mercoledì 30 giugno 2021

RAFFAELE PIAZZA LEGGE: "AMATA TERRA" DI GABRIELLA FRENNA, MOSAICI DI MICHELE FRENNA

 



Gabriella Frenna

AMATA TERRA

Mosaici di Michele Frenna

 

 


Recensione di Raffaele Piazza

 


Gabriella Frenna, l’autrice della raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede, è nata a Messina e risiede, fin dall’infanzia a Palermo. È stata sempre affascinata dai narratori, dal modo di descrivere e di trasportare il lettore all’interno delle loro creazioni. Dalla dipartita dal mondo terreno della sua amata sorella maggiore e del padre Michele si è interessata alle opere che proiettano l’animo umano verso il mistero del divino, proponendosi di diffondere i principi cristiani impressi mirabilmente nei mosaici.

Il volume presenta una prefazione di Enzo Concardi acuta e ricca di acribia che ne mette in luce i molteplici aspetti

Alle poesie della Frenna sono associate le immagini dei mosaici con tasselli di vetro del padre Michele raffigurazioni che diventano tout - court motivi ispiratori dei componimenti stessi e per le due linee di codice parallele che interagiscono tra loro, in un certo senso, l’opera nel suo insieme potrebbe essere considerata un ipertesto.

Strutturalmente le composizioni sono genericamente improntate alla verticalità che ne determina la compattezza e l’icasticità nel loro decollare sulla pagina per poi planare dolcemente nelle chiuse.

Cifra essenziale della poetica di Gabriella pare essere quella della scelta neolirica ed elegiaca nella sua assoluta onestà e il lettore da composizione a composizione si stupisce per la capacità salutare della poetessa nel sapersi meravigliare della realtà che la circonda.

E la suddetta realtà pare trasfigurarsi nel cronotopo spazio – tempo e nel dualismo natura – storia.

Innamoratissima della sua lussureggiante Sicilia la Frenna la decanta su due piani congiunti quello della stessa esuberante bellezza naturalistica soprattutto con l’esaltazione di specie vegetali nelle tinte magiche di alberi e frutti, e quello dei monumenti architettonici che l’abbelliscono che dal sacro pagano giungono anche a costruzioni cristiane come quella dedicata alla Madonna.

E nell’ordine del discorso s’inseriscono gli splendidi mosaici del padre a movimentare la fruizione e il piacere del testo e Michele spesso diviene il tu al quale Gabriella si rivolge e si ha l’impressione che l’autrice veda in lui una guida per addentrarsi nei suoi percorsi della scrittura.

Una caratteristica del poiein della Frenna è quella dell’estrema chiarezza e immediatezza dei suoi dettati, modalità che raramente s’incontra nel nostro panorama letterario contemporaneo dominato dai nei – orfismi e dagli sperimentalismi che arrivano ad esiti oscuri difficili da decriptare.

Qui invece domina incontrastata la linearità dell’incanto come intelligenza evidente del lavoro della Frenna che trova nell’effusione spontanea dell’io –poetante il suo modo per dire con gioia i suoi sentimenti di amore per la terra amata della quale sa mirabilmente cantare gli aspetti elegiaci e di vaga e spesso numinosa bellezza producendo emozioni che a loro volta emozionano il lettore.

E l’elemento religioso di cui si diceva si stempera a partire dalla creaturalità dell’io – poetante stesso, trampolino di lancio per diventare persona nel filtrare natura e arte nell’esperienza creativa della scrittura poetica. 

    Raffaele Piazza

 

Gabriella Frenna, Amata terra, pref. Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 72, isbn 978-88-31497-56-5, mianoposta@gmail.com.

 

      

sabato 26 giugno 2021

MARIA ROSARIA DE LUCIA: "DE LINGUA LATINA", GUIDO MIANO EDITORE



M. T. VARRRONE

DE LINGUA LATINA

Traduzione e note di Maria Rosaria De Lucia 

Guido Miano Editore

Seconda ristampa 2021

 

«...Meditare su vocaboli che sono comuni al nostro quotidiano ma il cui uso è, per così dire, meccanico, aprirà nuovi orizzonti di pensiero. A titolo di esempio, l’etimologia di assiderare, considerare e desiderare, tre verbi dai significati diversi che contengono il termine latino sidus (stella): infatti chi rimane di notte sotto le stelle, si assidera; chi osserva le stelle per trarne presagi, considera ed infine chi volge lo sguardo al cielo nuvoloso in attesa che il tempo sereno consenta di ‘riveder le stelle’ desidera. Istruttivo e divertente…». Iniziare da questo riferimento testuale significa capire l’importanza del lavoro compiuto da Maria Rosaria De Lucia sulla portata culturale di Varrone. Nato a Rieti nel 116 a.C., fu legato da salda amicizia a Pomponio Attico, a Cicerone, a Pompeo. Cesare lo incaricò di formare una biblioteca pubblica. Trovò serenità, dopo varie peripezie, sotto Ottaviano e morì nel 27 a.C. Se indagassimo a dovere, mettendoci a sezionare le parole della nostra lingua, poche sarebbero quelle scampate dall’influenza storico-latina. Noi continuiamo ad adoperare in ogni campo dello scibile locuzioni che ci riportano, pari pari, all’origine: ad hoc, ad personam, alias, brevi manu, ictu oculi, cursus honorum, ex novo… Quindi non di certo lingua morta, ma viva, come mai, che continua col suo apporto ad infilarsi oggettivamente in ogni situazione linguistica corrente, e non solo italiana; e ad assegnare, anche, una nuova fisonomia a quella struttura comunicativa che fu dei nostri avi.

Nazario Pardini (dalla prefazione)

Considerando che il lessico tutto della Lingua italiana deriva quasi integralmente dal latino, ci riteniamo molto grati a Maria Rosaria De Lucia per l’opera di traduzione e divulgazione del varroniano De lingua Latina, opera monumentale, in 25 libri, concepita e scritta dall’autore latino tra il 47 e il 45 a. C. Questa nuova traduzione, e il complementare studio analitico e storiografico che la correda, ci consente di riappropriarci di un patrimonio di cultura, in forma più consapevole e critica. Non soltanto, infatti, il nostro patrimonio linguistico discende dalla originaria matrice latina, ma una certa fraseologia latina è abitualmente calata nel nostro odierno parlato, nel nostro quotidiano, a costituire inserti puri, e sempre vivi e vitali, all’interno di un patrimonio linguistico e lessicale modificato dal tempo e dalla storia con le contaminazioni linguistiche dovute all’avvicendarsi dei popoli con cui siamo venuti in contatto….

Rossella Cerniglia

…La presente opera pubblicata dalla Casa Editrice milanese Guido Miano Editore è stata curata per la traduzione e le note da Maria Rosaria De Lucia, studiosa qualificata della materia, laureata in Lettere con diploma di specializzazione di Paleografo-Archivista, conseguito presso la Scuola Vaticana annessa all’Archivio Apostolico. È cultrice di lingue classiche, con privilegio per latino e greco. Una recensione d’un libro – oltre che rappresentare l’esegesi del critico – a mio parere dovrebbe parlarne in modo tale da invogliare il pubblico non specializzato alla lettura, soprattutto quando, come in questo caso, il contenuto sembra arduo e lontano dai nostri maggiori interessi culturali attuali....

Enzo Concardi

…La De Lucia, che arricchisce il versante traduttivo con analisi e note puntigliose e particolari, si fa testimonianza pregnante ed eloquente di come una distanza temporale, con tutti gli eventi storici che ne hanno caratterizzato e inciso l’accadere e il trascorrere, nell’universo linguistico sia stata non un depauperamento ma un arricchimento. La lingua non è formulazione arida ma è la risultanza del pensiero in unione totale col vivere in tutte le sue sfaccettature. L’universo varroniano, rigoroso riflessivo competente, si muove in molteplici ambiti: quello spazio-temporale e quello grammaticale, morfologico, sintattico e stilistico; ciascuna parola è studiata e correlata alla concreta vita quotidiana, ne è intimamente connaturata, ne è corporeità fondante e necessaria....

Ester Monachino


Maria Rosaria De Lucia, nata a Roma ove risiede, ha conseguito la laurea in Lettere con una tesi sull’Innografia di Sant’Ilario di Poitiers; presso la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica ed Archivistica, annessa all’Archivio Apostolico, ha conseguito il diploma di specializzazione di Paleografo-Archivista; è appassionata di lingue e in particolar modo di quelle classiche (latino e greco).

 

 

 

Marco Terenzio Varrone, De lingua Latina, traduzione e note di Maria Rosaria De Lucia, pref. di Nazario Pardini, Guido Miano Editore, seconda ristampa 2021, pp. 246, isbn 978-88-31497-08-4.