martedì 25 febbraio 2025

Giampiero Stefanoni :"E PPOI, SANT'ANNA DE' PALAFRENIERI, AUTOCOSCIENZA "

 

 

E PPOI

 

E ppoi la odi st'ignavia

de chi ce sta e sta bene,

st'insania de pensasse sarvi

e senza falle, 'r dolore dell'antri

'n mare alle spalle.

 

Perché abita sempre,

ritorna sempre, di fronte

ar dunque 'r male è ovunque.

 

 

SANT'ANNA DE' PALAFRENIERI

 

Nun spegne pure se chiudeno,

vale più d'un soffio,

fà da solo er lumino.

 

Quanto è arta a fiamma,

meno s'intorce, giacula.

 

Insieme ar corpo brucia.

 

 

AUTOCOSCIENZA

 

Magnato e cacato

n'è n'cazzo,

'r dio come o voi,

'r dio come o pensi.

 

Ignaro ar sapere,

senza stupore

pensavi fosse estate

e invece era 'nverno,

'r mare s'è trasformato

'n sangue, la luce

nun sostiene l'inferno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Abner Tomas Viera Quezada recita “Los heraldos negros” di César Vallejo



 

https://www.facebook.com/cinzia.baldazzi.5/videos/608093448862521

 

 

La letteratura latinoamericana, in versi e in prosa, è una grande sorella della nostra, anche grazie a un linguaggio, a una espressività, similari pur nelle innegabili differenze geo-politiche che le hanno accompagnate o alimentate dalle origini a oggi.

Ma quando, come in Los heraldos negros di César Vallejo, recitato da Abner Tomas Viera Quezada, si giunge ad ascoltare e intravedere le ombre oscure e armate della guerra in Ucraina, delle stragi in Medio Oriente, dei golpe sanguinosi nel cuore dell’Africa, allora con tutto il cuore noi vorremmo essere lì a difenderli, a difenderci, dai colpi mortali della vita.

Non occorre una biografia del maggior poeta peruviano - morto a Parigi quarantaseienne nel 1938 - tra i grandi dell’America Latina, ma vorrei solo ricordare (e non sempre accade ai protagonisti della poesia) come quei “golpes tan fuertes” li abbia subìti anche lui, da “hombre pobre, pobre”, abbia lottato anche lui per la sopravvivenza quando il pane vitale per sopravvivere si bruciava “en la puerta del horno”.

Spero avremo occasione di tornare a parlare insieme di questo splendido brano. Per ora riporto, in sintesi, il commento di Antonio Porta e Marcelo Ravoni dalla loro meritoria antologia Poeti ispanoamericani contemporanei (pubblicata nel 1970 da Feltrinelli), che si apre in copertina proprio con Vallejo:

 

«A Lima, nel 1918, in sordina da lamento profondo come disperazione di indio, il primo libro di César Vallejo, Los heraldos negros, portò le novità meticce, colloquiali e antiretoriche, di un insolito combattere con le parole e dominarle senza enfatizzarle, non per dei nuovi giochi né per fare un inventario di progressi tecnici, né per registrare folclorismi, ma per esprimere complessi tremiti psichici ed esistenziali che, adoperando ancora gli strumenti modernisti, seppellivano già tutti gli assoluti facili del modernismo e delle precedenti visioni del mondo».

 

Buon ascolto.

Cinzia Baldazzi

 

Qui di seguito la traduzione di Marcelo Ravoni e Antonio Porta.

 

Gli araldi neri

di César Vallejo

 

Ci sono colpi nella vita, così forti… Che ne so!

Colpi come dall’odio di Dio; come se davanti a loro

la risacca di tutto il sofferto

s’appozzasse nell’anima… Che ne so!

 

Sono pochi, ma sono…Aprono solchi oscuri

nel volto più fiero e sulla schiena più forte.

Saranno forse puledri di barbari attila

o gli araldi neri inviati dalla Morte.

 

Sono le profonde cadute dei Cristi dell’anima,

di qualche fede adorabile che il destino bestemmia.

Quei colpi sanguinosi sono crepitii

di un pane che sulla bocca del forno ci si brucia.

 

E l’uomo… Povero… povero! Gira gli occhi, come

quando sopra le spalle, una manata ci chiama;

gira gli occhi folli, e tutto il vissuto

si appozza, come stagno di colpa, nello sguardo.

 

Ci sono colpi nella vita, così forti… Che ne so!

 

Nunzia Gionfriddo legge :"L’arcobaleno nelle pozzanghere " di Maria Rizzi


L’ultima fatica letteraria  di Maria Rizzi presentata nell’accogliente e suggestiva libreria “Hora Felix” di Roma, “L’arcobaleno nelle pozzanghere”, Graus Edizioni, ieri 15 febbraio ha riscosso un successo di pubblico straordinario.

Ben meritato!

Nonostante una trama tragica che coinvolge  i suoi personaggi per i fatti esecrandi che sarà il lettore a scoprire, che a nessuno venga in mente di sigillare il romanzo con l’etichetta di libro GIALLO, senza nulla togliere a un genere degno di entrare a testa alta nella letteratura italiana e straniera dell’Ottocento e i primi del Novecento ma che  oggi ne rimane  ai margini tranne pochissime eccezioni.  Per amore della verità un solo libro, a mio avviso,  “giallo”” si discosta da queste mie riflessioni ed è quello che vede protagonista Poirot, l’investigatore uscito dalla penna di Agatha Christie che ne “Assassinio sull’Orient Express” viene assalito da una tal pietas per gli assassini e per la causa del loro misfatto che li lascia andare liberi. Ma gli orrori del Nazismo ammorbidiscono persino  un integerrimo difensore della legge.

Torniamo al  romanzo della Rizzi che affascina soprattutto per i molti temi di riflessione  che turbano l’animo della protagonista e del suo gruppo di lavoro. Prima fra tutti è la presenza del Male. Liberi ormai dalla Vulgata che vorrebbe Satana, l’angelo ribelle, il male assoluto,  lanciato da Dio nelle viscere della terra, La domanda che ci si pone è la stessa per tutti: cosa è il Male? Da dove ha origine? Anche se mai direttamente espressa, la questione è sottintesa nelle continue riflessioni di Miriam,( la commissaria trasferita in un commissariato lontano dalla famiglia), sulle azioni malvage, inaccettabili, becere. In un libro giallo non succede mai. L’autore è interessato ai fatti, non ai perché. Giusto così se il romanzo è un Giallo.

Ma questo non lo è. i ‘perché’ avevano innondato la stazione di Polizia come innondarono la mente, di Anna Aren’t, che   si recò a Gerusalemme per assistere al processo al terribile capo delle SS, Eichmann.  ad ogni domanda del giudice il boia degli ebrei, il torturatore di donne e bambini, rispondeva con gli  occhi impassibili con una sola risposta: “Era un ordine”. Il male non nasce con l’uomo.  “L’uomo nasce buono e la società lo rende cattivo” – afferma Rousseau. E nemmeno questa risposta è completamente giusta. L’essere umano è il risultato della ambiente che lo circonda. Il male è banale, come lo definisce la Aren’t, perché il soggetto non si rende conto di cosa gli sta intorno e assorbe tutto inconsciamente. Un solo individuo emerge, il boia, il tiranno, il despota, insomma il carnefice e tutti lo seguono senza domande.  Se si volesse allungare l’analisi a Darwin … ma non è questa la sede. In questo libro vivono lupi e agnelli, vittime e aguzzini. Vero è che i carnefici della nostra autrice hanno aspetti lombrosiani, truci econ gli occhi infiammati di odio, ma nulla camia nella nostra analisi.

Lasciamo da una parte per il momento l’aspetto tragico del racconto per seguire i pensieri di Mirian, non quello che riguarda le indagini, ma quello dei ricordi. La commissaria vive in una dicotomia continua tra presente e passato, tra giovinezza e maturità, tra nostalgia e arido vero, come direbbe il Poeta.  Conosce bene il Comune dove ha passato la sua giovinezza nella villa della nonna Bea, di cui oggi rimane ben poco. Ne ricorda il giardino pieno di fiori di mille colori e profumi, ne ripercorre i ruderi con la disperazione che la sua memoria abbia subito una lacerazione insanabile.

La stessa la scopre  nel mondo reale.

La “sedia del dovere”, che si era imposta di  usare sia per sognare sia per razionalizzare un mondo nel quale  voleva essere maschio ribelle o un poliziotto, era rimasta vuota permeata solo di nostalgia per un tempo che non sarebbe tornato più.

Ma alla nostalgia si univa la dolcezza del ricordo. Il porticciuolo, il primo bacio del futuro marito, le strade ridenti del riverbero del mare e del sole.

Cari pensieri che si intrecciavano quasi beffardi con il presente terribile, narcotici dell’orrore  da necessariamente vivere immergendosi nel fango delle pozzanghere.

Il sole però non manca di brillare. Qui, la salvezza, qui, gli amici d’infanzia, le compagne della consolazione e soprattutto lui, l’amico vero, quello che sente in anticipo le sue telefonate, che la consola, la consiglia, le vuol bene come solo un amico di infanzia sa fare. Ma sopra tutto e al di sopra del tutto c’è la famiglia che Miriam sente solo per telefono, ossigeno che riceve e dà coraggio. La lontananza angoscia lei, il marito e i figli ma ognuno nasconde l’ansia fino al coraggio estremo. Passioni, dolori, orrore, vittime e carnefici investigazioni complesse si intrecciano con ricordi, nostalgie, amori, profumi ,  olezzo di discariche e pozzanghere dove, a volte, ma per Maria Rizzi sempre, si specchiano colorati arcobaleni.   Una frase questa e un titolo che non lasciano dubbi sulla prosa limpida e soprattutto lirica della scrittrice. Non vi è pagina che non contenga un aggettivo o una intera frase che non rimandi al linguaggio poetico. La descrizione dei fiori di villa Bea, la sistemazione dei pesci sulla mensa del ristoratore Pasqualino, la grazia con cui questi mostra la sua mercanzia, la natura stessa nella sua complicità con il dolore sembrano usciti dalla penna di un poeta fattosi pittore.

Vogliamo per forza chiamare questo psicologico e sensibile  romanzo un “giallo”?

Franco Donatini ci segnala........


 

giovedì 13 febbraio 2025

Francesco Righi legge: "Amore" di Rita Fulvia Fazio

 

 

 

Fin dalla veste tipografica il poeta   introduce e anticipa i contenuti della sua opera "Amore": titolo e simbolo delle poesie, scritto in corsivo in modo delicato ed aereo, delinea nitidamente su un sole che emana i suoi raggi su tutto il creato. Subito sotto i due quadrifogli con le loro suggestioni e la loro carica simbolica. Il suo acquarello è un'immagine dolce che sollecita una dimensione atmosferica e sognante. È l’ingresso in quel giardino incantato che si rivela poco a poco leggendo le sue poesie. I custodi di questo giardino sono, da una parte, Dante nelle vesti di Paolo e Francesca e dall'altra, Baudelaire, il poeta dello "Spleen". Dante dà voce ad un concetto ancora imperativo dell'amore; Baudelaire, poeta cittadino, canta i suoi amori, irrisolti e mitizzati, per le giovani espulse ed emarginate dalla nuova società borghese. Tra l'amore potente e totalizzante di Paolo e quello irrisolto di Baudelaire si apre la porta che ci conduce dentro il giardino incantato dell'amore risolto, completo e perenne.  Come ha sottolineato il professor F. Donatini nella sua mirabile introduzione, è un "giardino" in cui spira un'aura elegiaca, ma in una dimensione concreta, partecipata e sentita che si staglia in uno spazio immateriale ed eterno.

Il percorso dell'amore disvelato si articola in tre distinti momenti. Ognuno di essi è preceduto da una massima dove la sintesi concettuale si unisce alla carica poetica e simbolica. Nella prima si definisce l'amore: "L'Amore eterna la luminosa sacralità”. L'amore non è uno stato emotivo, non è un comportamento, non è una idealità mentale condivisa, non è un dover essere a cui tendere; o meglio, può essere tutto questo, ma all'interno di una identità concreta, sostanziale e specifica che le permette di essere un soggetto agente. L'amore compie l'atto di rendere eterna la sacralità. Probabilmente questo termine indica la totalità del creato, o meglio, la totalità del creato come atto divino dato che la sacralità è definita "luminosa", cioè come capacità di irradiare da sè stessa la luce divina.

Con la seconda massima: "La percezione dell’essenza del tempo /è la mancanza che ri-vive nell’essenza /della poesia." la poetessa vola ancora più in alto. Si riferisce all'essenza del tempo e all'essenza della poesia, al di là di Newton, di Bergson e di Heidegger. L'essenza del tempo è semplicemente "mancanza" che torna a rivivere nell'essenza della poesia. In altri termini è l'essenza della poesia che condiziona la nostra capacità di percepire l'essenza del tempo. Cosa sia l'essenza della poesia non è chiarito, ma per capirlo basta far riferimento a tutto il contenuto poetico del libro.

Infine, nell'ultima parte si parla di felicità: "La felicità non è un appuntamento mancato: /è un appuntamento condiviso nella bellezza.". La felicità non ha una dimensione solipsistica, non è la fuga dall'io, non è rinchiudersi in un eremo: ("La felicità non è un appuntamento mancato:…"). Ha una dimensione relazionale, ma non una dimensione relazionale umana o sociale: è un appuntamento con la bellezza. La quale bellezza non è definita, è data: ha una esistenza assoluta in sé e per sé; e riveste una prospettiva storica.

L'amore, che è sempre stato presente e dominante nelle sue opere precedenti, individuato da queste massime che ne definiscono la base metafisica e filosofica, viene ora analizzato in tutti i suoi aspetti. Nella cultura greca e romana l'amore era una potenza magico-divina che aveva un rapporto dialettico con l'uomo: a volte desiderata, come l'infinito del desiderio e della passione cui abbandonarsi (il "Pervigilium Veneris"); altre volte vista come un influsso misterioso e impositivo da cui era difficile o impossibile liberarsi (Lucrezio). In tutti i casi essa non aveva una dimensione né emotiva né psicologica.

Nel medioevo fino all'età moderna, la parola "amore" viene marginalizzata, relegata al rapporto d'amore con la divinità o affidata alla retorica delle composizioni di intrattenimento o a poemi fantastici.

È solo col romanticismo che essa ritorna protagonista. Ma ora è una potenza umana, come umane e rivalutate sono le passioni e i desideri. Amare come massima realizzazione della propria personalità. 

Poi il novecento: c'è la crisi. Da Proust a Elena Ferrante c'è l'incomunicabilità, il solipsismo; l'amore è misterioso, sempre ricercato e negato e mai raggiunto; è molesto, tossico, distopico.

Ora Rita Fulvia Fazio nelle sue poesie lo riporta al centro dell'uomo e del suo comportamento morale. L'amore non è un sentire umano,   non una disposizione psicologica ma è una realtà spirituale e metafisica che si impone all'uomo e che ne definisce il suo dovere essere. L'inevitabile confronto con ideologie e poetiche profondamente altre, in particolare in riferimento ai diversi modi di intendere e vivere l'amore oggi; la distanza dalla poesia e dai referenti ideologici del Novecento e dei giorni nostri è incolmabile. Per questo motivo la ricerca poetica dell'autrice, in questo contesto, incarna la sua identità e si staglia come diversa e alternativa, profondamente sentita e profondamente vissuta; da me connotata come fierezza. È una fiducia, la sua, espressa con versi caldi e appassionati che rivelano una fede e una partecipazione profonda. Con i suoi versi, il sentimento amoroso, da conquista umana, difficile, rischiosa, mai garantita, diventa ascesa alla felicità di un mondo spirituale vissuto e perenne.

Tra tutte le poesie quelle più intense, materiche a me affascinanti, sono quelle che si riferiscono ad un rapporto d'amore ben definito. Il desiderio carnale dell'uomo è espresso con versi di grande forza ed incisività: "...avessi i tuoi occhi cristallini, / le tue labbra rosse e carnose /che baciano le mie,..." (Incantesimo); "...ti Amo stretta /tra le tue braccia infinite / avvolgenti ogni mio pensiero /e desiderio di sospiri e baci." (Riluce di noi Amore); "...Voglio il sapore dei tuoi baci…" (Indefinitamente); "...sento le tue braccia stringermi /ne percepisco l’appartenenza;..." (Fervore). Ma tutto questo è mediato dall'amore visto come forza che è al di fuori dell'umano, ma che si realizza solo nell'umano: "...fu la sublime / e originale voce dell'Amore…" (La voce dell'Amore). È l'attuazione dell'amore. Dalla sensualità non si passa alla passione, non si passa alla ricerca di una relazione carnale o di possesso con l'altro. L'amore trasforma la passione in una felicità vissuta e partecipata. Per questo motivo la sensualità che traspare è temperata e modulata da quella tranquilla serenità che danno le certezze profonde. L'amore visto come entità spirituale reale che garantisce, rinsalda, dà un senso al rapporto sentimentale: "...è nell'Amore /che egli ritrova il sogno /e il mio sogno sei tu." (Il mio Amore sei tu.). È l'amore che costruisce il vissuto di felicità: "Fervore"; "Fotografia"; "Felicità".

Dall'analisi della raccolta poetica si evince che, secondo la poetessa

-l'essenza della poesia è verità: sua Massima: "Allegro"; "Beatitudine".

- e che l'amore è libertà: "Libertà d'Amore"; "Incantesimo"; espressamente dichiarata nell'augurio "Al lettore": "E  che brilli la vita /…".

Inoltre la limpida Nota critica del Professor Nazario Pardini (pag. 53), mette in chiaro l'autenticità e la musicalità del dettato: "... dove pathos e logos si completano in un messaggio forte e armonioso.".

 

 

 

        

 

 

 

 

 

 

        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tomaso Pieragnolo - poesia in diretta TV a CAFÈTV24


 

"BORGES E L’ALEPH: TUTTO IN UN PUNTO" di Angela Ambrosini

 

L’uomo contempli dunque la natura intiera nella sua alta e piena maestà; allontani il suo sguardo dagli oggetti meschini che lo circondano. Guardi quella luce sfolgorante disposta come una lampada eterna per rischiarare l’universo; la terra gli appaia come un punto a confronto del vasto giro che questo astro descrive (…). Tutto questo mondo visibile non è che un punto impercettibile dentro l’ampio seno della natura. Nessuna idea vi si avvicina. (…) . È una sfera infinita in cui il centro è dovunque, la circonferenza in nessun luogo. Infine, il più grande segno sensibile della onnipotenza divina è il fatto che la nostra immaginazione si perda in questo pensiero.” (Blaise Pascal, Pensieri, Cap. II)

Dai suoi Pensieri, Pascal ci consegna la visione di un “punto” origine del mondo, racchiuso in una sfera che si sottrae a qualsiasi regola geometrica e fisica, un punto contemplato attraverso lo sfolgorio di una luce inesauribile e il modo in cui si invera la realtà è per l’uomo motivo di stordimento nonché manifestazione tangibile dell’onnipotenza divina.  Non è tuttavia nostra intenzione addentrarci nel denso apparato filosofico del pensatore francese, quanto piuttosto stabilire una serie di sottili legami con altre personalità ed eruditi di epoche tra loro lontane e pervenuti a un’analoga concezione sulla realtà che ci circonda. La “visione” pascaliana ha una sua correlazione nel celebre racconto L’Aleph di Jorge Luis Borges, correlazione dichiarata sottotraccia e con studiata casualità dal grande scrittore argentino attraverso uno dei suoi cavillosi procedimenti narrativi che sottopongono il lettore a una specie di sciarada letteraria. Prima di arrivare “all’ineffabile centro” del racconto, e dopo aver divagato in modo quasi snervante attraverso una serie di circostanze esterne al suo nerbo filosofico (deliberate piste fasulle per il lettore), lo scrittore si lascia convincere dall’altro personaggio coinvolto in quest’esperienza, un poeta di mediocre qualità, a scendere nella cantina di casa per contemplare l’Aleph, “il luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli”, “il microcosmo di alchimisti e cabalisti”, “il multum in parvo”. Viene fornita anche una definizione del nome dell’Aleph, “la prima lettera dell’alfabeto della lingua sacra”, essendo la prima lettera non solo in ebraico, ma anche nelle altre lingue semitiche, aggiungendo che “per la Cabala rappresenta l’En Soph, l’illimitata e pura divinità; fu anche detto che essa ha la figura d’un uomo che indica il cielo e la terra, per significare che il mondo inferiore è specchio e mappa del superiore”. Il motivo dello specchio (una delle ossessioni borgesiane assimilabile ai ricorrenti temi del doppio e del labirinto) è additato velocemente anche nello “specchio che Luciano di Samosata poté vedere nella luna (Storia vera, I, 26)” e in quello menzionato in un manoscritto orientale dove si rifletteva l’universo intero e via elencando. La visione che Borges ha dell’Aleph si struttura in due macrosequenze, la prima di ordine espositivo-argomentativo, suffragata da vari argomenti d’autorità, tra cui la citazione da lui attribuita ad Alanus de Insulis (il teologo francese del XII secolo Alain de l’Isle, menzionato anche da Umberto Eco in Il nome della rosa) in merito alla “sfera il cui centro è dappertutto e la circonferenza in nessun luogo”, attribuendogli in realtà le stesse parole di Pascal e affiancandovi altre esperienze e dichiarazioni di mistici ed eruditi, alcune frutto del capriccio della sua immaginazione, altre vere, attinte dalla smisurata cultura umanistica del Nostro che, non dimentichiamo, fu bibliotecario della Biblioteca Nazionale di Buenos Aires (e al quale Umberto Eco strizza l’occhio chiamando Jorge da Burgos il bibliotecario dell’abbazia benedettina del suo fortunatissimo romanzo). Ormai preda della “disperazione di scrittore”, Borges dichiara le limitate capacità del linguaggio per poter esprimere una tale esperienza di cosmovisione sovrasensoriale: “come trasmettere agli altri l’infinito Aleph che la mia memoria timorosa a stento abbraccia?” E nella seconda macrosequenza, di carattere puramente descrittivo, si sforza di rendere conto di questa prodigiosa visione simile a “una sfera di luce cangiante di quasi intollerabile fulgore” nella quale “milioni di atti gradevoli o atroci” occupavano “lo stesso punto, senza sovrapposizione e senza trasparenza”, poiché quanto da lui visto era “simultaneo”, a differenza della sua trascrizione narrativa, “successiva, perché tale è il linguaggio”. Dà così avvio alla “enumerazione, sia pure parziale, di un insieme infinito”, “di ogni cosa che era infinite cose, perché io la vedevo distintamente da tutti i punti dell’universo”. E ancora: “vidi la circolazione del mio oscuro sangue, vidi il meccanismo dell’amore e la modificazione della morte, vidi l’Aleph da tutti i punti, vidi nell’Aleph la terra, vidi il mio volto e le mie viscere, vidi il tuo volto e provai vertigine e piansi, perché i mie occhi avevano visto l’oggetto segreto e supposto il cui nome usurpano gli uomini, ma che nessun uomo ha mai contemplato: l’inconcepibile universo”. La simultaneità e la diacronicità, l’identità di spazio e tempo, di ordine e caos, portano all’eliminazione di tutte le antitesi. La vertigine concentrica di tempo e spazio, di cose e avvenimenti ripetuti all’infinito, racchiude allegoricamente il leitmotiv dello specchio, a sua volta connesso nel Medioevo al termine “Enciclopedia”, sovente definita speculum (specchio del sapere) o orbis. L’Universo (“uno” e “diverso”) è in grado di accogliere finito-infinito, particolare-universale, reale-immaginario, atomo-universo, macrocosmo-microcosmo, sfociando nell’ossimorico abbinamento di dati linguistici e concettuali, segno distintivo dell’intera produzione borgesiana. La stessa stridente, quasi risibile opposizione tra il luogo anonimo e sgradevole in cui si avvera la visione totalizzante (la cantina di un sottoscala di un appartamento di una via di Buenos Aires, una specie di scatola cinese ambientale) e la natura ineffabile e sovrannaturale della visione stessa, è un dato ossimorico di non poco conto, introdotto dalle citazioni in epigrafe al racconto a mo’ di sottili indizi preliminari per il lettore. Così, una battuta dell’Amleto di Shakespeare (“Si può essere confinati nel guscio di una noce e sentirsi allo stesso tempo re dello spazio infinito”) e una frase dal Leviatano di Hobbes (“l’eternità è un momento del presente”) si prefiggono lo scopo di imbastire una stretta identità tra gli elementi antinomici della narrazione che l’autore si accinge a dipanare.

Nella scrittura di Borges nulla avviene per caso, neanche lo sconcerto che sperimentiamo di fronte al dubbio finale dell’autore di aver visto un falso Aleph (dubbio riconducibile a un altro tipico, maniacale leitmotiv dello scrittore argentino riguardo alla molteplicità delle versioni di un testo o di un manoscritto), come pure di fronte alla dichiarazione di aver dimenticato quell’esperienza, proprio perché intollerabile per la mente limitata dell’uomo. “La nostra mente è porosa per l’oblio (…) sotto la tragica erosione degli anni”. Affiora in questa affermazione un altro caposaldo ricorrente in Borges, e cioè il postulato platoniano della conoscenza come reminiscenza, manifestazione di un ricordo perduto e, pertanto, la considerazione che ogni novità non è altro che una forma di oblio.

Il senso di vertigine dà ritmo al breve racconto fino all’ultima parola, disvelando la cifra enigmatica di quel “mondo fantastico governato dalla logica”, come puntualizza Francesco Tentori Montalto, a cui si deve la traduzione del testo di cui abbiamo riportato alcuni frammenti. Molti, dicevamo, sono gli eruditi e i filosofi ai quali, a sostegno delle sue teorie o delle sue elucubrazioni mentali, si appella Borges, non a caso definito dalla critica “scrittore di scrittori”. Di Luciano di Samosata, come abbiamo visto, Borges fornisce solo un breve indizio con esatti riferimenti bibliografici e se compulsiamo il testo da lui segnalato, la Storia Vera (secondo alcuni studiosi una specie di narrazione antesignana del moderno romanzo di fantascienza) ricostruiamo un mondo di storici ed eruditi argutamente irriso dal filosofo greco: “Un’altra meraviglia notai nella reggia: un grande specchio sopra un pozzo non molto profondo. Se uno scende nel pozzo ode ogni cosa che si dice sulla terra, qui, da noi; se invece guarda nello specchio può vedere tutte le città e tutti i popoli come se vi fosse sopra. Ebbene, io vidi i miei familiari e tutta la mia patria, ma non posso ancora dire con certezza se mi videro anche loro.”

Un’affine giocosa ironia serpeggia nel racconto Tutto in un punto di Italo Calvino, tratto dalle sue Cosmicomiche, pubblicate nel 1965, sedici anni dopo L’Aleph e nel quale lo scrittore italiano si abbandona a un’elucubrazione fantastica incentrata sulle origini e l’organizzazione dell’universo ridotto a un unico primordiale punto, senza spazio e senza tempo, prima della comparsa dell’uomo eppure già permeato da strane, buffe entità dai tratti e dal comportamento umani:

“Attraverso i calcoli iniziati da Edwin P. Hubble sulla velocità d’allontanamento delle galassie, si può stabilire il momento in cui tutta la materia dell’universo era concentrata in un punto solo, prima di cominciare a espandersi nello spazio (…) Si capisce che si stava tutti lì (…) e dove altrimenti? Che ci potesse essere lo spazio, nessuno ancora lo sapeva. E il tempo, idem: cosa volete che ce ne facessimo, del tempo, stando lì pigiati come acciughe? Ho detto ‘pigiati come acciughe’ tanto per usare un’immagine letteraria: in realtà non c’era spazio nemmeno per pigiarci. Ogni punto intorno a noi coincideva con ogni punto di ognuno degli altri in un punto unico che era quello in cui stavamo tutti”.  

Siamo ben lontani dalla visione filosofica di Pascal dalla quale abbiamo preso abbrivio, ma attraverso un richiamo di segni e simboli analoghi vogliamo ora sconfinare in una dirompente speculazione mistica (estranea agli autori citati) nella quale l’apparizione del mondo si dilati in una dimensione estatica a partire da un raggio di sole. La luce sfolgorante di Pascal, la sfera incandescente di Borges trovano un corrispettivo, sia pure in un’altra lunghezza d’onda, nelle folgorazioni di mistici e santi. Joseph Ratzinger, nel testo Fede tra ragione e sentimento (1998) riporta i dialoghi di Papa Gregorio Magno sugli ultimi giorni di San Benedetto e in particolare sulla visione del Santo, in una notte scura, “di tutto quanto il mondo presentato davanti agli occhi come in un unico raggio di sole”. Al suo interlocutore, incredulo su “come potrebbe mai un uomo vedere il mondo come un tutto”, Papa Gregorio risponde lapidario nella sua semplicità: “se egli vide tutto quanto il mondo come unità davanti a sé, ciò non avvenne perché il cielo e la terra si erano ristretti, ma perché l’anima di colui che li guardava si era dilatata”. San Benedetto, spiega Joseph Ratzinger (il futuro Papa Benedetto XVI) “diventa un veggente (…) perché egli non è più assorbito dal singolo oggetto, dagli alberi che gli impediscono di vedere la foresta, ma ha acquisito lo sguardo verso la totalità”, secondo “l’antica tradizione dell’uomo come microcosmo, che abbraccia il mondo intero”.

In chiave non religiosa, non esoterica, ma speculativo-letteraria, era questo il sogno bruciante di Borges.

 

Angela Ambrosini

(In Bollettino N. 211 del “Centro Lunigianese Studi Danteschi”)

 

XIII Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi”


Ideato, fondato e presieduto da Lorenzo Spurio

CON IL PATROCINIO MORALE DI

BANDO DI PARTECIPAZIONE

Articolo 1

Il presente bando di concorso prevede cinque macrosezioni alle quali è possibile partecipare. Ciascuna di esse è dedicata al ricordo di insigni poeti ed esponenti della cultura italiana, alcuni dei quali già premiati – con premi speciali o d’altro tipo – in seno a questo premio letterario1. All’interno di esse sono individuate delle sottosezioni, indicate, per praticità, con un codice.

Dal momento che per alcune sezioni viene richiesto l’invio di opere rigorosamente inedite e in altre è possibile partecipare anche con opere edite si prega di leggere attentamente il bando e la tabella dove sono indicati i requisiti di partecipazione per ciascuna sottosezione.

L’autore può prendere parte a una o più sottosezioni del Premio, anche afferenti a diverse macrosezioni.

Articolo 2

La struttura delle varie sottosezioni alla quale è possibile prendere parte è così strutturata:

MACROSEZIONE A “POESIA A TEMA LIBERO”: A1 – Poesia singola [opere inedite]; A2 – Silloge di poesia [opere inedite]; A3 – Libro edito di poesia [opera edita]; A4 – Haiku [opere inedite]

MACROSEZIONE B “POESIA A TEMA”: B1 – Poesia naturalistica [opere inedite]; B2 – Poesia d’amore [opere inedite]; B3 – Poesia religiosa [opere inedite]; B4 – Poesia civile [opere inedite]

MACROSEZIONE C “LINGUA E POESIA”: C1 – Poesia in dialetto [opere inedite]; C2 – Poesia in lingua straniera [opere inedite]

MACROSEZIONE D “ARTE E POESIA”: D1 – Poesia visiva [opere inedite]; D2 – Fotopoesia [opere inedite]; D3 – Videopoesia [opere edite e inedite]

MACROSEZIONE E “POESIA E CRITICA LETTERARIA”: E1 – Recensione [opere edite e inedite]; E2 – Prefazione / postfazione [opera edita]; E3 – Saggio letterario [opera inedita]; E4 – Libro edito di saggistica [opera edita]

1 Per un approfondimento sui loro profili bio-bibliografici si legga la parte finale del bando contenente le “note aggiuntive”.

Comune di Senigallia

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Articolo 3

I minorenni partecipano a titolo gratuito. Per i concorrenti minorenni si richiede l'autorizzazione scritta da parte di tutti e due i genitori, o da chi ne detiene la responsabilità genitoriale.

Articolo 4

Le modalità di partecipazione per ciascuna sottosezione ovvero la tipologia, il numero, la lunghezza dei testi, etc. sono indicate nelle tabelle a continuazione che contengono tutti i requisiti di partecipazione per ogni sotto-sezione alla quale si deciderà di prendere parte.

MACROSEZIONE A – POESIA A TEMA LIBERO

Dedicata ad Amerigo Iannacone (1950-2017)

Sezione A1 – POESIA SINGOLA

Si possono inviare massimo 3 testi poetici inediti (lunghezza massima del singolo testo pari a 30 versi) in lingua italiana a tema libero. Ogni singola opera va messa in un file in formato Word (.doc / .docx) a parte.

Sezione A2 – SILLOGE DI POESIA

Si può inviare una silloge composta da un minimo di 20 a un massimo di 30 testi poetici inediti (lunghezza massima del singolo testo pari a 30 versi) in lingua italiana. Le poesie che compongono la silloge dovranno essere inserite in un unico file in formato Word (.doc / .docx) e l’opera dovrà essere dotata di un titolo.

Sezione A3 – LIBRO EDITO DI POESIA

Si può inviare un libro edito di poesia in lingua italiana a tema libero. Il volume dovrà essere stato pubblicato dal 2020 in poi da una casa editrice (non si accetteranno self-publishing) ed essere dotato di codice ISBN.

Sezione A4 – HAIKU

Si possono inviare un massimo di 3 haiku inediti, secondo la struttura canonica 5-7-5 in italiano. Ogni singola opera va messa in un file in formato Word (.doc / .docx) a parte.

MACROSEZIONE B – POESIA A TEMA

Dedicata a Giusi Verbaro Cipollina (1938-2015)

Sezione B1 – POESIA NATURALISTICA

Si possono inviare massimo 3 testi poetici inediti (lunghezza massima del singolo testo pari a 30 versi) in lingua italiana a tema “la natura”. Ogni singola opera va messa in un file in formato Word (.doc / .docx) a parte.

Sezione B2 – POESIA D’AMORE

Si possono inviare massimo 3 testi poetici inediti (lunghezza massima del singolo testo pari a 30 versi) in lingua italiana a tema “l’amore”. Ogni singola opera va messa in un file in formato Word (.doc / .docx) a parte.

Sezione B3 – POESIA RELIGIOSA

Si possono inviare massimo 3 testi poetici inediti (lunghezza massima del singolo testo pari a 30 versi) in lingua italiana a tema “la religione”. Ogni singola opera va messa in un file in formato Word (.doc / .docx) a parte.

Sezione B4 – POESIA CIVILE

Si possono inviare massimo 3 testi poetici inediti (lunghezza massima del singolo testo pari a 30 versi) in lingua italiana a di carattere/tematica etico-civile. Ogni singola opera va messa in un file in formato Word (.doc / .docx) a parte.

MACROSEZIONE C – LINGUA E POESIA

3

Dedicata ad Alfredo Bartolomei Cartocci (1945-2020)

Sezione C1 – POESIA IN DIALETTO

Si possono inviare massimo 3 testi poetici inediti (lunghezza massima del singolo testo pari a 30 versi) in dialetto (specificare il tipo di dialetto e la zona geografica dove viene parlato) a tema libero. Ogni singola opera va messa in un file in formato Word (.doc / .docx) a parte, unitamente alla versione tradotta in italiano.

Sezione C2 – POESIA IN LINGUA STRANIERA

Si possono inviare massimo 3 testi poetici inediti (lunghezza massima del singolo testo pari a 30 versi) in lingua straniera (specificare il tipo di dialetto e la zona geografica dove viene parlato) a tema libero. Ogni singola opera va messa in un file in formato Word (.doc / .docx) a parte, unitamente alla versione tradotta in italiano.

MACROSEZIONE D – ARTE E POESIA

Dedicata ad Aldo Piromalli (1946-2024)

Sezione D1 – POESIA VISIVA

Si possono inviare massimo 3 testi poetici inediti a tema libero (lunghezza massima di ciascun testo 30 versi) che, sulla scia dei celebri “Calligrammi” di Apollinaire, dovranno avere una disposizione particolare sul fondo bianco, con particolare attenzione all’aspetto estetico atto a rivelare forme, immagini, possibili simboli, in una combinazione di linguaggi, tra poesia e grafia, contenuto e gesto. Ogni singola opera va messa in un file in formato Word (.doc / .docx) a parte.

Sezione D2 – FOTOPOESIA

Si possono inviare massimo 3 testi poetici inediti (lunghezza massima di ciascuna poesia 30 versi) a tema libero che dovranno essere abbinati ciascuno a una foto di propria produzione (affiancata, sovrapposta, in filigrana, o altra posizione): è fondamentale che vi siano i due elementi: testuale e fotografico e che vi sia una correlazione / contrasto volti al messaggio da comunicare / intenzione espressiva dell’autore. Ogni singola opera (poesia + foto) va messa in un file in formato Word (.doc / .docx) o PDF a parte.

Sezione D3 – VIDEOPOESIA

Si può inviare una sola opera edita o inedita in lingua italiano a tema libero. La durata massimo del video è stabilita in 4 minuti. Si può inviare il link di YouTube dove figura il video o allegare l’opera (nei soli formati .avi, .mp4, .wmv) con WeTransfer.

MACROSEZIONE E – POESIA E CRITICA LETTERARIA

Dedicata a Lucia Bonanni (1951-2024)

Sezione E1 – RECENSIONE

Si possono inviare un massimo di 2 recensioni a libri di poesia scritte in lingua italiana. Ciascun testo non potrà superare le 3 cartelle editoriali (ovvero 5.400 battute spazi esclusi). All’inizio dell’opera va indicato in forma precisa e completa il libro a cui la recensione si riferisce (nome autore, titolo, casa editrice, anno).

Sezione E2 – PREFAZIONE / POSTFAZIONE

Si può inviare 1 prefazione o postfazione a un libro edito di poesia scritta in lingua italiana. Il testo non potrà superare le 3 cartelle editoriali (ovvero 5.400 battute spazi esclusi). All’inizio dell’opera va indicato in forma precisa e completa il libro a cui la prefazione / postfazione si riferisce (nome, autore, titolo, casa editrice, anno).

Sezione E3 – SAGGIO LETTERARIO

Si può inviare 1 saggio inedito di critica letteraria su autori / opere della poesia locale, nazionale e internazionale (opere vertenti su poeti e poesia), scritto in lingua italiana. Il testo non dovrà superare le 5 cartelle editoriali (ovvero 9.000 battute spazi esclusi). Si raccomanda l’uso di note di approfondimento e bibliografiche.

Sezione E4 – LIBRO EDITO DI SAGGISTICA

4

Si può inviare 1 libro edito di saggistica / critica letteraria su autori /opere della poesia in lingua italiana avente come oggetto autori /opere della poesia locale, nazionale e internazionale. Il volume dovrà essere edito da una casa editrice (no self-publishing) e possedere il codice ISBN.

Articolo 5

È fatto divieto di partecipare, pena l’esclusione, ai soci fondatori, ai soci onorari, ai Consiglieri (in carica o passati) di Euterpe APS e ai Presidenti di Giuria attivi o passati del presente premio.

Saranno, altresì, escluse tutte le opere che presentino elementi razzisti, xenofobi, denigratori, pornografici, blasfemi, di offesa alla morale e al senso civico, d’incitamento all’odio, alla violenza e alla discriminazione di ciascun tipo o che fungano da proclami ideologici, partitici e politici.

Articolo 6

Per prendere parte al Premio è richiesto un contributo di € 15,00 (QUINDICI//00) per la prima sottosezione alla quale si partecipa e un contributo successivo pari a € 5,00 (CINQUE//00) per ogni ulteriore sottosezione, a copertura delle spese organizzative.

È possibile partecipare a più sottosezioni corrispondendo il relativo contributo in un unico pagamento specificando nella causale i codici delle sotto-sezioni alle quali si partecipa.

Il pagamento del contributo potrà avvenire mediante una delle due possibilità indicate a continuazione:

BOLLETTINO POSTALE – CC n°1032645697

Intestazione: Euterpe APS

Causale: XIII Premio di Poesia “L’arte in versi” – nome e cognome del partecipante – sottosezioni BONIFICO – IBAN: IT31H0760102600001032645697 – BIC / SWIFT: BPPIITRRXXX

Intestazione: Euterpe APS

Causale: XIII Premio di Poesia “L’arte in versi” – nome e cognome del partecipante – sottosezioni

Articolo 7

I materiali per partecipare al Premio (la scheda di partecipazione adeguatamente compilata e sottoscritta in originale; la copia del pagamento effettuato e i file delle opere in linea con i requisiti indicati in tabella) dovranno pervenire unicamente a mezzo mail all’indirizzo premiodipoesialarteinversi@gmail.com entro il 31 maggio 2025 indicando quale oggetto della comunicazione “Partecipazione al XIII Premio di Poesia L’arte in versi”.

Articolo 8

Le commissioni di Giuria, diversificate per le varie sottosezioni, sono presiedute da Michela Zanarella e sono costituite da poeti, scrittori, critici, giornalisti e promotori culturali a livello nazionale: Stefano Baldinu, Fabia Binci, Valtero Curzi, Mario De Rosa, Graziella Enna, Zairo Ferrante, Filomena Gagliardi, Rosa Elisa Giangoia, Fabio Grimaldi, Giuseppe Guidolin, Francesca Innocenzi, Antonio Maddamma, Simone Magli, Emanuele Marcuccio, Francesco Martillotto, Morena Oro, Rita Stanzione e Laura Vargiu.

Articolo 9

Per ciascuna sottosezione saranno assegnati premi da podio (1°, 2° e 3° premio) rappresentati da targa personalizzata, diploma e motivazione della Giuria e alcune menzioni d’onore rappresentate da medaglia e diploma.

Verranno altresì assegnati alcuni Premi Speciali: il Premio del Presidente di Giuria, il Premio della Critica, il “Trofeo Euterpe”, il Premio “Picus Poeticum” (assegnato alla migliore opera di un autore marchigiano) e il Premio “Donne e Poesia” (donato dal Movimento Internazionale “Donne e Poesia” di Bari presieduto dalla poetessa e scrittrice prof.ssa Anna Santoliquido).

Nel caso in cui non sarà pervenuta una quantità di testi numericamente congrua o qualitativamente significativa per una sezione, la Giuria, a sua unica discrezione, si riserva di non attribuire determinati premi.

Tutte le opere premiate verranno pubblicate nell’antologia del Premio, disponibile gratuitamente il giorno della premiazione.

Fuori concorso verranno assegnati i Premi Speciali “Alla Memoria”, “Alla Cultura” e “Alla Carriera” a insigni poeti del nostro Paese, su unica proposta del Presidente del Premio. Non si accetteranno candidature in tal senso.

Articolo 10

5

Per gli obblighi di pubblicità e trasparenza il presente bando di partecipazione, così come il verbale di Giuria, vengono pubblicati e diffusi su questi spazi online:

Sito del Premio - www.premiodipoesialarteinversi.blogspot.com

Sito Euterpe APS - www.associazioneeuterpe.com

Blog Letteratura e Cultura – www.blogletteratura.com

Pro Letteratura e Cultura – www.proletteraturacultura.com

Concorsiletterari.it – www.concorsiletterari.it

Concorsiletterari.net – www.concorsiletterari.net

e sulle relative pagine Social ad essi collegate.

Qualsivoglia richiesta inerente al Premio dovrà essere presentata unicamente in forma scritta adoperando la mail: premiodipoesialarteinversi@gmail.com

Articolo 11

La cerimonia di premiazione si terrà nelle Marche in un fine settimana di novembre 2025.

I vincitori e i premiati a vario titolo sono tenuti a presenziare alla cerimonia per ritirare il premio. Qualora non possano intervenire hanno facoltà d’inviare un delegato. Non sarà possibile delegare membri della Giuria e familiari diretti degli stessi. Un delegato non potrà avere più di due deleghe da altrettanti autori vincitori assenti. Non verranno considerate le deleghe annunciate in via informale ma unicamente a mezzo mail.

I premi non ritirati personalmente né per delega potranno essere spediti a domicilio (sul solo territorio nazionale) mediante Corriere Fedex, previo pagamento delle relative spese di spedizione a carico dell’interessato. In nessuna maniera si spedirà in contrassegno.

Articolo 12

Ai sensi del D.Lgs 196/2003 e del Regolamento Generale sulla protezione dei dati personali n°2016/679 (GDPR) il partecipante acconsente al trattamento, diffusione e utilizzazione dei dati personali da parte della Segreteria del Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi” che li utilizzerà per i fini inerenti al concorso in oggetto e per iniziative culturali e letterarie analoghe organizzate dalla stessa.

Dott. Lorenzo Spurio – Ideatore e Presidente del Premio

Dott.ssa Michela Zanarella – Presidente di Giuria

Dott. Stefano Vignaroli – Presidente Euterpe APS

Note aggiuntive

Le macrosezioni a cui è possibile partecipare sono dedicate alla memoria di poeti e insigni intellettuali dei quali si forniscono, per eventuali approfondimenti, informazioni sulla loro produzione bio-bibliografica.

AMERIGO IANNACONE (Venafro, IS, 1950-2017) già premiato “Alla Memoria” nella VII edizione del Premio (2018)

https://premiodipoesialarteinversi.blogspot.com/2023/09/amerigo-iannacone.html

GIUSI VERBARO CIPOLLINA (Catanzaro, 1938 – Soverato, 2015) già premiata “Alla Memoria” nella V edizione del Premio (2016)

https://premiodipoesialarteinversi.blogspot.com/2023/09/giusi-verbaro-cipollina.html

ALFREDO BARTOLOMEI CARTOCCI (Recanati, MC, 1945 – Ancona, 2022) già premiato “Alla Memoria” nella XII edizione del Premio (2024)

https://premiodipoesialarteinversi.blogspot.com/2024/06/alfredo-bartolomei-cartocci.html

ALDO PIROMALLI (Roma, 1946 – Amsterdam, 2024)

https://it.wikipedia.org/wiki/Aldo_Piromalli

LUCIA BONANNI (Avezzano, AQ, 1951 – Scarperia e San Piero a Sieve, FI, 2024) già premiata quale partecipante in varie sezioni nelle edizioni V (2016), VII (2018) e XII (2023)

https://www.wikipoesia.it/wiki/Lucia_Bonanni

6

XIII PREMIO NAZIONALE DI POESIA “L’ARTE IN VERSI”

Edizione 2024/2025

La scheda si compone di 2 pagine.

È fondamentale che sia compilata in ogni spazio, pena l’esclusione.

Nome/Cognome _________________________________________________________________

Nato/a a ____________________________________________ il__________________________

Residente in via _________________________________________________________________

Città _____________________________ Cap ___________________Provincia______________

Tel. ______________________________________ E-mail _______________________________

Partecipo alla/e macrosezione/i – sottosezione/i

MACROSEZIONE A

“POESIA A TEMA LIBERO”

□ A1 – POESIA SINGOLA

□ A2 – SILLOGE DI POESIA

□ A3 – LIBRO EDITO DI POESIA

□ A4 – HAIKU

MACROSEZIONE B

“POESIA A TEMA”

□ B1 – POESIA NATURALISTICA

□ B2 – POESIA D’AMORE

□ B3 – POESIA RELIGIOSA

□ B4 – POESIA CIVILE

MACROSEZIONE C

“LINGUA E POESIA”

□ C1 – POESIA IN DIALETTO

□ C2 – POESIA IN LINGUA STRANIERA

MACROSEZIONE D

“ARTE E POESIA”

□ D1 – POESIA VISIVA

□ D2 – FOTOPOESIA

□ D3 – VIDEOPOESIA

MACROSEZIONE E

“POESIA E CRITICA LETTERARIA”

□ E1 – RECENSIONE

□ E2 – PREFAZIONE / POSTFAZIONE

□ E3 – SAGGIO LETTERARIO

□ E4 – LIBRO EDITO DI SAGGISTICA

Data___________________________________ Firma ___________________________________

DICHIARAZIONE DA SOTTOSCRIVERE

(PER I PARTECIPANTI DI TUTTE LE SEZIONI)

L’autore è iscritto/ tutelato dalla SIAE? □ Sì □ No

I testi

Franco Donatini ci segnala.......


 

Debora Somma :" Letter to Lawyer "

 

 

Donatella Zanello :" Tutti i colori del Mare "