martedì 26 marzo 2024

CINZIA BALDAZZI :"Il “colac” e la poesia nel mondo"


 


Ricordate il sesto e  settimo verso della più conosciuta tra le preghiere cristiane, ovvero il “Pater Noster” o “Padre Nostro”? Coincideva (e ha resistito ai recenti cambiamenti!) con il pregare il Signore di confermare per noi il “pane quotidiano”, cioè la garanzia della vita: “Panem nostrum / cotidianum da nobis hodie”.

Certo, oggi, proprio oggi, è impossibile affermare che il buon Dio abbia ascoltato tutti in questa implorazione, poiché tanti ancora combattono la fame. Tuttavia, pur appartenendo a una generazione che questa esperienza non l’ha vissuta, mia madre ne parlava spesso con riferimento al periodo bellico, e mi rimproverava quando io, bambina, negli anni ’60, lo lasciavo a lato del piatto di pollo e patate che amavo molto.

Sono cresciuta, l’Italia procedeva nel benessere, ma non così per altri popoli. Intanto il mercato, dopo aver riempito le tavole di ogni sfizio, progrediva anche negli anni del terrorismo nostrano ed europeo, poi di quello internazionale “di massa”, inoltre con la pandemia, infine con riaffacciarsi delle guerre. E sulle tavole è tornato a trionfare il pane, fresco o confezionato, casareccio o surgelato, semplice o trattato.

Le ragioni sono facili da spiegare, direbbe Sigmund Freud, perché nel momento in cui il nostro Conscio è tornato purtroppo a fare i conti con la morte in agguato (mai abbandonata dall’Inconscio), dove trovare conforto di sopravvivenza se non nel pane, simbolo da sempre di nutrimento non puro e semplice ma legato alla famiglia, al lavoro umano, all’agricoltura, alla solidarietà?

La cultura rumena è stata più lungimirante: nonostante il benessere, il pane non lo ha mai dimenticato. Il loro “colac” è realizzato periodicamente per celebrare ricorrenze, magari per riunirsi in gruppo e festeggiare un buon evento. Così abbiamo fatto, ancora una volta, nell’annuale convivio poetico organizzato da Valeriu Barbu presso il Teatro degli Scrittori a Roma, con amici della comunità rumena ma non solo. Che festa, amiche e amici! E dopo aver letto poesie, cantato, conversato – anche se la nostalgia era sempre lì in sospeso – tra costumi bellissimi e pregevole artigianato, indovinate chi ha scelto Tatiana Ciobanu per spezzare il “colac” da lei preparato? Proprio me, e l’onore, vi assicuro, è stato superato solo dalla gioia.

Nella galleria fotografica di Adriano Camerini (con prestiti da Giuseppe Filingeri e Giuseppe Tacconelli) troverete alcuni dei momenti salienti dell’evento in omaggio alla Giornata Mondiale della Poesia. Ma per conoscere veramente l’atmosfera vissuta nell’incontro, non vi resta che aspettare l’anno prossimo (anche per sapere chi mi abbia regalato il foulard originale rumeno-moldavo che sfoggiavo…).

 




2 commenti:

  1. Grazie, caro Nazario, da parte mia e della comunità rumena. In occasione della Santa Pasqua, auguri da tutti noi agli amici Cristiani dell'isola, in onore e in ricordo del pane spezzato da Gesù nella sua Cena di Pasqua, ovvero nell'ultima cena con i discepoli dopo il tramonto di giovedì.

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  2. Non ero presente all'incontro, ma , dal racconto – testimonianza della dr.ssa Cinzia Baldazzi, si intuisce e ci si sente partecipi dell'emozione vissuta nell'annuale convivio poetico organizzato da Valeriu Barbu presso il Teatro degli Scrittori a Roma con amici della comunità rumena. Solo rumeni? No, anche romani; l'amicizia, l'arte, la scrittura è di tutti e per tutti. Cinzia, mette l'accento sulla lungimiranza della cultura rumena che nonostante il benessere per molti dilagante, non ha mai dimenticato il pane. Confesso che non conoscevo il loro “COLAC” realizzato per celebrare momenti da vivere insieme. Strano, i nostri simboli per celebrare feste e quant'altro sono dolci e manicaretti vari. La dr.ssa Baldazzi, cita Freud e ci rammenta che è nel pane, nutrimento basilare e alla portata di tutti, che la famiglia, la comunità trae nutrimento, si ritrova e trova conforto. Il pane, il “COLAC” che viene frammentato con gioia e amore, a chi se non a Cinzia l'onore di spezzarlo? A lei, ospite, acuta ascoltatrice, ferma sostenitrice dell'amore universale, attenta e perspicace lettrice dell'animo umano, a lei, la gioia di dividere e condividere con rumeni e italiani quel “COLAC” simbolo di fatica, di famiglia, di solidarietà che, purtroppo, ancora oggi, molti non possono vantare. La grande Cinzia, con semplicità adolescenziale, dice che l'onore avuto è stato superato solo dalla gioia. Ad Emmaus, i discepoli riconoscono il MAESTRO solo allo spezzar del pane; la comunità rumena per spezzare il “COLAC”, riconosce a Cinzia le sue doti, le sue qualità. Qui, la divisione del pane è condivisione di vita, donazione della stessa. Il gesto assume la sacralità della fraternità, la gestualità è carica di quel sentimento che solo il linguaggio d'amore conosce: io, ti offro di me, ciò che per me è vitale, tu mi accogli nella tua vita, insieme mangiamo il frutto della terra maturato con sole e sudore. Benedetto santo quotidiano pane, lievitato o azzimo, è pane di vita che conosce poesia. “DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO”, ovvero non negarci la vita, cioè donaci giornalmente briciole di versi che compongono la poesia del nostro vivere, l'essenza del nostro essere parte del tutto nel frammentato tutto. Ecco, io credo che la comunità rumena nel far spezzare il “COLAC” alla dr.ssa Baldazzi, la ritenga, e non a torto, parte del proprio essere, del proprio sentire, parte attiva e presente della propria comunità. Cinzia, da parte sua, ha reso partecipe tutti noi di questa grande e meravigliosa investitura ricolma di rispetto e di amore fraterno. Grazie alla comunità rumena, grazie, Cinzia, di questa preziosa testimonianza di amicizia intrisa di fraternità e poesia.
    Antonietta Siviero

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