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martedì 23 agosto 2022

RITA FULVIA FAZIO: "L'AMORE PER LA PAROLA E LA RICERCA DELLA LUCE"

 

RITA FULVIA Fazio: l’amore per la parola e la ricerca della luce.

 

 

… E lo sbiadito riverbero di luce

Ingorga speranze!

Bastasse un sospiro,

denso di grazia,

a quell’ultimo granello della clessidra,

girata ancora e ancora,

per aggiungere giorni

di giorni fecondi…

Bastasse

All’acqua di fonte,

riversa nel fiume della notte

che hai in sorte,

la misura e la breccia d’incanto

nel sentirsi , perlomeno,

pienamente se stessi!

Bastasse!

 

Fulvia Rita Fazio. Verso la luce. Silloge inedita.

 

 

Iniziare da questa poesia incipitaria significa andare da subito a fondo nel mare magnum della poetica di Fulvia Fazio, dove si incontrano i vari momenti del suo pensiero, della sua anima poetica:

 

Luce spirituale.

Voglio essere nel tuo cuore.

Voglio essere nel cuore dell'Amore.

Voglio essere Amore.

Voglio

<Alessandro Manzoni da I Promessi Sposi:

non c'è mai anima in cui non rifulga

 un qualche barlume di Dio, una qualche

 luce spirituale.>>

Eros e thanatos, spiritualità, cuore, amore, barlume di Dio, luce. Tante occasioni meditative, in cui la poetessa mischia la sua anima e dove i vari momenti  si assembrano per dare note di grande levatura euritmica.    

Dieci poesie da prefare, da introdurre: poesie intense, scritte da una poetessa versatile, eclettica, innamorata dell’arte poetica, della funzione artistica della parola. E la Nostra lo sa e lo conosce il valore del verbo, l’importanza della sua  nomenclatura, tanto che lo cura, lo rielabora, lo medita per tradurlo con grande partecipazione. Il contenuto scorre fluente e emotivamente suasivo, la parola è asciutta e veloce in questo insieme di subbugli emotivi. Fulvia ama la parola, la contorna, la raffina, la reifica in visioni   concrete e visive. Il suo  tatto e il suo stile sono efficaci, tanto che il verbo si allunga o si scorcia per seguire le ondulazioni dell’anima, per concretizzare in campi semantici un animo tutto preso dall’amore del canto.  Giusta parola in giusto verso. Ibi omnia sunt: l’amore per la vita, l’inquietudine del fatto di esistere, la coscienza della precarietà del vivere, l’onirico, il memoriale, e soprattutto il sintagma, lo stilema,  che fanno della scrittrice una vera cesellatrice. Dieci composizioni che ci aprono il mondo della Nostra, il suo modo di vedere, di intendere, di vivere  in questo tempo tanto turbolento e buio. Dalla sua scrittura emerge una filosofia positiva sull’insieme dei contatti umani. E’ fiduciosa la Nostra, anche se in qualche momento del suo percorso viene fuori una certa malinconia  che non guasta  il contenuto, anzi gli dà quella carica umana da renderlo più vicino al nostro modo di vedere  e di intendere. Insomma Fulvia immette  nel suo canto tutti quegli input emotivi che sono il sale e il pepe della poesia. Un dire vicino al vivere di ogni giorno, all’amore che ci lega a questo segmento esistenziale. D’altronde la vita è una e la Nostra lo fa capire in queste sue composizioni che sprigionano un alto sentimento di elaborazione umana e sovrumana,  una grande escatologica sensazione di effetto vicissitudinale che le rende vere e concrete.   Amare è il dono più grande che il Creatore ci abbia fatto, e Fulvia ne è cosciente, tanto che il suo dettato poetico lo sprizza da ogni poro.

Amore per la vita, gli umani, il mondo, la natura, gli esseri, insomma per tutto ciò che la vita stessa ci propone  in questo breve tratto prestatoci dalla morte. Una filosofia semplice ma umana, complessa, se si vuole, ma sincera schietta, che rende l’autrice spontanea e diretta nel suo dire, che spesso si avvale della natura per reificarsi, per costruire il suo messaggio non solo umano. Silloge, quindi, intensa epigrammaticamente avvincente dove i raggi del sole penetrano la tenebra e danno luce al buio della notte:

 

Luce spirituale.

Voglio essere nel tuo cuore.

Voglio essere nel cuore dell'Amore.

Voglio essere Amore.

Voglio

<Alessandro Manzoni da I Promessi Sposi:

non c'è mai anima in cui non rifulga

 un qualche barlume di Dio, una qualche

 luce spirituale.

Nazario Pardini

 

DAL TESTO

 

È d'oro.

Solo oro accorda l'udire:

sinfonia di cuore e ragione.

La sua sfolgorante bellezza

svanì calda, evanescente lacrima

e donò brillio di voce in chiarità:

s'avvolse ai cuori la ragione.

Travolti nella riposta passione,

promisi, cullata d'amore.

Scelsi l’oro

nel vitale ascolto.

 

Angel.

Oh, se avessimo in cuore

la cura nuda

a culla del battito d'ali

e le ali

ad innalzarci nel blu,

Amore mio grande!

Avessimo le ali,

il lume dell'intelletto

trasmuterebbe in passione

e la gioia,

trasparenze di piume vestirebbe.

Ed eccoci:

Amore mio bellissimo,

superbamente candido,

lo sguardo brilla

il riflesso d’agata del mare

e il bacio afferra e affranca eternità;

sicché, lassù, noi siamo

e, senza ali,

sbirciamo nel cuore.

 

Senza fine.

Non c'è più tempo

in questo tempo

d’indizi sepolti d'oltre tempo.

E si, non so che dirti …

Però, so che dirti

ti Amo

non è sbagliato!

E ti Amo

per la luce

ch’effondi d’incanto,

d'Amore divino.

O sì, non c'è più tempo d'ascolto

al nostro ascolto:

ma potrai rifrangere nel tuo

quello che è stato il mio,

Amore senza fine,

nel regno privilegiato

d'ascolto reciproco.

 

Aura celeste.

Lasciatemi, assente,

al dolore della vita,

vi chiedo.

Lasciatemi all'estate

che reca primavere di felicità

quando è sole,

aura celeste

il tuo nome, uomo.

Quando, al mormorio del vento,

distilla suoni d'aria,

soffusi e lucenti,

il tuo abbraccio.

Appagato spazio e tempo.

Il mio mondo lussureggiante,

la mia isola splendente

non lambisce terre

di presagi funerei;

non guada acque melmose;

la mia bianca casa

ha radici d’intelligenze pure,

evocazioni simboliche,

equilibri tersi;

compagna ha l'ombra dei cipressi:

refrigerio eterno d’alterità d’anime

sul sentiero etereo della luce.

Trasmigra il pensiero magico

all'utopia di austera morte,

vestigia policrome

ai segreti degli altari paradisiaci.

Lasciatemi, allor, vi prego,

senza compagnia di vita,

sopravvivere al dolore.

 

Esser-ci.

Tutto è al posto:

l'intero, nell’aereo azzurro.

Non v'è onda salsa

a narrare la malinconia

di un giorno

di un cielo

di un verso

di un sospiro

di una voce

di uno sguardo

 -mestizia del passato-

nel vento saturo

del respiro del esser-ci.

Non c'è assenza

né abisso

né confine

non il nulla investe

l'alchimia muta

della parola santa

-dilatazione celestiale-

 della vertigine Azzurra:

l'Amore.

 

 

Metamorfismo

Distratta dal senso dei vivi,

la morte, leggera,

diceva:

principio, non fine:

principio e fine.

Ti ascolto, distratta dal senso dei vivi

e accorta ti dico:

se la fine è principio,

l'accetto

poiché, quel senso di vita

è senza senso:

d'umano civile travaglio

è lo sbaglio.

Poltrone, diritti, doveri…

Folli folle impugnano

la guerra dei ciechi pensieri: intrighi, passioni.

Del superfluo, l'urlo,

lamenti pur veri: equivoci, Inganni, menzogne,

come fossero inni ai cieli.

O sbaglio, disumano.

O morte: annullalo!

Che sia principio la fine

senza fine.

 

 

Luce e libertà.

O, oh insensatezza,

tu violi il confine precario

di un senso di vita

d'armonia assoluto.

Ti innalzi,

come piuma al vento,

sulla brezza marina

nell'aria rosata della sera

e al crepuscolo avvolgi disattese

con in cuore la notte.

Ma sappi:

c'è una terra di cielo,

lassù, ad attenderci,

in fede e speranza,

per respirarci

luce e libertà;

noi, con il cuore l'Amore.

 

 

In un cielo di memoria.

E se il solo fulgore di cielo

bastasse a rompere

il silenzio chiuso dentro…

Ma l'eco fa eco a tanti,

troppi silenzi.

Se la neve sciogliesse

il grigiore del mondo…

Ma lei, ambigua,

rifulge grigiore

su ogni filo d'erba verde.

E quella luce di cielo

fa eco e monito

all'oblio schiuso nel cuore:

aggancia brandelli di ciglia abbassate,

di verità negate,

voci esangui immemori

d'oblio racchiuso nel cuore:

eccesso d’accesi lamenti.

E la sospesa aerea trasparenza

del levante,

al passo, alla soglia

s'arresta, crèpa nel cielo di voglie…

E lo sbiadito riverbero di luce

ingorga speranze!

Bastasse un sospiro,

denso di grazia,

a quell'ultimo granello nella clessidra,

girata ancora e ancora,

per aggiungere giorni

di giorni fecondi…

Bastasse

all'acqua di fonte,

riversa nel fiume della notte

che hai in sorte,

la misura e la breccia d’incanto

nel sentirsi, perlomeno,

pienamente sé  stessi!

Bastasse!

 

Luce spirituale.

Voglio essere nel tuo cuore.

Voglio essere nel cuore dell'Amore.

Voglio essere Amore.

Voglio

<Alessandro Manzoni da I Promessi Sposi:

non c'è mai anima in cui non rifulga

 un qualche barlume di Dio, una qualche

 luce spirituale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                   

 

1 commento:

  1. Sono sorpresa e contenta di leggere qui alcune mie poesie raccolte nel testo Verso la luce a seguire della significativa chiave di lettura, individuata da Nazario Pardini nella sua attinente Prefazione, che sollecita la mia essenziale necessità e capacità di vivere l'intimità euritmica del silenzio -ma forse quella di tanti Poeti-. Essa va a caratterizzare la voce poetica nella pluralità tematica racchiusa nel giardino pinto dello "Lo spirituale nell'arte", riprendendo la definizione di Kandinsky. Il linguaggio muto dell'arte pittorica quanto quello vivo e mobile della poesia, è illuminante e vicendevole fonte d'ispirazione. Ed è possibile, ad esempio, ricercare, da buona ligure, un'identità che scriva e dipinga la storia dell'uomo nel messaggio profondo ispirativo della natura, non separando La Baia del Silenzio dalla Baia delle Favole della ammaliante città di Sestri Levante ma unendole, idealmente sensualmente, nella significazione della fascinazione universale e magica del Refolo del mare quale baricentro poetico.
    Nel testo si legga al verso finale della poesia "Luce e libertà": "... noi, con in cuore l'Amore."
    Grata a Nazario e a tutti quelli che mi vorranno seguire, cordialmente. Rita Fulvia Fazio




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