LA
LUCE E IL SERPE
Solo tu potevi aver
pensieri
della mia lontananza,
ridarmi
quell'amore che ho
perduto,
rendere meno acerbo nel mio
cuore
il ricordo del
Sud.
Dove sei, luce dell'alba
?
Mi lasciasti il fruscio delle
tue vesti,
il tuo sorriso, un
parlare
sommesso nell'incerto chiarore
del mattino.
Forse tu ti sciogliesti a poco
a poco
sopra i sassi che si aprono
alla luna
ed io non ero lì, non ti
raccolsi
nelle mie braccia, o vinta dal
furore...
Solo tu potevi darmi il
bacio
della speranza,
dirmi
che non ero ancora
morto
per la tua gente,
prepararmi
la strada del ritorno a quella
terra
che già s'è fatta mito nella
memoria.
Oh, il tuo attendermi muto
sulla soglia
tra vasi di gerani e un
gelsomino
pensile che incorniciava la tua
chioma bruna !
Ricordi ? E poi si andava lungo
le querce
ricamando sogni nei nostri
cuori giovanili :
l'affetto per il bosco era un
pretesto
al nostro amore di solitudine
;
la tua dolcezza
mite
rendeva miti anche i miei
furori...
Ed ora più non sei
!
Ora tu dormi in una tomba
d'erbe
dove placido è il fiume, alle
cui rive
bevono i
cavalli
ombre riflesse di
canneti.
E l’erbaiolo ti schiude
l'orizzonte
ogni stagione ; la falce al
sole
descrive sul tuo capo linee,
archi,
bagliori che nel cavo dei tuoi
occhi
son danze di
galassie.
Brucia la piana nel meriggio
estivo.
Sotto gli ulivi dal sole
inceneriti
dormono uomini dalla crosta
d'alberi.
Indugia la cavalletta negli
amori
aggrappata alla felce. A
tratti
qualche volo ripido
d'uccello,
o una voce lontana, quasi un
tonfo
nel cuore del silenzio. Danze
di fuochi
il tutta la campagna. Sui
sassi
e fra i dirupi, il serpe tende
insidie
al ramarro, fischia, apre le
spire,
schiocca al sole come uno
scudiscio.
Ma dove tu
riposi
una fresca natura si
dispiega.
Il fiume ha creato geometrie di
specchi,
s'è infiltrato nelle tue
narici,
ti canta in gola come una
cascata.
Piccina mia, il freddo ch'hai
nell'ossa
mi ricorda antichi miei
tremori,
batter di denti dentro
l'acqua
cupa del fosso, il macero del
lino,
giorni d'incubi, eterni, sotto
l'occhio
bieco d'un serpe
ispido...
un serpe !... E un serpe fu chi
ti distrusse
sulle rive di un
fiume
dove tutto è silenzio ed erba
alta,
dov'io non posso giungere a
involarti
dalle viscere buie della
terra,
metterti per sempre nel mio
cuore,
santa
reliquia.
Domenico Defelice
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