una navigazione in un mare di sin estetiche
onde peregrine verso l’ isola
della pace
Vento marino
“ Va dove vuole il vento e non dimora
che in lati spazi
aperti a sciolte briglie,
talvolta in bianche
valve conchiglie
da cui la voce antica
lieve affiora.
Di canzoni e lamenti
suona ancora
l'eco delle sommerse
meraviglie
di alberate triremi e
di flottiglie
perse per sempre in
fondo ad una gora;
ma l'onda, con la
voce sua sonora,
tutto ricopre anche le
ritte chiglie
e la sirena che adorna la prora.
Esala il mare un
sogno che svapora
e a sé traduce quelle meraviglie
nel roseo cielo di
una nuova aurora. “
Iniziare la mia esegesi sulla
poetica di Marisa Cossu partendo dalla poesia incipitaria significa andare fin
da subito nel cuore della sua poesia. Del suo canto, antico e moderno. Antico
perché ripercorre le orme dei padri, moderno perché scopre gli input, i più
intimi segreti,le problematiche più attuali del mondo umano. La poetessa apre
la sua silloge con un sonetto di perfetta armonia petrarchesca. Il percorso di
questo poema si snoda su un andare armonico e vitale, eufonico e intimo,
sensibile e umano. Molti i temi toccati e tutti riportano alla vita e ai suoi
marchingegni misteriosi : il sentimento, la passione, il memoriale,la
rievocazione di tempi e luoghi dove l'io viveva arie di primavera, luce di soli
abbaglianti e dove l’amore e il sogno alimentavano l’esistere. Tutto scorre
liscio, franco, personale , e tutto è il ritratto di un’anima che posa su un
vassoio d’argento la sue entità spirituale. È raro incontrare una poetessa che
sa fare della vita un'opera d'arte e Marisa ci riesce affidandosi alla sua
esperienza scritturale fatta di sinestesie e metafore, di iperboli che danno
luce all’ insieme. Si tratta di un viaggio per mari infiniti, pieni di
trabucchi e di scogli, dove è facile perdersi fra i pelaghi insaziabili. Ma la
Nostra non si smarrisce, rìprende la rotta anche dopo avere sbattuto la barca;
si affida ad una tavola scampata al naufragio e si dirige verso la sua isola di
pace e di armonie. E là che trova la sua destinazione,là dove i sintomi poetici
l'attendono pronti a reificare le sue malinconie, i suoi patemi, e le sue
allegorie. La Cossu è alla continua ricerca di verbi e strutture ritmiche di
raro valore sintagmatico. La parola si ampia o si restringe per seguire Ie
emozioni di cui il testo è zeppo. Il sintagma, lo stilema, il complesso gioco
morfosintattico sono lì a disposizione per concretizzare le rare fasi del
dettato poetico. La varietà degli scritti della silloge ci danno la contezza
del valore della poetessa che trova nei suoi plurali componimenti il sistema di
farsi conoscere, di far conoscere la sua sapientia
culturale e il suo magmatico mondo versificatorio. Dacché i vari testi della
silloge, sono pronti a significare la grandezza di un'autrice polimorfica e
plurale, la sua immensa capacità di incastonare verbi e sintagmi in versi di
iconica valenza. Sbizzarrirsi nelle diverse forme poetiche non è da tutti,
(rondò, sonetti caudati, sonetti elisabettiani, acrostici. ..) ma la poetessa
con la sua chalance prosegue nel suo cammino dando spazio
signifìcante alle esplosioni del suo intelletto, sia che si tratti di un autunno
melanconico e velato:
l'autunno
“ Vedi, l'uggioso Autunno si alimenta
nell'aria sonnolenta
di voci e d'ombre sperse e soffocate.
È pausa della,l’ira
che rallenta
nella stagione spenta
tra foglie morte ed
armonie velate.
Cade l'oro del giorno
in una lenta
malinconia che inventa
nebbiosi abbrivi e
musiche stonate;
vedi mutare l'ora
quasi stenta,
la pioggia si lamenta
con voce roca per strade bagnate.
E triste appare, dove
già ricama
d'ombra la griglia trama di una fuga di sole, il cielo immoto,
un disegno remoto,
una voce dall'alto che ci chiama.
E il volo degli stormi, unico moto,
sospiro dentro il vuoto,
presagio dell’ inverno
che proclama
nell'esistenza grama
la prigionia
dell'uomo e dell'ignoto. “
sia che si azzardi a descrivere con dovizia di particolari
la forma della pietra:
La pietra
“Non può la pietra
sciogliersi
avere forma d'acqua,
quando penetra
nell’ima terra e
provvida
disseta semi ed erba, e vita genera.
La pietra è un corpo
ruvido:
un cuore inaridito, sempre immobile,
accovacciato e misero
rimpiange il limo
nero, da cui origina
un filo verde timido
di una speranza,
forse, che lo illumini.”
o la sfuggevole voce
dell'acqua:
Acqua
“Quel getto che zampilla dalla roccia
l'acqua sorgiva che costante sversa
dalla gravina un
rivo, da cui sboccia
l'antica voce
incatenata e spersa,
corre veloce dove
lignea broccia
lo stringe con la
forza più perversa.
Grande fatica unire
goccia a goccia
l'acqua che rugge e
che riemerge tersa.
Rivolo stanco e memore del viaggio,
rassomiglia alla stanza
della vita:
sotto la terra dura perde il sole,
ma continua la corsa
dove vuole
e cerca uno spiraglio,
una ferita,
che lo conduca a un
provvido passaggio.”
sia che si tratti dell'acqua che tanto
rassomiglia alla stanza della vita nel suo cammino in uno spiraglio che la
conduce a un provvido paesaggio.
Ricco l'uso del vocabolario, ricchi gli
intarsi di parole e suoni, di visioni e bucoliche immersioni, dove ogni termine
trova la sua portata iconica e visiva. Tutto si fa significante e audace, tutto
è importante e necessario in questo
Poema di grande portata epigrammatica. E' qui che l'anima della Marisa Cossu si
disperde, lo fa nei marchingegni costruttivi dove trova casa, una casa
accogliente che dà ospitalità ad un ingegno esuberante. Ma è forse nella poesia
di chiusura che la poetessa trova palpiti lirici più immediati per abbracciare
l'animo di chi legge. Poesia dove con riferimenti biografici esprime quella
solitudine che condanna ogni poeta:
La Porta
“ Forse verrà di notte al capezzale
la tua sempre fuggevole presenza,
come solevi quando ero bambina
e la luce spegnevi
scomparendo
dietro la porta scura
della stanza.
Finalmente mi prenderai la mano
protesa a te nel
tremito nascente
dalla mia stanza vuota,
dal dolore
bruciante dell'addio
che chiuderà la
porta.
E non avrò potuto,
come allora,
dirti che t'amo e che
mi sento sola. “
Una silloge complessa e armonica, plurale e polisemica, dove
ogni parola ha un senso, ogni verso ha un suo connotato e dove la parola giusta
nel verso giusto fanno di questo elaborato un insieme di forme poetiche in cui
l'anima trova il suo posto.
Nazario Pardini