giovedì 29 novembre 2018

CARMELO CONSOLI LEGGE: "I SALMI DEL SILENZIO" DI ERMELLINO MAZZOLENI









      
 I salmi del silenzi
 di Ermellino Mazzoleni











Carmelo Consoli,
collaboratore di Lèucade

Ermellino nasce come genuino e sacrale cantore delle sue terre, le valli e le contrade bergamasche, le mitiche Ca Quadre, esaminate sia nella loro quotidianità che nella memoria storica, nella rappresentazione arcaica e barbarica delle dimore e dei popoli, fino a farle diventare territorio  mitico, ma nel contempo vi è stata sempre in lui la tendenza a proiezioni cosmiche, a viaggi verso infiniti spazi , incontro alla l'originaria creazione e nel mistero del futuro.
Ma la rara bellezza della poesia di Mazzoleni non potrebbe dirsi tale se non fosse costruita attorno ad un linguaggio sorprendente sia sotto l'aspetto delle sfumature emozionali che sotto quello delle reinvenzioni lessicali.
Una parola dunque la sua al tempo stesso carezzevole, materna, aggressiva, barbarica, risorgiva, di belato, soffio, vagito,  urlo, legata ad una anarchia lessicale  come ad esempio l'utilizzo dei verbi intransitivi al posto dei transitivi, l'aggettivazione dei sostantivi, lo scambio dei predicati, combinazioni ardite e originali di parole lontane, insomma dunque con una sintassi della preposizione e del periodo non sempre ortodossa.
Paradossalmente questa anarchia lessicale sfocia poi in un felice arbitrio e produce un effetto di nobilitazione semantica  con un incremento della carica emozionale dei versi creando un poein  di particolare forza e suggestione.
Ma altre e importanti particolarità vi sono nella poesia di Ermellino come il magico ricorso al numero attraverso il quale egli riesce a contrarre e a dilatare a dismisura il tempo, la sua misteriosa capacità di fondersi in una simbiotica unione con la terra, le acque, la natura  nelle sue infinite manifestazioni.
Infine e non per ultimo la nostra attenzione si pone sul suo atteggiamento verso Dio, un rapporto questo col divino, che nel tempo incentrandosi prima ed esteriormente sul senso scarno e sacrale di manifestazione religiosa della gente delle sue valli  e sulla spettacolarità degli eventi naturali si è intensificato nel tempo accedendo  sul piano personale, intimo  nel travaglio tra comprensione e dubbio, tra adorazione e rifiuto.
Stiamo dunque  parlando di una poesia  che è sempre stata affascinante e misteriosa per la quale  non serve unaratio critica ”” che possa  rigidamente definirla ma in cui occorre piuttosto abbandonarsi in toto al suo peregrinare poetico, quasi sdoppiarsi nella sua misteriosa personalità  e unificarsi al suo procedere magico.
Dunque dopo aver vagato, sognato a lungo  tra le sue amate terre della Valle Imagna e cantato meravigliosamente la sua gente, cito soltanto alcune sue straordinarie opere del periodo: ”Le nuvole e gli dei” , “ Mader”, La contrada della luna gobba”, ma anche dopo aver rappresentato diffusamente la sua amatissima sposa (sua segreta ispirazione, incantamento, inarrestabile sgomento) soprattutto nel bellissimo volume “ Aspettami al quinto punto cardinale” e che  in questa sua ultima fatica letteraria appare in lui come la Beatrice di Dante, luce nella luce e ispiratrice celeste a cui tendere ed infine aver composto stupende e profondissime laudi alle figure sacre e spirituali dei suoi territori come:Il Cristo di Valsecca,Madonna che non ti conoscoeSpusa salveregina del mar)  il nostro Ermellino giunge alla fase matura e sapienziale della sua arte e dà alle stampe I salmi del silenzio; cinque singole  raccolte in realtà poi riunite.
Capolavoro assoluto questo dove il processo poetico diventa un distillato prezioso di versi che impegna il lettore dalla prima all'ultima riga in un esame esaltante della sua parola che adesso diventa del tutto iniziatica, talora ermetica, reinventata e rivisitata alla luce della grandiosità del viaggio che affronterà e quindi di una forza trascinante,  tale da farci catapultare assieme a lui tra inferni e paradisi.
 Il poeta dunque, dalla sua originaria condizione di cantore di un mondo fermo alla meraviglia della creazione, allo stupore dell'infinito e caratterizzato da un candore medioevale intatto e suggestivo( in questo il dialetto bergamasco gioca il suo ruolo fondamentale) dilata sé stesso oltre  i confini del proprio territorio valligiano e si proietta in orizzonti senza confini di tempo e spazio, attraversando la storia umana e l'infinito cosmico tutto, rappresentando in sé l'umana stirpe .
Riesce ad abitare entro e fuori sé stesso ed è contemporaneamente il tutto, il nulla, l'assenza e la presenza della materia e della spiritualità.
Un corpo, il suo, ed un anima che divengono meteore vaganti tra vita e morte, interrogativo in una sfibrante ricerca della propria identità, in un infinito viaggio atemporale che precede il tempo dei tempi e va nell'Oltre cosmico attraversando il dolore e lo stupore dell'esistere.
In fondo egli si pone alla ricerca della perfezione e della immortalità dell'anima che giustifichi l'esistenza umana, sconfinando in dimensioni di surreale fascino, nel mistero dell'oltre vita a contatto con angelici incontri e demoniache apparizioni in una continua presenza- assenza., comprensione- negazione di Dio.
Un salmodiale procedere verso la dimensione finale del silenzio dentro un altissimo respiro spirituale, mostrando con le più alte visoni di trasmutazione poetica lo scontro eterno tra il bene e il male.
E dunque il nostro autore inizia il suo viaggio con la prima raccolta  Quando Dio sognò la rosa accedendo subito ad un contenitore di purezza spirituale con il significato simbolico della “rosa mistica” e con la scena iniziale dell'apostolo Giovanni,  avviando quel cammino mai terminato tra le spire del demonio e il volo angelico nella costante presenza-assenza dei territori terrestri amati.
La morte, come la ricerca della propria sposa, saranno due colonne portanti di questa opera, assumendo significati di rigenerazione esistenziale e luce finale da raggiungere.
Inizia dunque uno scontro epico tra le tentazioni maligne e l'eden dei cieli  in una condizione di navigazione tra lontanissimi passati e lontanissime incursioni in futuribili universi in cui ogni cosa si compirà tra il nulla ed il tutto.
Una discesa- ascesa tra inferno e paradiso e come Dante aspira alla massima conoscenza con la differenza che in lui si apre un conflitto perenne tra la ricerca della bellezza materiale  e la dimensione dell'assenza e del nulla.
Continua il poeta vagando nel suo universo sognante verso il pianeta della luce con la raccolta “ Ospite del blu”e matura la sua dimensione finale  che sarà quella del silenzio, aprendo le sue immagini con il “Cantico della luce”.
Una raccolta con molte partecipate dediche  tra cui quella  alla pittrice Paola De Manicor, alla grande poetessa russa Marina Cvetaeva, all'amico pittore Pietro Verdini.
Nell'ultima sezione di questa raccolta appaiono le sue poesie metafisiche in cui lo slancio verso Dio e gli infiniti, come anche la discesa alla radici della creazione si fanno alti e vibranti come la sua richiesta al divino per una sorta di riabilitazione storica e umana per i tanti eccidi come : Treblinka, Dachau, le madri trucidate da Stalin, il barbaro omicidio di Garcia Lorca.
Prosegue Ermellino con la successiva raccolta “ Il cantico dell'essere e più si articola, si approfondisce, si fa complesso il suo cammino; un sognante ritorno alle primordiali origini, all'assoluto niente che l'autore ripercorre divenendone  protagonista attraverso le lontane creazioni del tempo con un ideale percorso tra ere, storie, personaggi che vanno da Eva a Caino, Abele, da Omero, Circe, Troia, a Tristano e Isotta, da Erode al Medioevo, a Dante attraversando cattedrali, abbazie, per giungere fino alle atrocità dei lager, delle foibe, in una impressionante carrellata di visioni e con una personale assunzione delle colpevolezze dell'umanità ma anche contornato da dolcezze angeliche.
Poi un ritorno alle amate contrade con la gente delle sue valli, le greggi in migrazione verso pascoli ignoti.
“Riflessioni su Estè una enigmatica sezione a parte del libro, un calarsi nei secoli, negli accadimenti, nei personaggi e nella storia di quei popoli dell'est ma stavolta con un percorso di perdita di identità, nell'annullamento del reale, dell'uomo e di Dio.
Chiude la raccolta la raccolta “ I salmi del silenzio” che dà il titolo all'intero volume, con un Ermellino tenero e rintanato nelle zone amate in un silenzio di neve e freddo.
Questa, fra tutte, è la raccolta più intima, più partecipata alla vita  con le poesie che si fanno brevi nella luminosità dei luoghi e della natura e con una meticolosa, ennesima ricerca della identificazione di sé stesso ed in cui si svolge uno struggente dialogo  con l'amatissima sua sposa  Lucia.
Partito dunque dalle sue amate terre per l'infinita avventura tra i primordi della vita e oltre la vita, attraversando secoli, ere, millenni della storia, nella ciclopica lotta tra le umane tentazioni e l'ascesa ai cieli, ormai a conoscenza del tutto e del nulla, sommo tra i sommi, torna nelle sue contrade nel conforto del sorriso e degli occhi della sua sposa  a cui dedica la splendida poesia “ Avevi”
Conclude così la sua suprema avventura il nostro autore, il suo sconfinato itinerario spaziale rientrando nel dubbio e nel tramonto di sé stesso, nel suo “luogo non luogo” in umiltà di  ombre e  silenzi.
Dobbiamo dunque affermare che questo libro rappresenta l'Ermellino giunto alla fase della conoscenza cosmica e che irradia di sé l'universo, personificando l'uomo e il suo travaglio nel tempo dei tempi e a venire nel futuro della creazione.
Rappresenta l'assoluta conoscenza e l'assoluto dubbio della luce divina, facendosi profondamente uomo e navigante nella storia umana.
L'importanza di questa opera sta anche a mio avviso proprio nella grandiosa vastità della rappresentazione dell'umana avventura.
Un libro che ha il respiro della Divina Commedia, lo stupore del Cantico dei Cantici, la rivelazione dell'Apocalisse, l'ammonimento divino e l'indicazione suprema della verità che solo una profonda lettura biblica può dare.

Carmelo Consoli





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