CONTEMPLAZIONI
DI SILVIA VENUTI
MORETTI & VITALI EDIZIONI
Maria Rizzi, collaboratrice di Lèucade |
Ho
avuto l’onore di ricevere dalla Poetessa Silvia Venuti la sua ultima Silloge
“Contemplazioni” edita dai tipi della Moretti & Vitali. Si tratta di una
Raccolta divisa in tre sezioni, che come sottolinea l’ottimo Giancarlo
Pontiggia, rappresentano una sorta di spirale ascensionale verso la
spiritualità assoluta. Va messa in evidenza la foto di copertina, della stessa
Autrice, che si distingue anche nelle arti figurative, che rappresenta la Scalinata del Santuario
di Sant’Ignazio di Loyola, presso Pessinetto in provincia di Torino.
L’Opera
è in bianco e nero e i gradini si confondono con le grandi nuvole del cielo,
illuminando i lettori sul percorso di salita che la Poetessa compie nel
testo.
Le
liriche della prima parte della Silloge, brevi e senza titolo, solcano il mare
e il lago ‘calmo e lento d’acque’ e
sono velieri di perfezione stilistica, di genio creativo, di viaggi nella
luminosa metafora di condurre “tutta la
speranza del mondo nel respiro lungo dell’onda”.
Silvia
Venuti concentra in pochi versi dubbi, domande, prese di coscienza e
meditazioni sulla conoscenza, sugli strumenti che possediamo per osservare in
modo approfondito la natura e per imparare ad ascoltarla, a comprendere tramite
le sue note il canto delle stagioni terrene che siamo chiamati a fronteggiare.
Le Poesie sono caratterizzate da un timbro interno, categoria ignorata
dall’estetica classica, che tramite le accortezze semantiche evoca sensazioni e
stati d’animo, e dalla voce soave dell’Autrice, modulata con cura. Ogni parola
sembra porcellana.
E,
da lettrice che non presume di assurgere al ruolo di critico, posso asserire
che Silvia resta la stessa nella vita. E’ Poetessa nell’affrontare i giorni,
nel porgersi al prossimo. La
Silloge , come recita Khalil Gibran, che potremmo definire un
ponte tra l’Oriente e l’Occidente, e che Silvia ha scelto per l’aforisma
introduttivo, conferma la tendenza della Nostra a vivere artisticamente,
infatti conferisce all’umanità tutta il ruolo di ‘bellezza’, ovvero di eternità
che si contempla in uno specchio. Tale input alla lettura è senz’altro
complementare all’altra dedica della Nostra: “alle care amiche ascese”. L’eternità supera i confini
dell’esistenza ed è finalizzata al concetto di ascesa perseguito nell’Opera,
che si prefigge l’elevazione alla spiritualità e alla verità.
Tra
le note della Natura l’Autrice ascolta il lieve faticoso fruscio del vento tra
le fronde:
“L’ombra delle foglie svela
una verità infinita
io e tutte le creature impariamo
in questo assoluto”
E
in alcune composizioni la bellezza della contemplazione è così pura che
leggendole si ha l’impressione di vivere un inconscio collettivo. Tutti siamo
rimasti sdraiati sulla schiena nel gocciolare delle foglie, con il cuore che
batte attraverso la superficie delle palpebre:
“Contemplare
la trasparenza
di una foglia
o la luce della pioggia
che cade
è ritrovare il coraggio
di vivere
e ancora d’amare”
Il
mondo interiore dell’Artista, come evidenzia G. Pontiggia, è protagonista della
seconda sezione del testo. Il suo sguardo si posa sulla natura in eterno mutare
ed è in antitesi con ‘i tonfi’ e ‘il vigore’ delle onde. Silvia sembra
ipnotizzata dall’esistenza delle creature poetiche e sembra restare, in contemplazione, ai
confini dell’infinito… consapevole che l’infinito non ha confini:
“La bassa marea gonfia l’acqua
in sonorità arcane
trascinando a riva
il mistero della vita.
Né domande né risposte
In questo assoluto stare.”
La
‘pace sacra, sconfinata’ determina la
resa della volontà, del pensiero dinanzi alla:
“disarmante innocenza della Natura
nel suo inno alla libertà”
Scorrendo
le liriche ho l’impressione di essere su un aliante in un volo pieno di vuoti
d’aria. Desidererei possedere la luce che la Poetessa divide con il
mondo, che le rende possibile accedere alle verità e ai misteri della vita.
Silvia è letteralmente cucita nel tessuto della Natura e ritiene la bellezza di
quest’ultima un atto di coraggio.
‘L’Arte, la Poesia sono coraggi’ e, di
conseguenza, ogni moto umano rappresenta una forma di coraggio. La
contemplazione dell’Autrice, quindi, lungi dall’essere un atto passivo, è
spinta vitalistica, atto partecipativo.
Ciò non toglie che nulla è più congeniale alla mente della limpida
prospettiva della Natura. Rappresenta lo spartito per leggere l’esperienza,
armonizza lo spirito, gli dà respiro e depura l’anima. Accogliere i messaggi
luminosi e coraggiosi di essa rappresenta il cammino ideale per perseguire lo
stato mistico, libero ed equilibrato che Silvia definisce ‘estasi’.
A
latere di tale appercezione ai limiti dell’intelletto, le liriche, che non
danno brividi, sono brividi, mostrano quanto la Poetessa sia consapevole
che i sogni sono di passaggio, creano uno scenario sul quale incollare le loro
immagini e scivolano via. Il vero è nell’esperienza., che etimologicamente
significa tentare, mettere alla prova. Non a caso ha la stessa radice di
pericolo e quindi possiede una natura polivalente, implica apertura ed
esposizione al rischio. La storia di ogni vita. La verità resta alle spalle ‘fino al Risveglio’.
Risveglio,
si suppone inteso come altra possibilità di interazione , grazie a nuove
percezioni del reale. I versi inducono in questa seconda parte a camminare
prudenti. Si può inciampare e ledere gli intenti di Silvia, si può interpretare
il suo dire ferendone l’essenza.
La
terza sezione della Silloge presuppone un viaggio oltre lo sguardo interiore,
un tragitto che presume di tenersi avvinti all’anima dell’Autrice, che è
maestra di condivisione. Si racconta, si svuota in amore, seminando perle che
appartengono a tutti e che dovremmo infilare nelle collane delle nostre
esistenze:
“Quante volte ho ricominciato.
Quante volte gli Angeli,
le anime ascese
mi hanno ripreso per mano”
Commovente
e verissimo il contenuto di questa lirica che riporta alla fede e alla
convinzione che gli amori saliti al cielo mantengono una residenza fissa
accanto a noi. Sono gli Angeli che ci assistono nei momenti duri, che ci
portano in braccio se siamo provati, che accarezzano i bimbi, di notte, con carezza
d’ali.
E
Silvia sottolinea, con una lezione d’amore immensa quanto il tempo possa
suturare le storie:
“E poi si dimentica
il male fatto e ricevuto.
…..
Quando gli anni diventano
sempre più brevi”
Asserisce
che si dimentica anche il bene ma, vista la verticalità del progetto concepito,
il valore del ‘dimenticare’ acquisisce altro senso. “Il sentire s’eleva su velate verità spirituali”che consentono di “alzarsi sulle punte / per cercare di
volare”. Leggendo i versi di questo soave cantico mi sono resa conto che
spesso preferiamo ignorare la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Per
non correre il rischio di diventare come temiamo di essere: completamente vivi.
E
nel chiudere la Silloge
“Contemplazioni” ho riflettuto sul fatto che i testi che lasciano senza fiato
sono quelli che, una volta terminati, ti spingono a sognare di conoscerne
l’Autore / Autrice, di considerarlo un amico /a importante, per sapere che è
parte palpitante della tua esistenza e non ne uscirà mai.
Maria
Rizzi
Leggendo la recensione di Maria Rizzi su "Contemplazioni" di Silvia Venuti viene il desiderio di leggere questa Silloge.Una scalinata da percorrere verso la luce, verso una spiritualità assoluta. Sicuramente, Maria sa entrare nelle profondità dei cuori, distillandone il messaggio più puro. La descrizione della terza sezione della Silloge mi ha colpito in modo particolare.
RispondiElimina"Quante volte ho ricominciato.Quante volte gli Angeli, le anime ascese, mi hanno ripreso per mano". Ali aperte, versi bellissimi, pieni di luce, come gli amori saliti al cielo che ci abitano accanto.
Complimenti a Silvia Venuti, a Maria Rizzi e un caro saluto al nostro Condottiero Nazario Pardini.
Loredana D'Alfonso
Ringrazio di cuore la mia Lory, che mi legge come se fossi un vero critico. E' ovvio che mi filtra tramite l'affetto. I complimenti a Silvia sono altra storia: lei è sublime! Le stringo forte, grata, entrambe!
EliminaCara Maria, tu sostieni: "[...] E, da lettrice che non presume di assurgere al ruolo di critico, posso asserire che Silvia resta la stessa nella vita. E’ Poetessa nell’affrontare i giorni, nel porgersi al prossimo [...]".
RispondiEliminaEcco: proprio questa tua asserzione dimostra che nessuno - dico nessuno - che pensi di assurgere ad un ruolo sarà mai effettivamente tale (anche se un giorno dovesse essere riconosciuto dagli altri, non lo sarà mai per se stesso).
Lo dimostra Silvia parlando di coraggio; si, ci vuole coraggio
per Essere, nella vita come nell'arte: “Contemplare / la trasparenza / di una foglia / o la luce della pioggia /che cade / è ritrovare il coraggio / di vivere / e ancora d’amare”.
Un caro saluto ad entrambe,
Sandro Angelucci
Sandro mio, tu e Franco conoscete Silvia molto meglio di me. Le tue parole su di lei sono oro puro. Per quanto riguarda il ruolo di critico io so parlare soltanto per me stessa. Mi sento un'operatrice culturale e sono abituata, come ben sai, a valutare i miei limiti. Ti ringrazio per l'intervento e ti abbraccio insieme alla nostra Poetessa a trecentosessanta gradi e al Condottiero che rende possibile questi magnifici incontri e si affatica per noi tutti.
EliminaCondivido pienamente quello che ha scritto Sandro...nessuno che pensi di assurgere ad un ruolo sarà mai effettivamente tale.
RispondiEliminaUn carissimo saluto a tutti voi
Loredana D'Alfonso
Ricevo e pubblico
RispondiElimina"Silvia Venuti concentra in pochi versi dubbi, domande, prese di coscienza e meditazioni sulla conoscenza, sugli strumenti che possediamo per osservare in modo approfondito la natura e per imparare ad ascoltarla, a comprendere tramite le sue note il canto delle stagioni terrene che siamo chiamati a fronteggiare". Così Maria Rizzi in questa splendida nota critica, esplicitando la problematicità di un canto mistico - quello di Silvia Venuti - che non dà assolutamente nulla per scontato. "Il sangue è spirito", diceva Nietzsche. La natura è Spirito. Non "allude" allo Spirito, ma "è" Spirito. Al più "simboleggia" lo Spirito, nel senso etimologico ed originario del termine, secondo cui "Symbolon" significa "Connessione". Corpo ed anima fusi in un solo respiro: una "coincidentia oppositorum" che fa tremare i polsi all'arida e schematica ragione. Un'armonia di opposti avuta certamente in dono, ma da sudare e piangere da parte dell'intelletto umano. E sta qui l'accorato appello al "coraggio di vivere" di cui parla Silvia non soltanto nella presente raccolta, ma più in generale in tutta intera la sua produzione artistica, vuoi nel versante dell'ars poetica, vuoi in quello della pittura.
Franco Campegiani
Franco mio, ti ringrazio ammirata per questo commento, che peraltro è emblematico di cosa significa recensire Silvia. Tu la conosci molto bene artisticamente, oltre che a livello umano, e lo dimostri, ampliando il mio tentativo di esegesi. Sei sempre troppo buono. Bacioni a te, all'Autrice e al nostro immenso Nazario.
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