domenica 28 gennaio 2024

Gianpiero Stefanoni :"Sull'ultimo libro di Giannicola Ceccarossi"

 

 

 Notturni- Somnia (Ibiskos, 2023)

      

Abbiamo terminato la lettura dell'ultima opera di Giannicola Ceccarossi, dal dettato sempre suggestivo, sempre affascinante, soprattutto stimolante entro una poesia come abbiamo altre volte avuto modo di dire ricca di riferimenti colti e sapienzali.

Mi sembra si possa dire che il tema così ricco e così complesso dei sogni, del "sogno", si va a legare bene con quello degli ultimi libri, il tempo che scorre e che non fermi, la vecchiaia (il nostro è dell'agosto del 1937), i cari scomparsi che si affacciano e ci accompagnano sempre più, ciò che si è dato e avuto con se stessi tra rimpianti, gioie e ciò che si deve accettare e ciò che si deve lasciare andare "tra gli inganni di sempre", lungo e oltre il sentiero dell'ultima fase della vita.

Sempre entro una lingua, chiara, aperta, discorsiva ma solo apparentemente facile. E per questo efficace a dire di" notti tormentate, brevi o lunghissime" tutto ciò che in modo "stranamente reale" ritornando e suggerendo si succede e si accavalla inquietandoci  appunto ancora

Così, per quel che abbiamo a imparato a conoscere di Ceccarossi leggendolo, appare naturale quella figura che nella tensione sembra invitarlo a incarnarlo, a dargli carne, quella del monaco con tunica sdrucita e ciotola la cui lotta verso quella porta d'eternità che ci attende è anche contro una sacralità remissiva ("non pregheremo e non supplicheremo/La mia vita è una chiesa vuota e senza tetto"), contro quel blocco della memoria che non ci libera (questo il pianto del bambino che vuole correre?) oltre le personali piccole e grandi morti, oltre quella stanza che sempre non riconoscendo ritorna.

Ed è, nella compagnia dolce del caro padre e della cara madre che l'andamento del tutto, nel tutto, come nella veglia, infine si fa preghiera (se preghiera è dialogo col Padre più alto) che nella sua sinfonia di ritorni, quesiti e immagini mira proprio all'adagio del silenzio, nel silenzio divino:"saranno le croci a slegarmi".

Questo, in modo molto breve, è quanto anche se ovviamente ci sarebbe altro da dire ma ci fermiamo nel rimando d'attesa di nuove pagine intanto ringraziandolo però caramente per l'opportunità che offre ogni volta di riflettere in modo mai banale anche su se stessi.

 

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