giovedì 13 febbraio 2025

Francesco Righi legge: "Amore" di Rita Fulvia Fazio

 

 

 

Fin dalla veste tipografica il poeta   introduce e anticipa i contenuti della sua opera "Amore": titolo e simbolo delle poesie, scritto in corsivo in modo delicato ed aereo, delinea nitidamente su un sole che emana i suoi raggi su tutto il creato. Subito sotto i due quadrifogli con le loro suggestioni e la loro carica simbolica. Il suo acquarello è un'immagine dolce che sollecita una dimensione atmosferica e sognante. È l’ingresso in quel giardino incantato che si rivela poco a poco leggendo le sue poesie. I custodi di questo giardino sono, da una parte, Dante nelle vesti di Paolo e Francesca e dall'altra, Baudelaire, il poeta dello "Spleen". Dante dà voce ad un concetto ancora imperativo dell'amore; Baudelaire, poeta cittadino, canta i suoi amori, irrisolti e mitizzati, per le giovani espulse ed emarginate dalla nuova società borghese. Tra l'amore potente e totalizzante di Paolo e quello irrisolto di Baudelaire si apre la porta che ci conduce dentro il giardino incantato dell'amore risolto, completo e perenne.  Come ha sottolineato il professor F. Donatini nella sua mirabile introduzione, è un "giardino" in cui spira un'aura elegiaca, ma in una dimensione concreta, partecipata e sentita che si staglia in uno spazio immateriale ed eterno.

Il percorso dell'amore disvelato si articola in tre distinti momenti. Ognuno di essi è preceduto da una massima dove la sintesi concettuale si unisce alla carica poetica e simbolica. Nella prima si definisce l'amore: "L'Amore eterna la luminosa sacralità”. L'amore non è uno stato emotivo, non è un comportamento, non è una idealità mentale condivisa, non è un dover essere a cui tendere; o meglio, può essere tutto questo, ma all'interno di una identità concreta, sostanziale e specifica che le permette di essere un soggetto agente. L'amore compie l'atto di rendere eterna la sacralità. Probabilmente questo termine indica la totalità del creato, o meglio, la totalità del creato come atto divino dato che la sacralità è definita "luminosa", cioè come capacità di irradiare da sè stessa la luce divina.

Con la seconda massima: "La percezione dell’essenza del tempo /è la mancanza che ri-vive nell’essenza /della poesia." la poetessa vola ancora più in alto. Si riferisce all'essenza del tempo e all'essenza della poesia, al di là di Newton, di Bergson e di Heidegger. L'essenza del tempo è semplicemente "mancanza" che torna a rivivere nell'essenza della poesia. In altri termini è l'essenza della poesia che condiziona la nostra capacità di percepire l'essenza del tempo. Cosa sia l'essenza della poesia non è chiarito, ma per capirlo basta far riferimento a tutto il contenuto poetico del libro.

Infine, nell'ultima parte si parla di felicità: "La felicità non è un appuntamento mancato: /è un appuntamento condiviso nella bellezza.". La felicità non ha una dimensione solipsistica, non è la fuga dall'io, non è rinchiudersi in un eremo: ("La felicità non è un appuntamento mancato:…"). Ha una dimensione relazionale, ma non una dimensione relazionale umana o sociale: è un appuntamento con la bellezza. La quale bellezza non è definita, è data: ha una esistenza assoluta in sé e per sé; e riveste una prospettiva storica.

L'amore, che è sempre stato presente e dominante nelle sue opere precedenti, individuato da queste massime che ne definiscono la base metafisica e filosofica, viene ora analizzato in tutti i suoi aspetti. Nella cultura greca e romana l'amore era una potenza magico-divina che aveva un rapporto dialettico con l'uomo: a volte desiderata, come l'infinito del desiderio e della passione cui abbandonarsi (il "Pervigilium Veneris"); altre volte vista come un influsso misterioso e impositivo da cui era difficile o impossibile liberarsi (Lucrezio). In tutti i casi essa non aveva una dimensione né emotiva né psicologica.

Nel medioevo fino all'età moderna, la parola "amore" viene marginalizzata, relegata al rapporto d'amore con la divinità o affidata alla retorica delle composizioni di intrattenimento o a poemi fantastici.

È solo col romanticismo che essa ritorna protagonista. Ma ora è una potenza umana, come umane e rivalutate sono le passioni e i desideri. Amare come massima realizzazione della propria personalità. 

Poi il novecento: c'è la crisi. Da Proust a Elena Ferrante c'è l'incomunicabilità, il solipsismo; l'amore è misterioso, sempre ricercato e negato e mai raggiunto; è molesto, tossico, distopico.

Ora Rita Fulvia Fazio nelle sue poesie lo riporta al centro dell'uomo e del suo comportamento morale. L'amore non è un sentire umano,   non una disposizione psicologica ma è una realtà spirituale e metafisica che si impone all'uomo e che ne definisce il suo dovere essere. L'inevitabile confronto con ideologie e poetiche profondamente altre, in particolare in riferimento ai diversi modi di intendere e vivere l'amore oggi; la distanza dalla poesia e dai referenti ideologici del Novecento e dei giorni nostri è incolmabile. Per questo motivo la ricerca poetica dell'autrice, in questo contesto, incarna la sua identità e si staglia come diversa e alternativa, profondamente sentita e profondamente vissuta; da me connotata come fierezza. È una fiducia, la sua, espressa con versi caldi e appassionati che rivelano una fede e una partecipazione profonda. Con i suoi versi, il sentimento amoroso, da conquista umana, difficile, rischiosa, mai garantita, diventa ascesa alla felicità di un mondo spirituale vissuto e perenne.

Tra tutte le poesie quelle più intense, materiche a me affascinanti, sono quelle che si riferiscono ad un rapporto d'amore ben definito. Il desiderio carnale dell'uomo è espresso con versi di grande forza ed incisività: "...avessi i tuoi occhi cristallini, / le tue labbra rosse e carnose /che baciano le mie,..." (Incantesimo); "...ti Amo stretta /tra le tue braccia infinite / avvolgenti ogni mio pensiero /e desiderio di sospiri e baci." (Riluce di noi Amore); "...Voglio il sapore dei tuoi baci…" (Indefinitamente); "...sento le tue braccia stringermi /ne percepisco l’appartenenza;..." (Fervore). Ma tutto questo è mediato dall'amore visto come forza che è al di fuori dell'umano, ma che si realizza solo nell'umano: "...fu la sublime / e originale voce dell'Amore…" (La voce dell'Amore). È l'attuazione dell'amore. Dalla sensualità non si passa alla passione, non si passa alla ricerca di una relazione carnale o di possesso con l'altro. L'amore trasforma la passione in una felicità vissuta e partecipata. Per questo motivo la sensualità che traspare è temperata e modulata da quella tranquilla serenità che danno le certezze profonde. L'amore visto come entità spirituale reale che garantisce, rinsalda, dà un senso al rapporto sentimentale: "...è nell'Amore /che egli ritrova il sogno /e il mio sogno sei tu." (Il mio Amore sei tu.). È l'amore che costruisce il vissuto di felicità: "Fervore"; "Fotografia"; "Felicità".

Dall'analisi della raccolta poetica si evince che, secondo la poetessa

-l'essenza della poesia è verità: sua Massima: "Allegro"; "Beatitudine".

- e che l'amore è libertà: "Libertà d'Amore"; "Incantesimo"; espressamente dichiarata nell'augurio "Al lettore": "E  che brilli la vita /…".

Inoltre la limpida Nota critica del Professor Nazario Pardini (pag. 53), mette in chiaro l'autenticità e la musicalità del dettato: "... dove pathos e logos si completano in un messaggio forte e armonioso.".

 

 

 

        

 

 

 

 

 

 

        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1 commento:

  1. Grazie a Francesco Righi per la sua limpida lettura. Profondamente grata al relatore Franco Donatini che acutamente interpreta la modernità dei miei versi e scrive: " ...In questa interpretazione sta la modernità di questi versi, ... "; e a Nazario Pardini che ne connota la autenticità e la musicalità. Rivolgo un caro saluto ai lettori con l'augurio, che cade nel giorno di San Valentino, di trovare, come descritto in quarta di copertina e consegnando ad ognuno, idealmente, un quadrifoglio portafortuna, riprendendo l'incipit: "Qua si parla di AMORE. Di quell'amore forte e sereno che, se abbiamo coraggio, sappiamo trovare in ognuno di noi e che ci permette di amare, come diceva Elizabeth Barrett Browning, per l'eternità. Rita Fulvia Fazio

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