domenica 20 ottobre 2024

Sandro Angelucci legge :" Madri, Muse e Amanti " di Alessandro Ialenti


La raccolta Madri, muse e amanti di Alessandro Ialenti reca, come sottotitolo, la seguente didascalia: “Sonetti dedicati alla sacralità dell’universo femminile”. Bene, credo si sia tutti sostanzialmente d’accordo nell’asserire che al genere letterario della poesia non necessitano indicazioni o chiarimenti esplicativi. L’Autore ne è consapevole, cionondimeno, “al fine di evitare fraintendimenti possibili”, ritiene opportuna una delucidazione su quella frase, cui si è fatto riferimento in apertura, e nella quale egli stesso individua il motivo conduttore dell’opera. In particolare, il Poeta incentra la propria riflessione sul termine sacralità, specificando che la medesima “è intesa qui come un valore assoluto, che prescinde dalle credenze religiose […] è quella sfera - prosegue - di originaria purezza spirituale ed emozionale che avvertiamo nel profondo dell’animo…”.Ma c’è dell’altro: Ialenti tiene a sottolineare che “quando parl(a) di universo femminile intend(e), anche e soprattutto, la polarità femminile, universale e cosmica, presente in tutti gli esseri umani”. Questa ulteriore precisazione, oltreché trovarmi in piena sintonia, mi convince sempre di più circa la profondità e lo spessore dell’opera: non c’è - nello Scrittore - la volontà di perorare una causa, di prendere le difese di una parte; tutt’altro, egli desidera che i suoi versi siano latori di un messaggio pacifico e costruttivo per la sensibilità di ognuno dei suoi lettori. Dopo il Proemio evocativo, il libro si divide in tre parti di dieci sonetti ciascuna: la prima, Madri, non a caso apre il trittico, soffermandosi sull’aspetto peculiare della femminilità: la maternità, appunto; il dono che loro spetta per volontà di Natura: “Forza d’amor celeste in te vive” - canta l’Autore in Madre allattante - mettendo in evidenza quella sacralità di cui si è parlato sopra. Il secondo gruppo di sonetti s’intitola Muse. Sono componimenti lirici di carattere prevalentemente morale, civile e amoroso. “Inebriato fui io dal dio Bacco, / quando giunsi al monte d’Elicona; / eppoi, dal mondo, presi già distacco, / dove la bella luce si ridona.”: così inizia a cantare Ialenti, elargendo odi appassionate a ciascuna delle nove Muse, profondamente ispirato dalla loro bellezza esteriore ed interiore. I sonetti della terza sezione sono raggruppati sotto il titolo Amanti. La Donna - similmente alla poesia - è ritenuta Maestra d’amore, ossia colei che è in grado d’insegnare il sentimento per antonomasia all’intero genere umano.È una visione che affonda le radici nel Dolce Stil Novo italiano e nel Romanticismo germanico: tradizioni letterarie “che hanno avuto sempre un ruolo predominante” - lo afferma lui stesso - nella formazione poetica bilingue del Nostro. Il volume si chiude con un Poemetto Idilliaco, seguendo un’ispirazione, che rispecchia fedelmente la predisposizione romantica dell’Autore. Egli si lascia andare allo scorrere armonioso e spontaneo della rima baciata dei versi di un’egloga. Tengo a precisare - perché chi mi ascolta non si formi un’idea sbagliata - che il canto, qui, non va confuso con un certo genere di pastorellerie dai contenuti prevalentemente bucolici e disimpegnati. Tutto questo non accade in quanto il fine del Poeta resta sempre quello di esaltare la femminilità come unico mezzo per raggiungere la cultura della pace: “Solo la donna risvegliata la vera pace disegna”, scrive. Ecco - e mi accingo a concludere - fermiamo la nostra attenzione proprio su “risvegliata”, che sottintende un precedente assopimento, un oblio, troppo spesso volutamente generato. L’esortazione, e insieme la speranza, con la quale Ialenti ci consegna il suo lavoro, è che possa essere ripristinata quella sacralità da cui ho voluto prendere abbrivio. Nella cultura e nel linguaggio del suo Paese d’adozione, il Sole: l’astro che illumina e riscalda e permette la vita sul nostro pianeta è un vocabolo di genere femminile. Vorrà pur dire qualcosa? Non credete?

Sandro Angelucci

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