lunedì 6 febbraio 2023

CINZIA BALDAZZI: "I SOSPIRI DEL TEMPO"

 






CINZIA BALDAZZI - Der Zeit: “I sospiri del tempo” di Alessandro Ristori.

 

 

Musicopaideia

presenta

 

I SOSPIRI DEL TEMPO

 

testi e voce recitante Alessandro Ristori

arpa e canto Giovanna Ofelia Berardinelli

 

Secret Apartment

Galleria Doria Pamphilj

Rom

 

Nella splendida area del secret apartment al piano terra del Palazzo Doria Pamphilj, in via del Corso a Roma, ho assistito, insieme a un folto gruppo di spettatori, a I sospiri del tempo, spettacolo con testi e voce recitante di Alessandro Ristori, arpa e canto di Giovanna Ofelia Berardinelli. Nel tentativo di restituire l’incantevole quadro di messaggi inerenti la performance, ho cercato di superare le empasses di sempre per consentire anche a voi di acquisirne il concreto e consono profilo sperimentale: nel caso specifico, immersi in un’architettura di interni tale da sembrare un  preesistente allestimento scenografico, il τόπος (tòpos) della scena, del concerto, meriterebbe un saggio a parte in quanto assai influente sull’evento; ma, declinando l’incarico per evitare un arco referenziale troppo vasto, conserverò nel mio commento l’intero fascino ricavato.

Attraversati il ninfeo, la stanza dei bambini e quella degli adulti (denominate Acqua, Aria, Terra), si giunge allo studio-salotto Fuoco dove  - dopo il saluto di Sara Ferrandino, direttore artistico di Musicopaideia - tra poesia e musica, suggestioni teatrali e quadri d’epoca alle pareti, ho percepito l’esemplarità dello stato dell’αἴσθησις (aisthèsis), della bellezza: è il compito “interminabile” rintracciato dal professor Pietro Montani nell’estetica critica di Immanuel Kant, uno dei più illustri studiosi della dimensione temporale. Ricordare l’autore delle tre Kritiken è, del resto, in gran misura pertinente poiché, sebbene in sfumature classiche tardo-settecentesche o proto-romantiche, il filosofo era chiamato l’«orologio di Königsberg» per la tendenza a cogliere la mera natura del tempo. Nella Kritik der Urteilskraft (Critica del Giudizio, 1790) le pagine concernenti il bello e il sublime considerano tali concetti solo in quanto carichi delle componenti sensibili e del πάθος (pàthos) tipici dell’umano divenire empirico; ed è esattamente tale attenzione ad alimentare il contesto creato da Ristori nel suo spettacolo, al punto da cogliere (tanto per non trascurare Sigmund Freud e le analisi svolte sullo Zeit del Conscio-Inconscio) una perturbante analogia in un’aura omogenea: ho percepito, in sintesi, preziosi parallelismi con l’importanza attribuita dal nostro Alessandro alle parole “cuore” ed “emozioni”.

Inaugurato e concluso da due intensi monologhi recitati, “emozionali” al punto giusto, ne I sospiri del tempo l’autore ha proposto brani di vari scrittori dedicati al tema, tra i quali sottolineo Hermann Hesse e Angelo Poliziano, Nazim Hikmet e Vincenzo Cardarelli. In certo senso, il ruolo e le competenze di Alessandro Ristori, poeta e performer, tra le mura della residenza principesca coincidono con le attività di un regista, figura artistico-professionale all’altezza - ricorro alle parole di Paolo Bertetto a proposito del cinema e della musica di Wim Wenders - di compiere «un lavoro sulle immagini, una riflessione sui contorni opachi delle cose, uno sforzo per far apparire dietro i profili monotoni del quotidiano le linee spettrali dell’essenziale nascosto». Insomma, «far vibrare un intérieur, dilatare infinitamente la risonanza di un luogo e di un gesto, rivelare - come voleva Ejzenstejn - “la musica del paesaggio”».

Una panoramica di tal genere non equivale a un codice di classicità, né appartiene a un taglio informativo di stampo giornalistico: coincide, invece, con la scelta di Ristori di addentrarsi nelle avventure dello sguardo e dei processi psichici suscitati da un’intelaiatura logico-intuitiva fondata sul montaggio di molteplici materiali, bilanciata con un calibrato concatenamento per assonanze o antitesi («nascono dei contrasti interni», afferma Alessandro, «poi mi guardo fuori e questi contrasti esistono anche nella realtà»), infine costruita grazie a ritmi particolari potenziati dall’accompagnamento musicale. Il relativo Kunstwollen (“volontà artistica”) converge su un’esperienza scribendi votata a trasformarsi in un cliché in atto, in una sorta di ποιητική τέχνη (poietiké tècne) del vedere, realizzata con l’aiuto della parole artistica, di pensieri, giudizi, dati terreni.

Cosa implica, allora, l’esclusivo e inquietante sospirare del Tempo? La Kunstanschauung (“visione dell’arte”) di un simile spettacolo multidisciplinare è insita nella radicalità della scrittura come strumento dell’emozione, chiave interpretativa per decifrare, tramite il linguaggio, il Dasein heideggeriano, l’esserci-nel-mondo. L’autore dell’originale e personale versione del Kammerspiel rivolge dunque l’interesse al diversificarsi del flusso temporale e al conseguente scorrere spaziale offerto da Le quattro stagioni (1723) di Antonio Vivaldi, brani d’apertura del  Cimento dell'armonia e dell'inventione nonché tra i primi esempi di opere a programma con composizione a carattere in prevalenza esplicativo; ma non ascoltiamo le note del genio veneziano, bensì la lettura vivace dei suoi versi per mezzo dei poco noti sonetti creati dal musicista in persona ad affiancare i quattro concerti.

Il leggendario allegro della Primavera è stato così celebrato con il relativo componimento: «Giunt’è la Primavera e festosetti / La Salutan gl’Augei con lieto canto, / E i fonti allo Spirar de’ Zeffiretti / Con dolce mormorio Scorrono intanto / Vengon’ coprendo l’aer di nero amanto / E Lampi, e tuoni ad annuntiarla eletti / Indi tacendo questi, gl’Augelletti / Tornan di nuovo al lor canoro incanto: / E quindi sul fiorito ameno prato / Al caro mormorio di fronde e piante / Dorme ‘l Caprar col fido can’à lato / Di pastoral zampogna al suon festante / Danzan Ninfe e Pastor nel tetto amato / Di primavera all’apparir brillante».

Un sentiero parallelo hanno percorso, d’altra parte, la voce e l’arpa di Giovanna Ofelia Berardinelli attraverso canzoni celebri, da My Way a Les Feuilles Mortes, da Summertime a La vie en rose: un iter contiguo alla “recitazione da camera”, indipendente ma complementare, nell’incanto di un’esecuzione strumentale di raro charme. Con la memoria, tuttavia, sono tornata alla colonna sonora di un altro fluire temporale, quello assoluto dell’αἰών (àion), ritrovato in Nel corso del tempo (Im Lauf der Zeit, 1976), diretto e  sceneggiato da Wenders. Con I sospiri del tempo siamo “a due passi”, in chiave ovviamente traslata, dall’atmosfera del film: per il dialogo progressivo tra lo spartito musicale e la vita, per l’emozionalità, per il peso immanente e innegabile della storia.

Insomma, un’accezione wendersiana scorre sotterranea al complesso di riferimenti estetici elaborato da Alessandro Ristori: tra monologhi, poesie, pensieri e divagazioni, il nostro autore accompagna il pubblico nel proprio mondo, còlto nelle caratteristiche più tangibili, anonime o collettive, capaci di favorire una traccia mentale, un itinerario dell’emozione-immaginazione dove non soltanto si sovrappongono soggetto agente e scrivente, ma insieme appare la filigrana selettiva dell’ars scriptoria, del soggetto impegnato a comunicare e trasformare in figure simboliche l’hic et nunc della vita, della sorte.

Siamo poi guidati, da Alessandro Ristori, nel mondo dei numeri, infiniti alla stregua del tempo, mai serviti solo per l’esclusivo atto di enumerare, piuttosto per risolvere altri problemi. Il modo globale di scriverli è stato inventato in India e ben presto acquisito dagli Arabi. Questi, prima dell’anno Mille, non spinti da desideri teorico-speculativi, avevano finanziato scuole per approfondire la matematica e incrementare il commercio: si tentava così di sfruttare lo svantaggio allora mostrato dagli Europei, dominati ancora dal sistema enumerativo romano, più lento e macchinoso nel calcolare denaro e merci. Nel XIII secolo scese in campo il pisano Leonardo Fibonacci, padre dell’unione fra i procedimenti della geometria euclidea e i meccanismi di calcolo concepiti dalla scienza araba, con l’intento di sanare un’inferiorità tipica, in quel periodo, del nostro continente: colpito proprio dalla padronanza esercitata dall’area islamica nel fare i conti, ne apprese il metodo e compilò un trattato per integrare le conoscenze matematiche indiane, arabe e occidentali. Le informazioni si diffusero in Europa, rendendo possibile una discreta espansione economica e uno sviluppo effettivo degli affari con il vicino Oriente.

Ristori elenca alcuni numeri dal valore iconico, peculiare e fondamentale: a partire dal 3 e da un suo multiplo, il 9. Già nell’èra antica, per indicare 100 i Greci avrebbero adottato la lettera ϱ’, un tipo di 9 rovesciato, ovvero il fonema dell’alfabeto denominato “ro” con l’aggiunta di un segno in alto a destra. Gli Egizi, sempre per 100, avevano impiegato un simbolo somigliante alla forma del 9 (triplo e quadrato del 3, poi numero pitagorico perfetto): assai prezioso, puntualizza Ristori, perché coincidente con i mesi della gravidanza, in un legame inscindibile con l’amore. La durée proustiana delle ore, quindi delle albe, dei tramonti, delle epoche alterne o consecutive, di un tempo antropomorfizzato nell’atto di chiedere all’uomo di non essere inquadrato e classificato, nell’evocazione del primo monologo si associa, come abbiamo visto, alle stagioni dei concerti di Vivaldi: in particolare, recitando i versi del sonetto relativo alla Primavera, Ristori quasi persuade i presenti a captare nell’aria il sospiro del leggero vento di ponente, lo Zefiro, in latino zephirus, adattamento dell’arabo sifr, derivato dal sanscrito śūnya con il significato di “vuoto”. Lo stesso Fibonacci, nel 1228, introducendo nove cifre definite “indiane” più lo “0”, lo chiamò in dialetto zevero, infine in italiano “zero”.

Negli appartamenti del palazzo Doria Pamphilj avanza tra il pubblico un χρόνος (crònos) analogo all’iter di Dante, Virgilio e Beatrice: una scia temporale, però, non più verificabile nei termini indiscussi, del tutto noti, degli epici, eroici viaggi di una volta da collegare al tragitto delineato nella Divina Commedia. A cosa alludo? Alla crisi attuale, per cui il modus vivendi agisce in «una realistica quotidianità», spiegava Peter Handke, «ove immediatamente i due aspetti, la smania o la gioia che si ha di condurre una vita così come la si è sognata e le circostanze veramente meschine, non trovano più un punto di contatto», ovvero potrebbero sussistere nella società contemporanea se non a patto di risultare in grado di oltrepassarla in toto. Lo scrittore austriaco reputava tale stato d’animo matrice prioritaria di una precedente opera di Wenders, Falso movimento (Falsche Bewegung, 1974), di cui aveva elaborato la sceneggiatura sulla base del romanzo Wilhelm Meister. Gli anni di apprendistato di Wolfgang Goethe: il suggerimento di un siffatto contesto approda con armonia nella poetica di Alessandro Ristori, in specie nell’invocare il cuore e nel mobilitare le emozioni  per decodificare il reale e decifrare l’immaginario attraverso i loro tratti distintivi, gli specifici segni, direi in prevalenza di natura artistica.

In ogni caso, è probabile il nostro scrittore sia rimasto perplesso nell’ascoltare il monito di Thomas Mann: «Il tempo non ha nessuna divisione visibile che ne segni il passaggio, non una tempesta con tuoni, né squilli di tromba che annuncino l’inizio di un nuovo mese o un nuovo anno. Persino quando inizia un nuovo secolo siamo solo noi mortali che suoniamo le campane e spariamo in aria con le pistole». Per questo, chissà, ha voluto potenziare il messaggio in virtù di una struttura narrativa di per sé ricca e articolata, muovendosi comunque in direzione contraria al macrocosmo wendersiano dove «le storie esistevano nelle storie»: ne I sospiri del tempo le storie possiedono energia soltanto se catturano il flusso inesauribile della vita, lo occupano e lo condividono.

Una convinzione del genere, traslata in input scenico, ispira Ristori sin dall’esordio: entra in sala da una porticina laterale, infreddolito, spiegando al pubblico di provenire dalla strada e di aver incontrato nel foyer una persona, la quale rimane però esterna all’evento, bloccata al di là dei limiti convenzionali della mise-en-scène. Assistiamo dunque alla svestizione: toglie il cappotto, appoggia il cappello sul pianoforte, sfila i guanti, snoda la sciarpa, ovvero si libera degli accessori utilizzati in difesa di un attacco esterno emblematizzato nella metafora del gelo. Rimane in camicia e pantaloni neri, scoprendo così per gli ospiti l’identità del proprio character.

Ciò emerge in linea ontologicamente divergente in confronto a un altro film di Wim Wenders, Paris, Texas (1984), in virtù del quale noi autori-spettatori, o mittenti-destinatari, eravamo ancora obiettivo del fenomeno opposto: allora dovevamo vestirci, assumere una maschera per essere riconosciuti. Accade al protagonista Travis di avvertire il bisogno di vestirsi da “padre” affinché il figlioletto abbandonato, e ritrovato dopo qualche anno a Los Angeles, lo riconosca. «Sto cercando… un padre. Uno qualsiasi… Che aspetto ha un padre?», chiede alla domestica messicana - nella casa del fratello dove risiede - mentre sfoglia le immagini di una rivista: «Ci sono tipi diversi di padre, señor», «A me ne basta uno solo». La giovane comprende: «Lei vuole avere l’aria di un padre?». Lo conduce quindi nel guardaroba, scenario della vestizione: il cappello, il gilet, il completo bianco, la cravatta.

Per fortuna, anche grazie alle poetiche di cui Ristori è un esempio contemporaneo, oggi le maschere-mascherine possiamo indossarle in occasioni estreme contro la morte, unica e acerrima nemica del tempo, quantomeno di quello destinato a terminare: «Il mio tempo è finito», è il commiato di Ristori, di nuovo rivestito, il copricapo bianco in mano, in procinto di uscire dalla stessa porticina da dove era entrato; non prima, però, di aver concluso un suo monologo nel quale si immagina intento a osservare una fotografia (forse il fotogramma di un montaggio interiore), «sospeso in un tempo che non c’è più».

 

 

Ringrazio Claudio e Adriano Camerini per la collaborazione alla stesura del testo.

 









42 commenti:

  1. Gentile dott. Nazario Pardini voglio ringraziarLa per avermi ospitato su una rivista così apprezzata come la sua e costante punto di riferimento di molti scrittori.
    L'articolo della dott.ssa Cinzia Baldazzi spero possa offrire a tutti i suoi lettori un interessante e approfondito momento di riflessione per addentrarsi in un viaggio in compagnia de " I Sospiri del tempo" titolo dello spettacolo presentato a Roma alla Galleria Doria Pamphilj che così gentilmente mi ha ospitato insieme alla musica d'Arpa di Giovanna Berardinelli.
    Mi permetto di offrire a tutti i lettori il Link dello spettacolo sul canale YouTube appositamente creato. Buona visione a tutti!
    https://www.youtube.com/playlist?list=PLjnAUzu0Y5ZV5u0uqAOYDUFn4XWUdMkjI

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  2. Caro Alessandro, la disamina di Cinzia è stata più che esplicativa dei tuoi interventi letterari e teatrali. Sei davvero straordinario e mi dispiace averti incontrato una sola volta. Visiterò il canale youtube per arricchirmi ulteriormente. Grazie a te, alla tua prestigiosa esegeta e al nostro Nazario. Vi stringo tutti.

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    1. Cara Maria, ben altri sono stati scrittori, drammaturghi e performer “straordinari”. L’aggettivo che mi regali mi onora così come questo articolo sul mio spettacolo scritto da Cinzia Baldazzi. Io intanto continuo a scrivere e a mettere in scena per amor di Poesia e di Teatro.
      Ci rivedremo presto, ne sono sicuro.
      Grazie ancora.

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  3. Che dire? Complimenti
    mi sembra riduttivo; l'articolo è talmente minuzioso e chiaro, rende talmente bene l'immagine del tutto che quasi quasi si ha la sensazione di essere stati lì con voi a gustare la bellezza dello spettacolo, a carpirne le mille sfumature artistiche-letterarie. Bravissimo Ristori, eccellente la mente e la penna della dr.ssa Cinzia, penna che tratteggia, confronta, rapporta nello spazio e nel tempo musicalmente versi ed eventi. Grazie Cinzia, con te l'arte tutta diventa poesia. Antonietta Siviero

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    1. Grazie, carissima, per queste tue parole. Far sì che il lettore si trovi accanto a me negli spettacoli per quali scrivo e scrivevo da più di quarant'anni è principale obiettivo critico. Anche se altri colleghi illustrissimi non la pensano così, potenziando il loro esclusivo punto di vista sull'opera. Ma io penso che, per questo, sia sufficiente andare a teatro e godersi per sé la performance senza coinvolgere l'attenzione degli altri. Grazie di tutto e a presto.

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    2. Gentilissima Antonietta Siviero, grazie per le riflessioni sul mio spettacolo, anche a nome di Cinzia Baldazzi.
      Cordialmente, Alessandro Ristori.

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. La letteratura è l'insieme delle opere in prosa o in versi, dove gli autori hanno la possibilità di esprimere le proprie idee e i propri sentimenti tengo ringraziare
    la dott.ssa Cinzia Baldazzi cha ha scritto questo articolo in questa occasione unica è molto importate, al Palazzo Doria Pamphilj, in via del Corso a Roma con i sospiri del tempo.

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    1. Giustissima e vitale, caro Piero, è l'unione di sentimenti e idee in ogni messaggio artistico. Come hai sottolineato, tra le righe del mio saggio trapela quanto, nella performance di Alessandro Ristori, ciò si sia felicemente verificato. Grazie.

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    2. Gentilissimo Piero Pepe grazie per il suo commento da parte mia e da parte della dott.ssa Baldazzi.
      Alessandro Ristori

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  6. Grazie di questo dettagliato resoconto di un evento che ,per quello che si riesce ad immaginare , dai particolari descritti, è stato un inno alla Bellezza, che lascia sempre una scia sublime ,quando trova il modo di imprinersi in forme ed espressioni artistiche , le più varie, che nei secoli si sono succedute . È come un ritmo, la Bellezza , che attraversa il tempo, e che pur respirando e assorbendo la linfa vitale che attraversa ogni tempo, sa imprimere un'armonia che lo supera, rendendo l'espressione artistica in cui si colloca, universale . E quando accade ,davvero ,si possono percepire guizzi luminosi, lampi di Eterno nel tempo, e l'anima si innalza in un catartico volo che supera le miserie e le angosce terrene. Rosa Chiricosta

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    1. Un commento, il tuo, cara Rosa, capace di accompagnare sino a oggi le concezioni coltivate da Plotino sulla Bellezza, schema logico-intuitivo da te descritto in modo coinvolgente e che rappresenta uno dei leitmotiv dello spettacolo "I sospiri del tempo". Grazie.

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    2. Gentilissima Rosa Chiricosta il lavoro dell'artista è proprio rivolto alla ricerca della Bellezza. Grazie per la sua approfondita riflessione.
      Alessandro Ristori

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  7. Grande fascino esercitano i monologhi recitati con sottofondo musicale in un contesto bellissimo come il Palazzo Doria Pamphilj. Grazie alla capacità di Cinzia Baldazzi, che con la sua scrittura rende ogni evento culturale piacevolmente coinvolgente e godibile.
    Dora Laganà

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    1. Grazie, Dora, per le parole lusinghiere nei mei confronti, ma soprattutto complimenti per aver formulato un giudizio sintetico sulla bellezza della cornice architettonica in cui si è svolto questo spettacolo di Alessandro Ristori.

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    2. Gentilissima Dora Laganà, grazie per queste sue note.
      Cordialmente, Alessandro Ristori.

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  8. Buonasera.
    Ho sempre ammirato in Cinzia la capacità di districarsi, con acume di pensiero e attenzione al particolare, fra i vari rami dell'Arte. Il mio professore di sociologia del diritto, già preside della facoltà di giurisprudenza dell'Università degli Studi di Milano, Vincenzo Ferrari, diceva sempre che la cultura non è una madia a cassettoni, piuttosto va vista come un reticolo di vasi comunicanti. Ogni espressione artistica tende necessariamente alla Bellezza, agognata meta comune. Ma non solo meta, potremmo aggiungere, ma recupero della matrice, dell'essenza che la connota. Dello spettacolo di Ristori, le parole di Cinzia riportano l'emozionante fusione di poesia, musica, canto, scenografia, teatro, filosofia, certamente. Ma la "nudità" , nel senso di svestizione, del protagonista all'entrata in scena, potrebbe essere metaforicanente connessa con la purezza primordiale dell'Arte che egli stesso impersona. Capace di stupire occhi e cuore in quanto tale, senza orpelli estetici o strumentali.
    Grazie Cinzia per questo breve saggio (anche di bravura), che, fra l'altro, mi fa scoprire le doti di sonettista del Vivaldi. Non a caso, il compositore scelse i sonetti quale strumento programmatico (o guida) per il suo pubblico ai concerti delle Quattro Stagioni. Musica e Musicalità della poesia: altro binomio, eterna certezza.
    Un caro abbraccio,
    Flavio Provini

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    1. Grazie, Flavio, per queste parole efficaci e coinvolgenti che entrano nella matrice creativa fondamentale del saggio. Risulta chiaro come tu possieda gli strumenti semantici e comunicativi per decifrare prima, analizzare dopo, l'articolata Weltanschauung - in particolar modo inerente il fluire spazio-temporale - fonte ispirativa dell'opera di Ristori. In qual modo? Conducendola, come è giusto che sia, oltre proprio "quello" spazio-tempo indicato, per ambientarla, tra note musicali e ritmo poetico, in un contesto di riferimento attuale ma proiettato verso un prossimo futuro.

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    2. Caro Provini, grazie del tuo commento all'articolo di Cinzia Baldazzi sul mio spettacolo "I sospiri del Tempo".
      Sono contento che la mia ricerca anche sui sonetti di Vivaldi inseriti nello spettacolo sia stata di tuo gradimento.
      Grazie da Cinzia Baldazzi e dal sottoscritto.
      Cordialmente, Alessandro Ristori

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    3. Grazie a Voi per le emozioni che sapete dispensare. Flavio

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  9. Carissima Cinzia, leggendo la tua recensione mi sono immersa in un’atmosfera di forte impatto emotivo dove i versi, uniti alla musica ed allo scenario dell’ artistico palazzo principesco, hanno celebrato la grandezza dell’arte.
    Ho avuto la percezione di essere presente a questa performance di alto livello culturale in cui il mio animo, cullato dalle corde dell’arpa e dalle modulazioni della poesia, ha raggiunto la dimensione di una forte sublimazione spirituale oltre il tempo e lo spazio.
    Bellissima la parte finale dello spettacolo in cui il protagonista si toglie la maschera, lasciandosi alle spalle la pellicola esaurita dell’esistenza.
    Complimenti a Cinzia ed a Alessandro Ristori
    Enrichetta Giornelli

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    1. Gentile Enrichetta Giornelli sono io che ringrazio lei per i complimenti a me rivolti.
      Cinzia Baldazzi ed io la ringraziamo per il suo commento.
      Alessandro Ristori.

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  10. Davvero magnifica e coinvolgente l’esposizione di Cinzia Baldazzi. Una narrazione intensa ed erudita, colma di significativi intrecci, rimandi e riferimenti sorprendentemente incastonati in una squisita dimensione non-lineare del tempo. La definirei una lucida e articolata affabulazione, un viaggio percettivo spazio-temporale, emozionale e multisensoriale, immerso nella Bellezza, alimentato da un fluire d’arte e di vita ‘catturate’ che manifesta intimamente le sue forme mutevoli e cangianti “nell’invocare il cuore e nel mobilitare le emozioni per decodificare il reale e decifrare l’immaginario”. Il suo è un racconto del “respiro” di un tempo che, richiamando un po’ Einstein, sembra magicamente scorrere e pulsare, contraendosi o dilatandosi armoniosamente seguendo la scia, l’inclinazione e la prospettiva particolare dell’osservatore, fino a con-fondersi, ad annullare e a rendere indistinguibile (come in un ideale happening) quella distanza e separazione, fisicamente esistente ma interiormente apparente, tra soggetto senziente ed evento percepito. Perchè, come mirabilmente puntualizzato e sottolineato, “nei sospiri del tempo le storie possiedono energia soltanto se catturano il flusso inesauribile della vita, lo occupano e lo condividono” … Congratulazioni sincere 🌼
    🔹 Giuseppe Guidolin

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    1. Gentile Giuseppe Guidolin grazie per il suo articolato commento all'articolo della dott.ssa Baldazzi sul mio spettacolo.
      Cordialmente, Alessandro Ristori

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    2. Grazie, Giuseppe, anche da parte mia per le tue parole scritte con efficacia e frutto per me di grande emozione.

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  11. Riporto qui sotto l'esaustivo e dettagliato commento di Daniela Vigliano che ringrazio di cuore:

    Mille rivoli di sapere che arrivano da ogni dove ( letteratura, filosofia, psicanalisi, poesia, musica, cinema) affluiscono in un fiume che ci disseta di conoscenza e ci permette di godere della bellezza nel “flusso inesauribile della vita”.
    Uno spazio-tempo in cui Cinzia Baldazzi ci accompagna sempre ogni volta che la leggiamo, un posto dove ci si trova bene perché è insieme sentimento e ragione, sensazione e intuizione, ma è anche un addentrarsi nel nostro io più profondo per svelare le metafore e comprendere a pieno una parte di noi che ha attinenze con quella dei vari scrittori. Chi scrive scrive sempre un po di sé, così come chi recita attinge al proprio mondo interiore per rielaborare e interpretare le sensazioni e i sentimenti e regalarli al pubblico.
    Peccato non esserci stati, quella giornata, a godere di tanta Bellezza sia nel luogo scelto come scenografia, il magnifico piano terra del Palazzo Doria Pamphilj, che della performance di Alessandro Ristori, tra musiche di Vivaldi e canzoni celebri più vicine a noi.
    Il flusso del tempo, con il suo respiro che ci avvolge anche se, come ci ricorda Tomasi Mann, “non ha nessuna divisione visibile del suo passaggio” assomiglia al flusso di emozioni che evoca la scrittura di Cinzia Baldazzi che ringrazio, insieme ad Alessandro Ristori, per avermi portata con loro, se pur virtualmente, in uno spazio affascinante, quasi senza tempo.

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    1. Grazie a Daniela Vigliano per le sue preziose considerazioni sul mio spettacolo "I sospiri del tempo".
      Cordialmente, Alessandro Ristori.

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    2. Carissima Daniela, "commentare" questo "commento" (la ripetizione non è casuale) coincide con il compenetrare fino in fondo la natura del messaggio e della sua lettura, tanto le due funzioni espressive si compenetrano tra le tue parole. Sarei stupita, se io non ti conoscessi, della misura in cui hai potuto scrivere dello spettacolo (della poetica di Ristori della quale è espressione) come se l'avessi visto e mettere a nudo le motivazioni storico-critiche, filosofiche, psicoanalitiche le quali hanno concorso alla stesura del mio saggio.
      Grazie di cuore: brava come sempre.

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    3. La ringrazio, signor Ristori. Avrei preferito complimentarmi con lei dal vivo, ma la distanza non mi permette di partecipare a queste belle iniziative, purtroppo.
      Cordiali saluti!

      Daniela Vigliano

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    4. Prima o poi riusciremo a conoscerci di persona. Il 14 maggio 2023, sempre gli Appartamenti Segreti del Principe Doria Pamphilj ospiterà un mio nuovo spettacolo sulla ...vita di una parola.
      Chissà... potrebbe essere quella la sede e il momento per conoscerci.
      Cordialmente, Alessandro Ristori

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  12. Saggio splendido con cui l'autrice Cinzia Baldazzi anima il soggetto narrativo e scenico in maniera affascinante. Un reticolo di vene pulsanti emozioni cristalline, essenza nuda dell' Arte. Complimenti. Ernesto Auriemma

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    1. Sono emozionata, caro Ernesto, perché con te sono riuscita a comunicare quel che ho provato assistendo alla performance di Alessandro Ristori, nella sua arte, nella sua essenza di bellezza.
      Grazie ancora.

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  13. COMMENTO ALLO SPETTACOLO DI ALESSANDRO RISTORI “I SOSPIRI DEL TEMPO”
    di Igor Issorf

    Il contrasto delle cose del mondo, che si accende e poi si spegne per di nuovo riaccendersi correndo tra le onde del tempo che mai torna indietro e sempre fugge. È il tema dominante dello spettacolo “I sospiri del tempo” di Alessandro Ristori
    La accattivante recitazione rapisce e trasporta nel mondo dei numeri, delle emozioni, delle attese delle mancanze e di tutto l’altro, ca’ va sans dire, nella suggestione del tempo che fugge via senza mai sconvolgere il suo ritmo e per nulla condizionato dal mondo corrente
    L’artista-poeta Ristori si inerpica quasi come in un gioco ardito sul tempo che fugge, in una sorta di equilibrio tra la pura logica della ragione e l’incandescente emozione dell’anima, con lucidi contrappunti, accenti e sottolineature musicali e vocali, disvelando il fluire del tempo e i segreti del profondo sentire dell’uomo.
    La scena si colora e prende fiato per espandersi nel simbolismo dell’accadere, che rime ben scelte ed appropriate allo scopo amplificano con la giusta sfumatura.
    La forza del “logos” scatena meraviglia al correre delle parole catturando l’attenzione per cogliere il senso del significato. Significante nel messaggio nascosto del monologo, che da sempre rappresenta il modo migliore per disvelare idee e convincimenti del profondo, che spesso non trovano sbocco nel mondo corrente e che il teatro riesce magicamente a evidenziare in forma chiara.
    Nella fluidità e duttilità della voce, Ristori prende per mano l'ascoltatore e lo trasporta, citando autori famosi che hanno discorso e raccontato del tempo, in un arcobaleno di sensazioni esplicitate che lo spingono a sviluppare, al contempo, conoscenza da acquisire con senso critico e consapevolezza.
    Si apre tutto un orizzonte dove appaiono ben visibili i contrasti e le contraddizioni propri del vivere quotidiano, che richiedono un esercizio continuo e costante per elaborare la giusta strategia per poter sopravvivere ai turbinii delle emozioni e dei dolori che affliggono l’uomo da sempre.
    L’arte riesce a sviluppare senso e passione - così come nella chiusura finale - che sconfiggono la morte, facendo sentire profumo di vita vera anche oltre il conosciuto.
    L'arte declamatoria fine, garbata ed elegante di Alessandro Ristori conferisce vitalità ai testi facendoli apprezzare, disvelandone tutta la profondità del sentire vero con il telo didascalico per la sopravvivenza quotidiana.
    Igor Issorf

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    1. Carissimo, ho apprezzato molto la tua lunga, puntuale e precisa nota che hai scritto a commento del mio spettacolo. Probabilmente hai avuto modo di vederlo sul canale Youtube perché fai riferimenti molto precisi a particolari situazioni dello spettacolo. Ed anche per questo ti ringrazio delle tue parole.
      Quando ho cominciato a pensare a questo spettacolo e poi a scriverlo e poi ancora a portarlo in scena è passato circa un anno.
      Il "Tempo" merita di ... avere tutto il tempo che si merita!
      Il tempo, come tu affermi, vive nei suoi contrasti. E sono proprio questi suoi contrasti che ho voluto analizzare e approfondire, scandagliando in un lungo viaggio interiore, l'anima dell'io.
      Ci sono riuscito? Non so.
      A me spetta il compito di pensare, ragionare, inventare, scrivere e mettere in scena. A tutti gli altri spetta poi il compito di scrivere per riflettere su ciò che hanno ascoltato o visto; quindi giudicare, commentare e parlarne.
      Così ha fatto magistralmente Cinzia Baldazzi. Così hai fatto tu, regalandoci questa lucida analisi.
      Io continuerò a scrivere e mettere in scena le mie riflessioni, leggendo le vostre parole che spesso mi danno la giusta benzina per accendere ogni mattina il motore delle mie idee ricercando sempre la giusta motivazione per continuarle a scrivere di poesia e di teatro, sempre!

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  14. COMMENTO ALLA RECENSIONE DI CINZIA BALDAZZI
    di Igor Issorf

    La pregevolissima, dettagliata e precisa recensione della dott.ssa Cinzia Baldazzi allo spettacolo “I sospiri del tempo” amplifica e completa, conferendogli di forza d'impatto, in maniera egregia e dirompente, il senso vivo del lavoro teatrale.
    Con brillantezza, fluidità e semplicità descrive ed elucida tutti i tratti salienti arricchendone, con l'integrazione dell'analisi filosofica e psicoantropologica, il valore.
    I temi del tempo, in primis, dell'Accademia umana e degli interventi musicali, con precisi riferimenti agli immortali autori che ne hanno discusso (Kant, Heidegger, Vivaldi, per citare) vengono esaminati abilmente con l'occhio esperto del critico d'arte, messi a fuoco e sottolineati, con sagacia e tinteggiature oniriche, in modo dettagliato e stagliato onde fornire allo spettatore-lettore tutti gli strumenti per poter apprezzare, in modo completo e acuto, tutti i modi dell'anima che lo spettacolo suscita ed evidenzia.
    Complimenti vivissimi a entrambi gli autori per il sapiente lavoro svolto.
    Igor Issorf

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    1. Grazie, Francesco, illustre... "collega critico"! Da parte mia, grazie di cuore per aver colto ed elaborato le indicazioni di lettura-fruizione dello spettacolo da me offerte: in particolare la tematica riguardante le "note" del fluire spazio-temporale, intrecciate nella vita e nella poesia, così come emerge nei filosofi studiati che più amo e seguo. Del resto, la tua poetica con il susseguirsi del passato, presente, ha sempre avuto molto in comune.

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  15. Saggio di rara intensità speculativa, quello di Cinzia Baldazzi, sulla cui soglia mi soffermo. Troppe le suggestioni, le provocazioni, le emozioni. Sulla soglia, accennavo, al di qua (o al di là?) dello spazio scenico in cui avviene la rappresentazione. In tale dimensione liminare si fa esperienza del tempo. Ungaretti avrebbe forse azzardato «sentimento del tempo», in cui tuttavia alcun attimo può tornare indietro, come nel fiume eracliteo in cui non ci si bagna due volte. Nell'infinito «panta rhei» non si danno «fines», soglie, limiti: tutto confligge, simile al bianco e al nero dell'abito di Ristori, nella complementarità di apollineo e dionisiaco. Nel fluire eterno, su cui pure incombe il «verbum», che è poi il «Logos», «in principio erat», inizio e fine si cercano asintoticamente per ricongiungersi. In questo moto perpetuo l'immagine del mare in cui dolce si fa il naufragare. Ed ecco quindi che il tempo s'annulla in un punto, in quel «gran mare de l'essere» (Par. I 113), fine e scaturigine del tutto. La potenza creatrice aleggiava sulle acque, all'origine. Alla fine dei tempi non esisterà più il mare. Aleggiare è sospirare, come nello spettacolo di cui Cinzia Baldazzi parla. Non può non sovvenire il madrigale di Giulio Caccini, «Dolcissimo sospiro», in cui l'«amor» torna a essere per sempre «voluntas animi», «anima mundi». Abbiamo bisogno, forse, di misurare quest'infinito, come fossero i battiti finiti dei nostri ventricoli, con il «mobile ordigno di dentate rote», per dirla con Ciro di Pers. Eppure, la ciclicità vivaldiana, in quel «giunt'è la primavera», ci riporta sempre allo stesso punto. E il cerchio si chiude. Al di qua o al di là della soglia? Dove sta la linea d'ombra dello specchio? E noi chi siamo, maschera o flusso vitale? «Chi vive, quando vive, non si vede; vive», ci ricorda Pirandello nella «Carriola». E in questo il tempo dove sta? Nell'eterno fluire di quel fiume di cui siamo «docile fibra» ungarettiana. Ammesso, «ça va sans dire», che il tempo esista sul serio.

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    1. Caro Federico, siamo sulla medesima sponda quando scelgo di fermarmi “al di qua (o al di là?)” della “soglia” delle tue parole, perché quell’arco, quel confine sebbene convenzionale da non superare nello spettacolo di Alessandro Ristori equivale in senso globale – sono d’accordo – al confine della nostra “conoscenza” mentre diviene “coscienza”. Soffermarsi, infatti, con scelte distinte sulle molteplici linee di lettura da te proposte – anche se, a riguardo, utilizzo termini strumentali e non del tutto adeguati – comporterebbe tentare di usufruire – fissandolo – di un divenire ininterrotto e, pertanto, ineffabile, inafferrabile: in senso simbolico coinciderebbe, ad esempio, con la scelta di chinarsi a colmare un calice d’acqua in una sorgente e pensare, bevendolo, di poterne appurare la realtà sia pure contingente e precaria. Di conseguenza, lodando per la perfetta contestualità delle fonti da te citate, scelgo di sottolinearne l’emozione provata quando, a riguardo del «gran mare de l’essere», specifichi: «Alla fine dei tempi non esisterà più il mare». Ricordi i celebri versi lorchiani sulla morte dell’amato? «Vete, Ignacio: No sientas el caliente bramido. / Duerme, vuela, reposa: ¡También se muere el mar!». Per il poeta andaluso, la fine estrema del suo amore causa la scomparsa del mondo, emblematizzata dalla morte del mare, senza alcun sentore di vaghezza ontologica, piuttosto con il dolore supremo che la comprende e la supera. Per concludere, come tacere la commozione percepita quando menzioni quella terrificante (con rispetto parlando!) novella di Luigi Pirandello “La carriola”? In quelle pagine, l’acqua è trasparentissima, ma non riesce a coprire il buio profondo circostante, sicché non si vede più nulla.
      Grazie ancora.

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    2. Gentile Federico Cinti grazie della sua ricercata disamina sul mio spettacolo "I sospiri del tempo".
      Cordialmente, Alessandro Ristori

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  16. Leggendo l'articolo della dottoressa Cinzia Baldazzi ho percepito e vissuto la serata. Minuziosamente sono stata accompagnata a vivere, nella sala della Doria Panphili, i vari momenti salienti dello spettacolo. Complimenti

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  17. L'autore Alessandro Ristori ed io siamo onoratissimi della tua attenzione. Grazie e alla prossima.

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