a) “Ho bisogno del
silenzio della natura intorno/ per scrivere nel linguaggio dell’anima” dove la
poetessa Sanna è alla ricerca di una dimensione interiore:
b) il “puer
aeternus” che “ferma il tempo sul pendolo della giovinezza” e “che è in
ciascuno di noi…”;
c) una
strumentazione verbale… “musica” che “ti fa sentir fratello ad ogni prossimo”…
e che “una sideralità dell’anima/ improvvisamente offusca”, in cui la Sanna
esprime rammarico per l’opacizzazione dei suoi buoni sentimenti, da parte di
una realtà non sempre amica;
d) la magistrale
resa paesaggistica dei versi: “il mare della costa/ teso a violentar la rena…”;
e) notiamo la
metafora nella poesia “Saga di
famiglia”, nei versi “il fascino
isolano/ di terre separate dal mondo…”;
f) nella poesia “Una nuvola d’oro” risplendente di versi quali “una mimosa fiorita”, “dona la sua nuova
d’oro/ alla mia vista stupita”, in cui si percepisce l’aura del fiore terso,
che la poetessa nota con rinnovato stupore.
Per quanto riguarda
il resto del libro, si può dire che è ricorrente lo sguardo attento di una
realtà in movimento, determinante stati d’animo alternativamente di gioia, di
malinconica sofferenza interiore, ovviabile tramite un fanciullesco e
cristallino stupore per eventi naturali ed umani.
I nostri
complimenti vivissimi alla brava poetessa Enza Sanna !
Ad maiora ! …
Fulvia Donatella Narciso
NEL
SILENZIO DELLA NATURA
Ho bisogno
del silenzio della natura intorno
per
scrivere nel linguaggio dell’anima
e di fronte
alla natura la bellezza mi nutre
che è già
di per sé preghiera,
pur con i
suoi equilibri troppo spesso alterati
dal nostro modus
vivendi eccessivamente invasivo.
Mi vive
dentro quel puer aeternus
che è in
ciascuno di noi
e ferma il
tempo sul pendolo della giovinezza
con i suoi
rimpianti e le sue attrattive
ad
alimentare una strumentazione verbale
che attiene
al mondo della musica
e ti fa
sentir fratello ad ogni prossimo
anche se
nel quotidiano si perdon certe tenerezze
che, pur
sentite, una sideralità dell’anima
improvvisamente
offusca.
Passo
tra i filari spogli
cui
dona brezze l’oro del sole
negli
occhi i colori dell’autunno
e il
loro splendore anche quando il vento
ha
denudato i rami.
In
lontananza il mare della costa
teso a
violentar la rena
punteggiata
di conchiglie sparse
dove,
appoggiando l’orecchio,
ne
senti le voci e il mare
in
questo mio paese sonoro
per l’urto
dell’onda contro la scogliera.
A sera
svapora il pensiero nella foschia dei ricordi
e la
volubilità delle dimenticanze
mentre l’eco
del tempo
accende
sogni e speranze
della
giovinezza.
SAGA
DI FAMIGLIA
In
questa società votata al chiasso
alla
ricerca degli assembramenti,
sfida
al timore del contagio
e d’ogni
pandemia,
mi
attrae il fascino isolano
di
terre separate dal mondo,
forse
dal pieno della vita,
sospese
in una dimensione altra
tra
alterità e solitudine
nell’impagabile
sensazione
di lasciarsi
finalmente alle spalle
ogni
stabile certezza.
Preziose
perle di mare
falesie,
fortificazioni a difesa
solitarie
torri di vedetta
e per
la gioia degli occhi
spettacoli
naturali inaspettati a illuminare
l’isola
di Arturo
capitale
di cultura oggi.
Nel
loro esserci
accompagnate
da innumeri sorelle lacustri
non
meno belle
pur
con un fascino più meditabondo e austero:
le tue
isole, madre
l’Isola
dei Pescatori, l’Isola Bella
per
sempre scolpite nel tuo cuore
perché
là inizia la nostra storia
la
vita della nostra famiglia,
indimenticabile
“saga” d’ombre e di luci
come è
della vita.
UNA NUVOLA
D’ORO
Si rinnova
intorno primavera
nel
risveglio della prodiga natura:
a noi non è
dato
se non
godere con gli occhi e col cuore
dei suoi
girotondi.
Questo mi suggerisce
ogni anno
una mimosa
fiorita
che nel
giardino di casa
dona la sua
nuvola d’oro
alla mia
vista stupita.
Enza Sanna, Epifanie,
prefazione di Maria Rizzi, postfazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore,
Milano 2025, pp. 100, isbn 979-12-81351-48-6, mianoposta@gmail.com.


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