venerdì 24 agosto 2012

M. G. Trivigno: "Tra cielo e volto" di L. Nota


13 agosto

Accettura vola con la poesia di Luciano Nota

Al tramonto tutti in villa, si fa Poesia.  Tutti in silenzio, rapiti. E l’incantesimo a Luciano Nota è proprio riuscito. Nella Villa Comunale di Accettura, ha avuto luogo, il 13 agosto, la presentazione della silloge poetica “Tra cielo e volto” (Edizioni del Leone, Prefazione di  Paolo Ruffilli, postfazione di Giovanni Caserta), alla presenza del sindaco Buonanova, del vicepresidente della Provincia di Matera ass. Bonelli e dello stesso prof. Caserta.  
Nato ad Accettura, Luciano Nota vive da dieci anni a Pordenone. Torna a casa, dove tutto ha avuto inizio. Vola oramai Luciano, lo sguardo vispo sotto il cappello di paglia.  Vola e compone ascoltando i Pink Floyd; il suo album preferito è Atom Heart Mother, “madre dal cuore atomico”. E volano le parole che popolano i suoi  versi: facile leggere nel frequente motivo del volo – ha detto il prof. Caserta - un ritrovato slancio verso la vita. Ancora struggente, eppure ormai liberatorio, il ricordo della mamma, onnipresente, tanto da intitolarle una lirica “25 agosto”, data della morte della mamma. Ricorrenza spartiacque nella vita di ciascuno, perché un senso di solitudine entra nelle viscere, irreversibile.
Alla lettura di “25 agosto” Luciano si commuove.  Un brivido d’emozione attraversa l’aria, si propaga e scuote tutti.  Ed ancora: la rabbia dell’artista che, inesausto, interroga  Dio, indifferente alle vicende umane (“ci adocchia ancora fango / l’Imperituro”).  Eppure, l’ottimismo della volontà sta prendendo il sopravvento sul pessimismo dell’intelligenza (Ruffilli), il poeta può finalmente librarsi in volo, sollevarsi al di sopra della terra nera (“Sopra la terra nera”, Campanotto 2010). La rondine diviene simbolo. Ad ogni primavera riporta con sé la madre: resurrezione della rondine in croce di un altro ben noto “X Agosto”.  
Che Nota sia cresciuto consumandosi sui versi di Leonardo Sinisgalli e Raffaele Carrieri, lo si intuisce dall’intensità delle sue parole, dalle conclusioni inattese, dal sapiente, raffinato, inusuale adoperare significanti e significati. E lo slancio è solo una trasfigurazione del concreto: grandiosa consacrazione poetica di una natura morta. 
La nostalgia sfinisce il pubblico alle rievocazioni potenti di ciò che una volta era la Lucania. I giochi da bambini, mangiare pere e mollica, mangiare i cardi. Avrà fatto un certo effetto anche a tutti gli emigrati tornati ad agosto, nella terra che ancora chiamano “casa”. Avranno forse pensato: qui il tempo si è fermato. Le donne lucane soprattutto – dice Luciano Nota - ”le puoi ancora incontrare / con le bluse rammendate e scialli neri / poggiate agli usci delle case. / Col santino nel grembiale / parlano ligie dei figli lontani / limano con cura i grani dei rosari. / Sono loro le anziane lucane / abili querce che sfuggono i tempi. / Con gli occhi dipinti d’antico   /e la tremola mano / sembrano tutte mia madre”.

Maria Grazia Trivigno

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