martedì 23 agosto 2022

MARIA RIZZI SU "A MUSO DURO" DI SIBYL VON DER SCHULENBURG

 

Maria Rizzi su “A muso duro” di Sibyl von der Schulenburg – Golem Edizioni

Ho letto il romanzo della cara Sibyl von der Schulenburg, nostra referente lombarda, “A muso duro” edito dalla Golem Edizioni, volto a supportare il Progetto Genny per donare una sedia a rotelle di ultima generazione superleggera in carbonio con ruote in lega inclinate, a uno o più portatori di disabilità. Il plot narrativo ha una struttura che procede per analessi o retrospezione, riavvolge la sequenza cronologica della storia su se stessa, raccontando in varie occasioni eventi che precedono il punto raggiunto dalla vicenda. L’Autrice narra in terza persona, mettendosi super partes e lasciando che gli accadimenti investano il lettore come fiume in piena. La cifra stilistica è dura, forte, senza remore di alcun genere. La Nostra scava nel granito del linguaggio, rompe gli schemi, scrive con l’inchiostro e con la rabbia, e d’altronde se non si respira, non si urla, non si piange attraverso la scrittura, non vale la pena di farlo, alla nostra cultura non serve. Leggendola ho pensato a Ennio Flaiano, che asseriva: “la parola ferisce, la parola convince, la parola placa”. Il protagonista del romanzo è un trainer, che lavora in una struttura equestre e alleva i cavalli con lo scopo di farli gareggiare. Un uomo molto affascinante, consapevole di esserlo, che usa la propria avvenenza per sottomettere e ferire le donne e Markus, socio di maggioranza e trainer di grande umanità, convinto di vivere una storia d’amore con lui. Sandro e l’amico americano sono campioni di western pleasures, competizione nella quale i bai, i corsari, gli Appaloosa, devono esibirsi nelle tre andature: passo, trotto e galoppo in modo armonioso e naturale. Il reining, deriva dal verbo to rain, guidare di redini e trae origini dal lavoro svolto dai cow boy. In seguito a un grave incidente avvenuto in un box con la cavalla Moara il protagonista riporta una lesione vertebrale che lo rende paraplegico. Il carattere dell’uomo peggiora e gli scatti d’ira che lo contraddistinguono aumentano sia verso Lisa, addestratrice e vittima del trainer da sempre, sia verso i cavalli nei confronti dei quali adotta metodi di addestramento spietati. La von der Schulenburg descrive le violenze senza remore, talvolta mostrando come si possono invertire le parti. Commovente il passaggio nel quale il castrone Glorius, costretto a un addestramento violento, vedendo il trainer, che nel tentativo di montarlo cade a terra,  invece d vendicarsi “Si spostò indietro di un paio di passi, si girò tirando con sé l’uomo e lo depositò nella carrozzina”. L’Opera si può definire senza ombra di dubbio sconvolgente per il coraggio mostrato dall’Autrice nell’affrontare un universo sconosciuto ai più e nel trattare senza falsi moralismi tematiche forti, spietate, perverse. Markus è partito per l’America, dopo aver subito, come tutti i personaggi del romanzo, la rabbia di Sandro, ma continua a inviare denaro per il centro ippico; Lisa recupera la dignità affidandosi a un’ottima terapeuta; Tina, la commercialista, e Jasmine gravitano intorno alla struttura e per motivi tanto misteriosi quanto umani, in passato hanno subito il fascino malato dell’uomo. Sandro pur ‘ruotante’, come viene definito più volte nel testo, perché legato alla carrozzina, non perde la boria, è convinto di tornare a camminare e si dedica al sexting, attività di carattere sessuale tra utenti del web, che si scambiano messaggi, audio, immagini e video. Nel romanzo, che ha carattere corale, le figure di spicco credo siano l’inquietante Angelica, bellissima trentaquattrenne rossa, figlia di un grande imprenditore disposto a soddisfare tutti i suoi capricci, e la carrozzina Genny. La donna si invaghisce di Sandro, ostentando una sorta di sindrome della crocerossina. Coinvolta sin da piccola nella vicenda dei cugini affetti dalla distrofia di Duchenne, convince l’uomo della sua buona fede e crea una struttura equestre di lusso. Acquista nuovi cavalli, affida Sandro a un centro fisioterapico specializzato di proprietà del padre, gli regala una macchina e compra tutti i tipi di carrozzine, tra cui Genny, che cambia la vita dell’uomo. Lisa, che resta la trainer valida, dotata della capacità di sussurrare ai cavalli come Markus, e di addestrarli con la dolcezza, sospetta che l’atteggiamento di Angelica rispecchi “Una delle facce del volontariato: la ricerca di gratitudine, il bisogno di sentirsi al di sopra del più sfortunato, per poi stancarsi del giocattolo e cercarne un altro”. Sandro non è innamorato della sua benefattrice, e sente che anche lei mostra un atteggiamento deviato, diverso dal sentimento puro. Così l’Autrice introduce nel romanzo la figura dei devotee, ovvero delle persone attratte da soggetti con amputazioni, paraplegie o tetraplegie. Si tratta di “una parafilia, una preferenza sessuale, che può avere radici nel vissuto degli individui che la praticano, ma è considerata lecita e legale se si verifica tra adulti consenzienti”. Angelica non mira a migliorare la condizione fisica di Sandro, supportata dal medico della famosa struttura fisiatrica, che si vende alla figlia del grande imprenditore Modiali. L’interesse dei devotee è tenere gli oggetti del desiderio in carrozzina e indebolirli con psicofarmaci, che ne alterano la personalità. Devo dire che, a mio umile avviso, l’atteggiamento della donna ricorda molto la sindrome di Munchausen per procura, che consiste nella simulazione da parte del ‘caregiver’, ovvero della persona che svolge attività di aiuto, di una malattia sempre più grave dell’assistito, della quale provoca egli stesso danni o peggiora la condizione. Di fatto Sandro perde la rabbia, che lo motivava a credere nella guarigione, e perde la forza di montare in sella. Il vero grande amore dell’uomo si rivela Genny: “chiamarlo ‘sedia’ era riduttivo - prometteva di diventare l’appendice inferiore del corpo di Sandro, in molte circostanze più rapido e veloce delle gambe”. La gara sognata da Angelica sul puledro Luxor non riesce a portarla a termine lui, ma Lisa, che con il tempo acquista un nuovo aspetto agli occhi del trainer, si rivela forse l’unica persona verso la quale prova qualcosa di simile a un sentimento… fino alla rivelazione della vendetta compiuta dalla donna la notte dell’incidente. I veli di Maya che il protagonista vede cadere sono numerosi e determinanti alfine dello svolgimento della storia. Comprende le intenzioni di Angelica di peggiorare il suo stato, ricorda la notte dell’incidente e, con l’aiuto di una terapeuta, compie un viaggio nei territori dei ricordi alla ricerca dei genitori, della propria identità. L’avventura senese, nel luogo di nascita, risulta folgorante e drammatica. L’uomo prende coscienza di molte verità, ne cerca altre… e d’altronde la sua avventura nella memoria comincia molto prima che decida di intraprenderla e non finisce mai, dato che il nastro del passato continua a scorrergli dentro per sempre. Rappresenta un virus selvaggio. E il testo rivela, una volta di più, quanto una famiglia disfunzionale possa generare nei figli problemi di salute mentale. Ma le disgrazie e i veli che cadono uno dopo l’altro hanno il potere, nel tempo, di permettere a Sandro di trasformare i punti di debolezza in campi di forza. L’Autrice caratterizza in modo eccellente i personaggi e la realtà dei maneggi, delle tecniche di addestramento e ogni altro aspetto del romanzo, dimostrando che nello scrivere, come ella stessa precisa nell’epilogo, è  necessario documentarsi. Lei si distingue nel panorama letterario perché “sfoglia un’intera biblioteca per concepire un libro” - Samuel Johnson - Il titolo ispirato alla celebre canzone di Pierangelo Bertoli, è dannatamente adatto al romanzo, il cantautore costretto a vivere sulla carrozzina componeva autentiche poesie nelle quali al ritmo andante della musica faceva da contrasto l’icastica denuncia dell’ambiente messo in ginocchio dall’irrefrenabile desiderio del potere economico, la necessità di riconciliarsi con la natura e di stabilire empatia con tutti i miracoli del creato, nel caso del testo i cavalli, ma anche e soprattutto il border collie Sentan, che rivela un’anima commovente e ama incondizionatamente Sandro, anche quando quest’ultimo lo abbandona per vivere nel ranch di Angelica. Le parole della canzone “A muso duro” che chiudono il libro mi hanno fatto venire i brividi e pensare che dopo la lettura di un simile romanzo di bruciore di fiamma, sono fatta anch’io di tormento e di sangue, di sentimenti inconfessati, di un groppo in gola, di mani che mi prendono e mi inchiodano al muro. Ho vissuto una vertigine e sono in equilibrio sulla fune delle parole.

 

Maria Rizzi   

 

 

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