venerdì 11 ottobre 2013

ADRIANA ASSINI PRESENTA: "UN SORSO DI ARSENICO"



Adriana Assini vive e lavora a Roma. Acquerellista di fama internazionale e traduttrice, è autrice di diversi romanzi storici, per i quali ha ricevuto numerosi riconoscimenti letterari. Tra le sue pubblicazioni: Le rose di Cordova (2007), Un sorso di arsenico (2009), Sogni DiVini (2011), tutti editi da Scrittura & Scritture. 

Nazario Pardini ha scritto sulla sua prosa: 

"[...] Quasi un arrivederci dell’autrice che vuole sparire a passi felpati per lasciarci attendere, meditando, il sapore delle sue nuove creazioni.  Ma non si ferma di certo a quei dati, ci troveremmo davanti a romanzi o racconti storici. I personaggi, gli ambienti, le trame di periodi ben precisi vengono dall’autrice assimilati, decantati, e verniciati di un sentire tutto suo, nuovo: novità nella omogeneità della sua arte. Inconfondibile. E la  natura stessa con la sua voce, coi suoi timbri, coi suoi venti, i suoi freddi, i suoi ambienti ora glaciali ora estivi, sembra prendere per mano la scrittrice e, disponibile, ancella virtuosa ed ossequiante, accompagnarla in questo gioco fantastico di vicende e slanci emotivi. Sì!, perché le corse vibranti di colline, o gli spazi salmastri educati all’infinito, o le piane sapide di verdeggianti silenzi, possono senz’altro dare la mano ad uno scrittore per permettergli di declinare in visioni palpabili un’anima tanto spaziosa da non trovare parole sufficienti a identificarsi. “All’indomani, era già giorno da un pezzo quando il maestro orologiaio si risvegliò dal torpore. Aveva sognato valli nebbiose e sentieri senza sbocchi” (Pp. 15); “Vissero insieme per mesi in quella dimora sospesa, a un passo dalle nuvole, lontani da tutto.” (Pp. 17); “Al suo risveglio (si parla di Medea) i corvi erano volati altrove e al loro posto c’era un’allodola” (Pp. 18); “L’orologiaio attraversò boschi e pianure, tra la neve e il gelo. Soltanto a notte alta, inseguito dai lampi…” (Pp. 53); “Nonostante le strade infangate e il vento gelido, percorse ugualmente molte miglia, ma all’ennesimo temporale decise di chiedere riparo al signore di un modesto maniero circondato da aceri vermigli, sui cui rami gracchiavano i corvi.” (Pp.71).    E la Assini sa approfittare di tutto questo e zuppando i suoi pennelli negli azzurri, negli ocra, nelle ombre,  nei sereni, nei canti e nei suoni degli uccelli, da maestra, riesce a concretizzare tutta se stessa non solo in verbi carichi di pathos, ma anche, ed è qui la vivacità del suo poiein, in tutti quegli accostamenti naturali di cui lei ha bisogno e di cui i suoi personaggi hanno bisogno per rilucere schietti e vigorosi.
E se poi  affondiamo la penna nel discorso linguistico, ancora più evidente appare la continuità stlistico-verbale della Nostra. Le sequenze narrative vengono affidate a  quelle dialogiche che con ritmo incalzante si susseguono ora misurate, ora eccitate, ora volitive, ora superbe a dare forza al significato-significante del racconto. E la parola si dilata, si abbrevia,  si prolunga, o si spezza per avvicinare con malizia e generosità l’animo del lettore,  e invogliarlo a scoprire i segreti del suo fantastico procedere. E’ tanto grande , è tanto profondo l’animo dell’autrice, è così supercarico di fatti ed ultra/fatti, che le parole escono come un fiume in piena, portandosi dietro anche ciottoli, e travi, ma, per ritrovarsi , poi, alfine, nello splendore e trasparenza di un’acqua che riflette raggi propensi a illuminare cieli-alcova di storicizzate fantasie. 
Ora a voi saper leggere. Perché “saper leggere” vale di più che “saper giudicare”.

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