalista, scrittore, storico).

 

PREMIO SPECIALE “PROVINCIA DI LATINA”

Trofeo conferito all’autore residente in provincia di Latina, con il punteggio più alto, non presente nella classifica dei vincitori delle due sezioni.

 

La segreteria spedirà, a proprie spese, targa, pergamena e un’antologia.

Il giorno e il luogo della premiazione saranno pubblicati nel sito www.associazionemimesis.com

  e nella pagina FB del Premio: https://www.facebook.com/premiomimesis/

I poeti presenti saranno protagonisti della conferenza stampa per Lazio TV in un’intervista a cura di giornalisti e giurati. Le liriche vincitrici saranno lette da attori nella serata di gala prevista per la premiazione nel mese di agosto 2021. Per i premi in denaro e il contratto editoriale è richiesta la presenza dei vincitori, ma qualora per motivi di obblighi sanitari non si potesse tenere la premiazione nei modi suddetti, anche i premi in denaro e il contratto editoriale saranno egualmente consegnati.

Contributo di partecipazione: €15 per una sezione e €25 per due.

 Modalità di versamento:

- ricarica postepay n. 4023600977025677 intestata a Nicola Maggiarra Cod. Fiscale MGGNCL49P25E375F

- tramite Paypal a: info@associazionemimesis.com

- bonifico bancario verso: Associazione Culturale Teatrale Mimesis IBAN IT04N0103074000 000000658870 MPS filiale di Itri (LT). Causale: Contributo XXIV Premio Mimesis

- in contanti o assegno intestato a Nicola Maggiarra.

 

Invio opere entro il 14 giugno 2021
a)
Tramite e-mail all’indirizzo info@associazionemimesis.com riportando nell’oggetto: XXIV Premio Nazionale Mimesis e la sezione per la quale si partecipa.
Allegare tre file:
 1) Le poesie in unico formato word-carattere 12 Times New Roman, senza alcun segno di riconoscimento.
 2) generalità, indirizzo domiciliare, n° di telefono ed e-mail.
 3) copia del versamento contributivo.
b) Invio postale al seguente indirizzo: Giovanni Martone, Contrada Campanaro Alto 9 - 04020 Itri (LT). Spedire le poesie in due copie (una anonima e una con i dati personali in calce) con l’indicazione della sezione per la quale si partecipa. Accludere al plico la ricevuta della quota di partecipazione.
 Farà fede il timbro postale.

Risultati
 
- nel sito www.associazionemimesis.com
- in FB https://www.facebook.com/premiomimesis/
- nel blog ALLA VOLTA DI LEUCADE del Prof. Nazario Pardini.
La segreteria informerà i vincitori tramite e-mail e telefono almeno 15 giorni prima della premiazione. L’autore, con la partecipazione al concorso, accetta le norme del bando, dichiara la proprietà delle opere, acconsente al trattamento dei dati personali ai sensi del d. Lgs. Nr. 196/2003 e autorizza la pubblicazione delle liriche senza nulla a pretendere.
Telefoni di riferimento: 3475243092 – 3403243092 – 3397263226
 
Buona e serena partecipazione a tutti
dal
Premio Nazionale Mimesis di poesia



M. LUISA DANIELE TOFFANIN: "DA SEMPRE QUEL CONTENZIOSO"

DA SEMPRE QUEL CONTENZIOSO

                                                 Dantedì 

 

L’omerico eroe ebbro

all’agguato del cavallo

nell’invocata Itaca alfine

serra l’audace suo migrare

saziando trame di nostalgia affettiva.

Sacro il talamo d’ulivo!

 

Ma altro è Ulisse

del mai sanato contenzioso

quello delle colonne d’Ercole

da lui violate arditamente

come una bravata

un atto d’arroganza nell’abuso

dell’intelletto-divino dono.

 

Forse dal maligno tentato

nell’inseguire la benefica conoscenza

per sé e i compagni bruti

improvvido però degli umani nostri limiti

alla luce di un’etica stella

di una religio-rispetto-modus

nell’umano inventivo procedere?

 

E nel suo cielo di superbia oltre oltre si slancia

nel folle volo e più non sa virare

per una rotta certa nel periglioso mare

in balia della stessa sua ardita scelta

conclusa dantescamente nel tragico naufragio

infin che ‘l mar fu sovra noi richiuso.

 

Così a una rilettura d’oggi il tutto

diviene metafora del nuovo vivere virale

ché come il nostro Ulisse arresi siamo

a imbrigliare il cavallo pazzo-progresso

per un sicuro approdo.

Anzi in sua balia vittime siamo

ingoiate, al tuo dire, Andrea  da Soligo

profeta di quel nodo scorsoio.

 

Così ad ogni vento si vibra su fil di lama

fra l’alfa e l’omega

straniti nei riti dei giorni operosi.

 

E Dante allora non celiava

ché era acuto lettore di ogni realtà

e profeta la serbava.

 

    25 marzo 2021

    Maria Luisa Daniele Toffanin

 

 

sabato 27 marzo 2021

MARIA RIZZI E EDDA CONTE: "RACCONTO A QUATTRO MANI"

La donna con lo scialle a rose

 

Il malumore gli pende addosso come maglia bagnata mentre percorre la strada che lo conduce al museo, dove presta servizio come addetto alla custodia e alla vigilanza. Otto ore al giorno a controllare che i visitatori non arrechino danni alle opere d’arte, non si siedano sulle sculture, non cerchino di trafugare qualcosa. Un impiego noioso e inutile come i suoi giorni di uomo giovane e solo.

Non ha nessuno al mondo. Dopo un rapporto fallimentare con una donna

che non aveva acceso alcun fuoco nel suo cuore, si è convinto che le passioni non esistono. Rappresentano crudeltà che somministriamo a noi stessi per darci degli scopi.

Non v’è magia, né mistero in quello che definiscono ‘amore’, solo un modo stupido per attaccarsi alla vita.

E lui è nato disilluso.

Quando gli parlano di sogni evita di ridere per educazione.

L’esistenza è una sequenza di inutili gesti in fila, una farsa quotidiana.

L’uomo ha una sola strana mania: fotografare il cielo, le nuvole, i temporali.

Non sa perché ogni giorno segue la storia del cielo, mentre non gli interessa la sua, ma non può farne a meno.

Conserva centinaia di foto, peraltro molto suggestive, che ritraggono i moti delle stagioni, in uno sgabuzzino della piccola casa, che ha adibito a

camera oscura.  

Ha pochi conoscenti, anche l’amicizia sembra interessarlo ben poco, e in paese lo considerano lugubre, quasi un uccello del malaugurio.

Nessuno è a conoscenza del suo segreto.

Se lo scoprissero si sentirebbe vulnerabile.

La forza dell’uomo è paradossalmente nell’immagine di sé che ha creato.

Misogino, solitario, tetro: non gli sembrano etichette, ma caratteristiche nelle quali si rispecchia.

Non immagina che tendano sempre di più a evitarlo, perché temono che porti male…

La figura tradizionale del menagramo, fortemente stereotipata, ha precedenti preoccupanti, non solo in letteratura…

Un giorno un altro vigilante gli si avvicina e con fare scherzoso, dice:

-        Sorridi ogni tanto, ti sei accorto che la tua sala è sempre vuota? –

Lui non trova divertente il collega, fa un gesto con la mano, come per scacciare un insetto, e torna a sedersi, più imbronciato che mai.

In realtà qualcosa si è smosso nella sua cupa calma apparente.

Ma è un qualcosa che gli dà  fastidio, come un corpo estraneo che  tende ad annidarsi nel suo io. Ama la solitudine, o meglio, non gradisce la compagnia, specialmente quella femminile, ma perché  gli altri tendono a evitarlo? In fondo è lui che li evita, non lo vedono, forse?

E' un dilemma per lui, una continua domanda che non trova risposta, che resta lì, come un mendicante in attesa. 

Sarebbe bene chiarire direttamente  la questione:

- Senti, collega, ho l'impressione che mi eviti, ti ho fatto un torto?-

Già, si potrebbe dire così; ma, punto primo: lui non ha il coraggio di parlare in questo modo poi in definitiva, cosa gli importa se nessuno  lo cerca?  Meglio.

Questo pensa Leo quando si accorge della sua solitudine, che è quasi un isolamento.

 La scialba vita continua, senza interessi, senza novità: lui, se stesso e il suo segreto.

 Il  lavoro al Museo offre poco, a dire il vero, i frequentatori sono di solito persone anziane, spesso in compagnia o addirittura in gruppo. Nella sua sala si fermano appena per un'occhiata alle sculture.

Ma c'è un'ombra là, nella parte delle opere del Bernini... un'ombra che finora Leo non aveva notato. Con l'aria del sorvegliante si dirige  da quella parte, si ferma a pochi passi dalla figura  seduta sul  divanetto, davanti alla bellezza dei marmi. E' una donna. Ha nelle mani un notes, ma non scrive e non guarda le opere. Tiene la testa bassa, come in atteggiamento pensoso.  Leo non la vede in viso, perché la donna rimane nella stessa posizione, come se non si accorgesse della sua presenza.  

Il sorvegliante, educatamente torna al suo banco, riprende a scrivere sull'Enigmistica.

 Segue il solito tran tran quotidiano: qualche visitatore, qualche sussurro davanti alle opere in mostra, passettini in entrata e in uscita. Ed è l'ora di chiusura.

Leo esce dall'Istituto d'Arte e subito alza la testa: il cielo gli sembra la tavolozza di un pittore, dove  sono stati versati alla rinfusa i colori pastello interrotti da chiazze bianche, che variano continuamente fino a formare  le più strane  figure. Lo ammira come sempre.      

Davanti a lui cammina  la  donna che  aveva notato davanti all' "Apollo del Bernini", ma che ora, assorto nell'ammirazione del cielo, non vede neppure.

A casa lo attende il silenzio e la camera oscura con  gli sviluppi recenti.

Una serata come tutte .

* * *

La sala di un Museo non è l'ambiente più adatto per fare conoscenze, ma anche un tipo particolare come Leo alla fine comincia a provare qualcosa che somiglia alla curiosità di fronte a casi e persone che hanno del misterioso.

I primi giorni, notando la sconosciuta ogni pomeriggio seduta  sul divanetto rosso davanti ai capolavori, ha avuto quasi l'impressione che vivesse lì, in quella sala, non la vede né entrare né uscire, non l'ha mai vista neppure in viso.

Ma un giorno  quel divanetto rimane libero. Leo ha una sensazione strana, avverte  un vuoto, e a quel punto si rende conto che ha bisogno di "sapere " qualcosa della sconosciuta.  Manca quella figura al suo orizzonte limitato e abituale, che in definitiva è per la sua vita monotona una specie di sicurezza. Lui si è come affezionato a quella sconosciuta avvolta nello scialle nero a rose, è un elemento che rappresenta una insolita motivazione  al trascorrere le ore nella noia di un lavoro insignificante .

Leo è povero di fantasia, privo di qualsiasi iniziativa.

Ha cessato anche di fotografare le nubi nel cielo, la sua vita è più vuota che mai, da quando si è sentito prendere in giro dal collega.

Che dire ancora di quest'uomo che ancora giovane non riesce a trovare il gusto della vita? E' forse per colpa della sua segreta menomazione che non lo fa sentire uomo, e pertanto diverso da tutti. La sua difesa  sta nella solitudine, ma nella solitudine non trova gioia.

Eppure per ognuno di noi è scritto "l'attimo", che sia catarsi , o gradita  sorpresa, o misericordia divina, viene sempre un giorno che il Sole  sembra splendere  in modo diverso e soltanto per noi.

* * *

E' seduto al banchino, ha la Settimana Enigmistica davanti, lo sguardo fisso, come assente, forse perduto nelle lontananze dei giorni insulsi che lo attendono.

Sente un passo lento, ritmato, disarmonico: si volta indifferente. E' entrata  la donna con lo scialle a rose.  Ha i capelli  sciolti seminascosti dentro la pesante sciarpa. Leo nota per la prima volta il colore della capigliatura, rosso spento con ciocche più chiare; vede anche il viso, un viso dolce di donna non più  giovane.

Ha un moto di sorpresa, è un volto che non si aspettava, ma anche stranamente familiare, come di persona già conosciuta.

 Si trova improvvisamente a dire  "Buongiorno! ", confuso e sorpreso.

La donna va a sedersi al solito posto, e solo allora Leo nota la gamba

- rigida -, che la sconosciuta copre con il lembo dello scialle.

 Si apre tutto un mondo alla mente di Leo, a quella mente disabituata a considerare l'altro. Tanti "forse" che restano lì vuoti, proprio come le caselle del suo cruciverba, per cui ha perduto ogni interesse.

Oggi il suo orizzonte abituale non è più vuoto, l'occhio gli cade spesso sulla figura seduta  di fronte alla meravigliosa perfezione dell'Apollo, e cerca quella gamba innaturale che si era annunciata nel passo.

 Il pomeriggio sembra più lungo del solito, ma all'ora di chiusura Leo ha ormai maturato la sua azzardata decisione. All'uscita non alzerà la testa ad ammirare il cielo, ma guarderà al Futuro come cosa possibile da  sognare e  vivere.

Nella donna con lo scialle a rose ha intuito una solitudine non dissimile dalla sua; forse  due solitudini insieme potranno diventare una ottima compagnia.

Oggi per Leo è giunto quel giorno, unico e misterioso, nel quale il Sole sembra brillare soltanto per lui, come promessa di vita e di amore.


Margherita e Lillà