domenica 3 luglio 2011

Nota a "Meditazioni minime" di B. Todaro

Nota
al libro
Meditazioni minime
di
B. Todaro
     

L’opera di B. Todaro costituisce la più evidente dimostrazione di quanto sia infinitamente sottile per non dire nulla la distinzione tra prosa e poesia quando il linguaggio attinge da un’anima toccata da uno stato di grazia. Ed è sorprendente come l’autore riesca a trattare il quotidiano con una effusione talmente lirica da renderlo al contempo strumento d’amore e terreno e divino. /Bella, Sicilia mia e aulente, prediletta perla dell’Italico giardino, ridi nelle tue marine, .......inondi col profumo che sale dalle zagare in fiore che i tuoi figli ardenti respirano con voluttà irrefrenabile./

/Il globo sanguigno del sole s’è inabissato lontano./ /Vivere bisogna per un amore che guidi, che infiammi, che incoraggi a viverla questa vita./ Che cosa altrimenti sarebbe vivere se non morire ogni giorno? /Scende nell’anima quest’odore di buon fieno appena sagato, e la conforta e la rischiara dicendole che ancora nel mondo c’è pace, ci sono ancora oasi di pace./ Ogni suono, ogni affetto, ogni immagine sedimentati nell’anima dell’autore si ridestano fino ad investirci con prepotente dolcezza. Tutto attraverso un sentimento di panico spessore si dona ad un fervore penetrante che si allarga avidamente e con sicurezza verbale in un respiro di feconda e sublimante contemplazione. /Oh, allora, sì allora amalo il tuo amore e forte e in lui confida e in lui il cuore sì pure abbandona, che è lui lo sposo tuo diletto di ieri, di oggi, di sempre, e che Iddio t’ha dato, pei giorni lieti e tristi di tua vita./“ B. Todaro prega e insegna a pregare” dice M. G. Lenisa. Io aggiungerei “B. Todaro ci insegna ad amare, del terreno, il più piccolo barlume fino a farcelo brillare come barbaglio divino.”


Nazario Pardini
Arena Metato 27/02/1999


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