mercoledì 23 giugno 2021

EDDA CONTE: "RACCONTO A QUATTRO MANI" DI LILLA' E MARGHERITA

 

La Crisi Di Miro       

 

E' notte. Miro e il padre, come due amici.

Cadute le barriere dell'autorità e della ritrosia, semplicemente due uomini.   L'uno di fronte all'altro, da pari a pari.

 Lui, Miro, parla, il padre ascolta , con un silenzio attento e partecipe.

La quiete della notte è di tanto in tanto interrotta dal graffiare del cane contro la porta chiusa; è l'unico  richiamo alla realtà del momento, per entrambi.  L'ora straordinaria rubata alla consuetudine del sonno favorisce  l'intesa miracolosamente colta sul nascere.

Il padre se ne rallegra, il giovane invece si spoglia della corazza di guerriero post- moderno, quasi con rabbia.  Sente che la sua sicurezza si scioglie in parole che sanno di lacrime. Un po' se ne vergogna. E se ci fosse stata  sua madre in quella stessa situazione? La madre al posto del padre? Come si sarebbe comportata? E lui ? Ma no, lei non si sarebbe seduta ad ascoltarlo e lui non  avrebbe mai provato a parlarle di sé.

Il pensiero non lo amareggia, anzi, lo fa sorridere. Laura è donna superiore.  E' la persona più in gamba della famiglia: dinamica, intelligente, pratica, aggressiva  quanto basta a garantirle un rapido sviluppo nella carriera.

Nei primi disegni, all'asilo, la rappresentava come una specie di gigante, con una grande borsa a tracolla e la capigliatura  sparsa sulle spalle  in tanti serpentelli neri; il padre  con la testa piccola e ricciuta, le gambe troppo lunghe dentro pantaloni svolazzanti.

 Certe donne si impongono sempre, persino nei disegni  ingenui  che i figli  fanno all'asilo.    Il guaio più grande è  però quando continuano a primeggiare  giganti nei disegni della vita quotidiana degli adulti.

" Non ce l'ho con te, madre, questa volta la riflessione riguarda un'altra donna....ma questa cosa tu ancora non la sai."

Tale pensiero attraversa la mente di Miro  nello stesso tempo che un altro  gli si  è presentato con una punta di rimorso. Per causa sua il padre si è caricato un nuovo fardello.

Lo rivede  come in una sequenza cinematografica   quando quella stessa mattina lo ha accompagnato alla stazione.

 Mentre   si allontanava  Miro  si era voltato a guardarlo e aveva provato un certo stringimento in gola.  Lo aveva visto appesantito e incurvato, non vedeva più gambe  lunghe e pantaloni troppo larghi, né la testa  piena di ricci scomposti.  Su quel corpo gli anni hanno fatto un cattivo servizio. E lui, Miro, non se n'era mai accorto. Del resto i cambiamenti fisici avvengono tanto gradualmente che nessuno li nota,  nemmeno lo stesso interessato.

Per altri mutamenti è tutta un'altra storia. Lui, per esempio, rispetto al giorno prima si sente diverso, eppure le cose  non sono mutate, il senso di sconfitta  gli resta acquattato dentro come una serpe nel covo.  La delusione sentimentale  ne ha rappresentato solo  un temporaneo risveglio, sebbene il morso  sia stato abbastanza doloroso.

Oggi la vita  sembra mostrargli una luce lontana, come si legge nelle fiabe.

Oggi ha voglia di scoprire cosa c'è realmente dietro le parole  di sua nonna, dietro i rancorosi silenzi di sua madre. Quella zia che va a incontrare  rappresenta per lui una vera e propria incognita. Tante domande gli tengono impegnata la mente allontanandola dalla causa principale del pensiero dominante: Eva, la ragazza meravigliosa con cui fino a pochi giorni fa divideva i progetti per il futuro . Eva, Eva ancora  presente, come fosse sempre accanto a lui.

E lui nel costante  tentativo di  riuscire a conoscerla  nel suo vero essere..

Poi il pensiero si sposta su altre figure: Laura  e Simona,  quella zia che  ha visto sempre poco, quella sorella che Laura non vuole mai nominare, chissà per quale misterioso motivo di astio .  Tre donne tre incognite, in definitiva.  Vero è che non è facile conoscere l'animo di una donna, anche se questa è la madre o la ragazza con cui sei cresciuto. Ecco, ancora Eva....; non riesce a scacciare il suo nome dalla mente.  Eva è come un corpo annegato che non vuole andare a fondo.

Eva  compagna di scuola,  amica del cuore, infine ragazza da amare.

Vacanze insieme vissute spensieratamente lontano da tutti... "noi due soli, con la smania di fare le più pazze esperienze, di vivere tutta la vita in un solo momento.." ma anche discussioni, divergenze, timidi progetti per il futuro, sotto l'occhio compiaciuto delle famiglie. Eva....un bene perduto.

-Tu trascuri lo studio, dice lei un giorno.

 Lui non sa bene se gli occhi di Eva hanno quell'espressione dura per l'ombretto  che ha preso l'abitudine di mettere  sempre più carico, o per qualche altro motivo  che non riesce a individuare.

 Eppure c'è stato tanto tempo per conoscersi...  " abbiamo giocato insieme, litigato , abbiamo diviso la tavola e il letto....abbiamo  camminato insieme per anni...; ci siamo guardati  negli occhi...eppure! Non ti conosco, Eva. 

Chi sei realmente.? Chi sei realmente ?. "

Chi sei .. sei..   sei...

Il treno continua la sua corsa amica condividendo pensieri e parole, ripetendo all'infinito la  angosciosa  domanda di Miro.

........

Il giovane si reca in vacanza dalla zia, e la trova fisicamente appesantita, meno radiosa, ma sempre circondata da un'aura di semplicità e d'armonia che contagiano il marito, i figli, la casa. Una donna agli antipodi della madre, come accade quasi sempre tra sorelle e fratelli, fisicamente simili ma molto diversi  a  livello caratteriale.

I cugini, divenuti adolescenti, lo proiettano in un universo lontanissimo dal suo. Gli sembrano semplici, genuini, calati nei loro anni.

Ripensa al padre, ingobbito, canuto, dal passo stanco , e alla fitta che gli ha attraversato il petto mentre lo guardava allontanarsi.

Le storie e le persone sono in movimento e Miro si sente di colpo fermo, come quel tiglio piantato nel giardino, che vive e forse osserva il mondo senza comunicare con esso.

Lui non si è mosso dalla città, dalla famiglia, in particolare dal padre, e soprattutto  dalla lunga storia con Eva. Non si è mai osservato in uno specchio, d'altronde ai tigli non è concesso...possono  vestirsi di foglie sempre nuove, crescere, ma sono gli altri a osservarli.

 I cugini, con il loro gruppo di amici, rispecchiano una tarda adolescenza che lui sente lontana, e vorrebbe continuare ad assaporare. Quei ragazzi parlano di baci "da mangiare come farfalle per sentire il famoso frullio d'ali nello stomaco" ... e il suo primo bacio, lontano, era stato l'estasi; avrebbe voluto morirci dentro, ma Eva, pratica, giocosa, l'aveva sminuito. Poi ne erano venuti altri e tanti altri,  l'amore era stato precoce  ed esaltante per entrambi.

Miro non aveva avuto tempo di conoscere i coetanei, li sfiorava, li vedeva, ma era focalizzato solo su Eva, sui suoi capricci, le sue esigenze.  Era sempre stato convinto che la loro complicità e il loro amore fossero un dono prezioso.

Nessuna sete di conoscenza, nessun dubbio.

Era rimasto fermo, non si era riflesso  negli occhi di un'altra ragazza, non si era confidato con un amico.  Gli unici testimoni  della storia nata  sui banchi delle Elementari erano stati i genitori.

 Oggi, nel gruppo degli amici dei cugini si misura, con loro ride, parla, crea  momenti di condivisione. 

 E si accorge che non gli era mai capitato.

 Chissà come lo vedono quei giovani testardi e ribelli vestiti ancora di acne e innocenza. Miro se lo chiede mentre scende sul piano della confidenza, avvertendo però la sensazione di essere trattato da adulto.

In un flash-back rivede Eva, la sua ossessione, al ballo delle matricole dell'Università: indossa  un tubino nero molto corto e scarpe con decolleté dal tacco vertiginoso; fedele al suo nome  è prima donna, ammirata da tutti, lontana  da tutti, anche da lui, che sulle note di Vasco avrebbe voluto ballare ascoltando i battiti dei rispettivi cuori.

 Si è sentito a disagio. Lei usa il sarcasmo come un campo di forza e Miro non è abituato a quell'approccio..

 Perché si è iscritto a giurisprudenza , se ha sempre prediletto le materie umanistiche?

Per starle vicino. Per Eva!

 Ha messo nel cassetto l'anima da fanciullo e i propri sogni , per camminare al suo passo, senza pensare neanche un giorno che le persone possono cambiare.

 Forse lui, come il tiglio, è cambiato più di Eva, ma non se ne è accorto. L'ha rincorsa, l'ha raggiunta tante volte e poi...poi sono cresciuti ... Miro voleva la storia nella bolla che avevano costruito negli anni.

Eva è donna energica, volitiva, decisa.

 Lui non la riconosce , e non sa che nel guardarlo , lei,  creduta l'anima gemella, vedrà un Miro sognatore, riflessivo, indeciso e, a sua volta, non lo riconoscerà.

Il volume della vita è troppo alto ; Eva riesce a percepirlo, lui  ha bisogno di abbassarlo.

Mentre ride con i temporanei amici, il ragazzo si ritrova a guardare il cielo pigro di Aprile, che tende a disfarsi.

 Guarda il passaggio delle nuvole...le sente così  simili ai suoi stati d'nimo. Si sente come un paesaggio indistinto tra cielo e terra, lontano dai coetanei che lo circondano, lontanissimo da Eva...

Lillà e Margherita

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

6 commenti:

  1. Ringrazio la mia compagna di viaggio e il nostro Mentore, che mentre ero fuori, hanno deciso di farmi questo dono. Scrivere con Edda è ogni volta un salto nel buio e insieme impariamo l'arte dei trapezisti. Un fortissimo abbraccio a entrambi.

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  2. Diciamo, mia cara compagna di avventura letteraria e grande amica di pensiero e sentimento, che abbiamo avuto la buona fortuna di trovarci perfettamente complementari. Grazie .
    Ti abbraccio.

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  3. RICEVO E PUBBLICO

    Gentilissime… anonime amiche. Grazie per questo nuovo racconto scritto a quattro mani e vi assicuro che non ci sono dubbi, per chi ha il piacere di conoscervi, di identificare il vostro stile e l’immaginifica versatilità nella scelta dei temi trattati.
    Oserei definire il vostro impegno letterario non come la stesura di un racconto ma più concretamente un trattato di profonda ed emotiva sensibilità psicologica che scava nell’intimo sentire dei protagonisti e ne estrapola sentimenti, passioni, ricordi, rimpianti, speranze e quant’altro del loro percorso di vita, alla ricerca di una strada, di uno spazio, così come quello variegato di ogni essere umano che cerca un qualcosa che si porta dentro, come a svegliare un incantesimo e che forse non troverà mai nel gioco di un velo sottile tra l’Ombra e la Luce, tra il Grigio e l'Immenso, tra il Dolore e l’Amore.
    Complimenti. Ogni ulteriore considerazione sarebbe, a mio parere, riduttiva. Un saluto a Nazario che accogliendovi sullo scoglio permette a noi tutti di avere iil piacere di leggervi e grazie per i messaggi che dai vostri cuori scendono diritti al nostro sentire.
    Un abbraccio grande.
    Lino D’Amico

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  4. Che meraviglia questo intervento del caro amico Lino! E' una lettura approfondita sul filo del sentimento e della ragione, uno scavo tra le parole alla ricerca di quei valori e motivi esistenziali che lui stesso insegue e persegue. E sempre li trova, li riconosce, e noi che raccontiamo la vita umana , nel bene e nel male, gliene siamo profondamente grate.
    I Racconti a quattro mani si arricchiscono anche di note di commento da parte di lettori sensibili e attenti come Lino D'Amico.
    Grazie.

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  5. Che meraviglia questo intervento del caro amico Lino! E' una lettura approfondita sul filo del sentimento e della ragione, uno scavo tra le parole alla ricerca di quei valori e motivi esistenziali che lui stesso insegue e persegue. E sempre li trova, li riconosce, e noi che raccontiamo la vita umana , nel bene e nel male, gliene siamo profondamente grate.
    I Racconti a quattro mani si arricchiscono anche di note di commento da parte di lettori sensibili e attenti come Lino D'Amico.
    Grazie.

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  6. Lino, sei così entusiasta che contagi! Unire due cuori e due modi di sentire affini può portare a risultati che stupiscono anche noi. Tu sei fin troppo generoso. Io ed Edda ti siamo infinitamente grate e ti stringiamo al cuore!

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