martedì 12 marzo 2024

Maria Rizzi legge “Il rumore del silenzio” di Nunzia Gionfriddo - Kairos Edizioni -


 “Il rumore del silenzio” - edito da Kairos -, conclude la trilogia di Nunzia Gionfriddo, che tutti dovrebbero leggere, perché è cucita nella storia del nostro paese, dal secondo conflitto a metà degli anni ’80, attraverso la lente d’ingrandimento della città di Napoli. Ho avuto l’onore di presentare i precedenti  volumi: “Gli angeli del Rione Sanità” e “Sopravvissuti” e sono emozionata all’idea di trovarmi ancora accanto a quest’Autrice, che considero una Maestra. Va precisato che il romanzo rappresenta una storia compiuta, non necessita della lettura dei due testi precedenti, ovviamente la trilogia rende esaustiva la conoscenza dei protagonisti e delle vicende che si trovano a fronteggiare.

Partirei dallo stile di Nunzia Gionfriddo. Fluido, immediato, caldo, permeato di speculazioni filosofiche, e di spunti poetici. La struttura del testo è divisa in sequenze narrative, descrittive e riflessive, in quest’ultime l’elemento dialogico è centrale,  e il nerbo della Scrittrice è eccellente. Si tratta di una storia corale, nella quale i personaggi sono tutti protagonisti e l’ Autrice riesce a caratterizzarli in modo da consentire ai lettori di vederli, di viverli. Si potrebbe parlare di un’opera filmica.

A livello contenutistico si parla di uomini e donne che  combattono contro le mafie, le bande armate, i traffici di droga, le connivenze, nelle diverse fasi storiche di Napoli e dell’Italia. D’altronde la Scrittrice è grande studiosa di storia e autentica combattente anche nella vita.

Il romanzo si svolge fino alla parte conclusiva con uno dei protagonisti, Maria, che versa in stato di coma. Non so se si è trattato di un espediente letterario, ma è una delle spiegazioni al titolo ossimorico del testo. La storia si svolge nell’atmosfera ovattata dell’ospedale.  “Il tempo non esiste fuori,di sé, ma solo nella mente”, scrive Nunzia, esprimendo un concetto filosofico, che io ho collegato a Bergson, che distingueva il tempo interiore, la percezione coscienziale di esso, da quello esteriore, il tempo esatto della scienza.. La donna sembra vivere l’esperienza non solo come il famoso tunnel del quale ci parlano spesso, ma come una voragine, che risucchiandola, la protegge dagli urti esterni.

La memoria dilatata del tempo interiore le consente di rivisitare le isole della memoria sin dalla primissima infanzia e di rivedere la storia del rione nel quale è nata, e di tutti gli affetti di sempre.

Maria è figlia di Ninetta e Mariuccio, che nel corso delle Quattro Giornate di Napoli, e non solo, si batterono per la Resistenza, insieme a Beppe e Assuntina, a Pasqualino, netturbino della Sanità e al pilastro della comunità, il parroco Don Antonio, accompagnato dalla fedele perpetua Mimina. Maria rivive la propria crescita con gli amici di sempre, i figli di Beppe e Assuntina Ciruzzo e Totonno, la figlia dello spazzino, Enzina, amica del cuore, Rosetta, incontrata più tardi, e divenuta parte integrante del gruppo. Erano soliti riunirsi nella piazza antistante la Basilica della Santissima Maria, detta il Monacone, dove nel cortile della chiesa li accoglieva Don Antonio.

Maria, nel corso del suo viaggio, divenuto elastico, incontra il futuro marito Lucio, che rinunciando all’avvocatura si era dedicato al giornalismo. Lei, negli anni ’70, dopo aver conseguito la laurea in lettere, aveva combattuto per il riconoscimento del ruolo paritario tra i sessi, nell’orgoglio della mamma Ninetta, partigiana. Nunzia Gionfriddo, fedele alla natura di donna capace di coniugare i verbi al futuro, come solo i veri sognatori sanno fare, ci dona un’altra perla filosofica asserendo che “dalla nascita in poi si comincia a sognare qualcosa”. Aristotele affermava addirittura che “il sogno inizia dall’utero”.

Seguendo il coma di Maria si attraversano le vicende degli altri protagonisti. Credo vada sottolineato come per attenersi al vero storico, molti dei protagonisti non siamo frutto di fantasia, ma rispondano a persone realmente esistite. Innanzitutto  ‘O Malommo, al secolo Giovanni Spavone, contrabbandiere temutissimo a Napoli, che in questo testo è fuori dai giochi, perché non vuole smerciare droga. Ha lasciato il posto, purtroppo,  alla Nuova Camorra Organizzata. Totonno, figlio di Bebbe e Assuntina, che nel dopoguerra faceva il contrabbandiere per aiutare la famiglia e fu accusato ingiustamente di omicidio,  sembrava morto, invece era stato protetto proprio da ‘O Malommo, che lo aveva fatto rifugiare in America, e poi in Sardegna, dove Enzina  andò a trovarlo più volte e rimase incinta.

Maria rivede il  proprio matrimonio avvenuto nel giorno in cui viene approvato il Nuovo Diritto di famiglia, in linea con le sue idee progressiste. Lei e l’amica del cuore Enzina, restano incinte nello stesso periodo, e diventano madri rispettivamente di Mariuccio e Teresina.  Un momento cruciale dei ricordi è il  ritorno a Napoli di Totonno, che da contrabbandiere, si trasforma in colto rivoluzionario. I due uomini, Lucio e Totonno, rispondono al giornalista napoletano Giancarlo Siani, trucidato dalla mafia e a Peppino Impastato, poeta, giornalista, che si ribello alla famiglia camorrista e combatté contro le organizzazioni criminali.

Gi anni ’70 e ’80 non si rivelano facili, come molti erroneamente affermano, perché oltre alle mafie si formano i gruppi armati di sinistra e di destra. Nascono Le Brigate Rosse, guidate da Senzani, legato alla colonna romana. Sono quelli che vennero definiti ‘anni di piombo’, culminati con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro nel 1978. I giovani sono tutti sensibilizzati e attivi come i loro genitori, tanti anni prima. Maria, che nel tempo reale è un’insegnante, agisce nella scuola, rendendo consapevoli gli studenti; Enzina nella libreria e, da grande attivista, propone di “smuovere la pigrizia degli apatici e la paura dei pavidi” -l’espressione è tratta dal testo-

A colmare la misura nel 1980 avviene in Campania il terremoto, che provoca morte, distruzione, sfollati e  scatena un’altra forma di raket: la guerra per gli appalti.

Gli studenti scendono in piazza contro le mafie, il terrorismo e i rappresentanti dello Stato sospettati di essere collusi. La rivolta studentesca ha inizio dal rapimento del governatore campano della Democrazia Cristiana, Cirillo, da parte delle Brigate Rosse, che viene sottoposto al tribunale del popolo come Aldo Moro, e rilasciato misteriosamente…  

Lucio è facinoroso, attraverso il giornale e, in seguito, insieme a Totonno, tramite una radio libera campana. La scintilla che accende il fuoco sotto la cenere è rappresentata nel 1980 dall’agguato di Cosa Nostra al generale Carlo Dalla Chiesa, trucidato con la moglie e la scorta, dopo il dirigente comunista Pio La Torre e il suo collaboratore Di Salvo. Il nemico è diventato più subdolo e Don Antonio, autentico eroe della trilogia, parla di una nuova resistenza, da condurre non più con le armi ma con i cortei. Il parroco proprio dopo aver lanciato strali contro le mafie nel corso di un comizio, ha un malore e muore, segnando un vuoto incolmabile nel Rione Sanità. Gli anni ’80 sono contraddistinti dalle marce, con le donne in prima linea, che durano a lungo e sono purtroppo affiancate da quelli che Nunzia definisce ‘gli ammazzamenti’. Lucio scrive articoli di fuoco, scavando tra i traffici di droga, le correità, coadiuvato in radio dall’indomito amico Totonno.

Con “Il rumore del silenzio il cerchio si chiude e non solo metaforicamente. Nella sequenza finale, si assiste a una scena degna della tragedia greca, con il ritorno degli angeli stretti in cerchio e uniti nel motto”Resistere, sempre!”. Non svelo l’ultima sequenza di questo romanzo, didattico da solo e insieme agli altri due, ma vi garantisco che, oltre a essere lirico e commovente, rivela la dignità infinita dei protagonisti, ed è di altissimo valore umano, politico e narrativo. Sono fiera di essere amica dell’Autrice!

 

Maria Rizzi  

 

Nessun commento:

Posta un commento