mercoledì 11 ottobre 2023

Verso la Luce, di Rita Fulvia Fazio. Prefazione di Nazario Pardini. Recensione di Maria Rosaria De Lucia

 

Credo che nessun poeta inizi a scrivere pensando di essere pubblicato. A sostegno di questo mio pensiero, l’esperienza di Rita Fulvia Fazio che scriveva per il puro gusto di scrivere. Poi, il salto di qualità con la pubblicazione di alcune sue poesie e letture critiche sui blog “Alla volta di Leucade” e “Letteratura e cultura”, la partecipazione a concorsi di poesia, con riconoscimenti ufficiali del valore della sua scrittura. Da lì in poi è stato un crescendo di notorietà. L’antologia “Raccontare Imperia” (Edizioni Il Foglio, 2017) contiene il suo racconto “Desiderio”. Altre antologie ed agende hanno pubblicato sue poesie. Incuriosita dal volumetto “Verso la luce”, edito da the Writer (2022), ne ho intrapreso la lettura.

Si tratta della 3° esperienza editoriale della scrittrice, preceduta dalla raccolta poetica  “Metamorfosi e sublimazioni” (Guido Miano editore, 2019) e dal racconto autobiografico “Echi di luce” (Fondazione Mario Luzi editore, 2019). Nessun critico si è soffermato sull’aspetto estetico dei libri oggetto delle sue recensioni. Ragion per cui, piace iniziare questa disamina iniziando dalla copertina: dal tenue colore celeste, vi campeggia, in un bianco rettangolo, una glauca pennellata che – partendo da un tratto ben definito, su cui è riportato il titolo “Verso la luce” –  va a spegnersi con moto ondulato nel tratto inferiore del rettangolo.

Nell’interpretazione che ne dà l’autrice in un’intervista rilasciata all’Eco della Riviera (rivista del 2 agosto 2022), scopriamo che si tratta di un “geroglifico” a simboleggiare l’emersione dall’acqua: “da sotto l’acqua, per far respirare la mia anima, fuoriesco e vado verso la luce, ripercorrendolo (il geroglifico, ndr) al contrario. Azzardo una mia lettura: a me il “geroglifico” suggerisce una rivisitazione artistica di un punto interrogativo da riallacciare alla domanda  “non esiste il cielo?” della poesia che apre la raccolta.

La risposta, che troviamo nelle successive poesie, è affermativa: sì, il cielo esiste. Sì, il cielo esiste, perché: sinfonia di cuore e ragione (E’ d’oro); sicché lassù noi siamo (Angel); amore senza fine nel regno privilegiato (Senza fine); sul sentiero etereo della luce (Aura celeste); dilatazione celestiale della vertigine azzurra: l’Amore (Esser-ci); la morte, leggera, diceva: principio non fine (Metamorfismo); c’è una terra di cielo, lassù, ad attenderci (Luce e libertà); e quella luce di cielo fa eco e monito all’oblio schiuso nel cuore (In un cielo di memoria); il canto della vita (Baricentro d’Amore). La quarta di copertina riporta una frase della stessa autrice.

Risalta immediatamente che le parole “sapienza, destino, fortuna, virtù” formino un chiasmo, cioè la collocazione a forma di croce, AB, BA, delle parole “sapienza” e “virtù” (A), e “destino” e “fortuna” (B). Collocazione che ricorda la lettera greca χ “chi”, da cui il nome. Mentre per la sapienza e la virtù entra in gioco ognuno di noi con il proprio impegno, con il proprio orientamento a seguire la via della crescita personale, per il destino e la fortuna svolge un ruolo determinante il caso. Se dall’ambito letterario passiamo all’ambito matematico, il chiasmo si muta in una proporzione da leggersi: “sapienza sta a destino, come fortuna sta a virtù”.

Ma in che proporzione la sapienza può fronteggiare il destino e la fortuna può aiutare la virtù? Se fosse una questione matematica, per cui il prodotto dei medi è uguale al prodotto degli estremi, il prodotto di sapienza e virtù sarebbe uguale al prodotto di destino e fortuna. Ognuno potrebbe aderire o meno a tale asserzione, secondo il proprio carattere, il proprio vissuto. Secondo l’autrice, che pur riconosce la funzione limitante del destino e della fortuna, coltivando la sapienza e la virtù, l’uomo trova la sua dignità e accetta destino e fortuna.

Tutto questo “a dispetto del cielo”. “Cielo” non nell’accezione cristiana, bensì naturalistica, come sinonimo di tetto virtuale da cui qualche tegola può cadere su ognuno di noi. Passando alla lettura della silloge, dopo la dedica si trova una massima opera della stessa autrice cui tanto è confacente la Poesia e connaturato il sentimento d’Amore. Seguono la prefazione a firma di Nazario Pardini e una nota critica di Francesco Righi.

Quest’ultima non è menzionata nell’indice, come anche lo scritto di Ester Monachino, omissione dovuta al fatto che la prima edizione del volumetto non conteneva le note critiche, aggiunte nelle successive due ristampe. Analizzando brevemente le singole poesie: Luce spirituale potrebbe essere definita come una sorta di rivolta di un’anima, tutta candore e desiderio d’amore, alla condizione umana fatta di crucci. Anima che aspira alla pace del e nel cielo.

Con una preghiera per uno scampolo, un pezzettino d’amore anche quaggiù. Angel è il grido di un’innamorata al suo innamorato: se avessimo le ali … ma siamo destinati  a percorrere la terra e non a volare nel blu. Ciononostante, grazie al sentimento reciproco e alla conoscenza l’uno dell’altra, “sbirciamo nei cuori”. In Senza fine, arrivati al capolinea della vita, l’amore non potrà far altro che sublimarsi in amore ultraterreno.

Aura celeste rappresenta l’aspirazione al superamento del dolore che troverà compimento all’ombra dei cipressi. Protagonista di  Esser-ci è l’amore che è presenza. Metamorfismo esprime la visione cristiana della morte che non è la fine della vita bensì il principio della vera vita. Con una sferzata contro le false credenze di chi pensa di vivere in eterno su quelle poltrone del potere, noncurante dei diritti degli altri. Luce e libertà rappresenta come la continuità di Metamorfismo.

Ricordandoci che c’è una terra di cielo lassù ad attenderci. In Un cielo di memoria si scopre l’anelito al bello, al buono. In Baricentro d’Amore, la ricerca di un centro di gravità trova risposta nell’amore che deve informare la vita terrena fino alla sua consegna alla morte. E allora la Luce vera splenderà in eterno.

Maria Rosaria De Lucia

1 commento:

  1. Ringrazio la dottoressa Maria Rosaria De Lucia per l'interesse che suscita in lei la mia poetica, come già più volte dimostrato dai suoi interventi sulle mie opere. La ringrazio per la passione, l'intelligenza, la cultura, il tempo dedicatomi. L'approfondita, meticolosa lettura di questa mia silloge, a partire dallo studio della copertina e quarta di copertina, a me molto cari per la semplicità del tratto, sintesi concettuale e delicatezza del messaggio che ho voluto rappresentare, mi rende felice. Grata all'intervento della relatrice, porgo cordiali saluti agli Isolani tutti,. E in primis, al professor Nazario Pardini, che mi ospita. Rita Fulvia Fazio

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