E ti rivissi, vita,con un sentire lieve e tanto amato che in ogni fatto lieto o meno lieto,ma scampato, vidi un superbo dono
venerdì 27 maggio 2022
mercoledì 25 maggio 2022
ANITA MENEGOZZO: "LA FOGLIA DELL'ULIVO"
La foglia dell'Ulivo
ha un lato color Salvia
e un lato Argento
Se la scompiglia un soffio visionario
ricorda un campanello
da slitta imbizzarrito
L ulivo millenario che domina quel fondo
tende le foglie al vento
con quello stesso orgoglio
di quando gli anni erano poco più di cento
Ora che è antico
e non ancora vecchio
è diventato leggermente
sordo
forse perché più saggio
È irrimediabilmente innamorato
Fa ancora gli occhi dolci a quell'
acacia
ai margini del mondo conosciuto
Lei non si è avvicinata mai di un
metro
l età l ha resa solo più civetta
e il tempo non l ha certo ammorbidita
Ma lui non si rassegna
diventa più contorto ad ogni vento
come a strappar radici dalla terra
per meglio andare incontro alla sua bella
Se questo lo fa poco dignitoso
ben poco gliene importa
se avesse il tronco dritto .
di chi non sa soffrire per
amore
sarebbe solamente
un palo di metallo o di cemento
MARCO DEI FERRARI: "UNA RIFLESSIONE..."
UNA RIFLESSIONE SULL’URAGANO DI
FRANCO CAMPEGIANI
(poeta dell’Essere)
Franco
Campegiani ci offre nel suo più recente lavoro poetico (Dentro l’Uragano)
una singolare interpretazione dell’Essere universale.
Quasi
avvalendosi di una teoria globale della comprensività artistico-poetica, si
riferisce ad una particolare cosmogonia dell’Essere.
Percepisce
l’universalità compiuta dal non-dimensionale, né dialettizza ogni progressività
nella frammentazione della “ragione” estetica di ogni essere vivente (organico
ed inorganico).
In
tale misura il poeta comprende e ci fa comprendere le più varie stratificazioni
naturali (terra/mare) nel fluire ininterrotto della realtà che ci pare di
partecipare in un ciclico evolversi energetico che circonda ogni espressività degli
esseri esistenti.
Non
definirne i limiti, espanderne ogni denuncia di stortura ma non solo,
trasformare le litanìe dell’irrazionalità presenziale nell’obiettivo ontologico
dell’Essere altro da sè.
Sì
perché l’Essere di Franco non è l’assoluto incondizionato, ma il relativo
assoluto che diviene nel conflitto eterno della Storia spiritualizzata dall’umanizzazione
ascendente dei “contrari” (soggetti oggetti).
Da
qui nascono le visioni poetiche contenute nell’Uragano di Franco: l’amore, la
natura, il brivido del buio nella forza della luce, la differenza di tutti gli
antagonismi nell’armonia del ritorno supportato dalla vita nella morte.
La
vita che si delinea nelle liriche di Franco tra esperienze personalizzate,
riflessioni tragiche e gioiose, coscienti celebrazioni della disgregazione
positiva già annunciata, imposta, esposta, simulata (ambivalenza di Giano) concelebrata,
obliata, oscurata, in una cosmogonica scenografia poetica rappresentata dalla
frantumazione dell’Essere onnipotente, ma destinato alla ricerca del proprio
assoluto nascosto forse volutamente.
La
stessa ricerca degli esseri derivati che Franco declina nelle più varie
metalinee versificate da espressionismi letterari protesi nel ritrovare
l’universalità ante-Essere di ogni concettualità basilare.
Ecco
allora che “… Tutto tornerà al suo posto”, la Terra spenta risorgerà, le
dispersioni si ricompatteranno (cerchiature di vicoli che si tengono per la
mano…), il crepuscolo ritroverà i suoi miti (gufi… mostri…) in balia dell’alba
che rafforza la fiducia, il Principio e la Fine che non esistono oltre, ma si
inseguono e motivano nell’essenza più pura del fenomeno di un Essere
ridimensionato dal suo manifestarsi “risorgenza”.
Ecco
che l’espansività nel messaggio di fede globale stimolerà la bellezza della
verità di Keats, ma non identificherà l’Essere con l’aldilà che sprofonda
abissalmente realizzandosi tuttavia in un amore universalizzato dai “contrari”
e dal mistero generazionale (rinnovarsi del Mondo nel Giardino di una forza
redenta dal sangue della caduta).
In
quest’Aurora tenebrosa il “Salmo” disvela, a sorpresa, il mondo nuovo: il mondo
della memoria limbica della Storia aperta all’Essere alternativo, al passato
morente, iconico futuro germogliante.
Questa
cosmogonia sorprende il poeta che distilla l’Essere dal vivente universale del Tutto
tornato alle proprie origini celesti (ora torna a capo) dell’increato.
Richiamando
Parmenide il poeta scommette anche sulla mutazione della metamorfosi emergente
che nega l’illusione di ogni presenza.
Il
ritorno all’armonia dei contrari dimensiona peraltro ogni logica creativa e pone
Franco al vertice di un divenire solido e fantasmatico ancorato alla
temporalità ora superata e naufragata nell’unicità del flusso misterioso
sgorgante dalle origini.
L’Uragano
della memoria ora si ricrea inconsciamente in ogni attimo d’eternità
concepibile da un pensiero pensante e non pensato.
E’
l’uragano di Franco Campegiani, degno di un alto livello di analisi comparativa
e filosoficamente depurata dai contorni oscuri delle teorie nichilistiche
dominanti in onore alla madre Terra che tutti vorremmo rispettare.
Marco
dei Ferrari
martedì 24 maggio 2022
ALFREDO ALESSIO CONTI: "TUTTO E' RESPIRO"
Alfredo Alessio Conti
TUTTO È RESPIRO
Recensione di Raffaele Piazza
Tutto è respiro,
la raccolta di poesie di Alfredo Alessio Conti
che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione
di Maria
Rizzi esauriente, centrata e ricca di acribia.
Come
scrive la Rizzi, Conti è stato accostato in una precedente pubblicazione al
grande Giuseppe Ungaretti e, aggiungerebbe chi scrive, soprattutto
al primo Ungaretti per la brevità e la concentrazione dei suoi testi poetici.
Scrive
la prefatrice che in effetti l’arte della sottrazione e il mal di vivere che lo
caratterizzano, evocano il climax del poeta di Alessandria d’Egitto, ovvero la
disposizione dei concetti in modo da ottenere un effetto di un’intensità
progressiva o regressiva e le sue macerazioni interiori.
Il
titolo del volume sembrerebbe alludere alla forza stessa del respiro fisico, ma
anche metaforico e simbolico per l’essere umano che sul pianeta terra trae dal
respiro stesso quel fattore x che gli consente di restare vivo, ontologicamente
sia come creatura che come persona.
In
bilico tra gioia e dolore questo libro di poesia con il quale si fanno i conti
con la stessa condizione umana che ogni giorno si ripete dal risveglio dopo il
sonno e per dirla con l’ultimo Montale è tutto sempre da ricominciare anche se
non è utopia la possibilità di abitare poeticamente la terra e di vivere
poeticamente ogni momento come ha scritto Borges.
In
Il tuo domani, componimento dal carattere
programmatico che apre la raccolta, che per il fatto di non essere scandita
potrebbe essere considerata un poemetto, nell’incipit ci imbattiamo nella
socratica domanda: «Conosci te stesso / e abbi cura di te / raggiungerai
l’anima / nella sua profondità / e saprai chi sei / chi dovrai raggiungere / il
domani / che verrà».
La
suddetta poesia del tutto antilirica e anti elegiaca ci fa riflettere
sull’essenza speculativa e intellettualistica di questa poetica nel tentativo
riuscito di raggiungere la propria anima per sapere chi si è realmente nella
vita avendo cura di se stessi e leggendo questo breve componimento viene in
mente la famosissima canzone di Franco Battiato La Cura.
Il
tema del conoscere la propria anima ci porta anche alla tematica della
conoscenza del bene e del male e della distinzione agostiniana tra fare il male
stesso e conoscere il male, ma si potrebbe anche aggiungere, anche se l’autore
non è un nichilista, che si potrebbe trovare una connessione tra queste parole
e quelle di Nietzsche
nel suo affermare che non esistono fenomeni morali ma solo interpretazioni
morali di fenomeni che sfocia nel numinoso assunto del filosofo tedesco che
possa esserci qualcosa che supera il bene e il male stessi e vada oltre questa
dualità.
Emblematica
la composizione Un
po’ di poesia: «Un po’
di poesia / altrimenti soffoco / ossigeno della vita / nei giorni / bui e
tristi / …». Nel suddetto componimento è detto tra le righe che è proprio la
poesia stessa a identificarsi con l’ossigeno che rende possibile il respiro,
respiro che è vita e sopravvivenza e anche salvezza.
Quindi
l’ossigeno-poesia è salutare a livello dell’anima anche se le poesie non
salveranno il mondo.
Raffaele
Piazza
Alfredo Alessio Conti, Tutto è respiro, prefazione di Maria
Rizzi, Guido Miano Editore, Milano 2022, pp. 64, isbn 978-88-31497-82-4,
mianoposta@gmail.com.
ANITA MENEGOZZO: "CONTO TUTTE LE PIETRE CHE CALPESTO..."
Conto tutte le pietre che calpesto
le peso con lo sguardo
Durante il mio passaggio
per lo spazio di un'ombra le
possiedo
però non mi soffermo troppo a lungo
Ritorno me bambino
tenuto per la mano
con il mio passo troppo discontinuo
dato dal piede attento
a stare dentro il bordo
ancora e sempre memore del patto
che se sbagliassi ne cadrebbe il
mondo.
Non sono mai cresciuto
talmente tanto da dimenticarlo.
ALFONSO ANGRISANI: "COSA LASCIARE"
Cosa lasciare
Le
albe di città
hanno sempre quel brusìo
di attriti d’asfalto per andare e
venire
non sono parole solo
immagini sonore un
po’ grigie
che
attendono la tua
sorte
cosa farai oggi quali
promesse attese
e rimandi
i volti
in fretta i saluti
casuali
viviamo
tutti così noi indigeni
di questi
incroci
di strade dal senso non unico
nei
quali è così facile perdersi e cercare invano
una risposta al timore
di essere vissuto per
caso
cosa essere cosa non
essere cosa lasciare
le albe di città
sono
così tremendamente silenziose
e pigre
nelle tregue inutili
dei fine settimana
e
davvero non sono
parole ma altro
immagini sempre più sbiadite di te che
ancora
fra i
dormitori di questo alveare
di cemento
cerchi un senso _
sabato 21 maggio 2022
RAFFAELE PIAZZA LEGGE: "TUTTO E' RESPIRO"DI ALFREDO ALESSIO CONTI
Alfredo Alessio Conti
TUTTO È RESPIRO
Recensione di Raffaele Piazza
Tutto è respiro,
la raccolta di poesie di Alfredo Alessio Conti
che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione
di Maria
Rizzi esauriente, centrata e ricca di acribia.
Come
scrive la Rizzi, Conti è stato accostato in una precedente pubblicazione al
grande Giuseppe Ungaretti e, aggiungerebbe chi scrive, soprattutto
al primo Ungaretti per la brevità e la concentrazione dei suoi testi poetici.
Scrive
la prefatrice che in effetti l’arte della sottrazione e il mal di vivere che lo
caratterizzano, evocano il climax del poeta di Alessandria d’Egitto, ovvero la
disposizione dei concetti in modo da ottenere un effetto di un’intensità
progressiva o regressiva e le sue macerazioni interiori.
Il
titolo del volume sembrerebbe alludere alla forza stessa del respiro fisico, ma
anche metaforico e simbolico per l’essere umano che sul pianeta terra trae dal
respiro stesso quel fattore x che gli consente di restare vivo, ontologicamente
sia come creatura che come persona.
In
bilico tra gioia e dolore questo libro di poesia con il quale si fanno i conti
con la stessa condizione umana che ogni giorno si ripete dal risveglio dopo il
sonno e per dirla con l’ultimo Montale è tutto sempre da ricominciare anche se
non è utopia la possibilità di abitare poeticamente la terra e di vivere
poeticamente ogni momento come ha scritto Borges.
In
Il tuo domani, componimento dal carattere
programmatico che apre la raccolta, che per il fatto di non essere scandita
potrebbe essere considerata un poemetto, nell’incipit ci imbattiamo nella
socratica domanda: «Conosci te stesso / e abbi cura di te / raggiungerai
l’anima / nella sua profondità / e saprai chi sei / chi dovrai raggiungere / il
domani / che verrà».
La
suddetta poesia del tutto antilirica e anti elegiaca ci fa riflettere
sull’essenza speculativa e intellettualistica di questa poetica nel tentativo
riuscito di raggiungere la propria anima per sapere chi si è realmente nella
vita avendo cura di se stessi e leggendo questo breve componimento viene in
mente la famosissima canzone di Franco Battiato La Cura.
Il
tema del conoscere la propria anima ci porta anche alla tematica della
conoscenza del bene e del male e della distinzione agostiniana tra fare il male
stesso e conoscere il male, ma si potrebbe anche aggiungere, anche se l’autore
non è un nichilista, che si potrebbe trovare una connessione tra queste parole
e quelle di Nietzsche
nel suo affermare che non esistono fenomeni morali ma solo interpretazioni
morali di fenomeni che sfocia nel numinoso assunto del filosofo tedesco che
possa esserci qualcosa che supera il bene e il male stessi e vada oltre questa
dualità.
Emblematica
la composizione Un
po’ di poesia: «Un po’
di poesia / altrimenti soffoco / ossigeno della vita / nei giorni / bui e
tristi / …». Nel suddetto componimento è detto tra le righe che è proprio la
poesia stessa a identificarsi con l’ossigeno che rende possibile il respiro,
respiro che è vita e sopravvivenza e anche salvezza.
Quindi
l’ossigeno-poesia è salutare a livello dell’anima anche se le poesie non
salveranno il mondo.
Raffaele
Piazza
Alfredo Alessio Conti, Tutto è respiro, prefazione di Maria
Rizzi, Guido Miano Editore, Milano 2022, pp. 64, isbn 978-88-31497-82-4,
mianoposta@gmail.com.
CARMEN MOSCARIELLO: "FERDINANDO CIANCIULLI"
Ferdinando Cianciulli Martire del Socialismo. Digitalgrafic
A
cento anni dal suo assassinio
a cura di Paolo Saggese e Giuseppe Iuliano
Meritorio
questo libro sotto tanti punti di vista.
Quanti martiri ed eroi ci sono anche in un
dimenticato o quasi dimenticato paese come Montella, detta la perla
dell’Irpinia per il suo verde, le sue montagne, le sue sorgenti, i suoi
castagneti, dimenticavamo, non bisogna farlo, i suoi eroi?
E
Peppino Iuliano poeta attento e sensibile alla storia dell’uomo, mi invia
quest’opera e mi coinvolge come al solito, mi ricorda che le mie origini sono
montellesi. E ottiene successo poiché anche questo attento e meticoloso
lavoro ha tirato fuori dal mio subconscio
o inconscio cose che ero certa di non conoscere e soprattutto di non
appartenere minimamente ai fatti narrati.
Chi
era Ferdinando Cianciulli?
Il
Poeta Giuseppe Iuliano e lo scrittore Paolo Saggese ce lo ricordano non certo con testimonianze generiche, ma con
la pubblicazione dei suoi scritti in collaborazione con altri autori importanti
come Generoso Picone (Direttore de Il
Mattino che ad Avellino con il Professore Aldo Masullo presentò il mio Rocco
Scotellaro, in un pomeriggio invernale, per me quasi gelido, reso dalle loro
parole luminoso e imperituro), si occupa
da par suo della stampa politica irpina dal 1900 al 1920 e del giornale pubblicato da Cianciulli “Il
grido” che io ho letto nella biblioteca di Saverio Palumbo del quale vi dirò
più innanzi. Coautori sono anche Francesco Barra che tratta la vita politica –amministrativa di
Montella tra crisi dello Stato Liberale
e Fascismo. E non ultimo è l’mportante l’intervento di Cecilia Valentino che ci
parla di Femminismo e Socialismo, personaggi familiari, come la moglie
dell’eroe, tessuti con i fili preziosi
dell’abnegazione, del desiderio di pace e lavoro, del riscatto della donna
esempio luminoso è la moglie di Ferdinando Cianciulli che prende parte attiva
alle iniziative contestative e denunzianti del marito. Insomma questo libro ci
parla anche di una Famiglia attiva che amava il prossimo più debole incapace di
difendersi dalle angherie dei prepotenti
Il
tema che ha scelto Paolo Saggese è di fondamentale importanza, poiché tratta la storia dell’intellettuale irpino e dei
fatti che lo porteranno al martirio. Perno luminoso è senza dubbio l’intervento
del Poeta Iuliano che parla dell’eroico furore e dell’accostamento
della storia e del pensiero di Ferdinando Cianciulli che per forza contestativa, per capacità di
sacrificio della propria vita, per intelligenza politica e sociale lo avvicina a Giordano Bruno. E’ un libro da leggere, da
gustare in ogni sua virgola ci riscatta da tante umiliazione che Montella e il
Sud continuano a subire. Non ultimo la distribuzione dei soldi che l’Europa ha inviato al nostro
Paese, soldi da utilizzare soprattutto per il Sud come è ampiamente precisato
nel mandato europeo.
Ognuno degli autori si è ritagliato un suo spaccato di storia, di
ricordi, di documenti che attestano senza ombra di dubbi che Ferdinando
Cianciulli è stato un grande eroe. Dei miei pochi anni passati a Montella ricordo
una casa triste con donne vestite eternamente di nero, sempre in lutto. Ricordo
Wanda e le sue figlie, quest’ultime frequentavano insieme a me le scuole medie.
Il libro è infatti presentato da Anna, Raffaele e Adriana Dello Buono, che ci
introducono allo studio e alla comprensione più da vicino del loro amato
parente.
Chi
era il martire?
Un
giornalista di paese con un’intelligenza fervida e con un cuore generoso.
Scrivo volentieri e con piacere su di lui, perché pur essendo stato ateo ,
amava gli umili, diciamo pure i poveri , i vessati del mio paese, da solo si
contrappose a potenti politici, ad uno in particolare, il più potente di tutti,
quello ritornato dall’America, arricchito e con dentro un desiderio di rivalsa,
tanto da farsi eleggere Sindaco del paese, parlo di Celestino De Marco. Io e la
mia famiglia, quando ormai tutti i suoi
beni , erano passati “ai Monaci” e lui
era morto già da più di cinquant’anni, abitammo in fitto in queste sue proprietà regali, la villa e il parco volevano imitare quello dei re, Ricordo le statue, gli
alberi da frutta le cancellate che si affacciavano sul Corso . Mio padre li
aveva fittati all’asta a un prezzo proibitivo
di molti milioni di lire , nel fitto erano compresi i castagneti delle Malte, già
di proprietà di Celestino De Marco, i castagneti che comprendevano l’intera
montagna de SS Salvatore, aveva fittato tutto poiché solo in quel luogo erano
concentrati molti “essiccatori” per le castagne. Le Malte erano e sono un
immenso castagneto di migliaia di alberi. Dal parco della villa io e mio fratello dalle uscite laterali ci infilavamo nel cinema Fierro per vedere i Colossal
che hanno fatto la storia del cinema. Allora io non capii le ragioni del lutto
della Famiglia Dello Buono, avevo forse 11 anni, nessuno mi aveva mai parlato
di Ferdinando Cianciulli, né mai avevo sentito il nome di Celestino De Marco. Quando
ho conosciuto il Dottore Saverio Palumbo a Formia originario di Sant’Angelo dei
Lombardi e compagno di liceo di uno dei miei zii. Fervido Socialista Primario e fondatore dell’Ospedale Di Liegro
di Gaeta, grande cardiologo che ha
salvato migliaia di vite, comprese quelle di mia madre e di mio padre, visitava
e curava senza farsi mai pagare, era anche uomo colto che tanto ha aiutato Il
Sud Pontino, mi parlava con amore e ossessione di Ferdinando Cianciulli, delle lotte che questo giovane
uomo aveva fatto in difesa degli umili e dei più poveri, soprattutto del suo
assassinio, al quale non si è mai rassegnato. Mi raccontava della sua lotta
contro i padroni e contro i latifondisti, delle innumerevoli lettere che questi
inviava ai capi nazionali del Socialismo, ai Prefetti ai quali narrava le
malversazioni politiche, delle manifestazioni che organizzava ad Avellino e in Provincia di Avellino, della pubblicazione
del suo giornale “Il grido degli umili”
poi chiamato semplicemente “Il grido” , delle importanti sezioni socialiste
dell’Irpinia , delle minacce che riceveva quotidianamente, finché “ i padroni” infastiditi dalla sua parola lo mandarono ad
uccidere. Il Grido di Ferdinando Cianciulli è stato e rimane il Grido di Munch,
Il mio amico Pietro Nenni diceva che
bisognava accostarlo a Rocco Scotellaro e a Giordano Bruno e mi sollecitava a
scrivere. Egli aveva su di lui molti documenti e scritti. Chi ne aveva più di tutti e li
custodiva gelosamente, era il Dottor Saverio Palumbo, sarebbe meraviglioso recuperarli.
A salvare e regalarci questo spaccato di
storia dimenticato dai più sono stati gli autori di questo libro, L’hanno fatto
con il solito entusiasmo , con la loro alta professionalità a difesa e amore
per i luoghi e i personaggi narrati.
Ho
letto il libro, è ben calibrato ,
scritto con passione e intelligenza, inteso quale insegnamento affinché non
dimentichiamo i nostri Padri, Rocco
Scotellaro-I Padri saraceni!) i nostri eroi le nostre origini. Vorrei qui
aggiungere perché vi entra di Di diritto in questa storia straordinariamente
vera entra il grande Preside, Provveditore agli studi
Attilio Marinari , figlio di Paolina Moscariello, sorella di mio nonno
Giuseppe, anch’egli grande socialista,
immane studioso di Dante e Francesco De Sanctis, moltissimi i libri pubblicati
con il “Vecchio” Guida, decine le pubblicazioni, candidato alla camera per il
Partito Socialista. Importanti le Letterature e le Antologie scritte con la
sorella Edda Marinari. Preside del Mamiani a Roma non ha mai dimenticato le sue
origini, aiutato i più poveri, sorretto chi aveva bisogno, diffuso la cultura e
il suo insegnamento tra le fasce più povere dell’Italia. Io e il Poeta Ugo
Piscopo siamo stati suoi alunni in anni e Istituti diversi, il Poeta ad
Avellino ed io l’ho avuto come Preside e professore al Francesco De Sanctis di
Lacedonia. Ad Ugo Piscopo si deve uno
splendido panegirico pronunciato in un ricordo postumo ad Avellino. Dopo la sua morte, gli ha dedicato pagine indimenticabili,
raccogliendo le testimonianze di quelli che l’avevano conosciuto e amato. Erano
questi gli uomini che vivevano il credo, l’Utopia del Socialismo, ormai persosi
chissà dove! Credevano nella cultura, nella politica, nel riscatto dei popoli .Il
martire Ferdinando
Cianciulli, da Giuseppe Iuliano è avvicinato giustamente a Giordano Bruno (condivido il suo
pensiero di storico e di poeta). D’altronde la statua di Giordano Bruno che
prima del terremoto troneggiava all’ingresso del vecchio comune di Montella, fu
messo lì dal Martire a Sue spese,
l’aveva fatta forgiare da un buon
artista (troverete tutti i particolari nel libro) e lì l’aveva sistemata contro
tutto e contro tutti, l’aveva fatta erigere senza temere le severe contestazioni
della chiesa di allora.
Carmen
Moscariello
venerdì 20 maggio 2022
GIAN PIERO STEFANONI: "UMBERTO SABA"
UMBERTO SABA E LA SERENA DISPERAZIONE
La
fratellanza a partire dal dolore come esperienza di una stessa condizione,
l'uomo scandagliato nella sua pena entro una disperazione serenamente accettata
come segno del suo destino, pongono i versi di Saba nella limpidezza di una
lingua data per dichiarata e trasparente onestà tra i vertici più alti della
lirica italiana del novecento. Poeta del
quotidiano (tra fedeltà alla tradizione e riferimento alle interrogazioni della
neonata psicologia) ci indica infatti nel riconoscimento del canto l'unanimità
di un volto toccato tra personali e universali fratture da medesime rincorse ed
amori ("Ho parlato a una capra./ Era sola sul prato, era legata./ Sazia
d’erba, bagnata/alla pioggia, belava.// Quell’uguale belato era fraterno/ al
mio dolore. Ed io risposi, prima/ per celia, poi perché il dolore è eterno,/ ha
una voce e non varia./ Questa voce sentiva/ gemere in una capra solitaria.// In
una capra dal viso semita/ sentiva querelarsi ogni altro male,/ ogni altra vita").
Trieste
è la città interrogante, crocevia di un mare e di un mondo aperto, di una
narrazione ricca per uomini e autori; città dell'anima (insieme nutrice e
scontrosa) al centro di questo spazio d'affetti e di memorie care (la moglie
Lina con la figlia Linuccia, le vie poco battute, i caffè e gli affacci dal
porto) nella rappresentazione consapevole di un malinconia riscattata e come
detto accettata proprio nella contemplazione di una esistenza osservata- e
indagata- nel viversi delle passioni. Lo strumento nella chiarificazione del
male è affidato ad una poesia che modulando nel timbro il giusto incontro di
contenuto e forma non teme ma adotta (pur nella sperimentazione che gli è
propria) una lingua semplice ma familiare e per questo prossima alle verità e agli
struggimenti umani. La sapienza così nella struttura e nell'apertura della
parola è nel segno di un'ispirazione alta richiamata ad una trasparenza che gli
viene anche da un passato illustre cui si richiama a differenza del
frammentarismo verboso di alcuni suoi contemporanei ("Amai trite parole che non uno/osava. M’incantò
la rima fiore/amore,/la più antica difficile del mondo.// Amai la verità che
giace al fondo,/quasi un sogno obliato, che il dolore/riscopre amica.// Con
paura il cuore/le si accosta, che più non l’abbandona./Amo te che mi ascolti e
la mia buona/ carta lasciata al fine del mio gioco").Nella
formula antica e rivisitata del Canzoniere in cui raccoglie
nell'opera eventi personali legati per narrazione psichica allo scorrere
naturale della vita, Saba finisce allora col restituirci motivi e impressioni di
una parte importante del nostro novecento racchiusi insieme però
nell'ordinarietà dell'esistenza. Le intimità dell'amore, gli slanci e le
dolenze nell'immutabilità del tempo e del mondo pronunciabile solo nella
consolazione di una personale e comune speranza, nell' adesione interiore, sono
queste dunque tra le altre le interrogazioni che nella distinzione ce lo
rendono caro e più che mai vicino.
giovedì 19 maggio 2022
A ROMA SI SVOLGE L' EVENTO: "LIBRI IN GALLERIA"
A Roma si svolge l’evento: “Libri in Galleria. Dialogo con gli autori del Circolo Iplac”

Sabato 21 maggio 2022 presso la Galleria Arte Sempione dalle ore 14.00 alle 20.00
Ogni respiro dell’universo giunge a solcare le infinite sfumature dell’anima che restituisce al cuore battiti di dolcezza e calore, tristezza e solitudine nelle giornate volte a scandire questo viaggio dove i sogni non devono mai essere abbandonati. Di sogni e aspettative, coraggio e amore, ma anche di paura e tradimento, inganno e gelosia quali aspetti presenti in questa esistenza dove tutto scorre troppo velocemente e dove sempre meno viene dato spazio all’ascolto dell’altro nella sua unicità, trattano molti testi tra romanzi, racconti, saggi, sillogi poetiche. Tutto quello che restituisce un libro nell’evocare emozioni, stati d’animo, diventa un’occasione per ascoltarsi di più, entrando nel profondo per guardare vissuti dimenticati e desiderare forse altro rispetto al proprio vissuto. Emozioni ora silenti e soffocate per timore o vergogna, ora espresse con forza e fermezza, siano esse chiare e luminose siano cupe e ambigue.
Grazie a storie, vicende reali e immaginarie legate al passato, al presente, ma anche proiettate verso un ipotetico futuro, con sullo sfondo le più diverse atmosfere, prendono così vita le emozioni con cui si è chiamati a ri-confrontarsi prima o poi, entro un contesto abitato da personaggi reali o immaginari con cui in parte ci si può riconoscere per certe caratteristiche comportamentali, oppure distaccarsi completamente da essi, e ancora simpatizzare o meno.
Quanti amano leggere o scrivere, o entrambe le attività/passioni, possono contare su un processo di ascolto di sé straordinario, per vivere con rinnovata consapevolezza diversi momenti della propria storia, magari riconciliandosi con alcuni aspetti di sé tenuti fino a quel momento distanti o nascosti, forse per paura di non essere accolti e sostenuti, ma anche per timore di essere giudicati.
Per ritrovarsi tra amici e conoscenti, per trascorrere un tempo di ascolto attraverso le letture di libri e incontrare gli autori, da non perdere l’appuntamento con “Libri in Galleria. Dialogo con gli autori del Circolo Iplac Insieme per la Cultura” che si svolge a Roma il 21 maggio 2022 presso la Galleria Arte Sempione in Corso Sempione, 8, dalle ore 14.00 alle 20.00.
Organizzato con la Galleria Arte Sempione, di cui è direttore Mario Borgato, l’evento affianca al romanzo e alla saggistica, la poesia e la fiaba con protagonisti gli autori del Circolo Iplac. Accanto a Maria Rizzi e Roberto De Luca rispettivamente Presidente e Vice-Presidente Iplac, Loredana D’Alfonso, Sandro Angelucci, Silvia Cozzi segretaria Iplac, Paolo Buzzacconi e Luca Giordano tutti membri del direttivo, prendono parte a questo interessante appuntamento letterario diversi autori del Circolo Iplac che esporranno la propria opera letteraria. Citiamo gli autori che hanno confermato la propria presenza fino a questo momento: Silvana Lazzarino, Federica Sciandivasci, Nunzia Gionfriddo- referente Iplac per la Campania, Claudio Scarpino, Delfina Tommasini, Tonino Tiberi, Franco Campegiani e Luca Giordano. Tra le presenze di spicco vi saranno l’illustre pittrice Stefania Camilleri, Giuseppe Lotano, Marco Solaro, Alfonso Angrisani. Sono attesi altri autori che aderiranno a breve.
A chiusura di questo incontro culturale dove saranno affrontati molti argomenti interessanti, vi sarà un ricco brindisi apericena. Un’occasione per vivere un evento corale di grande spessore e interesse. Per informazioni scrivere alla mail: artesempione@gmail.com
“Libri in Galleria
Dialogo con gli autori del Circolo Iplac- Insieme per la Cultura”
Galleria Arte Sempione
Roma, Corso Sempione, 8
dalle ore 14.00 alle 20.00
sabato 21 maggio 2022
Per info scrivere a: artesempione@gmail.com