giovedì 21 febbraio 2019

EMANUELE ALOISI LEGGE FRANCA DONA'



Emanuele Aloisi,
collaboratore di Lèucade

Emanuele Aloisi legge Franca Donà

Franca Donà,
collaboratrice di Lèucade

Se la poesia è poesia quando nasconde una verità dietro il velo di un’immagine, allora quella di Franca Donà è poesia. Ronsard, antico poeta della pleiade, sosteneva una verità che ancora oggi è valida, ovvero quella di non dover narrare, semmai di accompagnare un lettore, fugace visitatore di un museo di cere, dove le parole si sciolgono, si decompongono per poi rigenerarsi, prendendo nuova forma dalla materia.
La materia di Franca è nella natura, e nella naturalezza di una luce che non vuole brillare: perderebbe il suo significato. Perderebbe di significato lo stesso ossimoro della sua poetica: la permanenza nello scorrere delle cose, nell’acqua fresca del tempo, la visibilità dell’invisibile, la percezione sinestetica di una realtà anestetica.
Non è poesia engagée, ma alla poetessa poco importa, come non importa alla poesia avere il grido di una corda artificiale, dove il significante strozza il significato, dove la carne strozza l’anima.
Ecco perché non si ritrova uguale, eppur non si rinnega, nello scricchiolio delle ossa, nelle vene azzurre di mappature agresti: metafora continua di appartenenza al tutto, come alla luce, così all’ombra sulla schiena.
Lei si ritrova sempre, e nello specchio delle sue parole si ritrovano in tanti: POESIA che abbraccia l’universalità di un’emozione, il riverbero di uno sguardo che appartiene a tutti, potenzialmente a tutti; appartiene ai visitatori dei musei, e agli agresti visitatori di una natura umbratile, dove il sole non si cela mai, pronto a riflettere un riverbero d’amore, nella musicalità delle tinteggiature, nell’acqua della vita.
I versi di Franca di Donà non ricercano l’artificio della musicalità, suonano e basta, in accordo armonico con le immagini dell’anima, lì dove gli occhi….hanno l’autunno delle foglie.


La verità degli anni

La verità degli anni conta i nodi
lo scricchiolio minuto delle ossa
e vene azzurre di mappature agresti.
Nella carne non ritrovo più me stessa
- non rinnego le mie rughe –
la morbidezza bianca dei fianchi
il bacio prolungato delle cosce unite
la confidenza di un libro aperto
le foglie maturate dentro gli occhi
il segreto della schiena quando è ombra
e non è mai l’ombra a farmi trasalire
ma questo mio dolore che sembra
essere solamente amore per la vita.


1 commento:

  1. Grazie a Emanuele Aloisi per l'ennesima, gradita sorpresa. Grazie per la delicatezza in cui il Poeta sa entrare nell'intimità di una poesia così personale e farne elogio con naturalezza e passione. Un ringraziamento al prof. Pardini che sempre mi accoglie con il suo abbraccio sensibile e attento. Franca Donà

    RispondiElimina