giovedì 14 febbraio 2019

LIDIA GUERRIERI: "INEDITI"

Lidia Guerrieri,
collaboratrice di Lèucade



                     -1-

Il vento, e  questo sguardo
fragile nella luce di Gennaio;
così, senza difesa, ho denudato
la sottigliezza bionda
delle mie  ciglia all'aperta campagna.
Dio! Come mi è venuto incontro il mondo
ridendo fra i colori! come chiari
il fermo ruscelletto del sentiero
di  terra e ghiaia, e la corrente d'oro
slavato delle canne lungo il fosso!
Mi ammiccavano il mare trastullando
in scintillio di dita
le curve  blu dell'Elba, ed un laghetto
bianco di stoppie  sotto il gocciolio
pallido degli ulivi.
Non una voce o un passo;
né uno sparo sui colli o dalla macchia;
in mezzo al campo d'ocra appena arata,
gli ossuti rami di un fico azzurrino
si annodavano in scarna indifferenza
al frullare di passeri, tracciando
enigmi nella nostra solitudine.
  

                   -2-

...oppure, intercettare
dentro la mia polifonia quel suono
che in ogni istante ha orchestrato il tumulto
di questo cerchio che ancora percorro
e seguirlo al di là dei miei universi
fino alla pietra nuda
dov'è scolpito quello che io sono!
Sarebbe il primo passo sulla  rotta
per approdare all'isola di luce
che mi naviga dentro e mi accomuna
a tutto il mare dell'umanità.
“ Eccomi dunque”,
 potrei dire all'immagine nell'acqua.
“Questo io sono;
qui mi ritrovo e qui mi riconosco!
Al di là della polvere,
degli acquitrini e di ogni mia tempesta,
ecco... io sono luce!”
Pietà di  quello che ero, compassione
di chi ancora è per strada, la certezza
che di vivere sia valsa la pena.          


                        -3-

Viene, leggero come un sogno estivo,
il vento dell'amore dall'oscuro
di profonde regioni, e schiara l'aria.
Ti sorprende, talvolta, silenzioso
come alito di viole al primo sole,
altra, è lama di tuono
e il suo frastuono è disorientamento,
che ti scuote e ti guida
per vergini, antichissimi sentieri
oltre le ore slavate e banali,
oltre i pensieri e le rughe del tempo.
Giunge l'amore, luminoso e lieve,
chiudendosi alle spalle vecchie porte
per aprirle su nuove primavere.
E mentre colma le ciglia di stelle
e snebbia gli orizzonti,
rapido passa il vento dell'amore
come la brezza di una notte estiva.


                     -4-

Il vento graffia corrucciato l'uscio;
cerca antichi pertugi,
ma più non trova vie per farmi visita.
Tenta di persuadermi, a volte, in nome
di certe vecchie storie fra di noi
quando la confidenza era continua
nei lunghi giorni lividi
in cui l'Inverno saliva dal mare
a mordermi le mani
ed i miei sogni erano frutti acerbi.
Fatti passati, ormai!
Se li è ingoiati il tempo
col vecchio sillabario di vapore,
e tutto quel che ho amato.
Superstite, galleggio in questo nuovo
tepore dove al largo mi trascinano
esuvie di ogni cosa.
E una lenta risacca
di sfinimento, ecco mi raggiunge!
una stanchezza quieta
come di stelle che, arrese, si spengono.

  
               -5-

E così te ne vai
anche sapendo che ti vorrei ancora
nonostante i tuoi inganni;
si sciolgono le dita
e non c'è come io possa  trattenerti.
Vicina, già ti sento allontanarti
come il vento che vola sulle siepi
e passa oltre; e tu mi volgi il viso
quasi fossimo estranee;
pure ne abbiamo fatta strada insieme
cadendo e consolandoci;
quanti silenzi abbiamo condiviso!
quante volte ci siamo trattenute
a contare le stelle, noi due sole
immerse nella luna! Ed io ti ho amata,
ti ho amata, tanto, vita!
Ed in nulla ti ho mosso mai rimprovero.
Ma te ne vai in leggiadra sicurezza; 
mi sfumi accanto e non ti trema il passo
né la tua bella fronte alcuna ruga
di pena per me incrina.
Te ne vai indifferente,
come quello che ha assolto il proprio compito
e quasi con sollievo taglia il filo.








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