Geologia di un padre di
Valerio Magrelli, Ed. Einaudi, 2013
di Ninnj Di Stefano Busà
Come non centellinare il contenuto di un lavoro
pregevole come il libro “Geologia di un
padre” di Valerio Magrelli?
È una virtù che non tutti possiedono quella di saper
sviluppare entro l’orbita stretta di un pensiero poetante un retropensiero amabile e fresco, ma anche antico e
capace di tenerezze sentimentali.
Una scrittura, che potremmo definire antilirica
quella dell’autore trattato, tendente ad un antilirismo costituzionale che fa
la differenza, sempre antitetica alla tradizione melica, antiromantica per
estrazione, incline magari al colloquio, alla riverberazione di una luce
interiore smagrita, ma raffinata, inquieta, mai retorica, sorvegliatissima, una
prosa e una poesia che hanno la raffinatezza niente affatto studiata, mai
tecnicistica, mai incantata, si potrebbe definire: un fuoco che cova da un
incendio che <è divampato>, quasi sempre realistica, fortemente incline
alla metafora, mai priva di accensioni eccedenti, ma sobria, tout court destinata
a veder chiaro oltre la cortina nebbiosa di una realtà tragica.
Un lessico struggente senza essere strumentalmente
romantico, che smarrisce la sua malinconia melica e porta avanti il suo
realismo costituzionale, il suo refrattario barlume di sofferenza, di dolore.
Ognuno può leggere la scrittura magrelliana a suo modo, ma tutte le letture e
le chiavi di esse portano ad un piano alto di linguismo, considerato come
flusso di memoria assordante.
Il lavoro letterario è notevole per strati
memoriali, per libere e profonde associazioni di idee, considerazioni, episodi,
momenti che una capacità libera e fortemente impregnata di lirismo, come la
sua, e di grande preparazione letteraria, come la sua, può adattare a qualsiasi
scrittura. Vi sono accostamenti arditi, metafore straordinarie, eccellenti voli,
per valenza mnemonica, ma anche per stupefacenti correlazioni amorose.
Il libro in esame è un vastissimo dono al padre che
non è più.
Stupendo il punto in cui l’autore dice: mi vedo mentre lo sospingo nel corridoio
di casa, attaccato al girello, un Anchise a rotelle con un Enea ortopedico. Ma
ve ne sono tanti, che mostrano la particolare metodica di “un’assenza” che vive
di tenerezze, anche dopo la dipartita: un amore intatto che respira ed è
presente, oltre le cortine di nebbia della morte. Quanta storia filiale transita dalle sue vene al padre e viceversa!
Unione consanguinea che non conosce ostacoli, si fa carne di pensiero in ogni
momento, senza essere mai elegia, anzi, oserei dire che vi è da parte di
Magrelli il rifiuto del “poetichese”. Nei suoi versi vi è una tela intessuta
d’oro, senza utilizzare lamine del metallo prezioso.
Vi è in questo poeta e scrittore ormai consolidato,
la circostanza di una solida scrittura contemporanea che fa da confine al
classicismo reiterato, svetta, si prolunga in una fase di nuova gemmazione, si
trasforma, si allinea ad una contemporaneità che entra in gioco e lo preserva
da ogni senso retorico, accendendo metafisiche forme, categorie di un gettito
letterario che è celebrazione di una nuova entità.
Ninnj Di Stefano Busà
RispondiEliminaDa: Valerio Magrelli
Data: 24/01/2014 10.24.04
A: Ninnj Di Stefano Busà
Oggetto: Cara Ninnj GRAZIE
Grazie della magnifica sorpresa:
la tua bella recensione mi ha fatto un grande piacere,
così attenta, rigorosa e lusinghiera come si presenta
Sono molto felice per quanto hai fatto,
e ne approfitto per inviarti i miei più cari saluti
Valerio
L'autore stesso ne è rimasto soddisfatto e mi ha ringraziato della nota
Un percorso di lettura significativo ed intenso
RispondiEliminaSimona