lunedì 30 ottobre 2023

Floriano Romboli legge :"Di là dall’orizzonte: utopiche trasparenze" di Angelo Fortuna

 

                                                                  La poesia come inno d’amore

 

Nella raccolta poetica di Angelo Fortuna Di là dall’orizzonte: utopiche trasparenze, pubblicata di recente dalla Casa Editrice Miano, il discorso lirico origina dall’interessante convergenza di un’intonazione prosastico-narrativa, piacevolmente colloquiale, e del felice, esuberante piglio descrittivo proprio dell’arte di uno scrittore sinceramente innamorato della sua terra, della bellezza paesistico-naturale e culturale di essa: “Uno solo tra i fanciulli del quartiere,/silenzioso, timido, educato,/Giorgino, rampollo dal cuore d’oro,/a undici anni lasciò la compagnia,/benedetto da donna Venerina (…) Poco tempo trascorse da quel giorno/quando arrivò imprevedibilmente/il dì natale di donna Venerina/che col sorriso a Dio lo consacrò/e una sorpresa che il cuore ricolmò/di Giorgino e degli altri presenti” (Un angelo a due passi da casa…) ; “Folate di fuoco incendiano le vie,/le piazze, i tetti, le terrazze inerti,/le facciate, sagrati e scalinate/delle chiese dorate del Barocco./Dilaga rabbioso, vento africano (…) Sotto un cielo azzurro celestino/impreziosito di rade nuvolette/candide, sorridenti, immacolate,/le ondate del soffio del Sahara si arrendono alla nitida bellezza”(Folate di fuoco sull’oro del Barocco).

La viva attenzione rivolta al coinvolgente spettacolo della natura rivela un inequivoco amor vitae (“Al galoppo l’arrivo di febbraio,/caldo sole in un mare d’azzurro,/ha risvegliato gli alberi infiacchiti,/retaggio d’un autunno già svanito,/oggi abbelliti dai colori intensi/dai mandorli fioriti in una notte/per riaprire i cuori alla speranza/coi sogni della luce sfolgorante”, Risveglio dei mandorli in fiore),nonostante l’amara consapevolezza della viziosità morale e delle desolanti malefatte individuali e soprattutto collettive che tante volte hanno caratterizzato la vicenda storica degli uomini (“la stirpe canaglia di Caino”, Ucraina: sarà triste la nostra Pasqua), come d’altronde l’attualità s’incarica ancora di dimostrare con efficacia ammonitrice, dati, ad esempio, i delitti delle mafie e la guerra d’aggressione criminale della Federazione russa di Vladimir Putin all’Ucraina.

In particolare vorrei porre in risalto la strategia di adibizione allegorizzante che Angelo Fortuna riserva –  tramite altresì un uso ponderato, metodico dell’aggettivazione – alla rappresentazione intensa e partecipe del ciclico alternarsi delle stagioni, avvertite quali obiettivazione dell’antitesi primaria, dei contrasti costitutivi dell’intima dinamica del vivere, costantemente verificabili nel percorso etico ed esistenziale di ognuno: “ Il lieto garrire delle rondini/rallegra immensi spazi azzurri/trionfanti dopo aver spazzato/coltri nuvolose in cieli cupi (…) Incedi aprile, vittorioso e mite,/Pasqua di resurrezione è glorioso/obiettivo vincente del tuo onore./Non indugiare tra fitte tenebre/tu che incarni la tiepida stagione (…) Sii tu, aprile dolce e gentile,/speranza ardita di pace e dignità,/guida sicura d’amore e libertà” (Vieni, festoso aprile, corsivi miei, come in seguito) ; “Chissà se lo squallore dell’inverno,/indecifrabile e buia lontananza/dal vibrante pulsare dell’essere,/allenterà la morsa di catene/che gelano ragione e sentimenti/degli anelanti alla luce chiara” (Freccia alata) ; “Fatale il tentativo d’immersione/dove i tuoi pensieri, gioia e pena,/t’avvolgevano in un mondo tuo/pieno di mistero e stupore ignoto./Il tempo infido, rapido, bugiardo,/frodatore di vite derubate,/brusco inghiottì giorni, mesi ed anni,/stagioni di diletti sentimenti,/di lieta formazione e conoscenza,/di cortesi puri impulsi affettivi…” (Avventura educativa d’amore).

I versi palesano sovente addensamenti riflessivi, momenti filosoficamente meditativi, preparatorî all’incontro con il mistero (“L’essere, concentrato di stupore/ e mistero che gli uomini affatica…”, Sfuggenti prospettive) e a quella confidente e amorosa sintonia spirituale con la Divinità, la quale sola può offrire una sintesi salvifica delle tante e disorientanti contraddizioni terrene; l’autore sa evocarne la presenza attiva e fortificante in un linguaggio di solenne, espressiva incisività : “Oltre i concetti più complessi e arditi/nei campi sterminati d’infinito/dove l’Amore che a tutto dà senso/ci accoglierà sorriso a braccia aperte/nel suo seno vitale creatore/colmo di pienezza e di totalità” (A Clara).

                                                                                                                                                        Floriano Romboli

 

 

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