RITA FULVIA Fazio: l’amore per
la parola e la ricerca della luce.
… E lo sbiadito
riverbero di luce
Ingorga speranze!
Bastasse un sospiro,
denso di grazia,
a quell’ultimo granello
della clessidra,
girata ancora e ancora,
per aggiungere giorni
di giorni fecondi…
Bastasse
All’acqua di fonte,
riversa nel fiume della
notte
che hai in sorte,
la misura e la breccia
d’incanto
nel sentirsi ,
perlomeno,
pienamente se stessi!
Bastasse!
Fulvia
Rita Fazio. Verso la luce. Silloge inedita.
Iniziare
da questa poesia incipitaria significa andare da subito a fondo nel mare magnum
della poetica di Fulvia Fazio, dove si incontrano i vari momenti del suo
pensiero, della sua anima poetica:
Luce spirituale.
Voglio essere nel tuo cuore.
Voglio essere nel cuore dell'Amore.
Voglio essere Amore.
Voglio
<Alessandro Manzoni da I Promessi Sposi:
non c'è mai anima in cui non rifulga
un qualche barlume
di Dio, una qualche
luce
spirituale.>>
Eros e thanatos, spiritualità, cuore, amore, barlume di
Dio, luce. Tante occasioni meditative, in cui la poetessa mischia la sua anima
e dove i vari momenti si assembrano per
dare note di grande levatura euritmica.
Dieci
poesie da prefare, da introdurre: poesie intense, scritte da una poetessa
versatile, eclettica, innamorata dell’arte poetica, della funzione artistica
della parola. E la Nostra lo sa e lo conosce il valore del verbo, l’importanza
della sua nomenclatura, tanto che lo
cura, lo rielabora, lo medita per tradurlo con grande partecipazione. Il
contenuto scorre fluente e emotivamente suasivo, la parola è asciutta e veloce
in questo insieme di subbugli emotivi. Fulvia ama la parola, la contorna, la
raffina, la reifica in visioni concrete
e visive. Il suo tatto e il suo stile
sono efficaci, tanto che il verbo si allunga o si scorcia per seguire le
ondulazioni dell’anima, per concretizzare in campi semantici un animo tutto
preso dall’amore del canto. Giusta
parola in giusto verso. Ibi omnia sunt: l’amore per la vita, l’inquietudine del
fatto di esistere, la coscienza della precarietà del vivere, l’onirico, il
memoriale, e soprattutto il sintagma, lo stilema, che fanno della scrittrice una vera
cesellatrice. Dieci composizioni che ci aprono il mondo della Nostra, il suo
modo di vedere, di intendere, di vivere
in questo tempo tanto turbolento e buio. Dalla sua scrittura emerge una
filosofia positiva sull’insieme dei contatti umani. E’ fiduciosa la Nostra,
anche se in qualche momento del suo percorso viene fuori una certa
malinconia che non guasta il contenuto, anzi gli dà quella carica umana
da renderlo più vicino al nostro modo di vedere
e di intendere. Insomma Fulvia immette
nel suo canto tutti quegli input emotivi che sono il sale e il pepe
della poesia. Un dire vicino al vivere di ogni giorno, all’amore che ci lega a
questo segmento esistenziale. D’altronde la vita è una e la Nostra lo fa capire
in queste sue composizioni che sprigionano un alto sentimento di elaborazione
umana e sovrumana, una grande
escatologica sensazione di effetto vicissitudinale che le rende vere e concrete. Amare è il dono più grande che il Creatore
ci abbia fatto, e Fulvia ne è cosciente, tanto che il suo dettato poetico lo
sprizza da ogni poro.
Amore
per la vita, gli umani, il mondo, la natura, gli esseri, insomma per tutto ciò
che la vita stessa ci propone in questo
breve tratto prestatoci dalla morte. Una filosofia semplice ma umana,
complessa, se si vuole, ma sincera schietta, che rende l’autrice spontanea e
diretta nel suo dire, che spesso si avvale della natura per reificarsi, per
costruire il suo messaggio non solo umano. Silloge, quindi, intensa
epigrammaticamente avvincente dove i raggi del sole penetrano la tenebra e
danno luce al buio della notte:
Luce spirituale.
Voglio essere nel tuo cuore.
Voglio essere nel cuore dell'Amore.
Voglio essere Amore.
Voglio
<Alessandro Manzoni da I Promessi Sposi:
non c'è mai anima in cui non rifulga
un qualche barlume
di Dio, una qualche
luce spirituale.》
Nazario
Pardini
DAL TESTO
È d'oro.
Solo oro accorda l'udire:
sinfonia di cuore e ragione.
La sua sfolgorante bellezza
svanì calda, evanescente lacrima
e donò brillio di voce in chiarità:
s'avvolse ai cuori la ragione.
Travolti nella riposta passione,
promisi, cullata d'amore.
Scelsi l’oro
nel vitale ascolto.
Angel.
Oh, se avessimo in cuore
la cura nuda
a culla del battito d'ali
e le ali
ad innalzarci nel blu,
Amore mio grande!
Avessimo le ali,
il lume dell'intelletto
trasmuterebbe in passione
e la gioia,
trasparenze di piume vestirebbe.
Ed eccoci:
Amore mio bellissimo,
superbamente candido,
lo sguardo brilla
il riflesso d’agata del mare
e il bacio afferra e affranca eternità;
sicché, lassù, noi siamo
e, senza ali,
sbirciamo nel cuore.
Senza fine.
Non c'è più tempo
in questo tempo
d’indizi sepolti d'oltre tempo.
E si, non so che dirti …
Però, so che dirti
ti Amo
non è sbagliato!
E ti Amo
per la luce
ch’effondi d’incanto,
d'Amore divino.
O sì, non c'è più tempo d'ascolto
al nostro ascolto:
ma potrai rifrangere nel tuo
quello che è stato il mio,
Amore senza fine,
nel regno privilegiato
d'ascolto reciproco.
Aura celeste.
Lasciatemi, assente,
al dolore della vita,
vi chiedo.
Lasciatemi all'estate
che reca primavere di felicità
quando è sole,
aura celeste
il tuo nome, uomo.
Quando, al mormorio del vento,
distilla suoni d'aria,
soffusi e lucenti,
il tuo abbraccio.
Appagato spazio e tempo.
Il mio mondo lussureggiante,
la mia isola splendente
non lambisce terre
di presagi funerei;
non guada acque melmose;
la mia bianca casa
ha radici d’intelligenze pure,
evocazioni simboliche,
equilibri tersi;
compagna ha l'ombra dei cipressi:
refrigerio eterno d’alterità d’anime
sul sentiero etereo della luce.
Trasmigra il pensiero magico
all'utopia di austera morte,
vestigia policrome
ai segreti degli altari paradisiaci.
Lasciatemi, allor, vi prego,
senza compagnia di vita,
sopravvivere al dolore.
Esser-ci.
Tutto
è al posto:
l'intero,
nell’aereo azzurro.
Non
v'è onda salsa
a
narrare la malinconia
di un
giorno
di un
cielo
di un
verso
di un
sospiro
di una
voce
di uno
sguardo
-mestizia del passato-
nel
vento saturo
del
respiro del esser-ci.
Non
c'è assenza
né
abisso
né
confine
non il
nulla investe
l'alchimia
muta
della
parola santa
-dilatazione
celestiale-
della vertigine Azzurra:
l'Amore.
Metamorfismo
Distratta dal senso dei vivi,
la morte, leggera,
diceva:
principio, non fine:
principio e fine.
Ti ascolto, distratta dal senso dei vivi
e accorta ti dico:
se la fine è principio,
l'accetto
poiché, quel senso di vita
è senza senso:
d'umano civile travaglio
è lo sbaglio.
Poltrone, diritti, doveri…
Folli folle impugnano
la guerra dei ciechi pensieri: intrighi, passioni.
Del superfluo, l'urlo,
lamenti pur veri: equivoci, Inganni, menzogne,
come fossero inni ai cieli.
O sbaglio, disumano.
O morte: annullalo!
Che sia principio la fine
senza fine.
Luce e libertà.
O, oh insensatezza,
tu violi il confine precario
di un senso di vita
d'armonia assoluto.
Ti innalzi,
come piuma al vento,
sulla brezza marina
nell'aria rosata della sera
e al crepuscolo avvolgi disattese
con in cuore la notte.
Ma sappi:
c'è una terra di cielo,
lassù, ad attenderci,
in fede e speranza,
per respirarci
luce e libertà;
noi, con il cuore l'Amore.
In un cielo di memoria.
E se il solo fulgore di cielo
bastasse a rompere
il silenzio chiuso dentro…
Ma l'eco fa eco a tanti,
troppi silenzi.
Se la neve sciogliesse
il grigiore del mondo…
Ma lei, ambigua,
rifulge grigiore
su ogni filo d'erba verde.
E quella luce di cielo
fa eco e monito
all'oblio schiuso nel cuore:
aggancia brandelli di ciglia abbassate,
di verità negate,
voci esangui immemori
d'oblio racchiuso nel cuore:
eccesso d’accesi lamenti.
E la sospesa aerea trasparenza
del levante,
al passo, alla soglia
s'arresta, crèpa nel cielo di voglie…
E lo sbiadito riverbero di luce
ingorga speranze!
Bastasse un sospiro,
denso di grazia,
a quell'ultimo granello nella clessidra,
girata ancora e ancora,
per aggiungere giorni
di giorni fecondi…
Bastasse
all'acqua di fonte,
riversa nel fiume della notte
che hai in sorte,
la misura e la breccia d’incanto
nel sentirsi, perlomeno,
pienamente sé
stessi!
Bastasse!
Luce spirituale.
Voglio essere nel tuo cuore.
Voglio essere nel cuore dell'Amore.
Voglio essere Amore.
Voglio
<Alessandro Manzoni da I Promessi Sposi:
non c'è mai anima in cui non rifulga
un qualche barlume
di Dio, una qualche
luce spirituale.》
Sono sorpresa e contenta di leggere qui alcune mie poesie raccolte nel testo Verso la luce a seguire della significativa chiave di lettura, individuata da Nazario Pardini nella sua attinente Prefazione, che sollecita la mia essenziale necessità e capacità di vivere l'intimità euritmica del silenzio -ma forse quella di tanti Poeti-. Essa va a caratterizzare la voce poetica nella pluralità tematica racchiusa nel giardino pinto dello "Lo spirituale nell'arte", riprendendo la definizione di Kandinsky. Il linguaggio muto dell'arte pittorica quanto quello vivo e mobile della poesia, è illuminante e vicendevole fonte d'ispirazione. Ed è possibile, ad esempio, ricercare, da buona ligure, un'identità che scriva e dipinga la storia dell'uomo nel messaggio profondo ispirativo della natura, non separando La Baia del Silenzio dalla Baia delle Favole della ammaliante città di Sestri Levante ma unendole, idealmente sensualmente, nella significazione della fascinazione universale e magica del Refolo del mare quale baricentro poetico.
RispondiEliminaNel testo si legga al verso finale della poesia "Luce e libertà": "... noi, con in cuore l'Amore."
Grata a Nazario e a tutti quelli che mi vorranno seguire, cordialmente. Rita Fulvia Fazio