mercoledì 2 ottobre 2013

PIETRO RAINERO: "IL NOCE",RACCONTO

                                                            IL NOCE

 Al mondo ci sono tre tipi di persone: quelle che sanno contare e quelle che non sanno contare.                                                                                                                                                                 Ian Stewart



Ivan Denisovic Melenowski apparteneva senza dubbio alcuno al genere di persone che sanno fare i conti, e che li sanno fare bene! Ai tempi della nostra storia, sul finir dell’ottocento, frequentava all’Università di Mosca i corsi di stabilità dei sistemi dinamici, di meccanica classica e di topologia, ed era allievo di luminari quali Guelfand, Novikov, Pontryagin e Sinai, professoroni che avrebbero lasciato i loro nomi nella storia delle matematiche. Ivan è dunque una promessa di questa disciplina, un giovane genio della matematica, particolarmente portato per il ragionamento astratto. Con un sogno: dimostrare l’ipotesi di Riemann.  Nel novembre del 1859 un certo signor Bernhard Riemann, sommo matematico tedesco, pubblicò un saggio di dieci pagine nelle note mensili dell’Accademia di Berlino. Quelle dieci pagine di densa matematica collegavano una sofisticata funzione, detta funzione zeta, ai numeri primi, ma in un modo in cui i numeri primi apparivano trasformati. Riemann aveva scoperto un territorio nuovo e pieno di inattese sorprese, dove la funzione zeta avrebbe avuto la capacità di svelare i segreti dei numeri primi. Questo a condizione, però, che tutti i punti dove la funzione zeta si annullava si trovassero, sul piano complesso, perfettamente allineati su di una certa retta verticale, cosa che neppure il grande matematico tedesco era riuscito a dimostrare.  Era questa l’ipotesi di Riemann; il nome di colui che fosse riuscito a dimostrarla sarebbe rimasto per sempre accanto a quelli di Pitagora od Euclide. Questo dunque è il sogno segreto di Ivan, una congettura che aspetta, da qualche lustro, di essere dimostrata. Però Ivan è anche un giovanotto di 22 anni che deve necessariamente pensare al proprio futuro. Quindi noi lo troviamo in compagnia del nonno, il caro e vecchio Vassili Petrovic Melenowski, al cospetto dello Zar, nell’udienza concessa ai pretendenti della bella principessa Natascia. Da ogni angolo delle lontane Russie sono giunti nella capitale gli aspiranti alla mano della principessina, numerosi aitanti e coraggiosi giovanotti. La bellissima Natascia sarebbe andata in sposa a chi sarebbe riuscito a vincere la gara.
“Maestà” disse sprofondandosi in un infinito inchino il gran Consigliere di corte “posso sorteggiare l’argomento della sfida?”        “Procedete pure, mio fedele suddito” gli concesse lo Zar di tutte le Russie.
Il Consigliere, allora, diede un grande schiaffo ad un’asta metallica a forma di freccia, parallela al terreno, che si mise a ruotare vorticosamente e, dopo molti secondi, varie indecisioni e numerosi tentennamenti, andò a fermarsi su …. ricchezza.   
Quando Ivan vide la lancia di ferro indicare quella casella, non ebbe un’aria molto soddisfatta. Iniziò comunque a depositare sul pavimento della grande sala, uno dopo l’altro, i suoi  averi: tre sacchi di patate, quattro vispi coniglietti, due lepri, un vassoio d’argento, tre pellicce di ermellino, un sacchetto contenente 16 rubli e 5 copechi, due pietre preziose e mezza oca.
“Mezza oca?? Ma è inaudito! Osi offrire mezza oca al tuo Zar? Rischi di passare qualche anno nelle prigioni dell’impero, giovanotto! Che fine ha fatto l’altra metà di quello stupido animale?” Lo Zar era veramente furibondo, come anche voi potete vedere qui sulla destra.
                                                                                                       
“Chiedo umilmente venia, maestà, ma la mia pancia non ha resistito; ieri sera non era solo mezza vuota, era vuota del tutto. La fame era insopportabile”
“Uhm..un povero diavolo, ho capito” fu il commento dello Zar della Bielorussia, dell’Ucraina, ma anche dell’Armenia e della Siberia, insomma ….di tutte le Russie.   Intanto, il manto di piastrelle della sala veniva ricoperto dai doni degli altri concorrenti, da monili dorati, capi di pregiata selvaggina, sacchi di quintali di cereali, corna di renna, folte pelli di orsi e di visoni. Molti di loro poterono presentare molte più cose, e di più gran valore, di quelle del nostro povero Ivan.   Il gran Consigliere, coadiuvato dal gran Ragioniere, pesò le gemme ed i preziosi, misurò le pellicce e le corna, contò i rubli, fece e rifece i conti ed alla fine …stilò il verdetto.
“Al primo posto si classifica Dimitri Ivanovic Putniatov, di Kiev, con una ricchezza totale equivalente a 1.682 rubli e 15 kopechi. In seconda posizione poi abbiamo Alexei Alexeievic Smiriakin di Murmansk, con una ricchezza pari a 1.212 rubli e 42 kopechi”
Il gran Consigliere continuò ad elencare poi un signor Yuri di San Pietroburgo di qua, un Leon della città di Tallin di là, e così via.
“Ed infine, all’ottavo posto, ultimo tra gli ammessi alla fase finale, si è piazzato Ivan Denisovic Melenowski di Dubna, con una ricchezza di 847 rubli e 2 kopechi. Questi otto signori dovranno ripresentarsi tra un mese esatto per la sfida finale per l’aggiudicazione della mano di Sua Altezza la Principessa Natascia. E’ tutto”
“Ce l’hai fatta, nipote, per un pelo” fu il laconico commento di Vassili Petrovic.     “Già, ottavo. Ci toccherà ritornare nella capitale, non so con quante speranze”   
“Coraggio, nipote, magari la prossima volta uscirà ….coraggio, appunto, oppure bellezza”       
“Beh, io non sono particolarmente bello”
“Ma neanche brutto, di certo. E sicuramente sei molto meglio di quel Serghey Malakov di Minsk, che peserà 350 chili!”     “Mah!...Comunque dobbiamo ripartire per Dubna, non abbiamo più provviste e la vita a Mosca è cara”     I due parenti quello stesso giorno ripartirono verso nord, verso il loro villaggio situato a qualche decina di chilometri.

 Cammina cammina, l’indomani giunsero, stremati, nei pressi di una capanna vicino alla quale vi era ammucchiata un’alta catasta di legna. Faceva molto freddo, in quel rigido inverno russo, ed ad Ivan ed al nonno avrebbero fatto comodo alcuni rami da bruciare durante i bivacchi notturni. Un viso di vecchia fece improvvisamente capolino dalla finestra della capanna. Lo stesso viso, solcato da profonde rughe, sfidò i fitti fiocchi di neve, si avvicinò a loro e sorrise.                              “Avete freddo, signori?”
“Sì, fa molto freddo. Ci venderebbe qualche ramo secco? Abbiamo solo pochi kopechi, però” disse Ivan
“Oh, ma non importa, caro il mio giovanotto! Ti propongo un affare: niente soldi. Un baratto. Ben 20 pezzi di legno per  20 miseri pezzi del tuo tempo. Che te ne pare?”
Ivan, tutto intirizzito e che non aveva capito, nel suo candore, cosa intendesse la vecchia, stava per accettare quando il saggio , esperto Vassili raccolse dalla catasta un pesante e nodoso bastone, lo impugnò con la mano destra e, infuriatissimo, si mise a rincorrere la vecchia gridando:
“Vecchiaccia! Strega! Sparisci o, come è vero Iddio, se ti prendo ti concio per le feste!”
Detto questo, si mise ad inseguire a grandi passi la vecchia nel vicino bosco.  Ivan ne approfittò per entrare nella capanna, dove trovò la tavola già imbandita per la cena.  Polenta, stufato di renna e marmellata di mirtilli.  Dopo pochi minuti fece ritorno il suo avo, che commentò:
“Non sono riuscito a raggiungere quella brutta strega”    “Ma perché ti sei tanto arrabbiato, nonno?”
“Non hai capito la proposta della vecchia? Lei ti dava 20 ceppi di legname, ma in cambio voleva 20 pezzi del tuo tempo, cioè 20 anni della tua vita!
“Non avevo intuito che per pezzi intendeva anni. Quella stregaccia! Grazie nonno. Beh! Approfittiamo dunque di questa buona tavola”     “Possiamo anche dormire qui, nella capanna, al caldo. Dubito che la vecchia ritorni, stanotte”
L’indomani, verso sera, i nostri due giunsero infine al loro villaggio. I genitori di Ivan, e la sorella Tania, furono felici di apprendere che il loro congiunto era ancora in lizza per il fidanzamento. Tutta la gente del villaggio, in verità, si sentì molto fiera. Il loro compaesano aveva superato rappresentanti di Minsk, di Odessa, di Novosibirsk, e persino di Arcangelo.   Chi gli fece più feste fu Zagor, il cane di Igor.  Igor Livtinenko era il sindaco di Dubna, eletto l’anno prima con il 92 per cento di preferenze.  
Il fatto che, come materia di confronto, fosse stata estratta la ricchezza, per Ivan era sicuramente stata la cosa peggiore. Egli non era ricco. Tutto il villaggio di Dubna, 6.000 anime molto mal contate (non tutti i suoi abitanti appartenevano al gruppo che sapeva far di conto), aveva sostenuto in ogni modo la candidatura di Ivan. Ora, al suo ritorno, la madre gli aveva preparato una torta alle mele, frutto di cui era golosissimo; il più illustre cacciatore del paese gli voleva donare due pellicce di ermellino, il ricavato dell’ultima battuta di caccia. Alcuni anziani del luogo con una questua avevano raccolto ben 150 rubli. Sua cugina, Mariuska, aveva pazientemente messo da parte le carte in cui venivano avvolti i cioccolatini della premiata pasticceria Borzov, nella piazza centrale del villaggio.   Su queste cartine erano riportate brevi frasi di famosi filosofi e scrittori, vere perle di saggezza. Chissà, pensava Mariuska, se nella scelta dell’argomento della sfida finale fosse uscita proprio la saggezza,  forse qualcuna di quelle frasi avrebbe potuto far comodo a suo cugino.

Insomma, ognuno degli abitanti del paese, chi più chi meno, aveva dato volentieri una mano ad Ivan. E tutti erano orgogliosi di lui. Il più orgoglioso di tutti era Zagor, il cane di Igor.    Ora si trattava solo di aspettare, un mese di trepidante attesa.  Ivan, giocoforza, era dovuto infatti tornare alla sua dimora. In quel periodo l’Università era chiusa, e così dunque anche il collegio dove dormiva e la mensa dove mangiava. Non aveva abbastanza soldi per vivere nella grande città.  Approfittò di quei giorni, allora, per consultare e studiare scrupolosamente alcuni voluminosi libri che gli servivano per preparare la sua tesi di laurea. Indovinate su cosa.  Ma sulla congettura di Riemann, naturalmente!  Prima di rimettersi in cammino verso la capitale, sempre in compagnia del nonno, la gente del villaggio gli dispensò gli ultimi consigli, gli fece gli auguri del caso (ne aveva proprio bisogno) e, con la solita generosità, gli fece dono di alcune cose preziose, sacchi di patate, corna di daino, pelli di faina, ma soprattutto di una troika, comodissima per il viaggio. Le tre cavalle che la conducevano si chiamavano Laika, Zaira e Zvezda.  Sua madre gli donò la cosa più gradita: un infinito bacio sulla fronte. Poi si rimisero in marcia.  Sulla via del ritorno verso Mosca, giusto tra le località di Manevychi e Volodymyrets, c’era un piccolo villaggio chiamato Akademgorodok. La gente del luogo, che giustamente dava tanta importanza alla cultura, era molto affezionata ad un vecchio albero di noci, di cui si  favoleggiava fosse estremamente intelligente. La fama dell’albero si era sparsa nei paesi vicini, col risultato che non c’era viandante che, dovendo transitare per Akademgorodok, non si fermasse per somministrare alla pianta un quesito od un indovinello.  Anche Ivan ed il suo antenato, quando giunsero al piccolo villaggio, furono naturalmente invitati a porre una domanda al vecchio noce.  Vassili Petrovic era molto scettico, a dir poco, sul fatto che il vegetale potesse, in qualche modo, rispondere, ma Ivan, viste le insistenze del sindaco del villaggio, si decise a fare la domanda.
“Senti, vecchio noce, una mattina Andrei Bondarchuk incontra Fedor Manukyan e gli dice:- Io ho tre figli le cui età moltiplicate tra di loro danno la mia età, e cioè 36 anni. Sommate tra di loro danno invece il numero civico di casa tua-  Pochi attimi dopo, avendo visto l’espressione perplessa di Fedor, Andrei Bondarchuk si affretta ad aggiungere – Ah,sì, mi son dimenticato di dirti che il più grande dei miei figli ha gli occhi azzurri- Io ti chiedo, vecchio noce, quanti anni ha il maggiore dei figli di Andrei Bondarchuk?”
Dopo qualche decina di secondi sulla nuda terra caddero di colpo, tutte insieme,  9 noci.  Quella era la risposta.  Il sindaco disse con aria seria:       “Il nostro saggio albero sostiene che il figlio abbia nove anni”
“E’ esatto”   fu il laconico commento di Ivan, un Ivan molto impressionato dalla prova fornita dalla pianta. Il nonno era incredulo, non la smetteva di domandare ai componenti della giunta municipale notizie sul noce, sulla sua età, su chi lo avesse piantato e via di seguito.  Fu però l’assessore ai lavori pubblici a svelare ad Ivan ed al nonno il segreto di quelle straordinarie capacità.  Quando Vassili Petrovic chiese infatti per l’ennesima volta:
“Ma come è possibile che un vegetale possa riuscire a rispondere a quesiti così complicati, a venire a capo di  ragionamenti così strutturati?”
Piotr Syedik, l’assessore, prendendo in mano una delle noci cadute a terra poco prima  e schiacciando leggermente il guscio liberando metà frutto dall’involucro protettivo, gli rispose:
“Guarda,  cosa vedi?”      “Mezza noce”

 “Guarda bene, Vassili Petrovic, sei proprio sicuro di non riconoscere niente d’altro?”
“Veramente non saprei proprio cosa”
“Stai di certo osservando MEZZA NOCE, ma altrettanto di certo stai anche vedendo UN CERVELLO INTERO”
“Beh, ora che me lo dici, ammetto che il mezzo frutto sembra, per la sua conformazione e le sue circonvoluzioni, davvero molto simile al cervello di un essere umano”
                                                                                                                               
“Non solo è molto simile al cervello umano, la forma è esattamente la stessa. E’ vero che è molto più piccolo, ma questa cosa non ha nessuna rilevanza. L’elefante ha un cervello enorme, ma non è certo più furbo di te, Vassili Petrovic”
“Già, Piotr, hai proprio ragione; il cervello della noce è grande come quello della gallina, ma nessuna gallina, neppure una gallina faraona, sarebbe in grado di risolvere l’indovinello di mio nipote. Hai proprio ragione”
“Inoltre, come puoi osservare, ogni noce contiene due cervelli uniti insieme, o meglio, il cervello della noce è formato da quattro emisferi cerebrali collegati tra di loro, vedi?  Ed ancora, la pianta di noce possiede dozzine e dozzine di frutti. Tutti questi cervelli possono collaborare tra di loro: pensa, è come se tu, Vassili Petrovic, avessi un cervello nella zucca, uno  in un piede, uno nel dito mignolo, uno sul naso ed uno nello stomaco. Pensa come saresti intelligente!”                            “Ma io sono intelligente!!”
“Sicuro! Non volevo certo metterlo in dubbio. Né voglio dubitare della tua bontà o del tuo coraggio. Ma pensa a come potresti essere, magari, ben più intelligente.  Il nostro vecchio noce, con tutti quei cervelli distribuiti per ogni dove, è un albero molto intelligente”                “Mi hai proprio convinto,Piotr”
Esaurita questa discussione sulle funzioni cognitive dei vegetali, si era fatto tardi ed era ora , per Ivan ed il nonno, di rimettersi in cammino alla volta di Mosca.  Salutati il Sindaco e la giunta di Akademgorodok, i due parenti percorsero qualche centinaio di metri in perfetto silenzio. Poi il vecchio Vassili chiese:
“Perché il figlio maggiore di Andrei Bondarchuk ha nove anni?”
“Vedi, nonno, 36, cioè l’età del signor Bondarchuk, ha molti divisori. Precisamente le terne di numeri che moltiplicati tra di loro danno 36 sono otto”  e Ivan scrisse su di un pezzetto di carta
1          1         36
1          2         18
1          3          12
1           4           9
1           6           6
2           2           9
2           3           6
3           3           4
“E queste sono le possibilità per le varie età dei figli; ma sei fai la somma di queste età otterrai nei vari casi rispettivamente”    ed Ivan scrisse ancora sotto
38
21
16
14
13
13
11
10
“E’ ovvio che il numero di casa di Fedor è il 13, altrimenti egli avrebbe subito dato la risposta giusta, poiché ci sarebbe stata una sola possibilità. Per esempio, se fosse stato il 16 egli avrebbe detto che il figlio maggiore aveva 12 anni, perché 16 è la somma delle età 1, 3 e 12. Evidentemente egli è rimasto perplesso solo  perché il suo numero civico è il 13 e con l’unica informazione in suo possesso non è in grado di determinare con certezza le età dei figli.  Ma nel momento in cui Andrei gli comunica che il figlio più grande ha gli occhi azzurri, praticamente lo rende edotto che esiste un figlio più vecchio degli altri, e quindi delle due possibilità 1,6,6  e  2,2,9  la prima deve essere scartata perché non contempla un figlio maggiore. Quindi l’unica possibilità è quella con due gemelli di due anni ed un figlio di nove. Il figlio più grandicello ha nove anni, come giustamente ha risposto il vecchio noce”      “Non riuscivo a credere ai miei occhi: un albero che risponde ad un quesito!”
“Già! Sono rimasto di sasso anch’io, nonno. E’ indubbiamente un tipo di intelligenza strana, quella vegetale; diversa dalla nostra. Questi cervelli possono effettuare dei calcoli o dei processi mentali in parallelo. Mentre una noce fa una parte dei calcoli, un’altra noce ne effettua  altri pezzi. Poi, attraverso il sistema di scambi della linfa l’albero viene a sapere il risultato. Penso che in futuro, chissà, queste enormi potenzialità di calcolo potrebbero essere utilissime a noi umani. Potrebbero permetterci di predire, ad esempio, il tempo della prossima settimana per sapere se nevicherà.  Sarebbe utilissimo, non trovi? Forse potrebbero addirittura, i cervelli vegetali, aiutarci a dimostrare nuovi, difficili teoremi”
“Ora, caro nipote, non abbiamo però bisogno di loro per sapere se nevica: guarda che fiocchi grandi! Coraggio Laika, forza Zaira, dai Zvezda, portateci a Mosca, via…..verso Mosca!”
E Vassili Petrovic Melenowski fece schioccare la frusta.     E finalmente Mosca, con le panciute guglie delle sue chiese ortodosse.  In una delle innumerevoli stanze del Cremlino , due giorni appresso, ritroviamo Ivan ed il nonno, il vecchio e stanco Vassili Petrovic.  La stanza, enorme, è tutta ricoperta di rifiniture dorate. Tutto quel luccichio infastidisce e ferisce gli occhi dei presenti. Perfino nelle stalle dell’Impero, a Mosca, i paranasi dei cavalli sono fatti d’oro (chissà cosa ne penserebbero Laika, Zvezda e Zaira).   Nella grande stanza otto paia d’occhi sono incollati all’asta metallica che ruota vorticosamente per scegliere la materia del contendere. Ci si gioca la mano della principessa! Ognuno dei concorrenti aspetta con ansia la decisione di quel capriccioso pezzo di ferro.  Quest’ultimo stabilisce infine, con uno strano strappo conclusivo, di fermarsi e posarsi su…….intelligenza, trascurando del tutto coraggio e saggezza, ed ignorando al pari ricchezza e bellezza.
Un sorriso riempì a quel punto il viso del saggio e stanco Vassili Petrovic, rimarcando le numerose rughe che scavavano il suo volto. Questa volta sì che Ivan avrebbe avuto una chance di spuntarla! Se suo nipote non poteva certo competere per ricchezza, invece per bellezza, saggezza e coraggio se la cavava, e come intelligenza stava di sicuro bene!!
Il gran Consigliere allora lanciò uno sguardo circolare a tutti i pretendenti, guardò poi un attimo la bella Natascia, un po’ più a lungo poi il suo Zar e quindi disse:        “Bene, il destino ha scelto. Passo a leggervi la domanda che Egli vi ha riservato. Considerate questo ragionamento:                                                                                                                                                                     
 gli elefanti non dimenticano nulla                       
nessuna creatura che si sia esibita nell’ultimo numero del circo di  Mosca aveva la proboscide                                                                               
una creatura che non dimentica nulla si esibirà sempre nell’ultimo numero se partecipa ad uno spettacolo del circo di Mosca 
una creatura priva di proboscide non è un elefante
nel 1871 un elefante si è esibito nell’ultimo numero del circo di Mosca                                                                                   
Quindi l’ipotesi di Riemann è falsa.                                          E’ una deduzione corretta?”
Ivan era a bocca aperta. Assolutamente incapace di credere a ciò che le sue orecchie avevano appena udito. Al contrario suo nonno si stava sfregando le mani dalla gioia: addirittura una domanda su quella arcana congettura . Meglio di così! Era fatta, pensò Vassili Petrovic, presto Natascia Nikolajeva Romanov sarebbe diventata sua nuora.  Ivan continuava intanto ad essere impietrito dalla sorpresa.  Mentre gli altri concorrenti affannosamente avevano messo mano a penna e taccuini e scarabocchiavano strani segni cercando di diradare le nebbie che avvolgevano i loro crani, egli restava immobile, mentre la bella Natascia lo osservava sorridendo (lo aveva avuto subito in simpatia, anche se lui non se ne era per nulla accorto) ed il nonno lo guardava invece preoccupato, molto preoccupato.  Ivan non si era ripreso; non riusciva a capacitarsi del fatto che nel testo della domanda fosse stata citata proprio l’ipotesi di Riemann.
“Forza, Ivan, cosa aspetti?”  lo incalzò il nonno  “Per te dovrebbe essere un gioco da ragazzi, giusto?”
“Ma nonno, la risposta è un gioco da ragazzi, per chi ha studiato un po’ di logica; ma l’ipotesi di Riemann c’entra come i cavoli a merenda! Avrebbero potuto citare qualsiasi altra proposizione”
“Ma allora rispondi comunque, che diamine!”
Allora il giovane si decise: impugnò la piccola campana che era stata posizionata accanto ad ognuno degli sfidanti e la scrollò con energia. Lo scampanellio trasportò per l’etere l’informazione che uno dei pretendenti voleva tentare la sorte.   Il Gran Consigliere si limitò a dire:
“Oh! Abbiamo una prima risposta. E’ di Ivan Melenowski, prego”
“Il ragionamento è corretto, anche se non confuta l’ipotesi di Riemann.  Le informazioni date sono contradditorie: implicano che un elefante abbia partecipato all’ultimo numero del circo ed anche che non vi abbia preso parte. Pertanto possiamo dimostrare per assurdo che la congettura di Riemann è falsa. 
1)    Assumiamo per assurdo che l’ipotesi di Riemann sia vera
2)    Allora un elefante si è esibito nell’ultimo numero del Circo di Mosca.
3)    Ma nessun elefante ha preso parte all’ultimo numero del circo.
4)    Questa è una contraddizione, per cui il nostro assunto iniziale è falso.
5)    Pertanto l’ipotesi di Riemann è falsa.
Con un ragionamento analogo si arriva anche a dimostrare che la congettura è vera, naturalmente”
“Esatto” stabilì con fare serio il compunto Lev Kirilenko, Gran Cerimoniere….”la risposta di Ivan Melenowski è corretta, al di là di ogni possibile dubbio. Egli pertanto si aggiudica la prova finale ed il diritto di fidanzarsi con la nostra amatissima principessa Natascia”.  Kirilenko sorrise a Ivan; lo zar indirizzò un sorriso verso Ivan, Natascia fece un grande sorriso ad Ivan.   E mentre sette pretendenti sconfitti lasciano mestamente, a capo chino, l’infinita sala del trono, a me  sorge un sospetto: la simpatica Natascia, che aveva Ivan in simpatia e conosceva per sentito dire la sua logica ferrea, avrebbe potuto magari pilotare la scelta della domanda finale di fidanzamento. Se si colloca una calamita, nascosta, in prossimità di un’asta metallica, non si riesce forse a far muovere la sbarra come si desidera?  E’ forse venuto anche a voi questo sospetto, gentili lettori?    Poco dopo Ivan e suo nonno commentano, ancora eccitati, gli ultimi avvenimenti e si preparano al commiato stuzzicandosi a vicenda. "Ho una domanda per te, nonno: dove va l’acqua durante le basse maree?”     “Oh!... tu naturalmente conosci la risposta, vero?”
“Sì, ma ora debbo proprio scappare con la mia cara fidanzata”
“Anch’io ho un quesito per te, caro il mio nipote. Ma a questo non riuscirai a rispondere: Dio può creare una pietra così grossa che nemmeno Lui può sollevare?”   “Bellissima domanda, nonno, ci penserò in viaggio. Un bacio a tutti al villaggio, ed una carezza a Zagor”
Ed Ivan prese per mano la sua bella Natascia e scappò con lei per una breve vacanza nella grande pianura che avvolgeva Mosca.
                                                                  
E mentre voi aiutate il vecchio Vassili Petrovic a trovare dove va a finire l’acqua durante la bassa marea, io termino la storia e passo a fare altre cose.         Se siete ansiosi di sapere come andò poi a finire il fidanzamento, beh….non siate troppo curiosi; per ora vi basti sapere che i due giovani si amano e si sono promessi.  Ripeto: PER ORA QUESTO VI DEVE BASTARE.    


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