sabato 2 luglio 2011

Prefazione a "Ritratti" di Vanes Ferlini

Prefazione
a
Ritratti, Edizioni ETS, Pisa 2008. Pp. 64 
di 
Vanes Ferlini


La silloge Ritratti è una pièce organica nel suo proporsi con versi articolati che ben visualizzano la ragnatela dei sentimenti dell’autore. Persone con le quali il poeta ha condiviso l’esistenza o persone magari incontrate solo una volta costituiscono motivo d’ispirazione per tematiche che si mutano da vita e pathos personali in occasioni di elevata poesia dove ognuno ritrova sprazzi di se stesso: «Piangi ogni luogo / dove lasci briciole di te, / […]» (Commesso viaggiatore).
Ugualmente un senso di panismo originale e sentito non si configura mai come semplice descrizione paesaggistica, ma assurge sempre a momenti di profondo lirismo allegorico, che tanto sanno di quesiti esistenziali: «Occhi bruciati di papaveri spenti / stille di sangue / sul lenzuolo madido della terra, / è finita l’estate / della nostra innocenza… / anche l’ultima / cicala sui platani / lenta si spegne» (Campi di grano). Ritratti e paesaggi quelli di Ferlini usati come pretesti per riflessioni esistenziali, come paradigmi di una storia che non è più personale ,a di un’intera generazione o addirittura universale. Quale padre non è rimasto turbato e ingelosito dal rapido cambiamento della figlia adolescente («L’ho capito… / l’ho capito dal bacio sulla guancia / che ha perso la magia della bambina / e scalderà un altro uomo, / pirata d’affetti un po’ canaglia / sulla moto nera di tuono / Mi hai confinato / nella cantina della tua vita / come l’orsacchiotto di pezza senza gambe…»: Quindici anni)? O quale figlio non si è mai posto in cuor suo l’angoscioso interrogativo che Ferlini pone alla propria madre in Mater gloriosa: «Piccola serva dei miei desideri / istitutrice paziente della mia coscienza / assenzio al mio soffrire / infinito cuore prigioniero nel corpo tormentato… Mater gloriosa / Mater dolorosa / sarò infine il tuo orgoglio?». Ma forse il momento di maggiore intensità lirica Ferlini lo raggiunge nella poesia Piccolo padre, dove con grande maestria e spontaneità sa comunicarci uno dei sentimenti più nobili dell’essere umano: «Non temere, piccolo padre / spingerò le ruote ai tuoi passi / solleverò il cucchiaio della tua fame / ti leggerò storie davanti al fuoco, / farò un tappeto di lana soffice / per rotolarvi, all’infinito / i nostri ricordi».


Nazario Pardini

19 luglio 2008

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