domenica 1 giugno 2025

Anna Vincitorio :"Rupert Chawner Brooke -Rugby- 3 agosto 1887- Sciro-23 aprile 1915-"


 

Potrebbero a lui adattarsi alcuni versi di Mimnermo (poeta arcaico del VII secolo A.C).

-Siamo come le foglie nate nella stagione florida-

crescono così rapide nel sole-

godiamo per un gramo tempo i fiori dell'età,

dagli dei non sapendo il bene, il male...

E il frutto di giovinezza è un attimo

quanto dilaga sulla terra il sole[1]

Se qualcuno dovesse passare per Rugby nello Woarwickshire, troverebbe la sua statua. La tomba è sull'isola greca di Sciro. Sognava la guerra; si era arruolato nella Royal Naval Volunter Reserve come sottotenente. Nel febbraio 1915 faceva parte della Forza di Spedizione Britannica nel mediterraneo e presso Gallipoli, sviluppò la setticemia per la puntura di una zanzara infetta. Morì il aprile 1915 a soli ventisette anni e fu sepolto presso l'isola di Sciro in Grecia in un uliveto dal suo caro amico William Denis Browne. Fu solo un sogno vagheggiato, morire da eroe combattendo con la baionetta corpo a corpo in terra straniera nel pieno della sua giovane bellezza. La sua tomba è situata su una terra tranquilla sotto il greco sole, ma la sua croce, la madre l'ha fatta rimuovere e portare nel Clifton Road Cemetery a Rugby.                                                                             L'ansia di combattere, propria della giovinezza, e il culto della bellezza racchiuso nella età breve, sono alla base del mito.                                                                                                                 Alcuni poeti arcaici greci del VII secolo A.C, l'anno celebrata contrapponendo il corpo di un vecchio morto in battaglia con quello di un giovane. Desidero qui riportare la nota poesia di Tirteo [2]       

Giacere morto è bello, quando un prode lotta                                                                                   Per la sua patria e cade in prima fila...                                                                                  Combattiamo animosi per la patria e per i figli                                                                                                               moriamo. E non si lesini la vita.

 

 

 

 I vecchi e i giovani

Via, combattete gli uni accanto agli altri, giovani,

non date abbrivo a fughe turpi, al panico,

 fatevi grande e vigoroso l'animo nel petto,

bandite il gretto amore della vita,

ché la lotta è con uomini; non lasciate,

fuggendo,

chi non ha più l'agilità: gli anziani.

È uno sconcio che un vecchio cada in prima fila

e resti sul terreno innanzi ai giovani,

con quel suo capo bianco e il mento grigio, e spiri

l'animo suo gagliardo nella polvere,

con le mani coprendo le pudende insanguinate

(spettacolo indecente, abominevole),

nude le carni: nulla c'è che non s'addica a un giovine

finché la cara età brilla nel fiore.

Da vivo, tutti gli uomini l'ammirano, le donne

l'amano;

cade in prima fila: è bello.

Resista ognuno ben piantato sulle gambe al suolo,

mordendosi le labbra con i denti.

 

 

 

 

 

 

 

I secoli non hanno indebolito la forza di questi versi immortali che rimbombavano nelle orecchie dei giovani combattenti. Sicuramente nella mente di Brooke come anche la gloriosa figura di George Byron e la sua morte in grecia a Missolungi.                                                                                                 Per poter comprendere la personalità di Brooke occorre inserirsi nella sua breve vita. Amante della poesia sin da ​NOVE ANNI NEL 1905 vinse il suo primo premio di poesia. Era interessato alla recitazione; frequentò infatti il King's College a Cambridge. Fu tra i fondatori del circolo teatrale" The Marlower Society, recitando alcune commedie. Dotato di talento e di una bellezza straordinaria, frequentava anche   se non assiduamente i circoli letterari. Divenne amico di Wiston Churchil, Henry James, Maynard Keynes... e molti appartenenti al gruppo di Bloomsbury tra cui, Virginia Woolf che si innamorò di lui.                                                                                                                     La sua complessa personalità lo portava a intessere storie d'amore per lo più fittizie. Combattuto anche dalla sua latente bisessualità che lo portò a un grave esaurimento nervoso. Amava viaggiare come mezzo di conoscenza egli eventi legati alla prima guerra mondiale, lo portarono a scrivere sonetti di guerra. Tra i più famosi: The death e the soldier con grande notorietà. La domenica di Pasqua del 1915 il suo sonetto -The soldier- fu letto sul pulpito della cattedrale di Saint Paul. Brooke è tra i sedici poeti della prima guerra mondiale, commemorati su un monumento di ardesia posto 1'11 novembre 1985 nel corner dei poeti dell'Abbazia di Westminster. Viene da molti definito l'incarnazione del puer virgiliano. Fortemente ammirato da poeti come Ezra Pound e Vladimir Nabokov. In ogni pieve inglese risuona il sonetto The soldier.:                                                             "In caso di mia morte, considerate di me soltanto questo:                                                                  sempre si troverà un angolo di campo straniero                                                                                    che sarà Inghilterra per sempre...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sul Times del 26 aprile 1915 apparve un articolo siglato W.S.C.( scritto in realtà da Edward Marsh:" Rupert Brooke è morto. Abbiamo sentito una voce... la più alta a rendere giustizia alla nobiltà della nostra gioventù in armi... Quella voce è stata messa a tacere. Ne rimangono solo gli echi e i ricordi, ma questi dureranno...".                                                                                                                Anche se la grande notorietà di Brooke è legata ai sonetti di guerra, sarebbe un errore limitare la sua. poetica a quei contenuti. Rimarrà sempre un eroe definito da Yeats come “l'uomo più bello d'Inghilterra” ma era anche un Hippy stravagante e amante della libertà. I suoi maestri: Oscar Wilde, Housman, Dowson della precedente generazione. Ma, in lui, una visionarietà che non ha confini, un vibrare di sensazioni che, al di là di incontri, riunioni, eventi di diversa natura, non spengono, anzi lo sospingono verso la solitudine, l'isolamento esclusivo; guardare al cielo in cui immergersi. Il suo proiettarsi in una poesia che ci appare fuori da ogni tempo, ammantata di fantasia creativa. Incendi anche eccessivi nella sua anima in attesa di un fluire di stelle in caduta. Vive fuori da Cambridge nel Villaggio di Grantchester. I troppi amici lo distolgono dalla sua necessità di creare, immerso in una vita campestre. E' un romantico.                                                                                                           In lui, genio, bellezza, fascino; ma nella sua poesia c'è la precarietà del vivere, di ogni cosa bella che spesso svanisce. Per lui anche il dolore è precario. Questa fugacità, in tutti gli aspetti del vivere, la chiama transience. La bellezza deve morire e, la gioia, un attimo cui segue l'addio. Cosa resta allora? Dolore, indifferenza.                                                                                                                          Questi concetti sono presenti in Second Best- L'alternativa:                                                        Cuore, sei qui nell'oscurità;                                                                                                                     Solitudine accanto a te la terra eterna e la Notte                                                                               e il Silenzio e il singolare odore leggermente caldo del trifoglio...                                                             E la notte pone fine a tutto; non più lumi nel cielo, le voci saranno mute... Queste letizie e queste lacrime si dissolveranno... Non c'è luogo di riposo dove poter restare. Noi due uniti in un folle abbraccio.

 

 

 

 

 

 

La strada è lunga e lontana... il ricordo del tuo viso attenuerà il dolore. (Questi concetti sono tratti dalla poesia -I viandanti-)

Rimane però un'esile speranza dopo una lunga attesa di ritrovare insieme la luce che appartiene ai due amanti che andranno verso l'ignoto con la mano nella mano. Ma dove? nel vuoto? Nella notte? Il concetto di morte è sempre presente nel poeta. Arriverà all'improvviso e lui piomberà nell'ombra, nella solitudine, nel fango della terra ultima e soffierà un gelido vento.                                     Probabilmente Rupert presagiva la sua morte precoce, improvvisa.                                           La sognava in battaglia... Così non è stato.

Cosa poter dire ancora?

Nella sua poesia: visioni, colori, “come se fossimo immersi in un immenso acquario metafisico” dove vivere dark ekstasies- cupe estasi[3] .

 Sempre presenti nella poesia di Rupert il suo rapporto col cielo, il mare, l'universo e il suo mistero. Dissolversi per poi rigenerarsi.

                                                                                                

                                                                                                           Anna Vincitorio- Firenze 16 aprile 2025

 


 

RUPERT CHAWNER BROOKE

1914 And other poems- pubblicato nel 1915

IL SOLDATO

In caso di mia morte, considerate di me soltanto questo:

sempre si troverà un angelo di un campo straniero

che sarà Inghilterra per sempre. Sarà lì

in quella ricca terra, una polvere occultata più ricca

Una polvere che l'Inghilterra ha partorito,

plasmandola, ora consapevole del dono

di fiori da amare, sentieri in cui vagolare;

Un corpo Inglese che alita aria Inglese,

che i fiumi imbevono benedetto dal sole della casa

pensate questo cuore snudato di ogni malvagità-

un palpitare nella mente eterna,

restituirà i pensieri che l'Inghilterra trasfuse;

viste e suoni; sogni felici come il suo trascorrere il giorno

nei cuori ora in pace sotto un cielo Inglese-

 


 

I morti

Questi cuori erano infiammati di gioie e cure

meravigliosamente irrorati di dolore

in corsa verso la gioia.

Gli anni li hanno trasformati in aurora

e il tramonto, i colori della terra-

sembianti di movimento, ascoltato musica

conosciuto il sonno e il risveglio;

Amati e fieri di avere amici; provata

eccitazione all'improvviso per lo stupore

di giacere in solitudine.

Sfiorato fiori, peluria, guance

tutto questo è finito.

Ci sono acque nere con venti sospesi verso la gioia,

cieli che illuminano col loro splendore

l'intero cielo.

Il gelo con un unico gesto tiene ferme le onde

nella loro danza   belle nel loro inanellarsi

Lasciano una bianca indomata gloria

nella pace che rifulge sotto la notte-

 


 

Traversata della Manica

La nave funesta barcollava scivolando. Piano, pronta,

la mia gola era in subbuglio in un dissolto silenzio

Il mare con onde lunghe roteava; lo sapevo

E avere una qualche certezza o star male

,Tu sola per una volta -Tu!

Interessare la tua fantasia

E con te si ravviva il ricordo, pena che strazia, duolo

Un corpo con il mal di mare o un'anima malata di te!

Potrei dimenticarti? Torcendomi più volte nel vomitare

vecchio cibo o pasti buoni, carne stantia,

bocconi scuri, espello.

Devo ricordare? Ritorna in gola acido e viscido

Singulti, bava di quegli ultimi anni di angoscia

E ancora la nave, instabile ondeggia

Così duro, io chiedo scegliere

tra amici, nausea, anima, e ventre?

 


 

Un solo giorno

Ho assaporato la felicità per tutto il giorno

Ho serrato in me la tua memoria e intrecciato

il tuo stesso sorriso con la luce danzante sui ramoscelli

e cosparso il cielo con minuscole nuvole d'amore

E coronato la tua testa con rare fantasie

germi sparsi da questa polvere antica di miserie

in un vagare lieto con quieta insensata gaiezza.

Così spensieratamente giocavo con fosche memorie

come un bimbo sotto un cielo d'estate

gioca di ora in ora con uno strano sasso luccicante

a causa del quale, (lui lo ignora),

fu dato fuoco ad antiche città;

 E l'amore tradito e il delitto compiuto

E grandi re trasformati in

mucchietti di cenere amara

 


 

SCONFITTA

Dio ha voluto porre il duro fato

tra il mio ombroso onore e la sua brama.

 Ho giurato che avrei voluto che la Porta

di ferro s'infrangesse

ribellandomi e maledicendo Lui

sul trono maledetto

La terra fremeva d'orrore

alla mia corona di blasfema

Ma l’amore era parvenza di fiamma

intorno ai miei piedi.

Io camminavo a grandi passi, fiero

sulla scala d'oro e ho picchiato tre volte

al cancello. Sono entrato con un grido...

Tutte le grandi corti sono tranquille nel sole

e colme di vuoti echi:

Il muschio era alto sul pavimento

come scheggiato di vetri

e con la polvere iniziava ad insinuarsi

sulle sale conciliari

e un indolente vento soffiava

su un trono vuoto

facendo ondeggiare pesanti tende sulle pareti.

 

La collina

Ansimanti, abbiamo corso verso la collina ventosa

abbiamo riso nel sole e baciato l'erba

dall'attraente profumo

Hai visto Noi attraversiamo gloria ed estasi,

vento e sole, e la terra resiste, gli uccelli

cantano ancora

Quando noi invecchiamo, siamo vecchi...

E quando moriamo,

Tutto quanto ci sovrasta ci appartiene

e la vita si consuma

attraverso altri amori, altre labbra: lo so

Cuore del mio cuore, il nostro paradiso è ora, ci appartiene

Noi siamo la parte migliore della terra

ci ha reso edotti qui-

La vita è il nostro grido.

Noi abbiamo acquisito la fede! Lo sapete!

Vorremmo scendere con passo non riluttante

Incoronati in piedi nell'oscurità

Orgogliosi eravamo e sorridenti

C′è voluto molto coraggio

per rendere vive le cose da dire-

E poi hai improvvisamente gridato e ritornata indietro-

 

Pini e cielo: Sera

Avevo avvertito che il cielo si ammantava

di tristezza al calare del buio.

Ho aspirato l'afrore del mare,

della terra e del caldo trifoglio

Prestare ascolto alle onde e al grido

giocoso del gabbiano

In loro soltanto l’effondersi di un antico pianto,

canto eternamente da loro cantato

il meglio è altrove!

Ora puoi ricordare, credere e sospirare

O sciocco amante

Ero ammantato di stanchezza e sofferente

perché tutto si era dissolto

E perché, io

nonostante lo desiderassi, mai niente

avrei potuto avere indietro.

Colmo di triste amarezza, avrei voluto morire.

Poi, allontanandomi dal malinconico occidente

Ho visto i pini contro il bianco cielo del nord

 splendidi nella sera.

Sono immobili e curvano altrove le loro

teste nere acuminate

contro l'immobile quiete del cielo.

 In loro, solo pace e io ho provato gioia

Avevo obliato il gioco dell'amore

E sorridevo, senza più il desiderio

della morte

Felice per la vostra presenza,

Oh flessuosi pini, cielo!

 

I viandanti

E’ giunta l'ora? Lasciamo questo luogo di riposo

Per un breve tempo, bello per entrambi

Mai più insieme, in un ultimo, folle abbraccio

Dopo la lunga strada senza la luce

del tuo pallido sorriso

Ah la lunga strada! e tu così lontANA!

Non potrò non ricordare

Ma... ogni giorno nel suo lento scorrere

renderà pallide le tue labbra di porpora

Ogni miglio allevierà il dolore per me dolce

nel ricordo del tuo volto

 

Pensi, possa esserci chissà dove

un'antica città di frontiera

ai confini del deserto

l'ultima delle terre da noi conosciute

Qualche sparuto limite estremo

della nostra luce

Là troverò te che mi aspetti

e andremo uniti mano nella mano

unitamente là fuori

verso immensità a noi sconosciute

nella notte?

Sera azzurra

Il mio sangue senza riposo è scosso da fremiti

sapendo che sempre, mirabilmente

questa luce crepuscolare di aprile

sul fiume agita e tormenta il mio cuore

 

Per il mondo in corsa in quel rarefatto baluginare

cingi il tuo corpo della magia di un sogno

Grigi edifici eretti nella oscurità crescente

 Finestre con bagliori d'incendio e il ruscello

 

con i salici che s'inclinano in un quieto silenzio

In immobili estasi i cieli si scolorano

e tutto questo come un amante in attesa,

sussurra, fa baluginare, solleva echi radianti luce.

 

 Ma io

con le orribili mani protese senza alcuna ragione

vibrante d'amore rido e piango

La mia angoscia ha reso i salici frementi,

Ha udito i battiti del mio cuore

spegnersi a voce alta in un fiume

senza vento dalle immobili acque

 

E la pungente e stridula risata delle stelle,

E la mia voce con gli alberi che emettono suoni,

che piange.

 E dopo è seguito l'odio che urla

fortemente sotto la brezza.

 

In pace, lontano dal clamore

di quel cuore selvaggio colmo di amarezza,

un fiore al chiaro di luna lei era laggiù

che increspava bianchi sentieri d'incanto

che giacevano in quiete su onda e aria.

 

Al suo passaggio non ha lasciato

che una foglia tremasse

Pallidi fiori intrecciavano

il suo biancore e la sua candida fronte

I suoi piedi erano silenzio sul fiume

E “Silenzio” ha mormorato tra l'intreccio dei rami.

 


Nuvole

Nel blu della notte, schiere senza fine fremono

in silente scompiglio, soste, onde e flutti

Ora attraversando l'estremo sud

ora sollevando sfere di neve

fino al misterioso incanto

della bianca luna.

Alcune immobili nella loro tomba

in errante solitudine

si girano con movimento profondo,

indefinito, lento

E chi vorrebbe pregare per il bene del mondo

ma è a conoscenza della vacuità

della loro benedizione

nel momento in cui la trasmettono?

I morti non muoiono, loro dicono ma

restano presso i ricchi eredi del loro cordoglio

e della loro gaiezza

Penso cavalchino la parte serena

del mezzo cielo come loro

in un malinconico, maestoso corteo

guardando la luna e i mari

che ancora infuriano

e gli uomini nel loro andare e venire

sulla terra.

 


 

Salvezza

Cara, di tutti gli esseri felici nell'ora più benedetta

chi ha trovato la nostra celata certezza

rassicurato negli oscuru flussi di un mondo inquieto

E ha sentito le nostre parole:

"Chi è al sicuro come noi?"

Noi abbiamo raggiunto la salvezza

in tutte le cose che non avranno fine.

I vecchi, il mattino, le lacrime,

la notte profonda, gli uccelli che cantano,

le nuvole in volo

E dormire, essere liberi, e la terra nell'autunno

Abbiamo costruito una casa che va oltre il tempo

Abbiamo raggiunto una pace salda

che il dolore non potrà mai scalfire-

Io sarò sicuro nel mio andare

Armato in segreto contro ogni

violenza di morte

solo dove ogni salvezza è perduta

salvo dove l'uomo cade;

E se queste povere membra si spengono,

saranno più al sicuro di tutti.

 


Pace

Ora, rendiamo grazie a Dio che ci ha fatto

marciare con la sua ora

afferrato la nostra gioventù,

risvegliato dal sonno

con la mano resa sicura, occhio senza velo

e un potere accresciuto

per sviarci come i nuotatori che balzano

in limpide acque,

lieti da un mondo invecchiato, freddo, esausto

di lasciare i cuori nella sofferenza

che l'onore non è riuscito a pungolare

E i mezzi uomini, le loro canzoni, laide e tetre

E la scarna vacuità dell'amore –

 

Oh noi che eravamo coscienti della vergogna

ce ne siamo liberati

Là dove non c’è male, dolore

ma dormire allevia

Niente di violato se non questo corpo

Nulla è perduto, solo il respiro

Niente può sconvolgere la lunga pace

del cuore gioioso

ma solo dolore- Anche lui si esaurirà.

E il peggior amico e nemico è soltanto

MORTE

 


 

Frammento

pubblicato postumo

Ho vagato intorno al ponte per un'ora nella sera

sotto un cielo nuvoloso, nudo di luce

e ho sbirciato nelle finestre osservando i miei amici a tavola

che giocavano a carte o erano in piedi presso la porta

e s'incamminavano nell'oscurità

Ma nessuno avrebbe potuto vedermi

Avrei voluto rivolgere il mio pensiero

a loro incuranti nella settimana della battaglia- con pietà,

fieri della loro forza, responsabilità,

fermezza e la bellezza dei corpi

nella loro pienezza, pietà

per questa lieta macchina di splendore che presto

dovrà essere rotta, non considerata

priva di passione, dispersa...

Solo, sempre,

Io potrei tuttavia vederli,

nella luce riflessa di una candela

passare simili ad ombre colorate

con una trasparenza più limpida del cristallo.

Bolle lievi, più pallide delle onde

radianti pallida luce frantumate.

 in fosforo fuori nella notte.

Cose che si deteriorano e bizzarri fantasmi-

prossimi alla morte in

altri fantasmi- questo o quello o Io

 

(dalla nave da guerra- aprile 1915).

 

BIBLIOGRAFIA

Poems 1911, Sidgwick & Jackson, Londra, 1911. 1914 and Other Poems, Sidgwick & Jackson, Londra, 1915.

The Collected Poems of Rupert Brooke: With a Memoir a cura di Edward Marsh, Sidgwick & Jackson, Londra, 1918.

The Complete Poems of Rupert Brooke, Sidgwick & Jackson, Londra, 1932.

John Webster and Elizabethan Drama, Russell-Atheneum, New York, 1967.

The Irregular Verses of Rupert Brooke, a cura di Peter Miller, Green Branch Press, Lechlade, 1997.

Letters from America, con prefazione di Henry James, Beaufort Books, New York, 1988.

The Poetical Works of Rupert Brooke, a cura di Geoffrey Keynes, Faber & Faber, Londra, 1988. Rupert Brooke. Collected Poems, The Oleander Press, Cambridge, 2010.

 

 

 



[1] N.1-traduzione di Filippo Maria Pontani da - Elegia greca arcaica- Giulio Einaudi ed. Le traduzioni delle poesie di Rupert Brooke sono a cura di Anna Vincitorio-

 

[2] Nota 2-Tirteo visse a Sparta nella seconda metà del VII sec.A.C. a La leggenda lo dice ateniese, zoppo, maestro di scuola. Mandato come duce Sparta dagli Ateniesi per obbedire all'oracolo di Delfi degli Spartani. Con i suoi canti avrebbe infiammato totalmente i Combattenti da contribuire potentemente alla vittoria. Anche in età Successive, gli Spartani facevano cantare i carmi di Trteo ai soldati. La poesia citata è nel testo di cui alla nota 1

 

[3] Nota 3-da Postfazione di Silvio Raffo in Poesie a cura di Paola Tonussi Interno Poesia

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