domenica 19 gennaio 2014

N. PARDINI: LETTURA DI "L'ATTESA PERLATA DI STELLE E RUGIADA", DI MARIA LUISA DANIELE TOFFANIN









Nazario Pardini
su
Maria Luisa Daniele Toffanin:
L’ATTESA PERLATA DI STELLE E RUGIADA




La poesia della Toffanin è amore, è slancio verso l’alto, è vita, ed è anche memoria. Memoria buona, sana, verticale, quella che attinge dal profondo dell’anima per pescare attimi, ore, giorni e farli attuali. E’ lì, in quella alcòva che spesso ci si rifugia per svincolarci dalle sottrazioni del presente. Ma Luisa, in questa plaquette dedicata al nuovo pargoletto venuto a spruzzare d’azzurro ogni angolo del suo esistere – lei nonna -, offre tutta se stessa, tutto il suo sentire, ogni effluvio del suo essere che dalla terra sa elevarsi al cielo. Ed  è qui la sua poesia. E’ in questi abbrivi emotivi che sanno trovare le giuste corrispondenze in articolati linguistici sapidi di significanti disvelatori, di sostanza e potenzialità creativa, fonica e cromatica. Tutto si fa musica. Tutto. Ogni nota contribuisce a rendere musicalmente avvincente questa romanza. La direi sinfonia wagneriana che ti porta ad associare strappi musicali a panorami limpidi di mare e di spazi; di chiari incisi  da stormi in cerca di slarghi. Ed anche la notte brilla di luce, non esiste buio, non c’è posto per l’ombra in questo epifanico grido di pace e di gioia. Persino la luna offre tutta se stessa per irradiare i suoi piccoli steli sul prossimo evento:

Brilla l’antica luna
immacolata come la prima alba
sulla pineta ormai violata.
(…)
Lontana t’avvolge una romanza
a onde flautate soffusa
da un pianoforte poggiato sopra il mare… (NOTTURNO).    

Il mondo intero dona ogni parte di sé all’armonia di questa romanza: romanza da intermezzo pucciniano che si articola in sottofondo per tutto il dipanarsi del poieo. Ed ecco che ritroviamo a pieno l’artista, la sua poetica, la sua vis creativa, le sue vaghezze semantiche, ma soprattutto il suo sviscerato amore per la natura. Più volte nei miei interventi sulla sua poesia ho avuto occasione di mettere in evidenza questa caratteristica  del suo percorso artistico. E con ciò non voglio dire che la poetessa sperda tutta se stessa in cuore alla natura, o che si annulli fra le braccia di Pan. Anzi, al contrario. Lei fa volare l’anima fra albe nascenti, fra pinete violate, fra grilli e sistri, fra tramonti , albicocche fragole ciliegie. In modo che, al suo rincasare, zeppa di suoni e colori, di stupefazioni e cospirazioni, possa concretizzarsi, attivamente, in simboli vòlti a grandi espansioni. Il suo linguaggio è affidato ad un panismo di cospicua valenza ispirativa.
Ed ogni angolo della sua terra si dispone, obbediente e mansueto, a ritrattare i frammenti del suo sentire.

Oh vita cornucopia amata
di sogni-attese-promesse
albicocche fragole ciliegie
Il dono alla Casa dei figli! (CORO).  

Iperboli e invenzioni allusive, ossimorici slanci e sinestetici azzardi la portano a rapire stelle e lune per vincere l’oscuro e dare luce, vita, amore:

… Ma io innamorata del firmamento
e dei suoi sfavillanti abitanti
per te rapirò alla notte
una luna azzurra immensa
luminosa faccia piena
disegnata sopra i colli.

Illuminerà la tua stanza sempre
Fra le ombre del silenzio (PER TE RAPIRO’ LA LUNA).

Quanta luce, quanta gloria, quanta armonia a vincere e scongiurare le aporie della vita. Tutto ciò che poteva essere accennato, o trattato con una certa delicatezza, o soffuso in parte, qui esplode con violenza emotiva. La plurivocità del sentimento erotico si concentra in un’unica direzione con tale spontaneità da lasciare allibiti. Tutto si fa celestiale, tutto gioia, in uno stato di grazia e beatitudine:

… Beato stato di grazia
oltre il confino dei giorni
quell’attimo d’Eterno

nella casa aperta all’infinito
ai colori delle begonie accesi
nel profumo della rosa (BEATO STATO DI GRAZIA).

Rugiade, rose, begonie, primavere, rondini, fiori, fiori, fiori, tramonti vermigli, ed albe nascenti, e sere accarezzate da lumi sottili, fatevi presenti, potenziate il vostro coro, avvolgete tutta me stessa e offritemi a la Voce che:

ci parla
del dono-bene posseduto.
     
Questo alla fine sembra dirci Maria Luisa. E ce lo fa capire con cospicua generosità emotiva ed efficace resa poetica.
                                                     
                                                                                                                                                  
                                                      Nazario Pardini
18/01/2014


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