https://www.facebook.com/cinzia.baldazzi.5/videos/608093448862521
La letteratura
latinoamericana, in versi e in prosa, è una grande sorella della nostra, anche
grazie a un linguaggio, a una espressività, similari pur nelle innegabili
differenze geo-politiche che le hanno accompagnate o alimentate dalle origini a
oggi.
Ma quando, come in Los
heraldos negros di César Vallejo, recitato da Abner Tomas Viera Quezada, si
giunge ad ascoltare e intravedere le ombre oscure e armate della guerra in
Ucraina, delle stragi in Medio Oriente, dei golpe sanguinosi nel cuore
dell’Africa, allora con tutto il cuore noi vorremmo essere lì a difenderli, a
difenderci, dai colpi mortali della vita.
Non occorre una
biografia del maggior poeta peruviano - morto a Parigi quarantaseienne nel 1938
- tra i grandi dell’America Latina, ma vorrei solo ricordare (e non sempre
accade ai protagonisti della poesia) come quei “golpes tan fuertes” li abbia
subìti anche lui, da “hombre pobre, pobre”, abbia lottato anche lui per la
sopravvivenza quando il pane vitale per sopravvivere si bruciava “en la puerta
del horno”.
Spero avremo occasione
di tornare a parlare insieme di questo splendido brano. Per ora riporto, in
sintesi, il commento di Antonio Porta e Marcelo Ravoni dalla loro meritoria
antologia Poeti ispanoamericani contemporanei (pubblicata nel 1970 da
Feltrinelli), che si apre in copertina proprio con Vallejo:
«A Lima, nel 1918, in sordina da lamento
profondo come disperazione di indio, il primo libro di César Vallejo, Los
heraldos negros, portò le novità meticce, colloquiali e antiretoriche, di
un insolito combattere con le parole e dominarle senza enfatizzarle, non per
dei nuovi giochi né per fare un inventario di progressi tecnici, né per
registrare folclorismi, ma per esprimere complessi tremiti psichici ed
esistenziali che, adoperando ancora gli strumenti modernisti, seppellivano già
tutti gli assoluti facili del modernismo e delle precedenti visioni del mondo».
Buon ascolto.
Cinzia Baldazzi
Qui di seguito la traduzione di Marcelo Ravoni e Antonio Porta.
Gli araldi neri
di César Vallejo
Ci sono colpi nella vita, così forti… Che
ne so!
Colpi come dall’odio di Dio; come se
davanti a loro
la risacca di tutto il sofferto
s’appozzasse nell’anima… Che ne so!
Sono pochi, ma sono…Aprono solchi oscuri
nel volto più fiero e sulla schiena più
forte.
Saranno forse puledri di barbari attila
o gli araldi neri inviati dalla Morte.
Sono le profonde cadute dei Cristi
dell’anima,
di qualche fede adorabile che il destino
bestemmia.
Quei colpi sanguinosi sono crepitii
di un pane che sulla bocca del forno ci
si brucia.
E l’uomo… Povero… povero! Gira gli
occhi, come
quando sopra le spalle, una manata ci
chiama;
gira gli occhi folli, e tutto il vissuto
si appozza, come stagno di colpa, nello
sguardo.
Ci sono colpi nella vita, così forti…
Che ne so!
Mi gratitud por siempre a Nazario Pardini por dar cabida en este prestigioso blog a uno de los principales y máximo representantes de la corriente vanguardista de la poesía, el vate César Abraham Vallejo Mendoza.
RispondiEliminaGracias también a Cinzia Baldazzi, Adriano Camerini y Claudio Camerini por la invitación a un evento especial y familiar.
Muchas gracias
Abner Tomas Viera Quezada
La poesia scritta dialoga con la nostra Anima e così facendo ci rende umani, la poesia recitata/cantata dialoga con il Divino e così facendo si rende magica.
RispondiEliminaAbner nel recitarla con tale forza risorgente dal proprio vissuto si fa mediatore tra il Cielo e la Terra diventando egli stesso quell'ancestrale sciamano che declamando in versi ci indicava quel percorso curativo che ci avrebbe allontanato dalle nostre paure, dai nostri dolori, dalle nostre pulsioni di morte per indicarci quel percorso di luce per vivere in gioia su questa terra la vita.
Le tematiche della guerra,delle violenze,della sopraffazione purtroppo sono in tutto il mondo.Un lamento profondo come dice la Baldazzi per le ingiustizie dell'uomo contro l'uomo.
RispondiEliminaForse occorrebbe inventare parole nuove per raccontare la "vita", quella vessata dal potere e subita dai cristi minori.
RispondiEliminaCi vorrebbe una parafrasi di neologismi che renda il senso iperconnotato della poesia di Vallejo perché "Ci sono colpi nella vita, così forti ... che non so!"
Appunto che non so! "Un non so" che esca dalle significazioni e si faccia evento storico.
Di Paolo Valerio
La poesia di Abner coinvolge per i silenzi e i suoi toni significativamente interpretare per il contenuto diverso: ecco toni alti e toni vasi, silenzi..lui espressa sentimenti
RispondiEliminaUna recitazione magistrale. Una riflessione approfondita della critica letteraria che ci restituisce il senso profondo di questa intensa poesia dai toni forti , versi che esprimono un dolore per il quale non ci sono parole né sapienti spiegazioni che tengano. Susanna Hirsch
RispondiEliminaAbner Tomas Viera Quezada è oltre che un grande poeta Peruviano, un eroe per il suo paese, ed io, oltre che amicizia, nutro per lui un profondo rispetto. I suoi versi ogni volta emozionano, perché sono scritti con l’anima, spesso sono gridi, nel buio delle atrocità vissute, colte solo da chi ha un cuore. Quindi un’emozione vissuta il 21 febbraio, che si aggiunge alle tante belle emozioni, nel giorno del compleanno indimenticabile del carissimo Adriano.
RispondiEliminaDonatella Calí
Dolore, sgomento, stupore, urla silenziose ma che, per questo fanno ancora più rumore. Laceranti. E illuminano di una luce ancora più nitida le stragi, le violenze, le sopraffazioni che, pure, sono compiute da altri uomini. Grazie al maestro per questi versi. Grazie Abner per la tua forza.
RispondiEliminaUn grande poeta, Abner Tomás Viera Quezada: e pure un bravissimo declamatore! La poesia è anche performance (e ancora di più nell'era dei social)! La lirica si fa movenza, e poi azione! Il tutto con una gestualità che è concreta ma allo stesso tempo si rifà a quella terra di mezzo tra sogno e realtà (realismo magico sudamericano?), in cui consiste l'essenza del pensiero. Alberto Raffaelli (amministratore del gruppo Fb Segnalazioni Letterarie)
RispondiEliminaCesar Abraham Vallejo Mendoza, un poeta humano, fue encarcelado injustamente, marginado de los intelectuales capitalinos, por ser de origen andino, pero es y será siempre la viva voz de todos los tiempos.
RispondiEliminaGracias por apreciar e invitarme a participar.
Mi eterna gratitud a la grandeza de Cinzia Baldazzi.
"Los heraldos negros" è un'opera fondamentale della poesia latinoamericana, che segna un punto di svolta nella storia della letteratura. La poesia di Vallejo è un'esperienza intensa e commovente, che ci invita a riflettere sulla condizione umana e sulla nostra responsabilità verso gli altri. Inoltre, la poesia colpisce per la sua intensità emotiva e il linguaggio crudo, capace di esprimere il dolore esistenziale in modo potente e universale.
RispondiElimina“Gli araldi neri” di César Vallejo, recitata splendidamente dal grande poeta peruviano Abner Tomas Viera Quezada, è un grido di dolore, di sofferenza contro i terribili araldi neri della morte. Le ombre oscure e armate delle guerre nel mondo, dei golpe sanguinosi in Africa. Ma dinanzi all’intensità di tanto scempio e di tanto dolore, si contrappone una forza che non ha pari: quella della mente che vuole combattere ogni forma di sopruso e di violenza.
RispondiEliminaRita D'Andrea
Mi unisce una stimata amicizia con Abner Tomas Viera Quezada e sono rimasto profondamente colpito nel sentirlo recitare una così fondamentale lirica di condanna scritta da César Vallejo. Essi, figli della stessa terra danno voce a tutta la dolorosa condizione in cui viene emarginata la loro gente. Ammiro il coraggio e la determinazione con la quale essi si mettano a disposizione del loro popolo e né sostengano i diritti e l’espressione. L’opera presentata è fondamentale e di indubbia verità. Puntare il dito contro l’oppressione, la violenza, la prepotenza che possono essere esercitate anche con l’indifferenza è sacrosanta necessità. Combattere ogni forma di “Golpes” deve avere il sostegno della cultura di tutti. Non è attraverso le guerre che si deve instaurare la convivenza, infatti qualcuno ancora in questi giorni di sofferenza continua a predicare che “LA GUERRA È e SARÀ SEMPRE UNA SCONFITTA “
RispondiEliminaUna bellissima poesia del grande poeta peruviano César Vallejo. Grazie di cuore.
RispondiEliminaLa cruda, lacerante forza di questa magnifica poesia di César Vallejo, recitata mirabilmente da Abner Tomás Viera Quezada, è una testimonianza di tutta la sofferenza della condizione sociale dei popoli andini di oltre un secolo fa, ma ancora, per alcuni aspetti, attuale. In essa è testimoniata la ricerca di un riscatto, che, pur nella consapevolezza di non avere quasi speranza nell'immediato, rivolgendosi ad un Dio sordo alle loro istanze, dimostra tutto il dolore, che genera quella rabbia espressa, intessuta di struggenti metafore.
RispondiEliminaLa lettura di questa poesia in lingua originale ci restituisce tutto questo (la traduzione in italiano offertaci sinceramente non arriva a tanto), pertanto è assolutamente consigliata.
Complimenti a Cinzia Baldazzi, artefice delle preziose note critiche, e alla rivista "Alla Volta di Leucade", nella direzione encomiabile del Prof. Nazario Pardini.
Nicola Foti
Ho ascoltato la poesia recitata da Abner proprio davanti a lui. Non conosco lo spagnolo, quindi ho percepito il significato solo attraverso la voce e la fisicità di Abner, che per qualche minuto ha avuto la capacità di portarci in un altro mondo
RispondiEliminaSimone Ruggiero
Declamata dallo scrittore Abner Tomas Viera Quezada in modo talmente coinvolgente da trascinarci nella vita peruviana del periodo in cui César Vallejo l’aveva scritta, li vediamo quasi quegli araldi neri, spettri oscuri che
RispondiEliminainfliggono colpi nella vita così forti da causare profonde cadute dell’Anima, colpi sanguinosi inflitti sui poveri uomini, colpi che anche oggi, nelle parti del mondo afflitte dalla guerra, atterrano ovunque chiunque ne venga colpito.
Ma voglio egoisticamente rendere anche personale questa poesia, perché è vero! “Ci sono colpi nella vita così forti... che aprono solchi oscuri nel volto più fiero e sulla schiena più forte... sono gli araldi neri inviati dalla Morte” e io
lo so, li ho visti, li ho sentiti, hanno appozzato tutta la mia vita. Sono i colpi della vita, così forti... che non si possono sopportare e rendono impotenti, rendono senza forze, deflagrano nella tua Anima e di te non resta più nulla.
Daniela Vigliano
Una vera perla preziosa questa poesia del grande poeta peruviano César Vallejo, che Cinzia Baldazzi ci regala nella splendida interpretazione del poeta andino contemporaneo Abner Tomas Viera Quezada.
RispondiEliminaL'opera ci spinge a riflettere sulla condizione umana e ci sfida ad entrare in profondità nella sofferenza, trasportandoci in un universo di emozioni e sensazioni, che possiamo percepire quasi fisicamente.
I colpi che vengono inferti e che l'uomo indifeso e inerme subisce sono così forti da fargli perdere qualsiasi speranza o fede e così violenti da spezzare la sua dignità di essere umano.
Mi ha fatto pensare anche a "Se questo è un uomo" di Primo Levi, dove gli orrori del campo nazista di Auschwitz riportano alla medesima condizione.
E il colpo peggiore arriva a tradimento, improvviso, come una 'palmada' di richiamo sulla spalla e l'uomo gira gli occhi folli di dolore per guardare chi lo abbia colpito. È il momento più intenso della poesia, in cui tutto il vissuto si deposita nello sguardo 'como charco de culpa', cioè 'stagno di colpa'.
Così il potere violento rende le vittime inerti, facendole sentire quasi colpevoli della loro condizione.
È una poesia attualissima, questa di Vallejo, che ci interroga sulle sorti di un' umanità percossa e di una dignità calpestata.
I riferimenti che fa Cinzia Baldazzi sono quanto mai appropriati.
Queste guerre, la violenza, la sopraffazione, fanno parte del nostro sentire quotidiano e aumentano in noi il senso di impotenza e sgomento davanti ai mali del mondo.
Per questo, in una società indifferente perchè tesa unicamente al profitto e priva di spiritualità, sono necessari il nostro impegno solidale e la fiducia in Dio.
Isabella Sordi
"Los Heraldos Negros" è una poesia che esplora la sofferenza umana, l'ingiustizia e la disperazione dell'esistenza. Attraverso una serie di immagini intense e cupe, Vallejo trasmette un sentimento di caos e dolore che si impossessa dell'essere umano. La metafora degli "araldi neri" si riferisce ai presagi di sofferenza e morte che irrompono nella vita senza preavviso, come una sorta di messaggeri dell'inevitabile.
RispondiEliminaLa poesia è caratterizzata da un tono cupo e angosciante e Vallejo utilizza un linguaggio crudo e viscerale per esprimere l'inevitabilità delle difficoltà umane. Il modo in cui il poeta gioca con il ritmo e la ripetizione rafforza la sensazione di un dolore ciclico e senza fine. È un'opera che riflette l'incomprensione e la lotta interiore dell'individuo di fronte alle avversità e alla sofferenza universale.
Luis Alberto Prado Correa (Codi Albert)