Ninnj Di Stefano Busà: Ellittiche stelle
Edizioni ETS. Pisa. 2013. Pp. 36
(Prefazione di Nazario Pardini; Postfazione di Roberto Carifi)
Nota critica
a
ELLITTICHE STELLE di Ninnj Di Stefano
Busa’
a cura di
Gabriella Pison
La
poesia di Ninnj Di Stefano Busà si colloca in un punto di vista privilegiato, in cui è
possibile godere di un lirismo raro che
la rende eccezionale, unica, potente: rifacendomi all’esegeta Cesare
Segre, in quest’opera si riconoscono le
stigmate per definirla autorevole ed esemplare, con un’aura sacrale che la attesta nelle opere
canoniche, durature, capaci di soddisfare plurime identità.
Vi
è un mandato sociale in Ninnj, il
gesellschaftlicher Auftrag di cui si parlava a proposito di Baudelaire: un
carisma ed una personalita ’capaci di influenzare la cultura umanistica,
l’antropologia poetica stessa: una voce, quella di Ninnj Di Stefano Busà
inconfondibile e annunciatrice di una
nuova epifania nel panorama della poesia contemporanea.
Il
vento sembra essere una presenza costante nella lirica della nostra poetessa:
“Ora – c’è solo la tregua che
concede
il vento –
Altro non potrei che lasciare
poche parole al foglio,
qualche seme intatto che s’agita
sotto la neve.”
Vento
che sferza le nostre vite , vento che sembra dirigerle; solo quando smette di
soffiare possiamo fermarci, riflettere, lasciarci andare,
Ma
cosa rappresenta il vento, sembra messaggero tra anima e spirito, un’alchimia
esistenziale che permette di tracciare rette tra le ferite e il dolore, ricorda forse il tiqqùn di ebraica memoria? Vento come evento traumatico, che fa
si che l’inconscio si risvegli e si avvii sulla strada della riparazione …
“Tu mi parli di una vita in
forse,
d’un seme migrato altrove,
un fuoco che non scalda.
fuori l’ora fugge, l’attimo breve
ha voce chiara, quando la notte
tace
e il mondo è assenza di vento.”
O
dobbiamo leggere le sue poesie oltre la
dimensione che sembra svelarci ,come in un gioco di specchi di Lacan, dove
l’imago è nello stesso tempo fondante e persa, dove piu’ ci riconosciamo piu’
ci inganniamo, quasi in una sorta di alienazione immaginaria che permette di
sfuggire all’ingombro del vivere quotidiano?
“Il luogo delle attese –
è questo il mondo,
stridìo di pietra pomice sul
cuore,
sussulti di vento.
solo un sorriso si attacca alla
vita”.
Svariati
sono gli esempi in cui l’opera della Di Stefano mostra di orientarsi in senso
kantiano, legandosi al vero e al bene, così:
“solo un sorriso si attacca alla vita
Oppure
-Questa è la sigla che ti rendo,
una verità senza sconti,
un passo che non arretra,
affrancato
dal battito del mondo.
anziché
“volgere lo sguardo al bene prezioso,
alla tenera notte che artiglia la
tenebra,
a custodire quel tuo sorriso
come un sole sbucato dall’inverno”
Con
una sottesa spinta dall’eros all’ethos, come in “ con te ritrovo quel doloroso miele dell’abbraccio” la sua lirica assume una gestualità
emotiva dalle ieratiche tinte; le sue parole scivolano come benedicenti,
annunciano una nuova alba, di solitudine e vento, ma anche di perdono e proprio ellittiche stelle, in una dialettica che passa dalle tonalità
della tragedia greca alle risonanze voluttuose, sono una poesia che è omaggio
alla Poesia.
“Poterei innamorarmi della morte” - scrive- ma è
nella metafora che come una filigrana suggella la sua opera:
“Momenti d’erba scioglie la sera,
un desiderio che stringe il mondo
nel suo oscuro moto,
e respira venti di tempesta il
suo stupore,
perdendosi nel folto della siepe,
tra ali di ortiche e aquiloni”
che
Ninnj Di Stefano Busà merita di essere annoverata giustamente tra i poeti più
significativi del Terzo Millennio.
Gabriella Pison
Cesare Vannoni
RispondiEliminaBella recensione, la nota critica si avvale di una buona preparazione linguistica e di una forte efficace analisi dei contenuti. Ma, del resto, la poesia della Distefano Busà merita...
Un testo poetico che mette in luce le stelle di una poetessa che ha raggiunto livelli altissimi.
RispondiEliminaSerena