giovedì 28 febbraio 2019

ANNA CASTRUCCI: "TRA SOGNO E REALTA'", GUIDO MIANO EDITORE


GUIDO MIANO EDITORE – NOVITA’ EDITORIALI E’ USCITA LA PRIMA  RACCOLTA DI POESIE   “TRA SOGNO E REALTA’ ” DI  ANNA CASTRUCCI   CON PREFAZIONI DI ENZO CONCARDI, FRANCESCA LUZZIO E NAZARIO PARDINI



Pubblicato il volume di poesia TRA SOGNO E REALTA’    della poetessa   ANNA CASTRUCCI edito GUIDO MIANO EDITORE, febbraio 2019,  nella prestigiosa Collana  Analisi poetica sovranazionale del terzo millennio.
Questa collana di libri non ambisce a esaurire una rassegna della poesia italiana contemporanea, quanto piuttosto a indicare di taluni autori un solco di scrittura nella quale sia da individuare una sorta di fratellanza d’arte, nel nostro caso della poesia. Richiami, comunanze, affinità con testi di autori europei tendono nel caso specifico ad “assumere un’angolazione sovranazionale e articolata anche per il campo delle analisi critiche”.
I testi degli autori proposti in questa collana non si discostano dai fondamenti della poesia autentica, la quale risiede, com’è noto, nelle sue componenti; tra cui un alone o richiamo interiore di spiritualità, che contribuisce a intuire, scoprire, evidenziare ciò che il linguaggio comune solitamente ignora, e che si direbbe unitaria di tutte le poesie del mondo. Solitamente non è difficile riscontrare similitudini o assonanze di intenti, di attese e speranze, di istanze esistenziali tra poeti italiani ed europei e di lingua ispano-americana, naturalmente nel rispetto dei singoli livelli; attinenze che non escludono - ai fini del confronto nell’àmbito sovranazionale - talune affinità espressive e / o estetiche tra autori, non raramente motivate da comuni esperienze dell’ essere, da virtù acquisite, dall’emblema della memoria, ovvero dalle negatività, dai soprusi umani e sociali, dal tempo avaro. 
I testi della poetessa Anna Castrucci sono stati qui suddivisi con adeguata selezione nelle tre tematiche più rilevanti del nostro tempo: “Tra sogno e realtà”, “Natura Medicatrix” e “Problematiche dell’essere”, in ciascuna delle quali è possibile evidenziare affinità, come si diceva, con autori stranieri affermati. Si tratta della prima pubblicazione per l’autrice.

Nazario Pardini nella prefazione rileva che “non è di certo azzardato scoprire venature di influenza Baudelairiana per il rapporto dell’essere col tempo, la vita, le memorie, l’onirico, l’inquietudine, l’amore, e il fato. Spesso ci si affida al sogno, all’azzardo per compensare certe sottrazioni che la realtà ci impone.”
  
Francesca Luzzio specifica che “In una sorta di narrazione lirico-biografica, la poetessa ora esprime la sua meraviglia di fronte al creato di cui è inconsapevole elemento, ora ci propone la fine di una relazione d’amore, per dimenticare la quale il ridipingere le pareti a nulla è servito perché nel frattempo è passata la sua vita: “Ho imbiancato pareti / e cancellato il tuo nome / per spezzare catene / che stringevano il cuore. // Ho bruciato parole, / mi ci sono scaldata, / e ad un tratto / la vita è volata.” (Ho imbiancato le pareti).


ANNA CASTRUCCI, TRA SOGNO E REALTA’, poesia,  nella Collana Analisi Poetica sovranazionale del terzo millennio. GUIDO MIANO EDITORE, pagg. 80,  Euro 18,  Febbraio 2019.

GUIDO MIANO EDITORE – UFFICIO STAMPA - VIA EMANUELE FILIBERTO 12 - 20149 MILANO - 023451804 - 023451806  - mianoposta@gmail.com



mercoledì 27 febbraio 2019

CLAUDIO FIORENTINI: "CANTO NAVAJO"


Canto Navajo

Claudio Fiorentini,
collaboratore di Lèucade








Non avvicinarti alla mia tomba piangendo
Non ci sono, non dormo lì
Io sono come mille venti che soffiano
Io sono come un diamante sulla neve, splendente.
Io sono la luce del sole sul grano dorato
Io sono la pioggia gentile attesa in autunno
Quando ti svegli la calma mattina
Sono il canto di uno stormo di uccelli
Io sono anche le stelle che brillano
Mentre la notte cade sulla tua finestra
Perciò non avvicinarti alla mia tomba piangendo
Non ci sono, io non sono morto.


lunedì 25 febbraio 2019

PREMIO "IL GOLFO" VERBALE DI GIURIA


XXV  Edizione
Premio  nazionale di poesia e narrativa
IL GOLFO

2019


VERBALE DI  GIURIA

La Giuria della 25° edizione del premio nazionale di poesia e narrativa “IL GOLFO 2019”, organizzata dal Centro Culturale “Il Golfo” composta da:


Presidente   Prof.ssa    ROSA ELISA  GIANGOIA

Membri      Prof.    PAOLO EMILIO  CASIRAGHI
                   Avv.                IGNAZIO  GAUDIOSI
                   Prof.                NAZARIO  PARDINI
                   Dott.ssa   ROSSANA TERZANO


Ha concluso nella riunione tenutasi in La Spezia il giorno  15 febbraio 2019 l’esame dei testi dei poeti
e scrittori  concorrenti ai quali sono andati i premi in conformità della seguente graduatoria di merito.
  
Per la prima sezione – Poesia singola – la Giuria ha deciso all’unanimità di assegnare il primo premio alla lirica:  Il destino di Ettore di FAVARO FRANCESCA        di Padova

Per la  seconda sezione – Libro edito di poesia – la Giuria ha deciso all’unanimità di assegnare il primo premio al volume: Di ombra e di luce di COSSU  MARISA  di Taranto.

Per la terza sezione – Narrativa inedita o edita – la Giuria ha deciso all’unanimità di assegnare il primo
premio all’opera: Le tre verità di LUNA ANTONIO di Terni



Il primo premio della sezione “POESIA SINGOLA”          consiste in un assegno di    350,00 euro
Il primo premio della sezione “LIBRO EDITO DI POESIA”     consiste in un assegno di    350,00 euro.
Il primo premio della sezione “NARRATIVA”                  consiste in un assegno di    350,00 euro.

        I vincitori dei primi premi di tutte le sezioni riceveranno una artistica Targa personalizzata.



Al fine di fornire un’immagine più completa della partecipazione, la Giuria ha deciso di assegnare altri premi.

SEZIONE  POESIA  SINGOLA

Sono risultate assegnatarie del secondo e del terzo premio rispettivamente   le liriche:  Piovuto dal divino tavoliere di CASADEI  MONIA  di Cesena e Vecchio Poeta di   DE SILVESTRI  PAOLO di
Castel Rocchero.

FINALISTI
CECCAROSSI  GIANNICOLA          di Roma                     con Il profumo dei papaveri
SCATENA  PIERANGELO                di Castelnuovo Garfagnana con Come sarà
FRANCESCHETTI MARIA  GRAZIA     di Rovigo                            con Fiesso in sogno
VIOLA  MARIO                                    di Volpiano                       con Pioggia
CECERE  ESTER                        di Taranto                          con Incontro

MENZIONE  D’ONORE
GUARINO  ALFREDO                       di Napoli                            con  Pulsato ha la semantica
SPINARDI  VITTORIA                      di Manerbio                      con Nel movimento della vita
GALIMBERTI  GIULIANA               di Como                     con Scorre il fiume
SCARZELLA  IVANA                         di Torino                            con Giochi di luce
GIACALONE  ANNA                          di Brescia                          con Nel tempo dei ricordi

MENZIONE  DI  MERITO     
MARZIALE  ALESSANDRA             della Spezia                      con Un tuo sorriso
CORTI  RAFFAELLO                         di Bergamo                       con Le fragili parti
BIAGGINI  MONICA                          di Genova                           con Nodo        
CROCE  FRANCESCA                        di Ceparana                      con Ferrata
GARZELLA  RENZO                          della Spezia                      con Come fiaba

PREMIO  GIOVANI  AUTORI
MORA  ELENA                                    di Parma                            con Piccolo


SEZIONE  LIBRO EDITO DI POESIA

Sono risultate assegnatari del secondo e del terzo premio rispettivamente  i volumi:  Zero al quoto di BREGOLI  FABRIZIO di Cornate d’Adda e Poesie veneziane di COSSU  MARINELLA di  Gorizia.

FINALISTI
CIGARINI  ILDO                        di Reggio Emilia             con Rumori di passi sull’erba
GIORGI  ARMANDO                          di Genova                           con L’ombra
CATTANIA  ANDREA                       di Milano                            con La natura delle cose
CINTI  GABRIELLA                           di Jesi                                   con Madre del respiro

MENZIONE  D’ONORE
GARGIULO  ANNA MARIA             di Meta di Sorrento                 con Amaritudine           
OLIVERO  FABRIZIO                        di Torino                            con Il filo di Arianna
GUARDO  CLAUDIO                          di Trento                            con Playing Bach



SEZIONE   NARRATIVA INEDITA o  EDITA
Sono risultate assegnatarie del secondo e del terzo premio rispettivamente le opere Il valore delle piccole cose di  VOZZOLO  MARCO di Pistoia e Le indemoniate di PRIMERANO  MARIA di Catanzaro.
FINALISTI
BARDI  MARTA               di Galliate Lombardo             con Ricette con delitto
DELLA NINA  GIAMPIERO   di Lucca                     con Gente di corte
QUINTANA  VALENTINO      di Padova                           con Fratelli contro
SPERANZA  PIETRO               di Salerno                          con Mare in tempesta
BENAZZOLI  CLAUDIO          di Brescia                           con Come foglie nell’acqua

MENZIONE  D’ONORE
LA MOGLIE SALVATORE      di Amendolara                          con Due Racconti
GUANI  GIANCARLO               della Spezia                      con Chi ha ucciso Andrea Bibal?
MALVOLTI  ARMIDO              di Castelnovo ne’ Monti        con Il sapore del primo bacio
BILE  ALBERTO               di Napoli                            con Una Colombia
CORSI  ALESSANDRO             di Livorno                          con Per inventare il nulla


PREMIO DELLA  SAGGISTICA
GRANDI  PAOLA             di Torino         con L’avvio di un’assiomatica delle scienze umane                                                                           nell’opera di Gilbert Simondon

VIOLA  FRANCESCO               di Volpiano     con Ernesto Rayper – un pittore genovese a Volpiano.    

PREMIO  GIOVANI  AUTORI
CERRI  MICHELLE                   di Cossato       con  Storia su carta e inchiostro



La proclamazione ufficiale e la cerimonia della premiazione avrà luogo alla Spezia il giorno 31 Marzo 2019 alle ore  15,30 presso la SALA CONGRESSI del NH Hotel (Via XX Settembre  2)

Il Presidente
(Prof.ssa Rosa Elisa  Giangoia

La Spezia, 15 Febbraio 2019.







CLAUDIO FIORENTINI: "DOVE SONO GLI INTELLETTUALI?"

Claudio Fiorentini,
collaboratore di Lèucade

Spesso sento dire "dove sono gli intellettuali?". Facile per chi siede sul trono della celebrità chiederselo. Ma gli intellettuali ci sono e ci saranno sempre, solo che oggi non li ascolta nessuno, semmai li si deride. Facile farlo. Oggi l'intellettuale dà fastidio a chi, prendendo le informazioni dalle reti sociali e dal web, non perde tempo a leggere punti di vista articolati e strutturati. Meglio lo slogan, il titolo, la propaganda… brutta bestia. 
Ma l'intellettuale non fa propaganda, semmai pensa, elabora e poi si esprime. Inoltre, oggi esiste l'intellettuale dopolavorista, figura di cui non si cura nessuno perché il più delle volte non ha spazi per esprimersi… mi spiego: negli anni '50, quando l'analfabetismo era ben oltre il 50% e già essere ragioniere era un trionfo, l'intellettuale lo notavi subito perché era una rarità… oggi l'intellettuale, quando non è inviso ai più perché il suo pensiero è "complicato", milita tra i comuni cittadini e, proprio per questo, non è considerato tale dalle élite, semmai è snobbato perché oggi, se non vai in TV, non ti si fila nessuno. E si sa che in TV trionfa solo chi fa più rumore. Dove sono gli intellettuali? Sono ovunque, manca la pazienza di ascoltarli perché trionfa l'arroganza del "so tutto io", quindi, chiunque abbia letto un titolo propagandistico, si sente autorizzato a dire che la verità è lì per poi dare del cialtrone all'intellettuale. Argomentare la propria opinione non serve, basta lo slogan giusto. Intellettuali di tutto il mondo, unitevi non solo per esprimere le vostre argomentazioni, ma lottate per dimostrare che non siete una casta e per sfatare il mito della propaganda usa e getta che ci sta portando verso una società sempre più frammentata. Essere un intellettuale oggi è quanto di più rischioso si possa immaginare, non tanto per la critica scomoda al potere che è insita nell'essere intellettuale, quanto per l'arroganza diffusa che getta discredito sul pensiero forte, sull'argomentazione ponderata e sulla pazienza consumata in ore di studio e di analisi. Rassegnatevi ad essere impopolari, ma capite che non siete soli, perché di intellettuali ce ne sono molti di più di prima. I falsi miti di oggi sdoganano il pensiero con uno slogan: prima le veline, poi il successo facile, poi i soldi, ora la diversità, il titolo e la frase ripetuta ossessivamente… Ora è il momento di gridare "basta"! Il pensiero è vivo, facciamo sapere a tutti che non lo si può fermare con un post semplificatore!



FRANCESCO CASUSCELLI: "PER IL MIO COMPLEANNO"


caro Nazario, 

sentire la tua voce e leggere le tue poesie è una gioia che si rinnova ogni volta sempre con maggiore affetto. 

Potrei continuare ma vorrei chiudere con qualche verso: 

Francesco Casuscelli,
collaboratore di Lèucade
















Penso ai tuoi orizzonti 
azzurri come il cielo e il mare 
dietro ai monti del casolare
muovo passi nei sentieri amati 
cogliendo la polvere dei tuoi sandali 
ne faccio tesoro per quello che posso 
mentre spuntano nel fosso le viole
e tinnano sui rami le creature
che la terra nutre ai tuoi occhi
vispi su un altro giro di danza
Appresso ai tuoi passi il mio cuore
vicino al sentire d'un canto 
un fabbro che modella la materia 
ne trae bellezza con semplice arte 
E leggo le tue poesie e sorrido 
Tanti cari auguri con affetto filiale 
Francesco Casuscelli


PRESENTAZIONE DELLA RIVISTA "EUTERPE"


Musica e letteratura: presentazione della rivista “Euterpe” n°28
L’evento, il 2 marzo a Villa Arrivabene (Firenze)



Sabato 2 marzo a Firenze presso la Sala Beghi di Villa Arrivabene (Sede quartiere 2 – Piazza Leon Battista Alberti) si terrà la presentazione del n°28 della rivista di poesia e critica letteraria “Euterpe” dell’Associazione Culturale Euterpe di Jesi nella cui redazione figurano Lorenzo Spurio, Michela Zanarella, Luigi Pio Carmina, Emanuele Marcuccio, Cristina Lania, Laura Vargiu, Valtero Curzi, Francesco Martillotto, Lucia Bonanni e Francesca Luzzio.
 Tale numero, pubblicato e diffuso all’inizio di febbraio, forniva come spunto al quale rifarsi o approfondire il legame tra due forme artistiche: “Musica e letteratura: influenze e contaminazioni”. Ed è questo il titolo dell’incontro che si terrà a Firenze a Villa Arrivabene a partire dalle ore 17:30. L’evento è promosso con il patrocinio del Comune di Firenze e della Città Metropolitana di Firenze e vedrà, tra i vari contributi, poeti, scrittori e critici letterari che esporranno le proprie opere presenti in rivista. Parteciperanno il poeta e critico lettario Lorenzo Spurio (Presidente dell’Associazione Euterpe di Jesi), la poetessa e giornalista Michela Zanarella (Presidente dell’Associazione Le Ragunanze di Roma), il poeta e critico letterario Carmelo Consoli (Presidente della Camerata dei Poeti di Firenze), la poetessa e critico letterario Lucia Bonanni, il poeta e scrittore Iuri Lombardi e il poeta e scrittore Michele Veschi.
Tra i numerosi contenuti della rivista si segnalano, per la sezione di saggistica/critica letteraria, gli interventi “Gli scrittori nella canzone d’autore italiana” (Iuri Lombardi), “Del testo e della musica. Un approccio storico ai problemi relativi al rapporto tra poesia e musica” (Luca Benassi), “Da La terra del rimorso di Ernesto De Martino alla “cinematografia sgrammaticata” di Pier Paolo Pasolini per un percorso interdisciplinare tra etnomusicologia, letteratura popolare e cinema etnografico (Lucia Bonanni), “La voce della fontana in Fogazzaro, D’Annunzio, nei Crepuscolari. Una musica per immagini” (Cinzia Demi), “Approcci comunicativi e sovrapposizioni di voci nel delirio comunicativo di Alice nel Paese delle Meraviglie” (Lorenzo Spurio) e altri testi atti ad analizzare personaggi quali Fryedrick Chopin (Maria Grazia Ferraris), gli chansonniers francesi (Angelo Ariemma), Patti Smith (Mario De Rosa), Bob Dylan (Cinzia Baldazzi, Fabia Baldi e Cinzia Perrone), l’universo beat al femminile (Vincenzo Prediletto), le nuove frontiere del rap (Stefano Bardi), i rapporti tra musica e letteratura (Corrado Calabrò, Valtero Curzi), il melodramma (Francesca Camponero) e tanto altro ancora


Per leggere, invece, la rivista in forma integrale e scaricarla in formato pdf, è possibile cliccare qui. La rivista è leggibile anche in altri formati adatti allo Smarphone, Tablet e Lettori di ebook.

Il precedente numero della rivista, che proponeva quale tema “Il coraggio delle donne: profili ed esperienze femminili nella letteratura, storia e arte” è stato presentato nei mesi scorsi a Palazzetto Baviera a Senigallia (Ancona) e al Centro Spinelli della Facoltà di Economia dell’Università La Sapienza a Roma.


INFO
Tel. 327 5914963




TULLIO MARIANI: "LIMERICK"


      Ironia, garbo, toscanità, padronanza verbale, ritmica, arguzia,           sono gli elementi che sostengono i seguenti limerick di Tullio Mariani:


Tullio Mariani,
collaboratore di Lèucade

I miei giochi in versi in cui mi sono cimentato, circa 15 anni fa: sono i limerick, perché coinvolto dal divertito amore che a questa forma manifestava l’autore del Gattopardo. Spero troviate questi divertenti. Se invece la reazione fosse rabbia, mi va ugualmente bene, altro divertimento, ma per me.

ORTISEI
Mi confidava un tale ad Ortisei:
“A entrare nella casta ci terrei!
Ma non una qualsiasi
ché soffro satiriasi.
Laetitia Casta, lei fa ai casi miei!

RICCIONE
Un vecchietto decrepito a Riccione
aspettava con ansia l’elezione.
Va detto, senza offese,
che il vecchio era cinese.
Chiarisce tutto la precisazione?

VOLTERRA
Un giovane impegnato di Volterra
si disperava per l’effetto serra.
Per andare a Molfetta
scelse la bicicletta;
l’aiutò un TIR a andare sottoterra.

ALTAMURA
Nell’antico convento di Altamura
c’era una pia suorina di clausura.
Scivolò nel transetto
e cadde su un paletto:
da quel dì castità le fu più dura.

RACALMUTO
Sosteneva un pRoeta a Racalmuto:
“La poesia s’ha da far col contenuto!”
Gli chiese allora un tale
due strofe sul pitale,
il che lo rese meno risoluto.

venerdì 22 febbraio 2019

ROSSELLA CERNIGLIA LEGGE: "I DINTORNI DELLA SOLITUDINE" DI NAZARIO PARDINI


NAZARIO PARDINI
I dintorni della solitudine, 2019

ILNUMERO DI TELEFONO
DELLA CASA EDITRICE
GUIDO MIANO: 023451804

Questa nuova silloge di Nazario Pardini I dintorni della solitudine è costituita da tre sezioni, di cui la prima, molto estesa, raccoglie testi dalla tematica unitaria che fa capo alla visione che il poeta ha del reale, un tempo  definita, nella terminologia filosofico-letteraria tedesca, Weltanschauung, parola oggi un po’ desueta, ma sempre efficace sintesi di un concetto epistemologico ampio e complesso. È stato detto più volte che la sua è una poesia che trascorre dal presente al passato, dal reale alla visione memoriale che lega la sua anima al vissuto di un’infanzia e di una giovinezza idealizzate, rese nostalgiche alla stregua di un paradiso perpetuamente agognato e inesorabilmente lontano. Nella lirica di apertura L’ultimo autunno compare già uno dei temi più ricorrenti nel tessuto dell’opera, quello del trascorrere del tempo nelle stagioni che si fanno simbolo delle tappe biologiche della nostra vita: “Sarà bello abbracciarsi” dice il poeta alla sua donna “sarà di nuovo bello / confondersi coi lampi di una fine, / come lo era, / coi fremiti nascenti delle fronde.” Ciò che stupisce è la valenza simbolica delle immagini, tutta giocata tra presente e passato, tra vita reale e ricordo; l’assimilazione de “i lampi di una fine” con la stagione amorosa del presente in cui vive un autunno metaforico -  e quella dei “fremiti nascenti delle fronde” che al di là della primavera reale richiama quella simbolica degli amori giovanili. Si coglie, in questi brevissimi accenni, il perfetto parallelismo tra le stagioni della natura e quelle dell’uomo. Altro tema ricorrente è quello dell’esistenza messa di fronte al suo destino di morte: nei versi di Piccioni lo sguardo trascorre ammirato sulla naturalità e bellezza della loro esistenza, del loro volo, espressione purissima di libertà. Il componimento porta avanti una lunga strofa gioiosamente descrittiva, e all’inizio della seconda ed ultima strofa, molto breve, esordisce con l’improvvisa sgomenta constatazione: “E poi la morte.” Ed è come se il poeta trovasse sorprendentemente incongruo l’esistere di tanta vitalità e bellezza  di  fronte   all’imperiosa, ma anche misteriosa, necessità della morte. Il tema dell’abbandono è presente in molti testi, a cominciare da Il falcione che per i toni mesti, in parte crepuscolari, e nostalgici, richiama “l’aratro in mezzo alla maggese” di matrice pascoliana, ma anche la vena vagamente ironica di certi versi gozzaniani. “(...) ha perso la sua foga tra le miste / ferraglie di cantina; (…) ed i suoi suoni (…) sembravano dei canti a primavera. // Ora è lì, senza voce: una bestia ferita, / (…) Nemmeno ti risponde se lo chiami.” Anche nella lirica L’aratro ritroviamo lo stesso tema: strumenti che prima erano parte integrante della vita di chi li usava e che ora giacciono dimenticati. Una caratteristica li accomuna: il loro vibrare di un’inopinata umanità che osserva, pensa e si duole della sua stessa sorte. Questa umanizzazione e personificazione dell’ oggetto, saldamente ancorato all’ambiente e al lavoro dei campi, è una delle peculiarità di tanti testi in cui, ritorna il ricordo di quel paesaggio, della vita e dei costumi familiari, che il poeta riconosce come sue lontane radici: un mondo fatto di elementi desueti e nostalgici - e dunque poetici per eccellenza - in cui grandeggia il mito di un’età dell’oro vagheggiata e lontana. La lirica Lo stradone e diverse altre della stessa silloge, sono accomunate da uno stesso sentire: abbandono e amarezza della solitudine che reca in sé un interrogativo inquieto e mai sopito. E anche qui, le cose si animano di una vita propria, si umanizzano e partecipano di una visione e di un sentire che è tipicamente umano. Nella vibrazione di certe atmosfere pascoliane, si potrebbero collocare pure alcuni versi di Le case. Il poeta scrive: “E mi domando spesso: / ‘Ma le pareti terranno in memoria / le parole d’amore, i grandi affetti, / le promesse di fede, gli urli e i canti…’ (…)”. In essi si stempera il presupposto che, in qualche modo, ci riconduce alla dimensione del “nido” familiare, mito pertinente agli affetti e alle memorie del poeta romagnolo. Nel componimento intitolato La giacca, presente e passato ancora si legano per misteriosi e carnali richiami.  Il poeta ricorda una giacca che era stata del padre, poi del fratello, e di cui non rimane che un piccolo lembo di velluto: “ (…) Fu mia madre / a ricavarne un brandello. Mi diceva: / “Profuma di persona, di stagione; / sa di storia passata, di vicende; / annusa! C’è tuo padre in questa stoffa, / tuo fratello”. Ci andavamo a cacciare, / ed il coniglio, la lepre, o il fagiano / penzolavano giù (...)”. Per vaghe suggestioni e richiami, questi accenni evocano il ricordo della sindrome proustiana, dove la semplice fragranza delle madeleine richiama tutto un mondo che, per vie indefinibili e misteriose, è ad esse legato. Anche il ricordo della giacca, che ha una sua storia, un suo vissuto, ed è intrisa della materialità del padre e del fratello, è in sé piena di tanto altro: del ricordo degli scambievoli affetti familiari, di quello della caccia e della gioiosa e sana vita dei campi, che riappaiono in un percorso a ritroso che ramifica man mano che si addentra nelle memorie di un passato divenuto mito. Il testo intitolato Pandoro è dedicato alla figura indimenticabile di un cane, il cui nome è già di per sé un’icona ben definita: è tutto un dono per il suo padrone. I versi accennano alla struggente vicenda di affetti semplici e incrollabili di cui l’animale è protagonista, vicenda che, per analogia, ci riporta a quella che i versi immortali di Omero resero mitica attraverso la figura del cane Argo. Il poeta canta spesso la sua terra, la Toscana, la sua grandezza e bellezza, le  memorie illustri, l’arte, la sua storia. Bellissimo l’incipit della lirica Vieni al mio paese con quel gentile richiamo al forestiero: “Vieni a trovarmi, caro forestiero. / Vive da me ogni palpito di storia, (...)” E cantando la sua Terra, il poeta sembra incarnarsi in essa: un sentimento panico cui aderisce corpo ed anima. La seconda sezione del libro Verso la luce è un poemetto che dispiega una visione onirica, indirizzata a percorsi salvifici. È istanza di riconquista di quel “paradiso perduto” che racchiude infanzia e giovinezza, e una vita campestre gioiosa e vibrante di affetti: il “nido” che condensa gli ideali custoditi nel santuario dell’anima. I versi di apertura descrivono un cammino arduo, instancabile e periglioso che è  il traslato della vita: “Cercavo la luce. Camminavo, / e camminavo sempre, e camminavo, / per monti, valli, e fiumi. Per campagne, / per boschi. Mi infilavo  tra i rovi e le sterpaglie: il mio corpo sanguinava (...)”. Il sogno ha le sembianze di una discesa agli inferi, dove l’impervio e selvatico cammino, per grandiosità e icasticità di immagini, riporta alla mente - unitamente alla sua valenza allegorica - il percorso infernale e “la selva oscura” di dantesca memoria. Le figure del fratello e del padre, insieme ad altre apparse al poeta lungo l’immaginario cammino, gli indicano la strada che riconduce al cuore delle sue memorie, a quel luogo santo, agognato, cui abbiamo fatto riferimento, e che incarna, nella sua luce, ideali di ancestrale purezza. Nel simbolico arrivo di questo percorso non si dà il raggiungimento di vette sovrumane nell’astrattezza ideale dei voli pindarici della nostra immaginazione,  ma il poeta sembra volerci dire che l’unico reale “paradiso”, concesso agli uomini, è quello si attaglia alla dimensione umana. E la luce che illumina i valori eterni dell’uomo, attraverso la strada dell’Amore e della Purezza, non è che quello stesso “piccolo raccolto paradiso” custodito nel mito delle sue memorie. Nella terza ed ultima sezione, intitolata Dialogo ci troviamo di fronte ad un immaginario contraddittorio tra la Storia, che diviene personaggio, e un personaggio della Storia, che è lo spartano Leonida. Ognuno di due rivendica con autorevolezza  il proprio punto di vita. Leonida chiarisce le ragioni che lo hanno indotto ad immolare i suoi trecento valorosi uomini alle Termopili: “Solo la vera libertà mi era cara. / Solo il pensiero di essere soggetto / mi rendeva infelice. / Inappagato”. E la Storia sciorina le proprie superiori ragioni facendo riferimento al valore delle azioni dell’uomo in quanto lascito alla posterità. Ancora una volta, come spesso accade, il testo apre a suggestioni molteplici, provenienti da altri versi e da altri poeti; in particolare, qui, mi tornano in mente certi componimenti di Luis Cernuda, anch’essi strutturati in forma di contraddittorio, di disputa tra tesi contrapposte, come è, ad esempio in L’adorazione e dei Magi e ancor più in Notte dell’uomo e del suo demonio.

Rossella Cerniglia