venerdì 19 settembre 2025

Giuseppe Minicone e Marco Solaro leggono "L'arcobaleno nelle pozzanghere" di Maria Rizzi

 "L'arcobaleno nelle pozzanghere" di Maria Rizzi è un libro anomalo, che sfugge a una precisa catalogazione. Quando cominci a leggerlo sembra che si tratti di un giallo-poliziesco: l'uccisione di una ragazza, l'indagine di una squadra del commissariato competente, la ricerca del colpevole. Presto, però, ti accorgi che la vicenda ha mille sfaccettature e si trasforma in un processo di esplorazione dell'animo umano: quello della commissaria e dei poliziotti che la coadiuvano, quello degli autori del crimine, quello dei testimoni riluttanti perché indifferenti o impauriti, quello delle vittime incapaci di credere nella giustizia. Anche lo scenario in cui si dipana la trama si trasforma in protagonista, perché dovrebbe essere solo un dolce luogo della memoria per la dirigente che conduce l'indagine e, invece, proprio questa memoria risulta in qualche modo profanata dal crimine. La squadra alla fine verrà a capo del mistero che circonda la vicenda criminosa, ma tutti, investigatori e vittime, ne usciranno segnati, anche se, come suggerisce il titolo del libro, resta aperto uno spiraglio di luce, perché anche nelle pozzanghere si può scorgere l'arcobaleno.

Storia godibile, scritta con una prosa mai banale e, a tratti, immaginifica nelle sue metafore. L'autrice sa maneggiare la materia e il modo con cui narrarla con rara competenza, fornendo più di uno spunto di riflessione sull'esistenza, nella nostra società, del male assoluto.
Un romanzo veramente originale, che riesce a distinguersi in un settore, quello della giallistica, oggi alquanto inflazionato, e che merita di essere letto.

Giuseppe Minicone


Bellissima presentazione quella di ieri pomeriggio. Molto ben delineata, dal dottor Ricifari, la psicologia, le dinamiche della storia e l'interiorita' dei personaggi e prima tra tutti quella della protagonista. Una cosa vorrei dire a Maria Rizzi  e che magari è stato gia' detto ieri  nella discussione finale alla quale purtroppo non ho potuto partecipare: Volevo sottolineare la bellezza stilistica della scrittura di Maria Rizzi.
Leggendo il suo romanzo , ci si accorge che Maria usa due registri principali,  il primo, quello più "carnale",  è uno stile piu deciso, duro, essenziale  quando serve per essere operativi e un secondo registro, quello dello "spirito' che si esprime con una prosa lirica che segue il ritmo armonioso che la poesia condivide con la musica.
Le pagine finali mi hanno molto colpito, meravigliose perché ancora una volta Maria usa metaforicamente la Natura per  descrivere in modo poetico l'animo e il vissuto del protagonista. È proprio alla fine che mi sono reso conto  che un altro personaggio era sempre stato presente nel racconto, un personaggio che supera la semplice narrazione perché le aggiunge profondità e universalità e diventa anch'esso protagonista, anche questo è un personaggio femminile, è la Letteratura.

Marco Solaro






GUIDO MIANO EDITORE Comunicato stampa DOPPIO APPUNTAMENTO CON LA POETESSA ANGELA RAGOZZINO




 

C’è ancora speranza, edito da Guido Miano Editore, è il nuovo volume di poesie del medico casertano Angela Ragozzino

 

Milano, 15 settembre 2025 – L’incontro tra parola e immagine rende omaggio a quel senso di infinito che si cela non solo nella natura e nella bellezza, ma anche nel cuore di chi sceglie di donare sé stesso agli altri. È questo il messaggio profondo che emerge da C’è ancora speranza, il nuovo libro di poesie di Angela Ragozzino pubblicato da Guido Miano Editore e che sarà presentato alla stampa e al pubblico in un doppio appuntamento:

·        giovedì 25 settembre 2025, alle ore 19.00, nella prestigiosa cornice della Basilica Benedettina in Sant’Angelo in Formis (Ce)

·         venerdì 26 settembre 2025, ore 16.30, presso il Museo Provinciale Campano in Capua (Ce).

Un’occasione per presentare la trilogia completa dei volumi di poesia di Angela Ragozzino “Il Colore dei ricordi”, “Voci d’anima, d’arte e natura “ e il recente “C’è ancora speranza”, tutti inseriti nella collana ‘Parallelismo delle Arti’ sempre di Guido Miano Editore.

 

In entrambi gli appuntamenti l’autrice dialogherà con la prof.ssa Elena Caruso e il dott. Michele Miano, entrambi curatori editoriali della Casa Editrice.

Come recita la prefazione di C’è ancora speranza curata da Michele Miano – le poesie della nuova raccolta sono un tributo alla meraviglia, alla missione umana e alla forza di coloro che ogni giorno lottano perché la luce non si spenga, perché ci sia ancora un barlume di speranza nell’Umanità. L’opera è corredata di immagini fotografiche e d’arte di Enrico Raimondo, Benedetto Scaravilli, Franca Maschio, Fabio Recchia, Giovanni Conservo, Gustavo Delugan.

 

Programma dettagliato dei due eventi nelle locandine allegate.

 

 

L’AUTRICE

Angela Ragozzino è nata nel 1956 a Sant’Angelo in Formis, frazione di Capua, in provincia di Caserta, dove attualmente risiede. Dopo gli studi classici ha conseguito nel 1983 la laurea in Medicina e Chirurgia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università “Federico II” di Napoli, con specializzazione in Anestesia e Rianimazione. Dal 1991 ha esercitato la sua attività presso l’Azienda Ospedaliera di Caserta. È impegnata in attività sociali a scopo benefico e culturale; amante della musica classica, delle arti, e delle Cose Antiche, è legata alle origini, alla storia e alle tradizioni della sua terra. Ha pubblicato le raccolte di poesie: Momenti d’Amore (2004); È sempre Natale (2021); Il colore dei ricordi. Poesie e immagini (2022), Voci d’anima, d’arte e di natura. Poesie e immagini (2023), C’è ancora speranza (2025). L’attività letteraria di Angela Ragozzino è recensita da Enzo Concardi e Mario Santoro rispettivamente nel n°12 di Alcyone 2000 - Quaderni di poesia e di studi letterari, Guido Miano Editore, Milano 2019, e nel quarto volume dell’opera Storia della Letteratura Italiana. Dal secondo Novecento ai giorni nostri, ivi, 2020

 

 

 

 

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Enzo Bacca legge "Kolektivne NSEAE" di Ivan Pozzoni

 

C’è un bosco fitto di sterpaglie, un fogliame gonfio da far paura, un lamento di voci che sembrano provenire dall’aldilà in cerca di aria, un graffiare di uccelli notturni che richiamano vecchi film dell’orrore. C’è un bosco o selva oscura o foresta senza via d’uscita dove un cavaliere striglia il suo destriero per trovare la luce. Ecco, questo mi par di vedere approcciandomi alla scrittura poetica di Ivan Pozzoni. Un nuovo custode del Santo Graal. La poesia ha bisogno di irriverenze e nuovi profeti che possano oltrepassare a suon di macete o spada o lancia o logos la selva selvaggia ed aspra e forte che nel pensier rinova la paura.  

Le tematiche trattate con piglio innovativo per quanto riguarda l’estetica pura della poetica di Ivan Pozzoni mi fanno pensare che finalmente esista qualcuno che ha il coraggio di sfrondare e sfondare la stagnante retorica della consuetudine poetico-letteraria che non avvampa per nulla lo scrivere in versi degli ultimi tempi. Ivan scompone quel muro e lo riedifica come alcuni palazzi costruiti nell’edilizia giapponese che dopo vent’anni vanno ricostruiti e rieducati ad un più giovanile senso della composizione. Ben venga questo sbriciolamento a polpastrelli stretti del fogliame sottoboschivo. Nuovo linguaggio che a dire il vero mi ricorda alcuni ardimenti degli anni sessanta e settanta del novecento, che lo stesso poeta inaugura in neoN-avanguardistici. Sì, perché di avanguardia si può ben tradurre il dettato che il poeta monzese propone disponendo l’efficace trama che sgorga dal filosofico e sfocia nell’energia vibrante e lavica d’un vulcano super attivo. Colpito e affondato da questa silloge dal nome tumultuoso e quanto mai enigmatico: Kolektivne NSEAE, non posso far altro che elogiarne, da verseggiatore pugnace qual sono, un discorso comune olfattivo e di sentimento nonché d’un fuoco che si sprigiona senza mai spegnersi. Un lanciafiamme, come Alessandro Fo, in una recente nota sul giornale La Fonte, definisce il poetare di alcune penne che “scuotono le sillabe con voce tesa e quasi impostata a grido di guerra”. Un manifesto poetico da esporre senza porsi troppe domande e sconfinamenti questo dell’uomo Ivan, filosofo e stratega di battaglia ma anche missionario e medico di bordo della parola con la consapevolezza che nel “mangrovico” mondo della poesia moderna, ben si stagli una voce cristallina e allo stesso tempo martellatrice. Martello pneumatico che rompa le zolle cementificate e stagnanti d’un mondo bigotto e ignavo e senza memoria.

Con affine sentimento

Enzo Bacca

Larino, 15 settembre 2025

 

 

venerdì 12 settembre 2025

Franco Donatini ci segnala........

 Cari amici,

venerdì, 19 settembre, riprendiamo le iniziative letterarie del Salotto con la presentazione del libro di Floriano Anzani e Giulia Pasquini, un romanzo d'amore scritto a due mani dagli autori.

Sarà anche l'occasione per salutarci di nuovo dopo la pausa estiva. 
In attesa di incontrarci a Villa Le Sughere, vi invio i più cordiali saluti.
Franco Donatini





martedì 9 settembre 2025

Premio Nazionale di Poesia “ A e c l a n u m ” XLIII Edizione

PREMIAZIONE

13 Settembre 2025 ore 17:30

Teatro Comunale di Mirabella Eclano (AV)

Via Municipio

Interventi:

Imprenditore Giancarlo Ruggiero

Sindaco di Mirabella Eclano

Dott.ssa Raffaella D’Ambrosio

Ass. alla Cultura

Relatore:

Prof. Antonio Crecchia

Poeta, Saggista, Storico e Critico Letterario 


GIURIA DI MERITO

Presidente

Ch. mo Prof. Nazario Pardini - Ordinario

di Lingua e Letteratura Italiana - Pisa

Vice Presidente Prof. Antonio Crecchia

Poeta, Scrittore, Saggista,

Critico Letterario

Prof. Mario A. Iarrobino

Critico Letterario

Prof. Carmelo Consoli

Poeta, Critico Letterario,Presidente della

Camerata dei Poeti di Firenze

Prof. Gerardino d’Errico

Professore di Chimica f isica Università

degli Studi di Napoli Federico II


Premio “Aeclanum” alla Cultura

“PASQUALE MARTINIELLO”

è assegnato ad :

Alessandro Di Napoli

Critico letterario ,Poeta

Castelfranci (AV)


Poesia edita - Sez. A

VINCITORI

1° Premio “Giuseppe Giacalone”:

Maria Luisa Daniele Toffanin-

Salvazzano (Padova)

2° Premio:

Ignazio Gaudiosi - La Spezia

3° Premio:

Davide Rocco Colacrai-

Terranuova Bracciolini (AR)

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Poesia Inedita - Sez. B

VINCITORI

1° Premio “Giuseppe d’Errico”

Davide Rocco Colacrai-

Terranuova Bracciolini (AR)

2° Premio:

Angela Ambrosini-Città di

Castello (Perugia)

3° Premio:

Lorenzo Piccirillo-

Pontinia(Latina)


Le Poesie dei Vincitori saranno lette

dalla D.S. Prof.ssa Luisa Martiniello

e

dalla Prof.ssa Antonella De Caro

con relativo giudizio critico


Note sez. A  opere edite



Davide Rocco Colacrai : Ritratto del poeta in autunno, Carmina, 2024

Il grigiore meditabondo dell’autunno fa tornare alla mente sprazzi di vita vissuta o vista vivere in un brano, in una canzone, in una scena filmica, tema: l’essere, ovvero, il percepito di sé e da altri e la croce quotidiana da sopportare.

Il grigiore porta alla memoria un pugno di periferia/umido come la nostalgia…/e grigio//tra i corridoi umidi …impregnati di quello  struggimento tipico del fuorisede alla ricerca nello scontro ideologico di un’educazione diversa,/e il più lontano,da quella dei padri//uniti dalla paura di diventare adulti.

E’ forse questa la chiave di lettura di questa silloge: lo struggimento, di qui gli interrogativi e le lagrime rugginose per storie umide di preghiere che il ventre rifiutava, di qui la necessità di sentirsi nel pane dei miei ossimori, di qui il ricordo del professore-eroe-padre, instancabile stella cometa, che coglie nei suoi alunni, tangenze di solitudini, il bisogno giorno dopo giorno di essere innaffiate d’amore.

Il poeta dà voce a chi, abortito dal proprio cordone ombelicale, sogna di essere pittore e sconta quella che è “una malattia” per altri in un letto, nella posizione di una sillaba di luna, e s’aggrappa a una pennellata per sopravvivere/un’altra per salvarmi/e la terza per esistere nella cruna di una preghiera.

Dà voce agli esclusi o espulsi, ai cristi che fanno i conti ogni giorno con la propria fragilità, in un mondo che non conoscono e non li riconosce: ed io canto i chiodi/ che ho tolto alla mia sorte/per celebrare il mio messaggio d’amore// e brucia il mio sangue/ in un roveto di chiodi con cui assolvo l’uomo che sono/ per le coordinate di nuova razza.

Dà voce alla preghiera di chi si dicesse aveva 19 anni con un ventre umido di stelle cadenti e rum/bruciava/ con una luna verde limone.

Dà sostanza a quel corpo che ossimoricamente è di rosa e di ruggine con l’urgenza di avere un focolare/ per non tremare da solo davanti all’universo, ma chi è troppo grande per essere un bambino/troppo piccolo per essere un uomo è costretto a fare i conti con le sole ceneri delle variabili, con la mia apostasia d’uomo che sanguina arcobaleni d’amore ancora oggi.

La quotidianità infranta è colta là dove il respiro si confonde con il sangue e nelle macerie ci si fa lentamente ricordo, nell’ombra di se stesso, nella dilatante speranza di lieviti d’amore, nella precarietà dei giorni quando con la parola ancora umida di sogni si finisce tra tamburi di fiamme in una ragnatela/gonfia di citazioni di sangue, mentre altrove Eva diventa l’istmo che salda due sogni d’uomo e diventa quella variabile che libera la radice di due semi in una nuvola d’argilla.

I personaggi, tutti, sono portavoce di un dramma, tutti hanno cercato uno spazio. Mia Martini ha condiviso il suo desiderio di amore e libertà attraverso il canto-poesia: ogni poesia una storia che ha addosso// ogni storia la mia confessione. Gli intrappolati nel grembo cavo di una terra ancorati all’ansia di sentirsi bussare alla porta, al credo dei fukù, aspirano alla iolla per pagine bianche da scrivere, accompagnati da un scordatidimé nell’educazione di un esilio. Evan col suo zaino sulle spalle e gli occhi sui suoi passi è l’emblema di chi è confuso dalle promesse/ e dalle solitudini che s’infrangono senza rumore/ nudo alle paure e alle parole/ nella fragilità del desiderio di esistere. Matthew Sheppard è il Cristo/ a cui hanno negato il giardino e la spina/inchiodato alla mezzanotte, vittima di un’efferata aggressione. Altre vittime si perpetuano nel canto dei poeti: sono gli indifesi della strage del 2 agosto 1980, le ombre di se stesso nel Gulag di Goli Otok del 1950: ognuno colto nella solitudine della propria sopravvivenza. Storie di solitudini come quella di chi ha avuto per amico/solo un cuscino, il poeta riconosce nel suo cane Manny il solo contrappunto alla mia costellazione storta e sterile.

La salvezza è nell’amore per il verso e nella sua continuità: in un’ora azzurra che la parola poetica inquadra a voluto discapito delle ombre.

 

Luisa Martiniello



Ignazio Gaudiosi: Verso la luce, Edizioni Setteponti, 2025

La silloge Verso la Luce è testimonianza di un itinerario che negli anni attesta una tensione mai sopita o compromessa dal dubbio, una attestazione della fede ereditata dai padri, che anche di fronte agli inciampi, alle cadute, alle incrinature sapevano trovare  la via della ricucitura, che lascia sì l’impronta della ferita, ma che è prova di accettazione: Fiat voluntas Dei.

In Respiri in semiluce (1983) la brezza nel cuore dei bimbi, che portano la palma, è quella che dovrebbe scorrere nel cuore di chi non trova pace, di chi vacilla. E’ un invito ad aggrapparsi alla fede, a nutrirsi del pane visibile, che si concretizza in contraddizione ossimorica o falso chiasmo nel dramma amore, sangue, pace, tradimento che Leonardo seppe raffigurare nel Refettorio delle Grazie: la stanza dove io mangi la mia Pasqua; un invito a che il cuore si apra al canto dell’amore e del perdono, a liberarsi del peso del nulla, che preclude la gioia delle piccole cose nell’arsura del tribolo nascosto.

Nella trama dei ricordi s’impiglia una vigilia. La sera-personificazione- s’affretta nei vichi, cogliendo da una parte un quadretto d’interni: i cibi delle costumanze, i piccoli che baloccano gli anziani, il presepe, gli occhi assenti, che cercano memorie, dall’altro di rimando in sogno la città di Davide. L’eco di un Natale rimanda a una notte nella quale nel sonno/che s’appropria degli affanni… una stella è punto di richiamo, indica il luogo del prodigio. Il poeta prolunga il suo pulsare con l’uso del gerundio occhieggiando: la paglia nella mangiatoia splende, mentre giuoca il Bambino con l’argentea luce. Un terzo elemento, il vento, che accarezza la fronte del Bambinello, attraversa i secoli e disfiora il viso.

Lo scandaglio non è visto come preclusione, anzi l’ansia diventa dono e l’anelito al Vero, si concretizza in un’ala di libellula, /misterioso palpito/ fra l’eterno e il nulla.

In Archi di parole (1986) meno silente è la tensione tra finito e infinito, tra ciò che si è concretizzato: Sindone, fine tessuto/ornato di pensieri e ciò che è vagheggiato, l’invito a non volgersi dove s’irradia/il falso riflesso della luce. Male s’addice all’assetato/ il miraggio che lo fa impazzire.

Anche gli elementi naturali acquistano particolare valenza: La neve con la sua danza rituale ha una funzione di purificazione, di salvezza, mentre il senso di precarietà si manifesta ne la Preghiera del contadino -personificazione dell’uomo- che deve fare i conti con il sale, l’acqua, il vento/ amici con l’insidia quando affida i semi agl’insulti/di giorni senz’anima né cuore. Non ha pegno da offrire, ma solo la chiusa di una preghiera atavica: E così sia.

Il poeta-uomo teme l’acerba invidia, /la nera gelosia, /l’oppiato fumo dell’adulazione//la povertà dell’anima, /l’usura della maldicenza, ma il suo occhio valica l’immenso, /perde trasparenza,/s’adagia sull’arcano/che fa smarrito ogni riverbero. E non stupisce che un cane ai rintocchi della messa vespertina, ululi il vezzo conosciuto e sia in sintonia con le lodi più di altri suoi non simili.

E degna di una sequenza filmica è la lirica Sud in Signora solitudine (1994): Al Sud tremano ancora /le dischiuse labbra...Sacro e profano in una pennellata: i parroci discutono tra loro/ di prebende,…/e in contrasto: avanzano col viso rubicondo/ e sbiancano di più le gote smunte/dell’aureolata. Il ragazzo catturato dal volto fermo della santa rappresenta ognuno di noi che si lascia divenire ostaggio/d’una lunga eternità. Incisiva la similitudine: come lucciole, lanciano richiami/smoccolando, le fiammelle dei ceri, che illuminano quante devote mute vanno sul selciato a forma di via lattea, con nel petto uguale una pena, /furtivo un desiderio inconfessato.

Da Vertigine (2013) Autunno dell’anima ripropone la vulnerabilità, così come da Antinomie (2010) Nulla di te posseggo il timore che si incrini o si sfalda sotto l’incerto piede la roccia della fede, che non s’apra la soglia sui gangli misteriosi del tormento. Si coglie il silente disappunto di volere una certezza: che tu sia a me vicino, che la voce antica si faccia risentire, spente le chimere, i frastuoni, ma il creato, l’Incarnato ci parla anche attraverso il garbo di un fiore, che si esprime nell’eloquenza del linguaggio con parole contenute, che esplicitano un limpido messaggio. Si codifica l’immanenza.

Un due novembre ci riporta a specchio la città dei morti e dei viventi, la prima di ammonimento ai sopravvissuti in calca con quelli che fermi sul freddo di lapidi lustrate/ attendono l’avarizia di un saluto, /qualche carezza di uno sguardo amico e s’aggrappano al sussurrìo d’un’ orazione.

Il ruere del tempo in Parodia rende il desiderio di Luce struggente, l’afflizione più sopportabile se altra luce avanti immaginata ,/…. potrebbe divenire certa, / e se si accendesse quella aspettazione/per un eterno sito./ Quella diventa vita/ se l’impeto fervente te lo grida.

L’amore per la consorte Grazia è scandito da frasi brevi, lunghi silenzi dell’intesa, ma in questa accettazione serena di palpitante brevità si fanno i conti : si raccoglie  il meglio, ovvero la continuità in una voce nuova tanto attesa o in una ben salda intesa ombelicale. Particolare tenerezza suscita la sintonia tra il nonno e il bimbo dagli occhi come cristalli azzurri nel cogliere in una farfalla la stessa levità di cuori.

L’ultima lirica La casta in Tra sogno e realtà(2023) è la denuncia di una fase storica che si rinnova nel gioco di chi detiene le fila e sovverte gli eventi: la nascita di gemelli non suscita  un sussulto di cuore paterno, giacché nella fossa con altri senza nome e non più avversari.

La morte livella, ma la speranza di un altrove rende meno oscuro il presente.

 

Gaudiosi ci ha abituato ad una verseggiatura che ha musicalità intrinseca e quindi contrapposizioni, correlazioni, assonanze , richiami visivi o di suoni non sminuiscono la tensione, né tantomeno l’uso ponderato di termini altamente poetici: aspettazione, dumo, tramenìo, tribolo, assillo, agrezza, sussurrìo, asserto, che testimoniano invece la ricercatezza fonica oltre che un non comune afflato sensoriale, nell’anelito a  un travalicare Verso la Luce.

 

Luisa Martiniello


Maria Luisa Daniele Toffanin: La stanza alta dell’attesa, Valentina Editrice,2019

La stanza dell’attesa è il luogo ove si custodisce il ritmo dell’amore, nasce alla vita Maria Luisa nel letto-custode di memorie, della vita e della morte all’ombra della romanica chiesa di Santa Sofia; è la stanza nella quale si sperimenta l’attesa, resa meno dura dal conforto della preghiera e dell’amicizia, che si erge come “un grande albero che dà ossigeno e rifugio”. È il luogo dell’attesa materna in primis dello sposo dai campi imici /a lei stretto da un rosario epistolare/d’amore dolore premura, che quadruplica il vuoto dell’abbraccio, l’angoscia per la mancanza della presenza per lei piccina, che diventa comune linfa interiore, sotto cieli plumbei, solo da neri corvi solcati/ per magia d’amore/ mutati in candide colombe. Un padre da conoscere attraverso le lettere scarne per effetto della censura, un padre conosciuto realmente, a poco a poco, dopo il suo ritorno. Nella prima sezione dal titolo Rituali suoni, attimi, immagini sbiadite ricostruiscono fotogrammi: Pippo con le sgravanti bombe mortali, il rifugio aereo, un Bubi addosso che difende dalle fredde notti. Da un lato la madre: la sposa-madre-vestale, dall’altra il padre di cui ricorda il battito del tuo non detto/per quel pudore-dignità: sudario/sull’altare del dolore, che in prigionia supera la straziante lontananza richiamando l’immagine baluginante ad ogni ora / di profili sguardi sorrisi incisi nella cavità del cuore/ richiamo che chiama richiama la vita/la casa-gomotolo di speranza infinita. La tensione è nella mancanza di punteggiatura, nella sequela di termini che si rincorrono per associazione, rimandi fonici e non solo. L’uso di metafora e/o sineddoche contribuisce a ritrarre in poche pennellate di versi l’atmosfera intrisa di ricordi, odori, suoni, sottolineati da una musicalità che è riscontrabile per le rime, le assonanze, l’uso qua e là di termini aulici quali: lietante, captivo, casa-cuna franta. La logorante attesa nel Campo di Benjaminow n.5437 ripropone la trama del vissuto/ incubo di giorni umiliati arresi/nel vuoto smarrimento del proprio ego/alle fauci della fame del gelo/al raschio degli insetti/all’alito di morte sui reticoli e diviene specchio dei tempi bui, di tutti i tempi bui in cui l’umanità è ancora colta nel fruscìo del pacco//condiviso come una comunione, nel fruscìo dell’ago-filo a ricucire una parvenza di rispetto di sé  e trova una via d’uscita nella linfa-logos dei Grandi che fa andare come sottolinea l’anafora oltre il limite delle baracche/oltre lo sguardo folle del presente. Con una sequela di flash-bach, la poetessa riattiva il cono di luce su frammenti di ricordi e riaffiorano presenze più nitide : Giannina che incornicia col canto gli occhi del padre quali azzurre essenze del giardino,o più sbiadite dal tempo, ma tutte custodi del vostro mio passato, Jolanda nel suo musicale veneziano, la nonna Elvira, la zia Amalia ,lo zio violinista, ardente partigiano, quei ragazzi che frequentavano la scuola al Portello,Ada,  a ricordare che proprio “nei periodi di terra più magra l’amicizia germoglia come albero frondoso-riparo, con radici profonde diramate in trame davvero inattese nel dopo,quasi un dono immortale degli dei”,e si scopre luce che si ravviva per desiderio così vivo dell’insieme, che si scopre più sincera nel periodo magro postbellico// all’ombra dei  portici nelle piazze patavine con un ardore riacceso dal ritrovarsi vivi/nella vita rinata a un’aria frizzante di attese, mentre nell’opulenza si va più veloci più avari di parole gesti/l’aria più satura d’apatia d’indifferenza. Le voci autentiche sulle terrazze, lungo i portici  fanno pensare all’appartenenza al una famiglia più grande, tessera valoriale, ecco perché per la poetessa vagare nel travaglio della memoria non è ricerca del tempo perduto/sofferta nostalgia del passato//ma ricupero di calchi da calcare/cifra di un vivere altro//cum-divisione di gioia e dolore/per una nuova umana dimensione.Lo struggimento caratterizza l’attesa, che a sua volta contraddistingue i giorni dell’infanzia; l’attesa del padre  si concretizza in un dono di due scarpette di cuoio e la cenere della sigaretta caduta sulla sua manina, segno d’un giubilare tremore d’incanto, nell’attesa della notte di Natale si perpetuano presenze amicali, parentali, tutte accolte come antichi eroi, ed ecco  suggestioni in uno svolgersi da pellicola: lo stupore-bambino di fronte ai  guizzi girini//sorpresi nel vaso di latta, il soffione tarassaco//lampo setoso sfrangiato nell’aria, la statuina di gesso trasmessa nelle mani del figlio e poi della nipotina,il suono struggente di cornamusa: l’attesa//della Luce nella tenebra;la focaccia materna dall’odore inconfondibile di mela e cannella, gli scampoli comprati a poco nelle botteghe del ghetto, gli stupori campestri, le cantilene contadine della nonna che il vento smemorato s’è portato via, i rifugi agresti dove difendersi dai bombardamenti; un emergere di rimandi emozionali che sgorgano dalle stanze dell’anima/ come lava dal cratere, ed ecco sul palcoscenico dell’anima farsi avanti l’oco bianco che beccava il gesso dall’intonaco per mancanza di calcio,la terrazza, la cucina, il salotto buono, la processione del Corpus Domini lungo le vie a petali di rose o quella per la città intera attraversata/dal santo dei miracoli presente nelle radici delle case; ore rincorse nel gioco, giardini, slarghi, piazze con un profumo di amicizia, d’eleganza, cifra di un’antica Padova altra, che educava al buono e al bello, all’armonia e alla bellezza, di ciacoe scambiate con sorrisi, luoghi operosi all’insegna di solidarietà per risollevarsi insieme dall’inerzia del diluvio bellico,episodi,presenze che il tempo sbiadisce, amicizie consolidate con un carico di fatti, scelte, emozioni che la poetessa fa riaffiorare e cristallizza per tramandarne la loro epicità, anzi come uccello di passo è migrata in altra casa, ma qui un’altra stanza bassa ha già in serbo uno scrigno/cratere indicibile di attese da raccontare. Nell’attesa, noi lettori, diamo spazio al recupero memoriale delle nostre antiche presenze, al sapore condiviso d’un batuffolo di zucchero filato, di una calza promessa di promozione d’intenti e diamo fiato perché anche i nostri versi - soffione dilaghino nei cuori altri.

Luisa Martiniello


  Note sez. B opere inedite


Angela Ambrosini : nota critica alla silloge inedita Premio Aeclanum  XLIII ed.

Il titolo della lirica Trame d' acciaio – in ricordo di Augusta,  ricorda la metafora di Max Weber del capitalismo moderno : l' acciaio, materiale forte e rigido, come la natura inscalfibile delle costrizioni e dei vincoli del sistema societario, diventa qui il dorso della carta, sineddoche e metafora implicita della copertina di un libro, contenenti le pagine della vita : senza conoscerci ancora, ognuna leggeva l’altra . Rimane solo la fede, nella speranza che la trama, il filo orizzontale venga ancora letto. È interessante come sia stata scelta con cura la parola trama e non venga menzionato l' ordito, perché la lettura occidentale avviene in orizzontale. Le linee possono essere considerate delle parallele che non si incontrano, ma la fede può rompere le leggi ineluttabili della tangibilità dell'evidenza. All 'imperativo iniziale ascolta specularmente si pone in conclusione un altro imperativo lasciami . La ripetizione del verbo lasciami nelle sue varianti crea una circolarità, che nasconde la ciclicità della vita, inizi e conclusioni, ma anche la speranza nel ritornare sui propri passi come in un eterno ritorno.

Speranza che nella lirica Nella notte della storia viene personificata da una stella, che dovrebbe squarciare il buio delle tenebre e svegliare dal sonno profondo,  senza posa, senza una fine, quella luce inseguita al canto di candele nell’infanzia dovrebbe anche/ per noi , di fronte ad una culla di paglia/ e rovi , far ritrovare quella fede che va oltre l' evidenza, che era già nello sguardo mite/della Madre che vede oltre la Croce.

La luce e le ombre si alternano anche nella lirica Purificazione , che rappresenta una climax ascendente dei sentimenti della poetessa. Deposta ogni ansia, non più assalita da passati dissidi o gioie rapaci,  prende atto del soffio all’orizzonte. L' alternarsi di toni freddi a quelli caldi racchiudono  l' alternarsi di gioie e dolori, in un gioco cromatico dove lo scorrere del tempo stempera, come in un acquerello, le ferite della vita, lo scorrere dei giorni  rivela il suo io più profondo,  l’anelito ad una vita che alita incenso . Punto fermo diventa il deittico qui.

 

Antonella De Caro


Davide Rocco Colacrai : silloge inedita premio Aeclanum XLIII ed.

La luce nascosta nelle sere d’inverno-a mia madre

Il lumino diventa personificazione della luce che risulta fragile, si affievolisce con  il passare inesorabile del tempo, scandito dal saluto della buonanotte.   L' ossimoro fiamma/ fragile culmina in una similitudine: fragile come l' ora della buonanotte , che  nasconde un 'ipallage, infatti  lo stesso poeta e la madre risultano più stanchi al calar della sera. L' ossimoro deserto liquido , riferito allo spazio, definisce la tavolozza dei colori del luogo del saluto, anch’ esso ossimorico. I gesti quotidiani serali diventano un rafforzativo di un arrivederci: chiudere i fornelli, accarezzare le finestre, contare i lampioni. Un arrivederci che si può tramutare in un addio in un attimo, non voluto dall' io narrante, inatteso. L’ iterata anafora iniziale c’era rimarca il richiamo dell’upupa in sottofondo, e il lumino in cucina, che, in chiusura di lirica, viene connotato con l’aggettivo tremulo, dando vita  ad un’altra similitudine : come era tremulo il silenzio del sonno nell’immenso che apre alla nostalgia dell’assenza, rimarcata dall’uso costante dell’imperfetto: scaldavi il cuscino con le storie di un ricordo/che pochi ancora ricordavano.

Ricordo è il verbo in prima persona che fa da tredunion tra le liriche della silloge, in Il piccolo zaino rosa-in memoria,il poeta ricorda la sua compagna di classe, Wendy personificata nello zaino rosa, che definisce il mio universo, nel quale è rimasto tutto  un mondo,i sogni,stroncati nell’azzurro gelido di un giorno di gennaio. Alla descrizione dolce e angelica della  routine quotidiana: l’odore di caffè, i biscotti nel latte, la quiete tremula in attesa che il giorno decida metaforicamente il suo vestito  si contrappone un' iperbole discendente di un mondo sottosopra, per un volo d’angelo, per un respiro nel pugno del vuoto , che ribalta all’improvviso e senza un perché il rosa dello zaino nel grigio del giorno. Il non poter proseguire nelle consuete usanze,  nell'abbracciare lo zaino, nel disegnare, nel vedere insieme il Natale successivo porta il lettore a riflettere sulla caducità della vita e sulle scelte che ognuno di noi compie.  L'io narrante non giudica,  ma fa tendere alla riflessione: all’impossibilità di tendere la mano, all'impotenza di aiutare, ad una ritmicità incalzante che non permette una via d'uscita, all'amarezza nel cuore che è contrapposta al ricordo della dolcezza della marmellata e dello zucchero a velo.

 

Il poeta sostiene nella nota descrittiva In un sospiro da Dio  che il luogo più idilliaco può nascondere una trappola mortale, che sia una zona innevata o che sia il perimetro di nove piani, chiamato casa. Il poeta Colacrai riesce con un linguaggio seppur in apparenza semplice e chiaro, colloquiale, a coinvolgere il lettore in un viaggio sinestetico e emozionale, dove la parola viene plasmata e dà forma a un susseguirsi di eventi travolgenti. La ricerca di una vita migliore spinge anche a valicare confini segnati dalla neve, che aprono a panorami, che sembrano dare il benvenuto, ma intimoriscono, con le loro case fiorite nelle costole delle rocce , o su un fianco//aggrappate alle loro radici. Anche qui  Ricordo è il verbo in prima persona che riporta alle soglie della memoria una tragedia, in questa lirica quella dei migranti sul confine italo-francese, che riassume in una forma ciclica il dramma nella iterazione e similitudine dei versi iniziali e di chiusura:Ricordo la mano di mia madre/che stringeva la mia come fosse un’ancora-/e ricordo lei, mia madre. Poco più in là, sottolinea amaramente Colacrai, turisti scieranno indifferenti, godendosi la loro settimana bianca.

 

Antonella De Caro


Lorenzo Piccirillo: da Il sospiro della “rosa”, nota critica  silloge inedita - XLIII ed. Premio Aeclanum

I titoli  delle liriche :Cotta, Opium, Comunella  rappresentano il segmento dell' Amore, che inizia con l' infatuazione, prosegue con l' inebriamento e termina con un patto segreto, con una complicità. L' epilogo di Comunella , però svela che l' unica persona che può decodificare il codice non scritto del poeta è lei, l' Unica che ha la sola copia di quella chiave, la cui  matricola è irrecuperabile. Gli Stati d'animo delle tre fasi della vita sono scanditi dai versi : Siamo stati sorpresi da una lacrima /sfuggitaci in un temporale d’amore/mentre ci nevicava nell'anima in piena estate, - per quanto smisurata fosse l' ampolla del tuo desiderio, con il tuo sorriso si moltiplicava, - per sempre tua. L' ultimo verso risulta il codice evocativo di un ricordo mandato al macero, che diventa vivido nel momento del ritrovo. Anche la stanza viene chiusa a chiave, per cercare quel silenzio interiore, ossimoro del sentimento provato dall' autore. Da notare che  la porta d’ingresso  viene chiusa ponendo, con un’ardita e allusiva metonimia,  il  tavolo con la sedia sotto la gola della maniglia per isolarsi. La persona fisica può essere raggiunta, ma è l' anima del poeta ad essere irraggiungibile, l' essenza del proprio essere, l’io più profondo.

 

Antonella De Caro  


Recensione a Maria Rizzi, L’arcobaleno nelle pozzanghere (Napoli, Grausedizioni, 2025) di Maria Luisa Daniele Toffanin


 Maria Rizzi  poetessa, scrittrice, insigne critica, presidente di IPLAC, si conferma con quest’ultimo suo L’arcobaleno nelle pozzanghere, una vera esperta del romanzo poliziesco, già di per sé ricco di suspence, mistero, ricerca, tensione, in un continuo coinvolgimento del lettore.

La vicenda, riportata in quarta di copertina e ridotta a poche parole, è la seguente: “Miriam De Falco riceve l’incarico di commissario nella sua città di origine, trasferendosi da Roma e allontanandosi dalla sua famiglia. L’omicidio di una ragazza apre la strada a squarci torbidi che metteranno a dura prova la stabilità emotiva della squadra che deve risolvere il caso, in cui spicca la determinazione degli ispettori Ferragni e Girotti e degli agenti Rondelli e Scotti. La macabra storia mostrerà scenari inaspettati, grazie a cui la protagonista intraprenderà non solo un viaggio legale contro criminali privi di scrupoli, ma anche un’esplorazione del suo mondo interiore, fatto di una villa antica, di sapore di glicine, di vecchi amici ritrovati e di un’adolescenza di cui sente ancora il richiamo. Il ritorno nei luoghi della memoria si rivelerà catartico e saprà restituire al tempo la sua giusta dimensione”.

Maria Rizzi, rivela qualcosa in più: una tecnica particolare nella costruzione dell’opera. Potenzia le capacità introspettive dei protagonisti nell’approccio con l’altro, acuita poi dal loro mestiere, ma spontanea, innata in Miriam, in particolare. Il tutto crea un buon gioco di squadra, fondamentale nella situazione. Costante la sua attenzione all’aspetto fisico dei diversi personaggi in funzione della loro interiorità, e all’ambiente, spesso ridotto all’essenziale, come riflesso del loro vivere quotidiano. E, nel caso delle vittime, approfondisce una ricerca del contesto storico-sociale in cui si cnsuma l’orrenda, complessa vicenda dalle diverse chiavi di lettura. Fa da contraltare, come per alleggerire la trama, il riflesso del cielo che nelle sue diverse declinazioni, dall’alba al tramonto, lenisce, illumina il vissuto di Miriam nel faticoso ruolo di commissaria, svolto con esasperato senso del dovere da cui non sa staccarsi “come da una sedia”. Quindi, un paesaggio sempre minimale, sempre sotteso ai sentimenti umani, tale da creare, però, spiragli poetici indispensabili per riequilibrare la tensione narrativa. Il linguaggio, infatti, nell’insieme misurato, alza, talvolta, il registro seguendo i peculiari stati d’animo degli stretti collaboratori ‒ particolarmente incalzanti e sofferti ‒ acquisendo toni drammatici che  così  si stemperano in liriche espressioni.

In questo modo, l’autrice sa tenere le redini per modellare quel modus in rebus che caratterizza sempre la sua opera. Leitmotiv  del romanzo è la memoria, intesa come ritorno a Villa Bea, scrigno di affetti, amicizie, incontri umani che, in questo  particolare momento turbato da problematiche lavorative e dall’assenza del suoi cari, diviene risorsa psicologica non indifferente.  Lì, spesso ritorna con il pensiero nel giardino degli oleandri e del glicine della nonna, sovrabbondante di ogni fiore, con la Madonnina in fondo e la recita della preghiera serale. Ritrova i compagni di gioco dell’adolescenza, quelli del Liceo, dei dialoghi confidenziali di varie stagioni della vita giovane, mondo con cui ancora è in contatto. Qui, cerca le sue radici che, come spiegheranno le amiche successivamente incontrate in città, costituiscono in lei la linfa viva per procedere verso il futuro, anche con scelte di vita meditate. Le telefonate con questi amici, in particolare con Guido, diventano fondamentali per un rinnovato incontro, e per riconoscersi in tutta la sua umanità.

Infatti, Miriam, talora, si sente priva di questa ricchezza interiore quando il lavoro, feroce e crudele, inaridisce qualcosa di sé, ma per lei Villa Bea, tutto il contesto affettivo amicale, le permette di rivitalizzarsi, di riscoprire, soprattutto, l’appartenenza alla famiglia, ai figli, al marito, e quindi di rivedere le vere dimensioni del vivere, senza tradire il radicato senso del dovere.

Un romanzo poliziesco che, per il suo stesso genere letterario, coinvolge il lettore, qui ancora più per i diversi e drammatici temi d’attualità proposti. In questa vicenda, cattura la figura femminile di Miriam, divisa tra lavoro e impegno familiare, combattuta costantemente nella sua interiorità. Problemi, fortemente sentiti, perché rappresentano la dinamica del mondo d’oggi. Una bella scelta, allora, quella di Maria Rizzi, di introdurre  nella vicenda le difficoltà di tante donne del nostro tempo, argomento a cui l’autrice è molto sensibile. Perché Villa Bea, Itaca, la stanza bassa per me, sono scrigni che appartengono forse più al mondo femminile e diventano quella preziosa forma catartica per una vera lettura della realtà, per scorgere anche “l’arcobaleno nelle pozzanghere”.

Maria Rizzi in ogni sua opera, pure nella presente, proietta tutta sé stessa, i suoi valori, la sua fede nell’uomo e nella vita, nonostante tutto, rendendo così il romanzo personale, autentico e universale.

IN USCITA LA NUOVA RACCOLTA DI POESIE DI STEFANO LABBIA, “POESIE INSTABILI” PER LA COPERTINA DI SIMONA LATTUGA.


COMUNICATO STAMPA
“POESIE INSTABILI”
STEFANO LABBIA

"Poesie Instabili" di Stefano Labbia è l'ottava raccolta di poesie del giovane autore italo-brasiliano
qui alle prese con l'esplorazione di un mondo interiore ma comune all'uomo moderno. La silloge
presenta al lettore versi intimi e personali che diventano luce comune in un periodo difficile per
l'umanità tutta. I temi spaziano dall'amore all'isolamento, dalla rabbia alla speranza, dal dolore alla
felicità. Le poesie, dirette e coinvolgenti, giungono al cuore del lettore sino a fargli vivere emozioni
intense e feroci in un caleidoscopio di sensazioni uniche. Un viaggio poetico tra anima, mente e
sentimenti dedicato a chi ama farsi trasportare dalla forza della parola. L'opera è disponibile in
libreria e negli store online in versione cartacea.
SCHEDA DEL LIBRO:
AUTORE: Stefano Labbia
TITOLO: Poesie Instabili
EDITORE: Amazon
GENERE: Poesia
ANNO: 2024
PAGINE: 74
COPERTINA: Simona Lattuga
LINK PER L'ACQUISTO: https://amzn.eu/d/jgYilb6



 

Stefano Labbia, classe 1984, è un giovane autore italiano di origine brasiliana, Founder de

Black Robot Entertainment, casa di produzione e management agency di prodotti

audiovisivi inglese, di Black Robot Publishing, casa editrice con sede in Gran Bretagna e di

Trainer! App LTD, fitness company. Nato nella Capitale d'Italia, ha pubblicato la sua prima

raccolta di poesie, “Gli Orari del Cuore” nel 2016 per Casa Editrice Leonida. Nel 2017 ha

dato alle stampe la sua seconda silloge poetica dal titolo "I Giardini Incantati" (Talos

Edizioni) ed il suo primo romanzo "Piccole Vite Infelici" (Elison Publishing - ebook)

vincitore del Premio Elison 2017 come miglior romanzo inedito. Nel 2018 "Piccole Vite

Infelici" è stato pubblicato in versione cartacea da Maurizio Vetri Editore. L'autore ha

pubblicato inoltre una raccolta di racconti, "Bingo Bongo & altre storie" (Il Faggio Edizioni

– ebook) nello stesso anno. Nel 2019 è uscita la sua terza raccolta poetica dal titolo "Vivo!!!"

(Tempra Edizioni) e la sua prima graphic novel "Killer Loop'S #1" per LFA Publisher. Nel

2020 ha dato alle stampe "Nel Rifugio Sommerso" la sua quarta raccolta di poesie, la sua

seconda raccolta di racconti brevi (Amazon), "Il padre di Kissinger era un bastardo" (Black

Robot Publishing), edita in lingua italiana e inglese ed il suo secondo romanzo, "Come

vivere in tre comode rate" (Black Robot Publishing) seguito ideale de "Piccole Vite Infelici".

Nel 2021 esce sul mercato italiano e inglese con la sua terza raccolta di racconti brevi "Il

trucco di Moliére" (Black Robot Publishing). Dà inoltre alle stampe la sua quinta silloge

poetica dal titolo "Amore dopo amore" (Amazon), la prima raccolta di racconti brevi "Bingo

Bongo e altre storie" (Amazon) per la prima volta disponibile in edizione cartacea e

"Discarika", la sua prima piéce teatrale (Amazon). La seconda edizione de "Piccole Vite

Infelici" viene edita da Black Robot Publishing in doppia lingua, italiano e inglese. Nel 2022

pubblica la sua sesta raccolta di poesie dal titolo "Poesie maledette" (Amazon), la sua quarta

raccolta di racconti dal titolo "La vendetta di Giasone" (Amazon) e la sua seconda opera

teatrale "Emilio... nario!!!" (Amazon). Nel 2023 pubblica il suo terzo romanzo "Uber Alles"

(Amazon) la quinta raccolta di racconti, "Delirio universale"(Amazon), la sua settima

raccolta di poesie dal titolo "Quaderni maledetti" (Amazon) e la sua terza opera teatrale

“Men. Due uomini.” (Amazon). Nel 2024 pubblica la sua ottava silloge poetica dal titolo

"Poesie Instabili"(Amazon).

Ha pubblicato / è inoltre presente in: "Un penny dall'inferno" (Senso Inverso Edizioni -

2017 - Raccolta di racconti horror di Autori Vari selezionati tra i vincitori del Concorso

Letterario "Luce Nera" III edizione); Antologia poetica "Versus Sulmona 2016 - 2017" -

Lupi Editore (AAVV - selezionato in occasione del Premio Letterario "Versus Sulmona

2016 - 2017); Antologia di racconti "Preghiera di un uomo che cade dalle nuvole" -

vincitore del concorso letterario "Oceano di Carta 2017" (Senso Inverso Edizioni – 2017);

Antologia racconti e poesie "Una città che scrive. Una città che rinasce." 2017

(Associazione "Una città che...") selezionato per il Premio Letterario Internazionale "Una

città che scrive 2017"; Raccolta poetica "Rosa" selezionato per il concorso letterario "Versi

in Volo" (Sensoinverso Edizioni - 2017); "Nello specchio" - Antologia di racconti horror di

Autori Vari selezionati tra i vincitori del Concorso Letterario "Luce Nera" IV edizione

(Senso Inverso Edizioni – 2018).

Nel 2022 ha dato alle stampe il suo best-seller, "Be happy: think different", libro di crescita

personale, figlio del suo percorso emotivo nel raggiungere la felicità. Pubblicato in italiano

con il titolo "Il pensiero diverso", l'opera raccoglie esperienze personali e consigli su come

vivere felici nel nuovo millennio.

Ha ideato e pubblicato, per Aster Academy, il volume di illustrazioni "Super Santa for

Peace" realizzato grazie alla collaborazione di artisti internazionali, basato sui personaggi da

lui ideati presenti in Super Santa e Kremisi, due graphic novel che firma come autore, il cui

ricavato è andato totalmente alle vittime del terremoto del Messico del 2017.

Una raccolta di racconti brevi di autori vari a tema fantasy da lui ideata, "Fantàsia", è stata

pubblicata da ASROO, Associazione scientifica per il retinoblastoma e oncologia oculare

nel 2020 a cui tutto il ricavato è stato dedicato.

Nel 2021 la raccolta di racconti brevi di cui è ideatore e che vede protagonista uno dei

supereroi da lui ideato, Super Madness, viene pubblicata da Horac Nepal, Associazione

internazionale senza scopo di lucro per l'infanzia a cui il progetto artistico umanitario è

dedicato. L'antologia dal titolo "Super Madness: Peace" è stata realizzata da scrittrici e

psicologhe e tutto il ricavato dalla vendita del libro è andato alla casa famiglia Horac Nepal.

Nel 2023 esce l'artbook realizzato grazie alla partecipazione di numerosi artisti

internazionali "Super Madness for Peace" a sostegno dell'Associazione senza scopo di lucro

Sorriso in viaggio, non-profit che assiste i bambini in lunga degenza e le loro famiglie.

Una sua storia breve che affronta la tematica del tabagismo da lui ideata e disegnata da

Giovan Giuseppe Trani è stata pubblicata su La Lettura supplemento del Corriere della Sera

(RCS) - novembre 2018.

A marzo 2019 su La Lettura supplemento del Corriere della Sera (RCS) viene pubblicata

una seconda storia breve da lui ideata e sceneggiata per i disegni di Andrea Bormida (Sergio

Bonelli Editore). Tematica: la guerra.

A settembre 2020 su La Lettura supplemento del Corriere della Sera (RCS) viene pubblicata

una terza storia breve da lui ideata e sceneggiata con i disegni di Vinicius de Souza.

Tematica: Alzhaimer.

Nell'agosto 2021 una storia breve che firma come autore appare su La Lettura, supplemento

culturale del Corriere della Sera (RCS) per i disegni di Daria Montanari. Tematica: il

bullismo.

Nel settembre 2023 "La Lettura", supplemento culturale del Corriere della Sera (RCS), dà

alle stampe una sua storia breve per le matite di Vinicius De Souza. Tematica: il cyberbullismo.

Una sua intervista esclusiva è apparsa sul numero 284/19 nella storica rivista italiana
dedicata alla nona arte "Fumo di China" (2019).
Collabora dal 2017 con i portali di cultura e spettacolo Okay News e Youtubers Italia.
Ha scritto per 2duerighe.com (cinema e teatro - 2016 / 2017), MyReviews.it (cinema ed
editoria – 2016 / 2018) "Il Nostro", free press magazine mensile (2017), The Freak (autore /
poeta - 2016 / 2017), Oubliette Magazine (cinema, arte, musica e teatro - 2016 / 2017) e
ItLondra / ItParigi (2017), Insidetheshow (2018 / 2019).
Ha ideato, condotto e curato un programma radio dedicato a cultura, poesia, teatro e musica
sulla radio indipendente Deliradio.it (2017).
È stato tra i giurati del Premio ArgenPic 2018 – sezione Comics (2018).
Nel 2024 esce il card game "Shona: black fury" basato sulla graphic novel seriale "Shona"
da lui ideata e sceneggiata, disegnata dall'artista brasiliano Vinicius De Souza. Il gioco viene
distribuito in tutto il mondo in doppia edizione inglese e italiana.
Ha curato la prefazione del libro "Super Santa for Peace" (Aster Academy Edizioni - 2018),
e di "Incanto" volume di poesie di autori vari (Apple Store - 2021).
Ha ideato e scritto lo spettacolo teatrale comico "Discarika", una piéce che tocca i temi di
energia e consumismo facendo riflettere con un sorriso sulle labbra (2019) e "Tulle" un
dramma teatrale che parla in modo sincero dei rapporti di coppia (2019).
Ha inoltre scritto la commedia teatrale "Emilio... nario!" (2022) e il dramma teattralre "Men.
Due uomini." (2022).
Nel 2016 firma la regia e la sceneggiatura del pilot della serie comica "Boh?!" arrivando
nella Top 20 all'Infinity Film Festival di Mediaset.
Nel 2019 firma la sceneggiatura dei primi tre episodi della sitcom "The Offsite" ideata da
Andrea Tranchina (Regista e autore) per Black Robot Entertainment LTD.
Ha inoltre collaborato alla stesura e all'ideazione (come autore) di “Butterfly Lies” (2015 /
2016 - UK – idea, soggetto e sceneggiatura), “Safe” (Idea, soggetto e sceneggiatura – Tv
Show - USA – 2015), “Life Goes On - La vita va avanti” (Idea, soggetto e sceneggiatura –
Film – 2015), "American In" (Idea, soggetto e sceneggiatura - Sitcom - USA - 2015),
“(R)Evolution” (Idea, soggetto e sceneggiatura – 2015), “Police Assault - Justice” (Idea,
soggetto e sceneggiatura - Tv Show – USA - 2014), “Fear” (fantastico - UK - idea, soggetto
e sceneggiatura - 2015 - 2016) , "Sisco" (drama - USA – 2017), "The Valley" (drama – CAN
- 2019) e "Dallas Boulevard" (crime - dramedy - USA – 2015).
AWARDS
Quarti di finale: miglior sceneggiatura originale (pilot) per la serie tv "Fear" – Free
screenplay contest - The Script Lab (USA) – 2020
Quarti di finale: miglior sceneggiatura originale (pilot) per la serie tv "Sisco" – Free
screenplay contest - The Script Lab (USA) – Ottobre 2019
Finalista al Premio Internazionale "Il Federiciano" 2019 con una composizione originale e
inedita ("Donna")
Selezionato da SensoInverso Edizioni con un racconto breve a tema horror per il contest
letterario "LuceNera" IV edizione (2018);
Partecipa al Concorso Giuseppe Gioacchino Belli XXVIV Edizione - Sezione A (2017) con un
componimento originale inedito (Finalista);
Concorso Mario Dell'Arco 2017 - Finalista con un componimento originale - Accademia
Giuseppe Gioacchino Belli;
Premio "Elison Publishing" - selezionato con il romanzo "Piccole Vite Infelici" dalla Casa
Editrice Elison Publishing per la categoria migliore romanzo inedito (2017);
Selezionato dal quotidiano "Il Fatto Quotidiano" con Piccole vite infelici", romanzo che ne
pubblica l'incipit sul suo sito (2017);
Premio Internazionale "Una città che scrive" 2017 - Finalista / Secondo classificato
categoria Racconti brevi - Associazione "Una città che...";
Premio Nazionale Nobildonna Maria Santoro 2017 – Finalista - Accademia Giuseppe
Gioacchino Belli;
Selezionato con un racconto originale al contest letterario "Oceano di Carta" 2017 da
Senso Inverso Edizioni;
Selezionato con un racconto originale al contest letterario "LuceNera" III Edizione da
Sensoinverso Edizioni (2017);
Selezionato con un componimento poetico originale da Lupi Editore per la raccolta "Versus
Sulmona" 2017 di autori vari;
Selezionato con un componimento poetico originale al contest letterario "Versi in volo"
2017 da Sensoinverso Edizioni;
Partecipa al Concorso Giuseppe Gioacchino Belli XXVIII Edizione - Sezione A (2016) con un
componimento originale inedito (Finalista);
Primo Classificato nel Contest "Lycamobile Video Spot 2016" – sezione Italia con Edoardo
Montanari (2015 – Autore non accreditato).