GIORDANO BRUNO SORGENTE DI FUOCO
di
Carmen Moscariello
a cura di
Ninnj Di Stefano Busà
La presentazione dell'ultimo lavoro teatrale di Carmen
Moscariello, organizzata dall'Editore Guida di Napoli il giorno 20 dicembre è
un'occasione per esprimere un giudizio complessivo sull'attività della stessa.
Sono stata chiamata dall'autrice a fare da relatrice
sull'opera, in occasione della cerimonia di presentazione che si terrà nella
“Sala Rossa” del previsto programma col pubblico. non essendo stata nelle condizioni
di farlo fisicamente, per motivi di salute, desidero postare il mio giudizio
sull'opera in questione, che a mio parere, è degna di attenzione, perché
possiede una caratteristica di attualità e di comparazione molto forte coi
tempi che viviamo. Ne parleranno dettagliatamente due personalità di tutto
rilievo: Aldo Masullo e Ugo Piscopo, nomi assai noti nel diorama critico
meridionale e nazionale.
Guida, un grande nome nel campo editoriale del Sud, ne ha
pubblicato il libro che ora fresco di stampa e reduce dai fasti
dell'esposizione alla Fiera del libro di Torino, sta per essere mostrato al
grande pubblico nella sua veste migliore: ovvero un lavoro teatrale che
potrebbe interessare il nostro tempo.
C'è un filo conduttore tra i tempi del filosofo e i giorni nostri,
si fa riferimento a quel mondo di falsificazione, di ipocrisia, di sfaldamento
e disorientamento del sistema etico, di interconnessioni, corruttele, peculato, tra
la politica e la religione, tra la
Chiesa e i laici, tra il libero pensiero e i falsi miti
che popolano, anche e soprattutto, il sistema istituzionale della modernità: le
connivenze, le interferenze, le invasioni di campo in un clima nettamente
cancerogeno della politica e della società attuali che stanno ammorbando ogni
giorno di più e in modo devastante l'obiettivo finale del <bene
comune>.
"Giordano Bruno e la sorgente di fuoco" è il titolo
emblematico del libro, e credo sia per l'ardore, la passione di questo frate
"eretico" militante, che tentò di portare a galla i difetti, stravolgendo
tutti i dogmi e i paradossi filosofico-strumentali della Chiesa di allora. La
sua filosofia aveva creato il panico e aveva allarmato la Chiesa e il Papato, che
avevano ritenuto opportuno di bruciarlo nella pubblica piazza. Il tessuto
teologico dilaniato e travolto dalla Riforma e Controriforma è stato più volte
ricondotto alla revisione di taluni punti teologici, ma non ha cambiato la
struttura pervasiva e invasiva delle sue maestranze.
Giordano Bruno, condannato dalla Chiesa e bruciato vivo per
eresia a Roma nel 1600, non è solo un "simbolo" contro la disonestà e
l'ambizione dei poteri forti, ma oggi viene rivisitato alla luce della sua
dimensione umana sui "diritti" dell'umanità stessa, che viene
dispogliata dal suo "essere" spirituale, nella veste più degna
e pura: la visione di Dio e della sua VERITA' assoluta.
Un atto di miserabilità e di distruzione del libero pensiero, era
stato perpetrato allora come ora, con un sovvertimento dei valori e
un'ingerenza nella fede del cristianesimo, un atto di apostasia nei riguardi di una dottrina
evangelica che diventa aporetica
e distruttiva, un'ingannevole arbitrario storico (allora come
ora) di sovranità terrena, assai pericoloso nel sistema e nel tessuto
socio-culturale e morale di una dottrina, perché vuole schiacciare il
<pensiero libero> per imporre le sue distorte ragion di forza, la sua
politica oppressiva, le sue ingiustizie di classe, nel clima imbarbarito di un
bene finalizzato al potere.
Il fuoco che arde è un tentativo di metaforizzare il concetto
logico del ruolo che si assumono la società e la Chiesa , in un momento
storico di grandi carenze, di profonde divisioni ecclesiali e politiche, di
ingerenze macroscopiche nei diversi livelli del sistema economico e politico,
il cui maggiore obiettivo è quello di inibire il tratto -verginale- di purezza dell'evangelizazione, con un
comportamento osceno e pusillanime, che sempre più va orientando le sue
necessità alla logica del fine materico, trascurando: la spiritualità, la
lealtà, la morale, il sentimento, la logica, la giustizia, per rincorrere
un sistema merceologico e materialista dell'essere.
Tra i personaggi del dramma s'incontra anche una figura di
scrittore come Tommaso Campanella, che si presenta come compagno di sventura,
entrambi infatti sono antesignani di un periodo storico che prelude alla nostra
modernità e per certi aspetti anticipa il malessere e il disagio generazionale.
L'opera in questione andrebbe portata sugli spalti di un teatro,
quale rappresentazione dei tempi che corrono, nella fedeltà ad una concezione
che stratifica ogni giorno di più le incongruenze e i conflitti, riducendo il
pensiero a formule aritmetiche che parlano solo la lingua dell'economia, della
finanza marcescenti, inculcando un modello malato di esistenza e di etica. Il
libro di Carmen Moscariello è allineato ai tempi, bisogna leggerlo nella sua
chiave di antinomia e di disagio dell'oggi, proprio in funzione di
questa analogia temporale che induce a riflessioni, indicando come la nemesi storica tenda a ripetersi, ad
essere reiterata attraverso la distorta analisi delle sue componenti: l'uomo
non impara mai la lezione dalla vita, persiste nei suoi errori di fondo, si
muove tra il suo personale malessere e quello dei suoi simili con
disinvolta disumanità,
L'eretico Giordano Bruno "docet",
ma il mondo attuale sembra non accorgersi che, reiterando gli stessi madornali
errori, il mondo infligge a tutta l'umanità l'annientamento della coscienza e della
libertà individuali, ne comprime e ne falsifica la verità, brucia il pensiero
"libero" e pericolosamente si avvicina agli estremi di una
catastrofe mondiale, di cui è impossibile valutarne le conseguenze.
Penna interessante e moderna, quella della Moscariello, sa
trattare le varie strutture del linguaggio in un piano di grande e interessante
equilibrio dialogico comportamentale, finalizzati a mostrare il disagio
generazionale e a farlo emergere attraverso un confronto di
stratificazioni storiche degne della massima attenzione.
Giordano Bruno è il personaggio che meglio ha saputo
rappresentare il malessere del suo tempo in un Sud alla mercé della Santa
Inquisizione, arretrata e sterile dal punto di vista evangelico, in un
periodo storico/temporale di profondo disagio socio-culturale, il quale si
avvicina molto ai nostri giorni.
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