FIORISCONO RACCONTI, SBOCCIANO LIBRI
Tre racconti di natura, bambini e bambine, per voci
occhi orecchi
Matteo e Gigetto il rospo di mare
Diamantini, diamantini, che vita,
bambini!
Quei due merli che cercano casa
L’autrice Maria Luisa Daniele Toffanin dialoga con
Katia Scabello
Lunedì 3 giugno ore 17.30 – Biblioteca Civica di
Abano Terme
Vicenda
anche questa che mi ha coinvolto come le altre, divertito tanto che ne è
derivata una scrittura, come dici tu, veloce istintiva, pensosa allo stesso tempo.
Nella
tua attenta analisi dei testi, cara Katia, affermi “Nei tuoi racconti fabula
e intreccio procedono di pari passo, e a fianco della narrazione degli
accadimenti, fornisci, per voce dei protagonisti, informazioni di carattere
divulgativo. È stata intenzionale questa scelta?” e credimi che tutto è
scaturito in modo naturale, anche le informazioni, senza intenzione alcuna di divulgazione.
Ascolto
con molto piacere il tuo successivo intervento da vera esperta “L’io
narrante sei tu, sono racconti autobiografici, come se fossi un po’ “la nonna
del lettore e della lettrice”: c’è complicità, c’è uno stile nella relazione
nonna-nipoti che esprime un forte affetto e uno sguardo rispettoso
dell’infanzia” perché corrisponde proprio al reale rapporto affettivo con i
miei nipoti, sotteso da un’attenzione profonda all’infanzia come persona in
fieri che, nelle varie fasi della sua evoluzione, richiede tutta la nostra
premura, la nostra consapevolezza di chi abbiamo davanti e quale cammino stia
facendo, cioè la formazione della sua personalità. E questo continua anche alle
scuole superiori in cui veramente, come insegnante, mi sentivo responsabile della
crescita di un’anima.
Ritorniamo
ora a queste altre tue così puntuali riflessioni sulla cifra narrativa dei
racconti ricca di dialoghi, quindi adatti anche ad una lettura ad alta voce
insieme anche ad altri, costruita sulla volontà di relazione implicita nella
condivisione di gesti, parole, racconti. Quindi racconti inclusivi che
quasi sollecitano i presenti ad intervenire ad alta voce rivelando la loro
partecipazione, come avviene nel racconto. Manca solo la presenza di mia nuora
che per lavoro abitualmente non c’è in questi momenti ma che volentieri avrebbe
vissuto i sentimenti dei suoi figli e sarebbe intervenuta nel dialogo.
Riporto
volentieri anche la tua nota critica sulla mia scrittura perché mi dà molto
piacere: “Ciò che emerge, in tutta la tua scrittura, è la forte attenzione
alla qualità del linguaggio, declinando in uno stile che assomiglia molto ad
una sceneggiatura…”. Ecco, quei bambini con i genitori presenti all’inizio
del nostro incontro, probabilmente sono usciti prima del tempo perché proprio i
loro genitori non comprendevano l’analisi dei libri piccini anzi, come tanti,
li sottovalutano come cosa di poco conto. Forse si aspettavano una lettura
animata? Ascolto però come saggio il tuo pensiero parlando di Mac Barnett che
invece afferma la validità di queste letture riaffermando il valore della
persona bambina e così la riporto completamente d’accordo con te: “Se non
pensate che i libri per bambini siano veri libri, in qualche modo non pensate
che i bambini siano veri esseri umani”; e ancora: “Proprio come un
pediatra si prende cura del corpo dei nostri bambini, e lo psicologo infantile
si preoccupa delle loro menti, l’autore per bambini nutre le loro anime”
(tratto dal suo ultimo saggio, “La porta segreta. Perché i libri per bambini
sono una cosa serissima”, edito da Terre di Mezzo). Così poi
successivamente ti ascolto quando leggi brevi ma esemplari parti dei libri, tratti
prima da Matteo e successivamente dagli altri inseriti sempre in un discorso
coinvolgente che evidenzia che le varie vicende narrate, i vari sentimenti
provati dai protagonisti sono simili ad altre vissute dal lettore o che possono
verificarsi. Quindi leggendo, stimoli l’attenzione e la fantasia dei presenti,
bambini e adulti, a poter scrivere un racconto a loro volta. Giustamente mi
interrompi per sapere dell’illustratrice Milvia Bellinello Romano, domanda a
cui speravo potesse rispondere la stessa amica invitata all’incontro ma
impedita da cause di forza maggiore. Volentieri però ne parlo visto il legame
che ho con lei: la conosco ormai da moltissimi anni, da quando insegnavo alle
superiori lettere e suo marito Antonio, avvocato, diritto, quindi un’amicizia
anche di famiglia basata sull’affetto e la stima. Milvia era insegnante di
educazione artistica ma era anche una acquarellista, amante della fotografia,
di tutto ciò che era espressione artistica eseguita anche con pennarelli come
nella storia dei merli. Le ho affidato quindi i miei racconti a occhi chiusi e
l’ho lasciata fare perché ogni artista merita il suo spazio: una libera
ispirazione e interpretazione. Sono sempre stata pienamente soddisfatta della
sua opera perché ha reso, con i suoi interventi, la verità della vicenda e dei sentimenti
da me espressi. Quindi grazie ancora Milvia.
Per
quanto riguarda il tuo apprezzamento al lavoro della casa editrice, alla scelta
del formato, della carta, al culto del bello, devo ammettere che Stefano
Valentini, l’editore, riesce veramente a creare pezzi unici e sono contenta che
sia qui oggi tra noi.
Certo
se manca un rapporto con la natura, un’attenzione, un’osservazione, questi
racconti non possono realizzarsi perché nascono veramente dallo stupore,
dall’emozione per il creato che “spinge i piccoli protagonisti ad averne
cura: il rospo salvato, i diamantini curati, i merli protetti”. Penso,
basandomi sulla mia personale esperienza, che sia molto importante per i
bambini stare in libertà all’aria aperta ma che sia fondamentale accompagnarli,
senza premere troppo, a scoprire i vari segreti che il mondo degli animali,
delle piante possono rivelare al bambino magari guidato in questo cammino da un
adulto sensibile. Utile è far sentire il proprio amore per la natura,
trasmettere, attraverso l’esempio personale, la validità di questo rapporto.
Quindi l’azione dei grandi è fondamentale per la lettura piccina delle cose e
delle pagine dei libri.
E
all’ultima bella tua osservazione, sull’assenza, i racconti certamente
introducono l’attenzione alla vita ma possono anche far riflettere sulla morte,
sull’assenza che diviene per i bambini un piccolo lutto da rielaborare magari
parlando con i nonni. Nell’attesa che la ferita si rimargini si può proporre
loro la conoscenza di un altro animale del giardino che possa portare pensieri
di vita lasciando il tempo non di dimenticare Ribes il gatto morto, ma di
trasformarlo in un ricordo delle ore liete con lui trascorse.
E
su queste note veramente Katia ti ringrazio di cuore, note di grande
profondità, di studiosa certamente ma anche di madre, di coordinatrice
pedagogica, di persona che vive e riflette su questi problemi. Su tali note
sento che l’amicizia tra noi si è rinsaldata perché la condivisione di pensieri,
soprattutto sulla formazione e la crescita dell’infanzia, ti stringe ancor più
in un impegno comune di vita.
Conclude
l’interessante e approfondito dialogo, così affermano i presenti, l’intervento
dell’editore Stefano Valentini che convalida il suo impegno nella costruzione
di un libro che deve divenire, nell’uso dei vari elementi, espressione di
bellezza. Molto coinvolgente e ben espressa la partecipazione di Elisa
Scarabottolo in relazione al suo supporto a me autrice, da anni, in molteplici
attività: uno scambio reciproco di energie e armonie che nel tempo diventano
arricchimento reciproco e apertura di nuovi orizzonti.
Katia,
quindi, un momento quasi intimo: partecipanti tutti attenti, alcuni
protagonisti degli ultimi due racconti, catturati dalla tua capacità di rendere
straordinario l’ordinario, di coinvolgere con la lettura di una realtà dove si
può volare con la fantasia.
Matteo e Gigetto il rospo di mare
Diamantini, diamantini, che vita, bambini!
Quei due merli che cercano casa
URGENZA
Cascate di verde sgorgano dal cielo
fontane di verde zampillano dalla terra
congiunte in un abbraccio spontaneo
forme mille di foglie strette insieme godono
ai grappoli odorosi di tiglio
a fiori dai vari colori - segno di gioia
di festa della Luce-Spirito creativo.
Bianchi arazzi di gelsomini rossi archi di rose selvagge
vermiglie cornucopie di gerani raggiere dorate di iperico
s’inchinano in un saluto amicale nel vento d’azzurre essenze.
Bambini si dondolano in altalene
gemmate di sogni
pronti ad aprirsi in voli alate fantasie
trilli assolo composti in corali sinfonie
dilatate in orizzonti di invocata speranza.
Bellezza pura innocenza stato di grazia interiore .
Armonia infinita vaga fra cielo e terra
nell’universo tutto: vi splende il beato nostro
esserci-umano-vegetale nel sereno illimite
incantesimo nutrimento cibo allo spirito ormai sfinito…
Siamo affamati di pace.
Selvazzano, 19 maggio 2024
Maria Luisa Daniele Toffanin
DOVE POTER ESSERE FELICI ANCORA
Un mare verde di tenero grano
sipari di candide stelline
raccolte in selvaggi prunoli
esplosi fioriti dai fossati
fra ambrati tronchi
d'antichi platani.
Sfondo proscenio i colli
in lievi declivi a
leggiadre fronde gemmate
al primo sole di marzo.
Oltre l’abbraccio delle antiche mura
la preghiera benedettina-eco
che avvolge rincuora.
Qui lo spazio-tempo
a noi ora donato
Kairòs dove poter essere
felici ancora.
BABY MASQUARADE*
fra lacrime e sorrisi
Sono tante stelline profumano di vita
rifioriscono in noi brillano sempre
sono le emozioni come oggi
la tristezza di lasciare i compagni
l’aula i banchi gli alberi del giardino
cari amici insieme per ore giorni anni
la gioia di sentirsi più grandi
e volare in un pianeta nuovo
il timore, mah, di non farcela
fra pagine più grevi
e incontri con l’altro mondo del cuore:
il rugby-banda felice di fratelli.
Sono emozioni vive
come petali di questo arbusto
stelline-roselline rifiorenti
brillanti in noi rinnovate sempre
nel magico variare dei colori
regalo della nonna Marisa
nel tuo ultimo giorno di scuola primaria.
*nome di rosa antica
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