venerdì 2 dicembre 2022

MARCO DEI FERARI: "LA METAMORDFOSI DI UNA FAMIGLIA...."

 LA METAMORFOSI DI UNA FAMIGLIA:

4 DONNE RACCONTANO

È dall'ultima pagina che mi sento di interpretare il narrato di questo romanzo di Edda Conte completato dalla figlia Isabella.

I versi finali di esortazione a cercare il rinnovamento della vita nelle cose delle immagini (“a Isabella”) della luce, sono la guida indefettibile alla comprensione di un ampio romanzo familiare, ma non solo.

E’ la guida al secondo Novecento nella vicenda, complessivamente semplice nella sua profondità, di una metamorfosi generazionale incarnata da quattro protagoniste femminili principali.

Tutto l'articolato scorre veloce sottolineando la fragilità e la solidità storica dell'esperienza umana dove ogni evento si delinea intrecciando il proprio tema ad un’esistenza familiare specifica.

Rosa, Margherita, Fiore, Iris, vivono il “giardino” degli eventi in un susseguirsi di introspezioni psicofisiche che appaiono intricate connotazioni di esperibilità personali.

Sofferenze e gioie, illusioni e disillusioni occupano il tracciato esistenziale di ciascuna figura e si impongono alla visione interiore evidenziando caratteri, personalità, luci e ombre dell'essere umano.

L'esistenza dell'esperienza offre infatti molte opportunità da anticipare, soppesare, realizzare o dimenticare: è il flusso della vita gestita dal tempo che non fa sconti a nessuno e cinicamente dispone, propone, alletta, alimenta, disgrega...

È la presenza del “vento” che sussurra, urla, consiglia; è la costante assistenza di una prudente saggezza configurata negli usi e costumi che le protagoniste rispettano o disdegnano vivendo gli eventi nelle immagini delle “cose” e degli ambienti di ogni quotidiano momento.

C'è una mobilità esistenziale nel romanzo: trasferimenti di situazioni e opinioni, rammarichi, pazienti attese di qualche invocabile provvidenzialità benigna.

Sempre tuttavia in un arco temporale ben delineato senza fughe avventate, ma con responsabilità operosamente doverosa alla fondante dignità della persona che si realizza nel divenire anche solidale e affettivo.

Rosa (la “doppia” mamma) è una donna della guerra e del dopoguerra (1945) che modula le proprie vicissitudini nella parsimoniosa laboriosità dovuta alle necessità ed al costume predominante di sostenere con amore famiglia e figli.

L'obiettivo irrinunciabile che ha edificato per la donna la società occidentale nei secoli della propria Storia.

Margherita (la figlia prediletta di Rosa) inquieta e briosa sofferenza di una giovane incompiuta, illusa e delusa dal dolore e dal rimpianto, si trasferisce infine in America sposandosi e pentendosi.

Fiore la più piccola dei figli di Rosa è coriacea, intelligente, volenterosa “servitrice” dell'educazione statale, culturalmente e saggiamente abituata all'impegno del lavoro, senza fronzoli, né preamboli ideologici fuorvianti.

È protagonista per eccellenza quale “creatrice” di narrazioni, favole, visioni poetiche che l’affascinano da e per sempre.

E’ dedita alla famiglia, forbita e misurata nelle parole con un'educazione, forse puritana, che peraltro nasconde un suo intenso probabile desiderio di autonomia e libertà, oscurato dall'amore e dall'obbedienza al ruolo della sua coscienza.

Confessioni dichiarate in prima persona si alternano peraltro nell’artista in narrati incisivi ed excursus psicofisici che l’aiutano molto a partecipare allo scenario di quel mondo (anni 1960/80) vissuto con entusiasmo dinamico e forza di volontà senza pari.

Impegno per Fiore pesantissimo nel percepire le metamorfosi settoriali (costume, strumenti, abitudini) e globali (linguistiche, politiche, economiche, sociali, deciso avvio dell'Europa…) che ribaltano la concezione tradizionale dell’esistere e delle sue modalità espressive.

Iris è il “mondo nuovo” ovvero il trascendere permanente: tutto e il suo contrario.

Una presenza essenziale anche nell'assenza prolungata, una vitalità intellettuale ricca di esperienze e vicissitudini polivalenti vibranti e di tonfi istruttivi.

Amicizia, amore, schieramento politico, lavoro, fuga e ritorno, ecologici rifugi: ogni lato di esperienza gridato dal tempo che corre e non lascia per Iris comodi percorsi.

Così sino agli ultimi tempi del padre e della madre (Fiore) e al suo impareggiabile estro poetico che crede nella luce per illuminare una figlia forse troppo sensibile e libertaria, ma immensamente umanitaria come pochi (esemplare la sua esperienza solidale in Africa).

Così il tempo (privilegiato da Fiore) si conferma presenza inderogabile in ogni momento espressivo a coinvolgere Iris, indomabile “guerriera” e inequivocabile “artista” della madre.

Ora occorre (per concludere) valutare talune definizioni/finalità che l'autrice e la figlia si propongono di evidenziare nel percorso.

Dapprima la concezione già citata del tempo/spazio (con le relative retrospezioni e memorie) linearmente intrecciati a riferimento del sistema di personaggi (prevalentemente femminili) protagonisti.

Non si tratta di una concezione interiorizzata del tempo (come in Sant'Agostino), bensì è un tracciato sistemico nella cornice narrativa complessiva, dove gli avvenimenti personali trovano continuità narrativa (caratteri, punti di vista, giudizi) e si consolidano nella trama.

La “continuità” anche generazionale in tal senso si spiega chiaramente includendo ogni riferimento oggettuale e ambientale: tutto lo scenario anche naturale infatti partecipa al sistema; tutto diviene personaggio (vedi il vento, ecc.) relativo all'essere anche più micro.

Tutto vive di presenzialità e ne testimonia la sofferta trasposizione ambientale per ogni abitazione (dalla pianura alla marina, dalla montagna alla campagna…).

Dopo il tempo/spazio non si può omettere un cenno significante al già citato provvidenzialismo inteso come “buon destino”.

La provvidenza per le protagoniste si manifesta sempre positivamente (a buon fine) non lasciando spazio alle capricciose imprevedibilità del “destino” inteso come obbligatorietà finalizzata che accompagna l’essere e ne gestisce il manifestarsi nel divenire.

Quindi non il destino assolutizzato e indefettibile guida al sistema, ma il soccorso luminoso che tutela i valori degli esseri umani e ne permea atti e pensieri ricorrenti anche nella memoria storica.

In quest'ambito occorre peraltro sottolineare che il flusso generazionale per l'Autrice (e figlia) non può mai sconvolgere il contenuto essenziale della “realtà” concepita come valore indissolubile, non soggetto a mutamenti introiettivi, bensì ritenuta base indicativa per ogni evoluzione dell'essere/sistema sociale.

Tutti i valori quindi pur subendo insidiose manipolazioni (agevolate dalla tecne) rimangono cornice guida per l'Autrice (e figlia) che insiste nel pensiero positivo, nobile erede degli antenati e delle memorie familiari.

Da ultimo si rileva che la presenza maschile è percettibile più sullo sfondo ma sempre a corollari di completamento analitico.

Dunque Rosa, Fiore, Margherita, Iris: ecco le donne di una famiglia dei valori e delle tradizioni oltre ogni altro limite, sino all'ultimo “passo” esistenziale che questo notevole “romanzo” ci offre e si offre alla lettura e meditazione più elevata.

 

                                                                       Marco dei Ferrari

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