giovedì 1 novembre 2018

F. CAMPEGIANI HA PRESENTATO: "L'EQUILIBRISTA DEL TEMPO" DI L.D'ALFONSO


Presentato a Roma, presso Enoteca Letteraria (27/10/2018), L'EQUILIBRISTA DEL TEMPO (Edizioni Pegasus) tredici nuovi racconti di Loredana D'Alfonso

Franco Campegiani,
collaboratore di Lèucade

Nota giallista, Loredana D'Alfonso spiazza i suoi lettori con questi nuovi racconti a sfondo esistenziale e psicologico. Non che la letteratura poliziesca non abbia sostanza esistenziale e psicologica (tutt'altro), ma qui manca la trama fosca e avventurosa cui la penna della brillante scrittrice ha finora abituato i suoi lettori. Chi la frequenta da tempo, come il sottoscritto, è tuttavia a conoscenza di questo versante segreto della sua scrittura, in un certo senso complementare a quello dell'intrigo poliziesco, dove l'accento è posto sulla crudeltà e sulla depravazione, sull'egoismo e sulla follia del genere umano. Qui, al contrario, si dà spazio a tutto ciò che viene implicitamente reclamato dall'impietosa descrizione delle malvagità, tipica della letteratura gialla. Mi   riferisco   all'amore   in   tutte   le   sue   sfaccettature,   scovato   nelle   più disparate   situazioni   esistenziali.  Amore   sempre   salvifico,   unito   a   una compassione tutt'altro che pietistica per le sofferenze e per la condizione di precarietà   degli   esseri   umani.   Nessun   compiacimento   farisaico,   nessuna retorica caritatevole nei confronti di chi viene colpito dal male. Un pianto catartico,   di   rinascita   interiore.   Pianto   di   riscatto,   anziché   di   sconfitta   e prostrazione. L'amore che affiora è vigoroso, non mellifluo, un amore che
redime   interiormente,   facendo   delle   esperienze   negative   un'occasione   di
crescita morale. Ed ecco personaggi di un'impervia dolcezza, come Tilde ad esempio, di cui parleremo più tardi, che sanno abbracciare le sofferenze con straordinaria mitezza ed energia. E che dire del babbo della scrittrice? personaggio arguto, enigmatico, pedagogo spiazzante, di ascendenze che potremmo dire socratiche, lei lo descrive in un paio di racconti con tocchi formidabili, che lasciano segni indelebili   nel   lettore.   "Ricordo   il   lampo   ironico   negli   occhi   neri,   che accompagnava quelle risposte criptiche, che allora mi disorientavano, ma ora capisco. Non voleva darmi risposte prefabbricate, voleva che le scoprissi da sola". Un uomo minuto e di poche parole, animato da una visione davvero elevata della vita. "Perché non mi diceva che ci sarebbe stato lui, per sempre, vicino a me?". "I padri delle mie amichette erano grossi, imponenti, rumorosi, con quegli abbracci che erano garanzie illusorie di protezione per l'eternità". Lui no. "Mi baciava raramente", ricorda la scrittrice, "ma mi guardava spesso con quello sguardo di chi sapeva che sarebbe stato capito al volo". La voleva responsabile e padrona di se stessa. La amava al punto da eclissarsi dietro di lei: "Ora comprendo i suoi sforzi per insegnarmi ad essere indipendente e fiera, come nonna Maria, che non avevo mai conosciuto". "Quel suo amore per la sua libertà, e per la mia, con la sua morte, in parte lo portò via con sé, in parte lo lasciò per sempre vicino ai miei sonni, come un custode". Amava la libertà, quell'uomo, che pure, da militare, non poteva che essere rigorosamente ligio alla disciplina e alla carriera. Aveva fatto la guerra d'Africa, lui che la guerra la odiava e che sapeva "volare alto, inseguendo poesie, racconti, soggetti teatrali". Un personaggio paradossale, di altissima caratura morale, severo e dolcissimo a un tempo, in grado di coltivare l'amore pur vivendo nelle asprezze del mondo. "A casa eri un ragazzino, fuori il generale gentile. Ed io del ragazzino odiavo le assenze, non mi rassicuravano le risposte poco nette, che davano interrogativi e mai certezze. Mi rifugiavo allora nel calore di mamma, nel sole radioso che era. Ma se lei mi pettinava i pensieri, tu me li scompigliavi, se lei mi tracciava il binario, tu mi indicavi il sentiero della disobbedienza". Pensate: un militare rigoroso e ligio all'ordine che indica alla figlia il sentiero della disobbedienza! C'è da piangere (quel pianto catartico di cui abbiamo parlato sopra). Sarà poco professionale per un critico, ma è la pura realtà e non intendo nasconderla. A emozionare profondamente, e a far riflettere, è il contrasto   incandescente   tra   l'Apparire   e   l'Essere,   esigenze   opposte   ma complementari dell'animo umano. Un   contrasto   che   può   sanare   soltanto   l'amore,   mandando   all'aria   il conformismo senza condannarlo. Accettandolo senza farsi rubare a se stessi, senza rinunciare al proprio tribunale interiore. E' lui il maestro. L'educatore, se autentico, c'è e non c'è. Tanto più c'è, quanto più non c'è, e viceversa. Cosa fa il babbo di Loredana? è sempre lì, vicino a lei, pur non essendo vicino a lei. Un'assenza/presenza cui l'ha abituata da sempre, fin da quando era in vita. Ed   è   il   vero   amore,   che   non   è   mai   invadente.   Una   presenza   discreta. Un'assenza, se volete, ma viva e sanguigna, che da sempre la sprona e
sommessamente le dice: il capitano del vascello sei tu, sii sempre orgogliosa (come nonna Maria), nessun pietismo, nessuna elemosina d'amore, l'amore è dentro di te. Tirarlo fuori e t'accorgerai del contagio. Grande saggezza. Il libro si divide in quattro tempi. Rispettivamente:         Anziani; Una   nuova
occasione; Amor proprio;  Scritto nel destino. Per ogni tempo, un gruzzolo di storie che lasciano senza fiato, in apnea, con impareggiabili lezioni di forza morale e di amore. Di fede anche, ma senza fideismo. Di quella fede in se stessi che è insieme dubbio e certezza, conquista e macerazione interiore. La narrazione degli eventi è assai variegata, ma il leitmotiv  è sempre lo stesso e riconduce al tema centrale: l'urgenza di uscire dall'     ego per poter donare, a se stessi prima che agli altri - ma inevitabilmente anche agli altri - le proprie conquiste interiori. E dove altro prendere l'amore, in un mondo squassato dall'egoismo, se non nella propria riserva interiore?
Si legga la storia di Tilde, donna fragile e incredibilmente combattiva.
Rifiuta l'ospedale ed ogni inutile terapia, affrontando la morte senza battere ciglio e schiaffeggiando con suprema dolcezza il dolore. "Le stampelle non le aveva mai volute, di nessun genere. La vita l'aveva sempre firmata con il suo nome, nel bene e nel male", scrive l'autrice. Muore da sola, in casa, volando "con   ali   di   organza"   ,  lei  scrive,   e  perdonando  l'egoismo   di  Nino,  il  figlio lontano, mentre sogna il suo Bruno scomparso che "non l'avrebbe lasciata mai sola", e ricorda gli amici "che sono anime buone, qualcuno che suona, che canta e che mi vuole bene".  Il tema della solitudine è centrale. Una solitudine densa d'angoscia, ma al tempo stesso foriera della più grande compagnia: quella di se stessi, quella dell'amore sudato e pianto, quella del proprio angelo interiore. La vita dà e toglie, unisce e divide, ma quello che resta  è l'amore conquistato in barba ad ogni  egoismo   e  ad  ogni  ipocrisia.   L'equilibrista   del   tempo    è   una  grande metafora: quella dell'uomo che cammina in bilico sulla fune della vita, ed è sempre sul punto di precipitare, ma riesce a tenersi in equilibrio bilanciandosi con la barra dell'amore. La penna di Loredana va diritta sul bersaglio, con uno   stile   veristico   e   filmico,   dai   tocchi   scarni   e   sapidi,   nervosi   e   nitidi, guizzanti e luminosi, come del resto già nel versante poliziesco eravamo abituati a gustare.

Franco Campegiani


3 commenti:

  1. Serata bellissima quella dedicata alla nostra Loredana. Franco ha inserito nella sua relazione grande empatia e commozione rendendo la sala calda e coinvolta. Evento partecipatissimo e particolarmente caro al mio cuore, visto il rapporto con Lory, con Franco e con Valeria Bellobono, ottima scrittrice, che si è prestata per le letture. I racconti dimostrano che, chi possiede talento
    autentico può viaggiare su tutti i registri, indossare ogni abito, risultando sempre vincente. Peraltro in questo testo la nostra Amica distilla linfa dalla poesia
    evidenziando altri aspetti del suo carattere.Il suo sorriso e la sua gioia sono stati il dono più bello per tutti noi! Ringrazio Nazario per lo spazio che concede sempre ai nostri eventi nei quali, soprattutto in questo periodo Franco giganteggia!
    Maria Rizzi

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  2. Credo sia giusto aggiungere alla relazione di Franco l'articolo di Silvana Lazzarino, che si adopera per ogni evento. Ringraziarla è povera cosa. La abbraccio forte forte!
    https://www.youreporter.it/loredana-dalfonso-lequilibrista-del-tempo-enoteca-letteraria-s-giovanni-in-laterano/



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  3. L’EQUILIBRIO PER RESISTERE AL DOLORE

    INTERVISTA A LOREDANA D’ALFONSO A PARTIRE DAL SUO RECENTE LIBRO

    ”L’EQUILIBRISTA DEL TEMPO”

    Laureata in Scienze politiche, scrittrice di racconti e romanzi gialli di profondo spessore, giornalista pubblicista, capace come poche di entrare nei luoghi segreti del pensiero a scavare nelle emozioni restituendo nuovo respiro alla vita, Loredana D’Alfonso con il libro L’EQUILIBRISTA DEL TEMPO (Pegasus edizioni 2018), ha toccato aspetti importanti legati all’esistenza. Il problema dell’amore quale spinta necessaria per vincere situazioni drammatiche diventa il filo conduttore che lega i tredici racconti in cui i protagonisti vivono dolori e drammi derivanti da abbandoni e privazioni. Si parla di un amore visto a 360° che spesso non c’è. Amore quale unica risorsa per provare ad uscire da situazioni drammatiche.. Amore per se stessi con cui recuperare fiducia e rimettersi in cammino. E’ l’amore che mantiene in equilibrio l’uomo lungo il sottile filo dell’esistenza, è con l’amore che egli si salva quando è sul punto di precipitare.



    INTERVISTA A LOREDANA D’ALFONSO

    di Silvana Lazzarino

    Quando ti sei accostata alla scrittura e in che occasione?

    Da sempre, da quando ero ragazzina. Ho iniziato però a pubblicare nel 2000 con la prima edizione del romanzo giallo ‘Fiamme nella memoria’.

    Tra i generi prediligi nella scrittura il giallo. Forse perché nulla è scontato e perché vi è il fascino del mistero e del colpo di scena?

    Ho molto spirito di osservazione e di investigazione. Per questo credo di essermi accostata al giallo. Nel giallo c’è tutto: emozione, colpo di scena, mistero. Attorno a un delitto si scatenano passioni che rivelano la vera identità dei personaggi. E attraverso il giallo si possono veicolare emozioni e messaggi importanti. Con il mio ultimo romanzo giallo ‘Linganno della luna’ Edizioni Pegasus ho avuto l’onore di aggiudicarmi nel 2017 il prestigioso premio ‘Città di Pontremoli’ per il miglior romanzo giallo.

    Come nasce l’idea di scrivere un libro di racconti che si muove sui ritmi delle percezioni emotive e stati d’animo in rapporto a quanto circonda l’individuo scegliendo di trattare storie drammatiche e dolorose?

    Quest’idea corrisponde ad una fase del mio percorso personale. Era il momento di un ‘affondo’ dentro me stessa, questa volta ho osservato e investigato l’anima e le emozioni più intime.

    Cosa intendi per equilibrio della vita o meglio chi è l’equilibrista del tempo? E’ forse proprio l’amore?

    Siamo tutti equilibristi del tempo. Camminiamo tutti su una corda tesa e io credo che l’unica barra che ci può mantenere in equilibrio è proprio l’amore, a 360 gradi, che va dall’amore per se stessi all’amore per gli altri, per la vita che viviamo, per le nostri passioni.





    “La realtà va accettata, occorre abbandonarsi al flusso misterioso della vita, ma non è possibile farlo senza amore e fede in se stessi” Questa è una frase di Franco Campegiani estratta dalla sua prefazione al tuo libro. La trovo molto indicativa perché accettare in questo caso diventa un’occasione per guardare avanti anche quando ciò che si vive comporta dolore. Cosa pensi a riguardo?

    Accettare accadimenti negativi e tornare ad amare se stessi e la vita è l’unica soluzione per non cadere nella disperazione?

    Accettare la realtà e la sofferenza è necessario, la sofferenza in particolare ci porta inevitabilmente ad una maturazione e ad un diverso sguardo sulla vita e su noi stessi. Sì, tornare ad amare la vita e noi stessi è l’unico percorso possibile anche se non sempre semplice, ovviamente.

    Ringrazio Loredana D’Alfonso che mi ha regalato questo nuovo sguardo sull’esistenza più consapevole e audace, aperto e moderato.



    Silvana Lazzarino

    Roma, 24 ottobre 2018

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