venerdì 31 agosto 2012

N. Di Stefano Busà su Natività di V. Magrelli


Valerio Magrelli, Natività, Ed. L’obliguo, Brescia

di Ninnj Di Stefano Busà


Quella di Magrelli è una poesia particolarissima, risente di una vena contemporanea che rifiuta l’elegia, e riformula il concetto di una poetica quotidiana, eseguita sull’onda dell’andamento domestico, del tempo cronologico, della temporalità. Una ricognizione a 360° del vissuto ordinario, ma della quale, nel suo profondo si evince la riflessione sulla vita, sull’esistente, si tocca l’amaro di un “sistema” che è ininfluente nei confronti del bene comune, della felicità, del benessere. Travolti come siamo da una valanga di problemi di ordine sociale, personale, culturale, politico, congiunturale giornaliero, risentiamo dell’anestesia dell’anima e da qui, origina l’infelicità dell’individuo, le sue assenze o defezioni, le penurie, le contraddizioni di un vivere precario fatto a immagine di un “mordi e fuggi” di una scontata e deprecabile vita esteriore: spersonalizzata, umiliata, resa sterile dall’automatismo epocale, dal depauperamento morale, intellettuale della società, cosiddetta “consumistica”.
Come nella poesia: “Natale, credo scada il bollino blu” e poi a seguire: “E per conoscenza”, “Questo brusio, il ronzare di congegni!, rendono l’idea  immediatamente di questo conflitto tra l’uomo e la sua estraneità al mondo, tra l’uomo e la sua immagine amebica, anestesizzata, paranoica, che vive in un limbo di paradossali ingranaggi fatti a immagine di asfissìa, di veleni, avvolto “in un estremo brivido/ molecolare d’onde” /.../ questo brusio, il ronzare di congegni/ per l’aereazione, clic di infinite valvole termostatiche, fase o bifase, questi/ panneggi di microvibrazioni/ che avvolgono la sera in un estremo brivido.../” così descrive l’ambiente circostante Magrelli e vi è tutta la forza d’urto, l’urlo soffocato di non riconoscersi “oggetto” in balìa di un meccanismo, di un automatismo sincopato che depreda l’interiorità, la sensazione di potersi autonominare “soggetto” del mondo, senza lo stritolamento, il deterioramento dell’essere. L’attrito rimane forte tra le incombenze da pagare: canone-TV, Irpef, bollino blu del motorino, questo destreggiarsi in un’epoca che non ammette distrazioni, pause, interruzioni: tra bollette, password, codici utente, Pin, (che il poeta definisce “le nostre dolcissime metastasi” attraversate dall’anagrafe telematica che viviseziona ogni gesto, ogni azione umana.
Ma ecco, nel fondo spuntare la nota amara: il riflesso del pensiero che avverte di essere umani in un ambiente ostile, e traduciamo dal poeta: “questo cavo artificio palpitante che è il nostro mondo”. Così non resta che dargliene atto, non restano che parole nel vento, questo declino automatico della coscienza è il risultato della ns. irrequietezza: “di sentire che qualcosa è andato perso/ e insieme che il dolore mi è rimasto/ mentre mi prende acuta nostalgia/ per una forma di vita estinta: la mia.” Una formidabile verità, una definizione di vita assente, di menomazione, di amputazione che avvertiamo tutti, ma soprattutto il poeta, le cui parole avvertono senza ombra di dubbio la vita parallela che ci ostruisce la virtù dell’intelletto, dell’anima e del sogno.

giovedì 30 agosto 2012

Premio a Ester Cecere

PREMIO DEL PRESIDENTE 


ESTER CECERE 

A VASTO

PREMIO HISTONIUM

PER IL LIBRO

COME FOGLIE IN AUTUNNO

M. G. Ferraris: Annina de Toma. In memoriam


Maria Grazia Ferraris
Contributo 
per 
"poeti dimenticati"

Annina de Toma (1903-1980).


Con Annina de Toma, la poetessa quasi del tutto sconosciuta a livello nazionale e da poco riscoperta e pubblicata, che illumina e dà anima con la sua arte al paesaggio poetico del Varesotto, ci addentriamo in un mondo letterario- espressivo legato alla Valcuvia varesina del primo Novecento; è infatti una poetessa che rimanda, grazie alla sua sensibilità artistica e alla sua vasta apertura di interessi, a una cultura molto ampia, e a una sensibilità poetica tutta giocata al femminile, che ha origini illustri.
Le poesie e gli scritti di A. de Toma, tutti fino ad ora inediti, prevalentemente in lingua tedesca, furono composti tra il 1919 e il 1979, l’anno che precede la sua scomparsa all’età di 77 anni. I suoi originali inediti, ritrovati in un dattiloscritto, scoperto grazie alla passione di Matteo Mario Vecchio, che ne è diventato il traduttore e il curatore, sono stati pubblicati nel 2006 dalla piccola casa editrice varesina NEM (Nuova Editrice Magenta), col titolo Entro il silenzio de le fonde valli- Poesie e altri scritti (1919-79).
Annina de Toma era nata a Vienna nel 1903, il padre Antonio de Toma, era il discendente di una dinastia di costruttori, artefici tra l’altro dei castelli di Ludwig di Baviera, e la madre, Marianna Bozzolo, di Casalzuigno di Varese, che oggi, per donazione, appartiene al FAI, ed è gioiosamente aperta al pubblico.
I luoghi privilegiati della sua esistenza sono stati dunque tre: Vienna, Rima in Valsesia, il paese valser originario del padre in cui trascorreva la villeggiatura estiva, Zuigno, il paese della madre, dove spesso la famiglia soggiornava.
Annina conosceva le lingue, -tedesco, francese, italiano- oltre che latino e greco, culture diverse, e ambienti e personaggi colti e stimolanti come implicita conseguenza delle sue alte frequentazioni.
Vive a lungo a Vienna, in una ricca casa settecentesca, la casa Allegasse 22, presso la chiesa di San Carlo Borromeo, conosce e frequenta il musicista Franco Alfano, è in contatto epistolare col poeta Rainer Maria Rilke, col germanista Vincenzo Errante, e frequenterà i corsi di Letteratura tedesca presso l’Università di Vienna; nel 1922 traduce con successo in tedesco La figlia di Jorio di G. D’Annunzio.
È la Vienna della Belle Epoque che volge al tramonto, della Secessione, nell’estrema tensione tra realtà ed illusione, di G. Klimt e dei simbolisti, che caratterizza la sua felice giovinezza. È anche quella della rivista Ver sacrum, raffinata fino alla morbosità, ma consapevole della ineluttabile decadenza e del dissolvimento del vecchio impero austroungarico. La Vienna di grandi personalità, che vanno oltre il confine geografico: di S. Freud, di A. Schönberg e di R. Musil…che guardano non più descrittivamente e orgogliosamente all’esterno del mondo che li circonda, ma all’interno della problematica psicologica individuale.
Una fotografia ( pubblicata nel suo libro) del 1912 ritrae la madre con l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, a dimostrazione delle importanti frequentazioni della famiglia.
La fotografia, che molto amava e praticava con entusiasmo da neofita, la vede immortalare la casa viennese sotto la neve, la villa Bozzolo e il giardino all’italiana, se stessa come una novella Sissi, in costume rimese, prati e tetti, sorrisi e pagliette fin de siècle….Una passione la sua che corrisponde alla sua tensione poetica naturalistica, una storia biografica che racconta Vienna e la Mitteleuropa, la cultura valser, appartata  ma non isolata, e la villeggiatura a Zuigno…, come l’adolescenziale Il mandorlo di Zuigno, poesia giovanile dedicata al nonno materno, che segna i primi ingenui passi delle sue scritture poetiche:

Al sol primaverile/ le rosee tue trine
spandevano odor gentile….
O mandorlo fiorito/ là fra le viti spoglie
al marzo apparso ambito
sulle fiorenti soglie…o lasciami i tuoi fiori
non mi serbar rancore…li porto al mio Nonnino
che sempre li ama tanto…. 1

Oppure la lode del piccolo borgo che le è caro, Zuigno ( Canzone per un villaggio) che annuncia il tema privilegiato del rapporto con la natura e delle analogie crepuscolari che sa apprezzare con finezza:

Tu sei come la mia anima: un luogo tanto silente
e dolce destinato allo splendore del sole al mattino….
La quiete ei suoni dei campi
ti circonda: oh,  quanto sei lontano dal mondo!
…Oltre a te poco desidero. Così ignoto
è il tuo nome, amata, semplice parola!
Tu sei come la mia anima: un luogo silente
al centro di un’ampia, verde terra! 2

A Zuigno, alla casa, al giardino, ai cipressi dedicherà più poesie, successive nel tempo, di impressione e di sentimento nostalgico, crepuscolare, come i cipressi di Zuigno 3

Pioggia è a lungo/ sugli scuri corpi
scorsa a fiotti:/ e se ne stanno talvolta
imponenti, cavalli/ che a se stessi impennano
le criniere!
Paesaggio d’antico lignaggio/ alla mia finestra!....
Come è congiunta strettamente/ l’anima a te.

È il paesaggio però anche realistico, nel quale vive, documentato, che ritroviamo in una sua foto (La  copertina del suo libro) dove i cipressi giganteschi, imponenti, delimitano il paesaggio quotidiano della Valcuvia e del parco di villa Bozzolo.
In altre poesie, come Vento d’autunno, dedicato al giardino di Zuigno, iniziano ad emergere gli accenti simbolisti: il vento, la pioggia il temporale, suoni rumori, colori:

come soffia il vento!..../ Da lontano senti il rimbombo/
dei carri carichi di nubi… ancora fiammeggiano, ardono e s’arroventano/
le rosse salvie nel giardino:
ma, ai margini,/ lentamente si fa cenere
un candido fiore dai teneri riflessi.
Nell’aria chiara turbina/ dell’ultima foglia il pulviscolo d’oro splendente
L’inverno è davanti a noi.
Anima mia, come aspettavi curiosa!
Anima mia come trepidi curiosa. 4

E nel 1944, scriverà in tempi di amarezza e difficoltà legate alle vicende storiche della guerra che ha vissuto con la famiglia stretta in un legame affettivo esclusivo, di ritorno a Zuigno, Valcuvia, che ci riconduce ai sentimenti nostalgici della nostra tradizionale letteratura:

Saluto o tu, terra! Ai miei passi un tenero suono si leva,
chè lo stanco piede finalmente avverta/ una terra a lui cara!
Sulle mie tempie si posa la tua frescura….
Tu terra amata! Dal tuo amore
possa io, pregando, ottenere una nuova benedizione. 5



1 ANNINA DE TOMA, Poesie e altri scritti, Iuvenilia, Il mandorlo di Zuigno, ed. NEM, 2006, p.35
2 ANNINA DE TOMA, Poesie…, cit., Le povere mani 1922-3, Lied an ein Dorf, Canzone per un villaggio, p.47
3 ANNINA DE TOMA, Poesie…, cit., Die garten, 1934, I cipressi di Zuigno, p.167
4 ANNINA DE TOMA, Poesie…, cit., Herbstwind, Vento d’autunno, p.69
5 ANNINA DE TOMA, Poesie…, cit., Gruss, Saluto, p.209, Poesie sparse.


Grazie alla sorella e al suo matrimonio con Hubert Parish, ufficiale britannico e figlio del Console inglese a Torino, entrerà in contatto con Felice Casorati e Cesare Pavese ampliando le sue conoscenze culturali.
Viaggerà in Egitto e in Grecia. Nel 1934 comporrà in viaggio la poesia Akropolis divisa in due parti, in cui esprime la sua commozione quasi religiosa di fronte alla grandezza della cultura e della storia, parendole di ritrovare quasi una ideale terra natale. 
L’infanzia la vede ospite dei nonni bozzolo a Torino, dove frequenterà le scuole elementari.
La prima guerra mondiale la vede sfollata a Varallo Sesia, dove frequenta e porta a termine gli studi liceali  ed inizia le sue prime prove poetiche.
Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale la famiglia abbandonerà Vienna, riparando in Italia: la casa viennese verrà invasa dalle truppe russe nel 1945. Quando i De Toma vi ritorneranno la troveranno devastata, in parte incendiata, biblioteca ed archivio dispersi.
Sono anni di dolore, di amarezza, di delusione. Alla casa della sua infanzia dedicherà una lirica crepuscolare ( Al ritratto di una casa) densa di dolore inconsolabile:

Ti guardo come se guardassi una cosa morta,
qualcuno a cui non si possa parlare o non si possa compiangere.
Le fronde della giovane vite e il bianco gelsomino
s’arrampicano su per le tue finestre, verso l’alto.
Come te ne stai quieta alla luce del sole!
Tanto ti ho pregato nel momento del congedo,
e tanto vorrei portarti nel mio cuore,
dopo che sempre in una stanza sconosciuta
l’angoscia mi ha accolto.
Anche oggi ti guardo in pace:
come se a una cosa morta guardassi,
qualcuno a cui non si possa parlare o che non si possa compiangere. 6

Il soggiorno a Rima con la madre la vede chiusa in sé, appartata in un lungo silenzio. Eppure il paesaggio consolante la richiama all’infanzia serena e alla vita:

Ora io torno a guardare il bosco di larici,
penso ai teneri sentieri coperti dal muschio,
e mi addormento come un bimbo stanco di giungere correndo
da un paese di fiaba già da tempo scomparso. 7

Ricorda momenti gioiosi come l’escursione sul monte Tagliaferro che domina Rima,il colle d’Olen, i fiori primaverili come i colichi, che sbocciano improvvisi, i nontiscordardime, che lei chiama àughine,le genzianelle chiamate lilliine, il rododendro, il ràtbiamine ricordati nel loro nome walser,l’autunno inoltrato che annuncia conl’inverno forse la Morte, che induce a non aver bisogno di nulla.
Solo la fede sembra confortarla. Ritocca i suoi lavori, li cesella senza più alcuna volontà di pubblicarli. Nel crepuscolo della vita, il mondo della giovinezza oramai malinconicamente lontano, la solitudine sola sua compagna, scrive in “Liebelosen frauen”, Donne dall’amore perduto, quasi una confessione:

noi donne senza amore
…siamo come luci in declino: una tavola vuota



6 ANNINA DE TOMA, Poesie…, cit., Gruss, Saluto, p.209, Poesie sparse.
7 ANNINA DE TOMA, Poesie…, cit., Dem Bilde eines Hauses, Al ritratto di una casa, p.93


da cui l’ospite si è presto alzato…
noi donne senza amore siamo presto consumate:
dovessimo prepararci alla gioia,
o volessimo scioglierci in fiamme
per la sua benedizione. 8

Pudore è un sentimento che caratterizza la sua personalità poetica ed è la traduzione al femminile di molti sentimenti e stati d’animo di Rilke, il maestro a cui idealmente s’ispira, sentimenti misteriosi e vertiginosi, sottilmente inquietanti, pur legati alla concretezza quotidiana del vissuto; un termine quello di pudore, che ben riassume il rapporto della poetessa con la poesia e coi suoi sentimenti più intimi: lo stesso stato d’animo che l’ indurrà a non pubblicare le sue opere, a nasconderle all’indiscrezione degli sguardi del mondo.
Molti dei suoi temi sono di ascendenza rilkiana: 9 il tema della notte, del vento, del viaggio, dell’autunno, della solitudine….

Nessun amore mi attende, / nessuna gioia, nessuna preoccupazione,
nessun lavoro, nessun mattino! E sussurro come in preghiera,
e gemo come in sogno… 10

È  lo stesso stato d’animo che l’avvicina a d un’altra grande poetessa, Antonia Pozzi ( 1912-1938), 11  milanese, che ha vissuto la sua tragica giovinezza nello stesso periodo storico, autrice pubblicata solo dopo la morte, stato d’animo espresso in una poesia che ha proprio lo stesso titolo: Pudore. 12
Molto simili sono anche le biografie delle due scrittrici: famiglia d’origine importante, colta, aristocratica di provenienza, studi impegnativi, amore non superficiale per lo studio, letterario in particolare, per le lingue straniere, per la fotografia, i viaggi…., l’amore per la montagna, la natura…. Comune la solitudine esistenziale, gli amori infelici, la fatica, la stanchezza di vivere.

Sempre più stanca è l’anima/ e più lento il suo passo;
pietà di chi teme,/ già molti anni con sé trascina…”

scrive Annina in Il sentiero dell’anima, cui fa eco parimenti la voce di Antonia:

o lasciate lasciate che io sia/ una cosa di nessuno
per queste vecchie strade/ in cui la sera affonda-
poi ch’io sono una cosa-/ una cosa di nessuno
che va per le vecchie vie del mondo- ( Largo)

e la difficoltà di vivere, di credere appare lancinante di uno smarrito dolore che si aggrava senza trovare via d’uscita in I suoni del cuore:

Tu costeggiavi i misteriosi sentieri



8 ANNINA DE TOMA, Poesie…, cit., Liebelosen Frauen, Donne senza amore, p.133
9 Il rapporto della poesia della De Toma con quella di Rilke è stato indagato in un ampio saggio di Matteo Mario Vecchio che fa da presentazione e prefazione della raccolta poetica edita nel 2006 Poesie ed altri scritti, cit., p.4-23
10 ANNINA DE TOMA, Poesie…, cit., Die armen Hände, Reiselied, Canto di viaggio, p.105
11 ANTONIA POZZI non è stata solo una poetessa, riscoperta dopo la sua morte dalla critica e da un numero sempre maggiori di lettori, ma anche una fotografa di riconosciuto talento. Nata a Milano nel 1912, figlia di una famiglia dell’alta borghesia, frequentò il liceo Manzoni e si iscrisse alla facoltà di Lettere e filosofia alla Statale dove fu allieva di Antonio Banfi e amica di intellettuali come Vittorio Sereni, Remo Cantoni, Luciano Anceschi, Dino Formaggio…. Si tolse la vita a soli 26 anni in un prato presso l’abbazia di Chiaravalle. È oggi considerata una delle voci più intense del Novecento.
12 ANTONIA POZZI- Parole, ed. Mondadori, 1939 Pudore:
Se qualcuna delle mie parole/ ti piace/ e tu me lo dici/ sia pur solo con gli occhi/ io mi spalanco/ in un riso beato-ma tremo/ come una mamma piccola giovane/ che perfino arrossisce7 se un passante le dice/ che il suo bambino è bello




della mia anima inquieta: tu solo li percorrerai…
Tu venivi vicino ai rimbombi del cuore,
salivi i sentieri dell’anima,
che tu solo conosci.
E a mezz’aria restava, nella mano del campanaro,
la corda del cuore che si spegne 13

Sentimenti che A. Pozzi ben conosce per averli drammaticamente vissuti:

tu lo vedi, sorella: io sono stanca
stanca, logora, scossa,
come il pilastro d’un cancello angusto
al limitare d’un immenso cortile…  (La porta che si chiude)

Come la Pozzi, riflettendo sulla storia sociale dei suoi tempi, cercherà nelle tematiche sociali che pure vive da lontano, quasi a livello di intuizione, così separate, altre come sono, dal suo aristocratico mondo, la denuncia della giustizia e del dolore della vita, quasi con stupita incredulità:

Ancora possono vivere, costoro
che mangiano e che bevono/ in un barattolo arrugginito,
mentre trascinano ciò che loro rimane della propria  miserevole vita,…
Non hanno nient’altro che questo scampolo di vita,
questo benedetto frammento di amore e di odio,
cui si abbandonano, cui non amano opporre resistenza…
Dopo che son placate fame e sete,
in riva al giorno,
ancora qualcos’altro di buono
a costoro davvero volgerà lo sguardo? 14

Quasi a contrappunto A. Pozzi in Periferia, nel gennaio 1938, scriveva:

…e ho paura
dei tuoi passi fangosi, cara vita,
che mi cammini a fianco, mi conduci
vicino a vecchi dai lunghi mantelli,
a ragazzi/ veloci in groppa a opache biciclette,
a donne,/ che nello scialle si premono i seni…
Nel tramonto le fabbriche incendiate
ululano per il cupo avvio dei treni…
Ma pezzo muto di carne io ti seguo
E ho paura-pezzo di carne che la primavera
Percorre con ridenti dolori.

Certamente c’è un filo rosso che unisce la voce di queste poetesse, un rapporto di sorellanza che va al di là dei luoghi geografici e dei tempi storici, e perfino delle lingue in cui si esprimono, un rapporto intimo che ce le rende complementari e uniche. Eppure, a dimostrazione dell’unicità della voce che canta, piange o prega, ben si distanziano nel momento ultimo della loro vita.
La morte sarà per ciascuna di loro un’ultima e ben diversa avventura.
Antonia Pozzi,- una cosa di nessuno- scelse il suicidio, lasciando dietro di sé il rimprovero e il rimpianto senza rassegnazione, mai sanato, di coloro che le sono stati amici, e che non hanno saputo intuire la sua disperazione.



13 ANNINA DE TOMA, Poesie…, cit., Die armen Hände, Das läutende Herz, I suoni del cuore, p.55
14 ANNINA DE TOMA, Poesie…, cit., Die Turiner Lieder, Anklage, Accusa (1930-36), p.127


Non domandatemi se prego
E chi prego/ E perché prego-

Io entro soltanto/ per avere un po’ di tregua
E una panca e il silenzio
In cui parlino le cose sorelle-

Poi ch’io sono una cosa-
Una cosa di nessuno
Che va per le vecchie vie del mondo-
Verso l’ultima luce.

Ed Annina:

Le affilate cesoie mi recisero/ tutti i tralci del cuore dischiuso:
sei stata sconsiderata, Morte giardiniera!
Guarda! Lentamente si spegne il mio giovane cuore!

Tutti i dolcissimi fluidi della vita in lui
Sono in parte inariditi, in parte sgorgati via.
Signore, che dici tu, quando guardi il mio giardino?
Morte giardiniera, non avresti dovuto farlo! 15

Annina, mite e malinconica, come dimostra la poesia in lingua rimese, tra il walser e il piemontese, del ’74, ferma l’intraprendenza del “brüt  magatel cum la ranza/ l’à fait che gnime sü l’üss/ abia nutta süst l’à poeui dime,…. 16 che vorrebbe portarla precocemente in paradiso e si affiderà poi, venuto il momento definitivo, del tutto e completamente a Dio, dialogando da penitente umile e piena di speranza, con una fede che l’accompagna e salva, nonostante ogni possibile dubbio, con una composizione dal titolo Vertigine, scritta in italiano, forse l’ultimo anno della sua vita, che dice la sua fiducia, il suo tremore ed il suo abbandono umile nelle mani del Creatore.

Credere, vertigine
cui dono me stessa tremando-
Abbandonarmi oltre
l’argine senza più temere,
dietro lasciando la mia lampada.
Abbandonarmi nel buio
come perdendomi-
strapparmi da me- lanciandomi
-perduti i miei occhi, perduti-
ne la divina tenebra.
Amen.



15 ANNINA DE TOMA, Poesie… cit., Die Turiner Lieder, Canti di Torino, Die Rebe, La vite, p.115
16 “Quel brutto magatel con la falce/ ha fatto che venire sul mio uscio:/ non aver paura, ha detto…” (traduz. Di Matteo Mario Vecchio), ed. cit., p.218-19



mercoledì 29 agosto 2012

PREMIO LETTERARIO "LEANDRO POLVERINI". EDITO



BANDO PREMIO NAZIONALE 2012

POESIA EDITA

Leandro Polverini

con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della Città di Anzio



Possono partecipare libri editi di poesia in lingua italiana.

Tema libero.

Spedire una sola opera in
2 copie – di cui una firmata dall’autore – con posta normale non raccomandata entro il 30 settembre 2012 alla segreteria del premio: Tito Cauchi – via di Valle Schioia 255 – 00042 Lavinio – Roma. Tel. 06/90286930 – 389/5468825 – indirizzo mail: editotem@mclink.it
I PLICHI RACCOMANDATI NON SARANNO RITIRATI.

Le opere dovranno essere accompagnate da una lettera su cui sono chiaramente indicati: nome – cognome – indirizzo – recapito telefonico dell’autore e mail.

Opere ammesse:
Libri di poesia editi in Italia da gennaio 2002 a settembre 2012.
Sono ammesse anche opere stampate in proprio o presso tipografie.

Nessuna quota di adesione.

I premiati verranno avvisati tramite lettera.

Premi
Ai primi dieci classificati assoluti saranno assegnate opere d’arte.
A tutti gli altri partecipanti, menzionati nelle varie sezioni, saranno date pergamene di merito contenenti la motivazione critica della premiazione.
Sarà, inoltre, consegnata a tutti i poeti una pubblicazione sulle origini di Lavinio – sponsorizzata dall’omonimo Consorzio – contenente l’elenco completo degli Autori con relativa classifica.


I vincitori sono tenuti a presenziare alla cerimonia di premiazione e a ritirare personalmente il premio. È ammessa delega al ritiro.



Premiazione
Domenica 25 novembre 2012, ore 10 – presso la Sala Conferenze dell’Hotel Lido Garda – Piazza G. Caboto 8 – 00042 Anzio – Roma – tel. 069870354


Giuria
Tito Cauchi (presidente)
Anna Maria Di Marcantonio
Gianfranco Cotronei
Paola Leoncini
Osvaldo Baldassarre
Amerigo Balsamo
Nicoletta Gigli (ufficio stampa)
Angela Di Paola (segretaria del premio).

Gli autori autorizzano la pubblicazione di stralci di poesie sulla stampa che interverrà alla premiazione.

Tutte le opere spedite non saranno restituite.

I partecipanti accettano tutte le condizioni del presente bando.

lunedì 27 agosto 2012

Ines Betta Montanelli: tre poesie



Ines Betta Montanelli



Sete di stelle

Pane di pietra i giorni
scagliati uno ad uno sul cuore
dentro nidi di paure,
in lembi d’aria lacerati dagli eventi.
Fugge il treno della fame
sulla giovane Magra vestita d’ontani.
Da poco s’è dileguata
l’ombra della guerra.
Nel desolato fremito: nuovo delirio di vita!
Pagine di storia, si sfogliavano
al soffi o intenso dei tempo.
Un’onda di ricordi: sete di stelle!
L’anima arsa d’amore
si tuff a nel desiderio.
Il domani?
Dolce neonato da cullare.
Non so cos’altro sfi orino i miei occhi.
Nomi di fi aba incisi sulla scorza
amara della vita.
Nel cuore guizzi di speranze.
Bastava così poco per sentirsi vivi.



Mopso

Neppure tu che superasti Calcante
nell’arte antica degli indovini
sapresti dare un nome
a questa mia inquietudine.
Non trova pace il cuore.
Si perde dentro sentieri inaccessibili
dove non fi ltra luce
e i rovi bucano la carne.
Il cuore cerca quell’Elisio sereno
dove gli dei ponevano gli audaci.





Amare la terra

L’assorta tenerezza della terra
placa arsure di pensieri.
Ora so perché gli occhi di mio padre
si addolcivano la sera
tra i fi lari dorati di settembre.
Quale antico fervore
nelle sue mani forti,
nel creare innesti d’alberi
e geometrie d’orti.
Amare la terra era ascoltare
tremori di zolle intirizzite,
stupirsi del frutto che non c’era,
cogliere malinconie di nudi rami
e fremiti di nuovi germogli.
Scivolava sul fi ume
il tempo del mio dolce andare
e il cuore ancora freme
all’eco di remote risonanze.
Di ciò che si è amato, soff erto,
nulla si disperde tutto rifl uisce
al grande mare della memoria.
Ed ora
questo silenzio di orti e di luna
dà misura d’universo
- sete di cielo mi travolge -
sento il peso del corpo
farsi ala, preghiera,
e quieto nell’alba
con le palme aperte
mio padre
sparge ancora vita.





INES BETTA MONTANELLI 
è nata alla Spezia da antica famiglia pontremolese. Fin da giovanissima si sente attratta dalla poesia che coltiva negli anni. A1 suo attivo ha sette pubblicazioni di poesie:
Dal Profondo (Araldo della Stampa, Roma, 1981);
Sete di stelle (Edizioni Toscana Arte 2000, Firenze, 1986);
Trasparenze (Carpena Editore, Sarzana, 1989);
Radici d'acqua e terra (Editrice Arte della Stampa, Vasto, 1993, stampa offerta quale primo premio Histonium di Vasto);
Nel passaggio di tante lune (Luna Editore, La Spezia, 2000);
Il chiaro enigma (Bastogi Editrice, Foggia, 2002; ristampa 2010)
Lo specchio ritrovato (Bastogi Editrice, Foggia, 2004).

Della poesia di Ines Betta Montanelli si sono interessati noti critici e letterati fra i quali: Mario Luzi, Giorgio Barberi Squarotti, Maria Grazia Lenisa, Ferruccio Battolini, Loris Jacopo Bononi, Elena Bono, Giuseppe Benelli, Paolo Bertolani, Sirio Guerrieri, Vittoriano Esposito, Elio Andriuoli, Ninnj di Stefano Busà, Giuseppe Coluccia, Marina Caracciolo, Sandro Pietro Gros, Giovanni Sbrana, Paolo Bassani, Giovanni Petronilli, Isabella Tedesco Vergano, Gianni Rescigno, Ada De Iudicibus Lisena, Franca Vannucchi, Anna Ventura, Domenico Cara, Pasquale Matrone.
Pagine critico - antologiche dedicate ad Ines Betta Montanelli compaiono sulla Rivista La Tribuna Letteraria di Padova e sulla rivista Vernice della casa editrice Genesi di Torino (2003). Nel 2008 il critico letterario Pasquale Matrone le ha dedicato pagine critiche sulla rivista La Nuova Tribuna Letteraria di Padova. Presente in varie antologie poetiche, è stata inserita ne La Spezia nella poesia del `900, lo studio Progetto Giovani `93 realizzato dell'Istituto Domenico Chiodo.
Nel 1997 è stata presentata a La Versiliana presso il Caffè dei Pinoli di Pietrasanta (LU) da Giuseppe Cordoni e Patrizia Hartman.
Nel 1998 ha ricevuto il Premio alla carriera nel concorso Val di Vara. Nel novembre 2003 le è stata conferita una targa alla Cultura all'interno della cerimonia di premiazione della XV edizione del Concorso Iniziative Letterarie di Milano. È membro di Giuria in vari premi letterari nazionali. Tiene incontri di poesia con le scuole.
Ines Betta Montanelli è vincitrice di numerosi e prestigiosi concorsi nazionali di poesia, fra i quali si ricordano il Gran Premio Histonium d'oro di Vasto (CH), il concorso Penisola Sorrentina di Sorrento, il concorso di Raidue Ci vediamo in Tv di Paolo Limiti con la pubblicazione della poesia premiata su Lo Specchio de La Stampa di Torino. Finalista più volte al Concorso Lerici Pea, nel settembre 2001 ha conseguito il Premio Speciale della Giuria Lerici Pea 2001 - Poeti nel Golfo (Medaglia d'oro).
Nel luglio 2001 ha conseguito il Primo Premio assoluto per la sezione libro edito col volume Nel passaggio di tante lune, al Premio Histanium di Vasto (CH), libro tradotto in lingua russa. Ha inoltre conseguito il terzo premio al concorso David di Carrara nel 2003. 
A1 Premio Europeo di Arti Letterarie "Via Francigena" (Pontremoli 2004), ha ottenuto il Trofeo Lunigiana. Ancora, si ricordano il Premio Grappolo d'Oro (Bardolino 2005); i1 2° Premio Rocca di Montemurlo (Prato 2006); il 1 ° Premio (silloge inedita) al Concorso Europeo "Via Francigena 2005"; il 1 ° Premio (Lo specchio ritrovato ed. Bastogi) Spazio Donna (Striano, Napoli, 2006); il    1 ° Premio sez. libro edito (Lo specchio ritrovato ed. Bastogi) Giacomo Viggiani (Pontinia, Latina, 2006); il 1 ° Premio sez. libro edito (Lo specchio ritrovato ed. Bastogi) al Concorso Nazionale La Gorgonie d'Oro - Gela 2009.
Nel 2010 le è stato conferito il Premio alla Carriera nel Concorso Roberto Micheloni Aulla Lunigiana. Fra gli ultimi riconoscimenti: i13 ° Premio " di poesia Alda Merini " di Brunate (Como) sez. inedito, nel settembre 2011; il 1° Premio di poesia libro edito CAPIT " Città di Fucecchio nel dicembre 2011.

Paolo Bassani: Poesia e curriculum


POESIA: MOMENTO DI VITA
di Paolo Bassani


Penso che, quando la poesia esce dal libro per diventare momento di vita, raggiunga la sua massima aspirazione. Vorrei ricordare un episodio da me vissuto. Molto tempo fa, alla fine degli anni ottanta,
durante un incontro in classe in una scuola elementare spezzina, un alunno mi chiese se avevo scritto una poesia dedicata alla mamma. Perché me lo chiese? Perché, in prossimità della Festa della Mamma, la maestra aveva invitato gli scolari a preparare qualche composizione (disegno, pittura, scritto) che fosse in tema con questa ricorrenza. Fu allora che mi ricordai d'aver scritto qualcosa in merito e, fortunatamente, ritrovai tra le mie carte la composizione "Alla mamma". La poesia piacque molto alla maestra che la fece ricopiare agli alunni sul quaderno di bella, divenendo così una sorta di augurio collettivo. Io mi limitai a dare un suggerimento: "Ragazzi, per rendere personalizzata la poesia - dissi- spostate il mio nome e mettete il vostro; come se foste voi ad averla scritta". Il successo avuto da quella esperienza mi invogliò ad utilizzare la poesia, anche in seguito, come augurio di natalità. Quando andavamo a trovare una neo mamma ed il suo bambino, oltre al classico omaggio floreale, allegavamo la poesia stampata su pergamena e con il nome del neonato. Mi ricordo che una volta, in ospedale - mia nipote era diventata mamma - la pergamena aveva girato tutto il reparto e più d'una persona mi chiese ove poteva reperirla. Sì, era piaciuta l'idea di utilizzare "Alla mamma" come augurio e, a conferma di questo, più d'una volta, m'era occorso anche di ritrovare la poesia incorniciata ed esposta nella stanza dei bambini di amici e parenti. Confesso che questo " ritrovamento " è per la poesia la migliore gratificazione. Ecco perché anche oggi, dopo tanto tempo, continuo ad utilizzare questa semplice poesia come augurio. Se la grazia d'un fiore può dire la verità del cuore più di mille parole, è altrettanto vero che l'augurio fatto in poesia può serbare nel tempo tutta la sua freschezza. La poesia è stata musicata dal compositore Stefano Baldi ed inserita nel repertorio di alcuni
noti cori, tra cui Il “Convitto Armonico”, il “Sarzanae Concentus”, il “Coro Santa Maria del Molinello”.
Agli amici della “poesia” vorrei dare il suggerimento di fare altrettanto, magari utilizzando i loro versi. A titolo indicativo riporto la più recente pergamena.


ALLA MAMMA


Dammi
il tuo sorriso,
mamma,
splendido raggio
d'un giorno sereno.
La tua voce
armoniosa
fammi sentire,
il canto più bello
di tutto il creato.
La tua mano
porgimi
e non avrò paura.
Io,
con tutto l'amore
ti dono
il mio piccolo cuore
di bimbo.
Leonardo


La Spezia, 7 agosto 2012

Poesia di Paolo Bassani







    Paolo Bassani


è nato alla Spezia il 24 aprile 1940. Maestro del Lavoro,  poeta e scrittore. Per il suo impegno letterario è stato nominato Cavaliere dell’ “Ordine al Merito della Repubblica Italiana”.
E' vincitore di numerosi premi nazionali di poesia: “Lorenzo Viani 1974”, "Val di Vara 1980","Giovanni Fantoni 1983", “Candia 1984”, “SS: Croce 1991”,  "Gabriele Rossetti 1991", “Città di Montagnoso 1994”, "Val di Vara 1995", "Premio della Resistenza 1995", “Antonio Taddei 1995”, “L’Ambiente 1996”, "Olinto Dini 1997", “ Val di Vara 1997” “San Pio X 1999”, “L’Ambiente 1999”, Premio in onore della Resistenza 2004 e 2005", Premio “25 Aprile, pagine della nostra storia”  2006, “Cesare Orsini 2006”,Premio Internazionale di Letteratura per la Pace Universale “Frate Ilaro del Corvo 2008”, Premio Nazionale di Poesia “Canta il sogno del mondo” 2010. Ha ricevuto riconoscimenti importanti come il "Premio Presidente della Repubblica per un'opera dedicata alla patria" e la medaglia del "Lerici Pea". Nel 1993 vince il Premio per la Pace "Riccione/Satyagraha" per la narrativa. Nel 1997 il concorso Rai "Un racconto per Televideo".
Bassani è autore di alcune raccolte di versi:"Immagini e Fremiti" ( Ed. Zappa 1977),  "Sentiero nel meriggio"(Ed. Zappa 1980),"Dillo con la poesia"( Ed. Zappa 1981), "L'elicriso" (Ed. Europa 1988) - premiata con medaglia d'oro al "San Domenichino"     1989, "Lungo la via Francigena” (Ed. Alpicella 1997) - vincitrice del "Val di Vara 1997”, “La poesia del mare” (Ed. Helic. 2001), “Gli alberi. amici generosi, radici della nostra storia” (Ed. Helic. 2002),  Verso il cielo e le stelle” (Ed. Helic. 2003), “Nell’orma di un passo” (Ed. Helic. 2004), "Nel tiepido sole d'aprile" (Ed. Helic. 2005), "Nel bianco greto della valle" (Ed. Alpicella 2006), "Incontro" (Ed. Helic. 2007), "Dalla a alla j" (Ed. Helic. 2007). Bassani ha scritto anche opere di narrativa: “I miei racconti per Televideo”  (Ed. Lombardi 1998), "Le foglie dei castagni" (Ed. Helic. 2003), “Fotosintesi” (Ed Helic. 2005), "Le mie storie di quartiere" (da Ed. Litoeuropa 2007). Ha anche realizzato alcuni CD e DVD di poesie e narrativa: "Poesia come musica" (lettore Lucio Caratozzolo), "Consonanze", "Le foglie dei castagni", “I miei racconti per Televideo”, e filmati: "Lungo la Magra" ,”La poesia del mare”, “Gli alberi”. Numerose poesie di Bassani sono apparse su riviste letterarie, su pubblicazioni molto note (come “Il Calendario di Frate Indovino”), su antologie e volumi di prestigio (come "II Sigillo" di Mondadori , divenuto testo ufficiale del Museo del Sigillo) o inserite in documentari video ed opere multimediali; alcune sono state incluse in programmi scolastici o musicate, come la cantata “La luce della vita” composta da Stefano Baldi. Bassani è stato inserito in La Spezia nella poesia del 900”: lo studio “Progetto Giovani ‘93” realizzato dall’Istituto Domenico Chiodo, e la “STORIA della LETTERATURA SPEZZINA e LUNIGIANESE” a cura di Giovanni Bilotti - profilo critico-storico della poesia e della narrativa spezzine-lunigianesi.
Bassani partecipa alla vita culturale collaborando a riviste letterarie, a concorsi di poesia ove è membro giudicante; è stato chiamato a tenere incontri di poesia nelle scuole, come il progetto di formazione triennale “IOMIFORMO” promosso dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune della Spezia e il piano di studio “I COLORI DELLA POESIA” dell’Assessorato alla P.I. del Comune di Santo Stefano di Magra. Bassani fa parte di istituzioni culturali (Accademie, Biblioteche). Il Comune di Vezzano Ligure più volte ha reso omaggio alla sua opera poetica. Nel 1997 è stato presentato a "La Versiliana", presso il “Caffè dei Pinoli”.
La poesia  e la narrativa di Bassani hanno ricevuto significative testimonianze di noti critici e letterati come Giorgio Barberi Squarotti, Felice Ballero, Egidio Banti, Ferruccio Battolini, Giuseppe Benelli, Casimiro Bonfigli, Francesco Loris Capovilla, Mario Cagetti, Giuseppe L. Coluccia, Giuseppe Conte, Valerio P. Cremolini, Tullio De Mauro, Sirio Guerrieri, Mario Luzi,  Almo Paita, Giovanni Petronilli, Mario Petrucciani, Gianfranco Ravasi, Vittorio Sabia, Giuseppe Sciarrone, Gian Antonio Stella, Paolo Vanelli, Amelio Vivaldi, Franca Zambonini e artisti come Pietro Annigoni, nonché di quotidiani, periodici ed emittenti radio-televisive.
Paolo Bassani vive a Prati di Vezzano Ligure (La Spezia).