IL NOCE
Al
mondo ci sono tre tipi di persone: quelle che sanno contare e quelle che non
sanno contare. Ian Stewart
Ivan Denisovic Melenowski apparteneva senza dubbio alcuno al
genere di persone che sanno fare i conti, e che li sanno fare bene! Ai tempi
della nostra storia, sul finir dell’ottocento, frequentava all’Università di
Mosca i corsi di stabilità dei sistemi dinamici, di meccanica classica e di
topologia, ed era allievo di luminari quali Guelfand, Novikov, Pontryagin e
Sinai, professoroni che avrebbero lasciato i loro nomi nella storia delle
matematiche. Ivan è dunque una promessa di questa disciplina, un giovane genio
della matematica, particolarmente portato per il ragionamento astratto. Con un
sogno: dimostrare l’ipotesi di Riemann. Nel
novembre del 1859 un certo signor Bernhard Riemann, sommo matematico tedesco, pubblicò
un saggio di dieci pagine nelle note mensili dell’Accademia di Berlino. Quelle
dieci pagine di densa matematica collegavano una sofisticata funzione, detta
funzione zeta, ai numeri primi, ma in un modo in cui i numeri primi apparivano
trasformati. Riemann aveva scoperto un territorio nuovo e pieno di inattese
sorprese, dove la funzione zeta avrebbe avuto la capacità di svelare i segreti
dei numeri primi. Questo a condizione, però, che tutti i punti dove la funzione
zeta si annullava si trovassero, sul piano complesso, perfettamente allineati
su di una certa retta verticale, cosa che neppure il grande matematico tedesco
era riuscito a dimostrare. Era questa
l’ipotesi di Riemann; il nome di colui che fosse riuscito a dimostrarla sarebbe
rimasto per sempre accanto a quelli di Pitagora od Euclide. Questo dunque è il
sogno segreto di Ivan, una congettura che aspetta, da qualche lustro, di essere
dimostrata. Però Ivan è anche un giovanotto di 22 anni che deve necessariamente
pensare al proprio futuro. Quindi noi lo troviamo in compagnia del nonno, il
caro e vecchio Vassili Petrovic Melenowski, al cospetto dello Zar, nell’udienza
concessa ai pretendenti della bella principessa Natascia. Da ogni angolo delle
lontane Russie sono giunti nella capitale gli aspiranti alla mano della
principessina, numerosi aitanti e coraggiosi giovanotti. La bellissima Natascia
sarebbe andata in sposa a chi sarebbe riuscito a vincere la gara.
“Maestà” disse sprofondandosi in un infinito inchino il gran
Consigliere di corte “posso sorteggiare l’argomento della sfida?” “Procedete pure, mio fedele suddito”
gli concesse lo Zar di tutte le Russie.
Il Consigliere, allora, diede un grande schiaffo ad un’asta
metallica a forma di freccia, parallela al terreno, che si mise a ruotare
vorticosamente e, dopo molti secondi, varie indecisioni e numerosi
tentennamenti, andò a fermarsi su …. ricchezza.
Quando Ivan vide la lancia di ferro indicare quella casella,
non ebbe un’aria molto soddisfatta. Iniziò comunque a depositare sul pavimento
della grande sala, uno dopo l’altro, i suoi
averi: tre sacchi di patate, quattro vispi coniglietti, due lepri, un
vassoio d’argento, tre pellicce di ermellino, un sacchetto contenente 16 rubli
e 5 copechi, due pietre preziose e mezza oca.
“Mezza oca?? Ma è inaudito! Osi offrire mezza oca al tuo Zar?
Rischi di passare qualche anno nelle prigioni dell’impero, giovanotto! Che fine
ha fatto l’altra metà di quello stupido animale?” Lo Zar era veramente
furibondo, come anche voi potete vedere qui sulla destra.
“Chiedo umilmente venia, maestà, ma la mia pancia non ha
resistito; ieri sera non era solo mezza vuota, era vuota del tutto. La fame era
insopportabile”
“Uhm..un povero diavolo, ho capito” fu il commento dello Zar
della Bielorussia, dell’Ucraina, ma anche dell’Armenia e della Siberia, insomma
….di tutte le Russie. Intanto, il manto
di piastrelle della sala veniva ricoperto dai doni degli altri concorrenti, da
monili dorati, capi di pregiata selvaggina, sacchi di quintali di cereali,
corna di renna, folte pelli di orsi e di visoni. Molti di loro poterono
presentare molte più cose, e di più gran valore, di quelle del nostro povero
Ivan. Il gran Consigliere, coadiuvato dal gran
Ragioniere, pesò le gemme ed i preziosi, misurò le pellicce e le corna, contò i
rubli, fece e rifece i conti ed alla fine …stilò il verdetto.
“Al primo posto si classifica Dimitri Ivanovic Putniatov, di
Kiev, con una ricchezza totale equivalente a 1.682 rubli e 15 kopechi. In
seconda posizione poi abbiamo Alexei Alexeievic Smiriakin di Murmansk, con una
ricchezza pari a 1.212 rubli e 42 kopechi”
Il gran Consigliere continuò ad elencare poi un signor Yuri
di San Pietroburgo di qua, un Leon della città di Tallin di là, e così via.
“Ed infine, all’ottavo posto, ultimo tra gli ammessi alla
fase finale, si è piazzato Ivan Denisovic Melenowski di Dubna, con una
ricchezza di 847 rubli e 2 kopechi. Questi otto signori dovranno ripresentarsi
tra un mese esatto per la sfida finale per l’aggiudicazione della mano di Sua
Altezza la Principessa Natascia. E’ tutto”
“Ce l’hai fatta, nipote, per un pelo” fu il laconico commento
di Vassili Petrovic. “Già, ottavo. Ci
toccherà ritornare nella capitale, non so con quante speranze”
“Coraggio, nipote, magari la prossima
volta uscirà ….coraggio, appunto,
oppure bellezza”
“Beh, io non sono particolarmente
bello”
“Ma neanche brutto, di certo. E sicuramente sei molto meglio
di quel Serghey Malakov di Minsk, che peserà 350 chili!” “Mah!...Comunque dobbiamo ripartire per
Dubna, non abbiamo più provviste e la vita a Mosca è cara” I due parenti quello stesso giorno
ripartirono verso nord, verso il loro villaggio situato a qualche decina di
chilometri.
Cammina cammina,
l’indomani giunsero, stremati, nei pressi di una capanna vicino alla quale vi
era ammucchiata un’alta catasta di legna. Faceva molto freddo, in quel rigido
inverno russo, ed ad Ivan ed al nonno avrebbero fatto comodo alcuni rami da
bruciare durante i bivacchi notturni. Un viso di vecchia fece improvvisamente
capolino dalla finestra della capanna. Lo stesso viso, solcato da profonde
rughe, sfidò i fitti fiocchi di neve, si avvicinò a loro e sorrise. “Avete freddo,
signori?”
“Sì, fa molto freddo. Ci venderebbe qualche ramo secco?
Abbiamo solo pochi kopechi, però” disse Ivan
“Oh, ma non importa, caro il mio giovanotto! Ti propongo un
affare: niente soldi. Un baratto. Ben 20
pezzi di legno per 20 miseri pezzi del tuo tempo. Che te ne
pare?”
Ivan, tutto intirizzito e che non aveva capito, nel suo
candore, cosa intendesse la vecchia, stava per accettare quando il saggio ,
esperto Vassili raccolse dalla catasta un pesante e nodoso bastone, lo impugnò
con la mano destra e, infuriatissimo, si mise a rincorrere la vecchia gridando:
“Vecchiaccia! Strega! Sparisci o, come è vero Iddio, se ti
prendo ti concio per le feste!”
Detto questo, si mise ad inseguire a grandi passi la vecchia
nel vicino bosco. Ivan ne approfittò per
entrare nella capanna, dove trovò la tavola già imbandita per la cena. Polenta, stufato di renna e marmellata di
mirtilli. Dopo pochi minuti fece ritorno
il suo avo, che commentò:
“Non sono riuscito a raggiungere quella brutta strega” “Ma perché ti sei tanto arrabbiato, nonno?”
“Non hai capito la proposta della vecchia? Lei ti dava 20
ceppi di legname, ma in cambio voleva 20 pezzi del tuo tempo, cioè 20 anni
della tua vita!”
“Non avevo intuito che per pezzi intendeva anni. Quella
stregaccia! Grazie nonno. Beh! Approfittiamo dunque di questa buona tavola” “Possiamo anche dormire qui, nella
capanna, al caldo. Dubito che la vecchia ritorni, stanotte”
L’indomani, verso sera, i nostri due giunsero infine al loro
villaggio. I genitori di Ivan, e la sorella Tania, furono felici di apprendere
che il loro congiunto era ancora in lizza per il fidanzamento. Tutta la gente
del villaggio, in verità, si sentì molto fiera. Il loro compaesano aveva
superato rappresentanti di Minsk, di Odessa, di Novosibirsk, e persino di Arcangelo. Chi gli fece più feste fu Zagor, il cane di
Igor. Igor Livtinenko era il sindaco di
Dubna, eletto l’anno prima con il 92 per cento di preferenze.
Il fatto che, come materia di confronto, fosse stata estratta
la ricchezza, per Ivan era
sicuramente stata la cosa peggiore. Egli non era ricco. Tutto il villaggio di
Dubna, 6.000 anime molto mal contate (non tutti i suoi abitanti appartenevano
al gruppo che sapeva far di conto), aveva sostenuto in ogni modo la candidatura
di Ivan. Ora, al suo ritorno, la madre gli aveva preparato una torta alle mele,
frutto di cui era golosissimo; il più illustre cacciatore del paese gli voleva
donare due pellicce di ermellino, il ricavato dell’ultima battuta di caccia.
Alcuni anziani del luogo con una questua avevano raccolto ben 150 rubli. Sua
cugina, Mariuska, aveva pazientemente messo da parte le carte in cui venivano
avvolti i cioccolatini della premiata pasticceria Borzov, nella piazza centrale
del villaggio. Su queste cartine erano
riportate brevi frasi di famosi filosofi e scrittori, vere perle di saggezza.
Chissà, pensava Mariuska, se nella scelta dell’argomento della sfida finale
fosse uscita proprio la saggezza, forse qualcuna di quelle frasi avrebbe potuto
far comodo a suo cugino.
Insomma, ognuno degli abitanti del paese, chi più chi meno,
aveva dato volentieri una mano ad Ivan. E tutti erano orgogliosi di lui. Il più
orgoglioso di tutti era Zagor, il cane di Igor. Ora
si trattava solo di aspettare, un mese di trepidante attesa. Ivan, giocoforza, era dovuto infatti tornare
alla sua dimora. In quel periodo l’Università era chiusa, e così dunque anche il
collegio dove dormiva e la mensa dove mangiava. Non aveva abbastanza soldi per
vivere nella grande città. Approfittò di
quei giorni, allora, per consultare e studiare scrupolosamente alcuni
voluminosi libri che gli servivano per preparare la sua tesi di laurea.
Indovinate su cosa. Ma sulla congettura
di Riemann, naturalmente! Prima di
rimettersi in cammino verso la capitale, sempre in compagnia del nonno, la
gente del villaggio gli dispensò gli ultimi consigli, gli fece gli auguri del
caso (ne aveva proprio bisogno) e, con la solita generosità, gli fece dono di
alcune cose preziose, sacchi di patate, corna di daino, pelli di faina, ma
soprattutto di una troika, comodissima per il viaggio. Le tre cavalle che la
conducevano si chiamavano Laika, Zaira e Zvezda. Sua madre gli donò la cosa più gradita: un
infinito bacio sulla fronte. Poi si rimisero in marcia. Sulla via del ritorno verso Mosca, giusto tra
le località di Manevychi e Volodymyrets, c’era un piccolo villaggio chiamato
Akademgorodok. La gente del luogo, che giustamente dava tanta importanza alla
cultura, era molto affezionata ad un vecchio albero di noci, di cui si favoleggiava fosse estremamente intelligente.
La fama dell’albero si era sparsa nei paesi vicini, col risultato che non c’era
viandante che, dovendo transitare per Akademgorodok, non si fermasse per somministrare
alla pianta un quesito od un indovinello.
Anche Ivan ed il suo antenato, quando giunsero al piccolo villaggio,
furono naturalmente invitati a porre una domanda al vecchio noce. Vassili Petrovic era molto scettico, a dir
poco, sul fatto che il vegetale potesse, in qualche modo, rispondere, ma Ivan,
viste le insistenze del sindaco del villaggio, si decise a fare la domanda.
“Senti, vecchio noce, una mattina Andrei Bondarchuk incontra
Fedor Manukyan e gli dice:- Io ho tre figli le cui età moltiplicate tra di loro
danno la mia età, e cioè 36 anni. Sommate tra di loro danno invece il numero
civico di casa tua- Pochi attimi dopo,
avendo visto l’espressione perplessa di Fedor, Andrei Bondarchuk si affretta ad
aggiungere – Ah,sì, mi son dimenticato di dirti che il più grande dei miei
figli ha gli occhi azzurri- Io ti chiedo, vecchio noce, quanti anni ha il
maggiore dei figli di Andrei Bondarchuk?”
Dopo qualche decina di secondi sulla nuda terra caddero di
colpo, tutte insieme, 9 noci. Quella era la risposta. Il sindaco disse con aria seria: “Il nostro saggio albero sostiene che il
figlio abbia nove anni”
“E’ esatto” fu il
laconico commento di Ivan, un Ivan molto impressionato dalla prova fornita
dalla pianta. Il nonno era incredulo, non la smetteva di domandare ai
componenti della giunta municipale notizie sul noce, sulla sua età, su chi lo
avesse piantato e via di seguito. Fu
però l’assessore ai lavori pubblici a svelare ad Ivan ed al nonno il segreto di
quelle straordinarie capacità. Quando Vassili
Petrovic chiese infatti per l’ennesima volta:
“Ma come è possibile che un vegetale possa riuscire a
rispondere a quesiti così complicati, a venire a capo di ragionamenti così strutturati?”
Piotr Syedik, l’assessore, prendendo in mano una delle noci
cadute a terra poco prima e schiacciando
leggermente il guscio liberando metà frutto dall’involucro protettivo, gli
rispose:
“Guarda, cosa vedi?” “Mezza
noce”
“Guarda bene, Vassili
Petrovic, sei proprio sicuro di non riconoscere niente d’altro?”
“Veramente non saprei proprio cosa”
“Stai di certo osservando MEZZA NOCE, ma altrettanto di certo
stai anche vedendo UN CERVELLO INTERO”
“Beh, ora che me lo dici, ammetto che il mezzo frutto sembra,
per la sua conformazione e le sue circonvoluzioni, davvero molto simile al
cervello di un essere umano”
“Non solo è molto simile al cervello umano, la forma è
esattamente la stessa. E’ vero che è molto più piccolo, ma questa cosa non ha
nessuna rilevanza. L’elefante ha un cervello enorme, ma non è certo più furbo
di te, Vassili Petrovic”
“Già, Piotr, hai proprio ragione; il cervello della noce è
grande come quello della gallina, ma nessuna gallina, neppure una gallina
faraona, sarebbe in grado di risolvere l’indovinello di mio nipote. Hai proprio
ragione”
“Inoltre, come puoi osservare, ogni noce contiene due cervelli uniti insieme, o meglio,
il cervello della noce è formato da quattro emisferi cerebrali collegati tra di
loro, vedi? Ed ancora, la pianta di noce
possiede dozzine e dozzine di frutti. Tutti questi cervelli possono collaborare
tra di loro: pensa, è come se tu, Vassili Petrovic, avessi un cervello nella
zucca, uno in un piede, uno nel dito
mignolo, uno sul naso ed uno nello stomaco. Pensa come saresti intelligente!” “Ma io sono
intelligente!!”
“Sicuro! Non volevo certo metterlo in dubbio. Né voglio
dubitare della tua bontà o del tuo coraggio. Ma pensa a come potresti essere,
magari, ben più intelligente. Il nostro
vecchio noce, con tutti quei cervelli distribuiti per ogni dove, è un albero
molto intelligente” “Mi
hai proprio convinto,Piotr”
Esaurita questa discussione sulle funzioni cognitive
dei vegetali, si era fatto tardi ed era ora , per Ivan ed il nonno, di
rimettersi in cammino alla volta di Mosca. Salutati il Sindaco e la giunta di
Akademgorodok, i due parenti percorsero qualche centinaio di metri in perfetto
silenzio. Poi il vecchio Vassili chiese:
“Perché il figlio maggiore di Andrei Bondarchuk ha nove
anni?”
“Vedi, nonno, 36, cioè l’età del signor Bondarchuk, ha
molti divisori. Precisamente le terne di numeri che moltiplicati tra di loro
danno 36 sono otto” e Ivan scrisse su di
un pezzetto di carta
1
1 36
1
2 18
1
3 12
1
4 9
1
6 6
2
2 9
2
3 6
3
3 4
“E queste sono le possibilità per le varie età dei
figli; ma sei fai la somma di queste età otterrai nei vari casi
rispettivamente” ed Ivan scrisse
ancora sotto
38
21
16
14
13
13
11
10
“E’ ovvio che il numero di casa di Fedor è il 13, altrimenti
egli avrebbe subito dato la risposta giusta, poiché ci sarebbe stata una sola
possibilità. Per esempio, se fosse stato il 16 egli avrebbe detto che il figlio
maggiore aveva 12 anni, perché 16 è la somma delle età 1, 3 e 12. Evidentemente
egli è rimasto perplesso solo perché il
suo numero civico è il 13 e con l’unica informazione in suo possesso non è in
grado di determinare con certezza le età dei figli. Ma nel momento in cui Andrei gli comunica che
il figlio più grande ha gli occhi azzurri, praticamente lo rende edotto che
esiste un figlio più vecchio degli altri, e quindi delle due possibilità
1,6,6 e
2,2,9 la prima deve essere
scartata perché non contempla un figlio maggiore. Quindi l’unica possibilità è
quella con due gemelli di due anni ed un figlio di nove. Il figlio più
grandicello ha nove anni, come giustamente ha risposto il vecchio noce” “Non riuscivo a credere ai miei occhi: un
albero che risponde ad un quesito!”
“Già! Sono rimasto di sasso anch’io, nonno. E’
indubbiamente un tipo di intelligenza strana, quella vegetale; diversa dalla
nostra. Questi cervelli possono effettuare dei calcoli o dei processi mentali
in parallelo. Mentre una noce fa una parte dei calcoli, un’altra noce ne
effettua altri pezzi. Poi, attraverso il
sistema di scambi della linfa l’albero viene a sapere il risultato. Penso che
in futuro, chissà, queste enormi potenzialità di calcolo potrebbero essere
utilissime a noi umani. Potrebbero permetterci di predire, ad esempio, il tempo
della prossima settimana per sapere se nevicherà. Sarebbe utilissimo, non trovi? Forse
potrebbero addirittura, i cervelli vegetali, aiutarci a dimostrare nuovi,
difficili teoremi”
“Ora, caro nipote, non abbiamo però bisogno di loro
per sapere se nevica: guarda che fiocchi grandi! Coraggio Laika, forza Zaira,
dai Zvezda, portateci a Mosca, via…..verso Mosca!”
E Vassili Petrovic Melenowski fece schioccare la frusta. E finalmente Mosca, con le panciute guglie
delle sue chiese ortodosse. In una delle
innumerevoli stanze del Cremlino , due giorni appresso, ritroviamo Ivan ed il
nonno, il vecchio e stanco Vassili Petrovic.
La stanza, enorme, è tutta ricoperta di rifiniture dorate. Tutto quel
luccichio infastidisce e ferisce gli occhi dei presenti. Perfino nelle stalle
dell’Impero, a Mosca, i paranasi dei cavalli sono fatti d’oro (chissà cosa ne
penserebbero Laika, Zvezda e Zaira).
Nella grande stanza otto paia d’occhi sono incollati all’asta metallica
che ruota vorticosamente per scegliere la materia del contendere. Ci si gioca
la mano della principessa! Ognuno dei concorrenti aspetta con ansia la
decisione di quel capriccioso pezzo di ferro.
Quest’ultimo stabilisce infine, con uno strano strappo conclusivo, di
fermarsi e posarsi su…….intelligenza,
trascurando del tutto coraggio e saggezza, ed ignorando al pari ricchezza e bellezza.
Un sorriso riempì a quel punto il
viso del saggio e stanco Vassili Petrovic, rimarcando le numerose rughe che
scavavano il suo volto. Questa volta sì che Ivan avrebbe avuto una chance di
spuntarla! Se suo nipote non poteva certo competere per ricchezza, invece per
bellezza, saggezza e coraggio se la cavava, e come intelligenza stava di sicuro
bene!!
Il gran Consigliere allora lanciò uno sguardo circolare a
tutti i pretendenti, guardò poi un attimo la bella Natascia, un po’ più a lungo
poi il suo Zar e quindi disse: “Bene,
il destino ha scelto. Passo a leggervi la domanda che Egli vi ha riservato.
Considerate questo ragionamento:
gli elefanti non dimenticano nulla
nessuna creatura che si sia esibita nell’ultimo
numero del circo di Mosca aveva la
proboscide
una creatura che non dimentica nulla si
esibirà sempre nell’ultimo numero se partecipa ad uno spettacolo del circo di
Mosca
una creatura priva di proboscide non è
un elefante
nel 1871 un elefante si è esibito
nell’ultimo numero del circo di Mosca
Quindi l’ipotesi di Riemann è falsa. E’ una deduzione corretta?”
Ivan era a bocca aperta. Assolutamente incapace di credere a
ciò che le sue orecchie avevano appena udito. Al contrario suo nonno si stava
sfregando le mani dalla gioia: addirittura una domanda su quella arcana
congettura . Meglio di così! Era fatta, pensò Vassili Petrovic, presto Natascia
Nikolajeva Romanov sarebbe diventata sua nuora.
Ivan continuava intanto ad essere impietrito dalla sorpresa. Mentre gli altri concorrenti affannosamente
avevano messo mano a penna e taccuini e scarabocchiavano strani segni cercando
di diradare le nebbie che avvolgevano i loro crani, egli restava immobile,
mentre la bella Natascia lo osservava sorridendo (lo aveva avuto subito in
simpatia, anche se lui non se ne era per nulla accorto) ed il nonno lo guardava
invece preoccupato, molto preoccupato. Ivan
non si era ripreso; non riusciva a capacitarsi del fatto che nel testo della
domanda fosse stata citata proprio l’ipotesi
di Riemann.
“Forza, Ivan, cosa aspetti?”
lo incalzò il nonno “Per te
dovrebbe essere un gioco da ragazzi, giusto?”
“Ma nonno, la risposta è
un gioco da ragazzi, per chi ha studiato un po’ di logica; ma l’ipotesi di
Riemann c’entra come i cavoli a merenda! Avrebbero potuto citare qualsiasi
altra proposizione”
“Ma allora rispondi comunque, che diamine!”
Allora il giovane si decise: impugnò la piccola campana che
era stata posizionata accanto ad ognuno degli sfidanti e la scrollò con
energia. Lo scampanellio trasportò per l’etere l’informazione che uno dei
pretendenti voleva tentare la sorte. Il
Gran Consigliere si limitò a dire:
“Oh! Abbiamo una prima risposta. E’ di Ivan Melenowski,
prego”
“Il ragionamento è corretto, anche se non confuta l’ipotesi
di Riemann. Le informazioni date sono
contradditorie: implicano che un elefante abbia partecipato all’ultimo numero
del circo ed anche che non vi abbia preso parte. Pertanto possiamo dimostrare
per assurdo che la congettura di Riemann è falsa.
1) Assumiamo per assurdo che l’ipotesi
di Riemann sia vera
2) Allora un elefante si è esibito
nell’ultimo numero del Circo di Mosca.
3) Ma nessun elefante ha preso parte
all’ultimo numero del circo.
4) Questa è una contraddizione, per cui
il nostro assunto iniziale è falso.
5) Pertanto l’ipotesi di Riemann è
falsa.
Con un ragionamento analogo si arriva anche a dimostrare che
la congettura è vera, naturalmente”
“Esatto” stabilì con fare serio il compunto Lev Kirilenko,
Gran Cerimoniere….”la risposta di Ivan Melenowski è corretta, al di là di ogni
possibile dubbio. Egli pertanto si aggiudica la prova finale ed il diritto di
fidanzarsi con la nostra amatissima principessa Natascia”. Kirilenko sorrise a Ivan; lo zar indirizzò un
sorriso verso Ivan, Natascia fece un grande sorriso ad Ivan. E mentre sette pretendenti sconfitti lasciano
mestamente, a capo chino, l’infinita sala del trono, a me sorge un sospetto: la simpatica Natascia, che
aveva Ivan in simpatia e conosceva per sentito dire la sua logica ferrea,
avrebbe potuto magari pilotare la scelta della domanda finale di fidanzamento.
Se si colloca una calamita, nascosta, in prossimità di un’asta metallica, non
si riesce forse a far muovere la sbarra come si desidera? E’ forse venuto anche a voi questo sospetto,
gentili lettori? Poco dopo Ivan e suo
nonno commentano, ancora eccitati, gli ultimi avvenimenti e si preparano al
commiato stuzzicandosi a vicenda. "Ho una domanda per te, nonno: dove va
l’acqua durante le basse maree?” “Oh!...
tu naturalmente conosci la risposta, vero?”
“Sì, ma ora debbo proprio scappare con la mia cara fidanzata”
“Anch’io ho un quesito per te, caro il mio nipote. Ma a questo
non riuscirai a rispondere: Dio può creare una pietra così grossa che nemmeno
Lui può sollevare?” “Bellissima
domanda, nonno, ci penserò in viaggio. Un bacio a tutti al villaggio, ed una
carezza a Zagor”
Ed Ivan prese per mano la sua bella Natascia e scappò con lei
per una breve vacanza nella grande pianura che avvolgeva Mosca.
E mentre voi aiutate il vecchio Vassili Petrovic a trovare
dove va a finire l’acqua durante la bassa marea, io termino la storia e passo a
fare altre cose. Se siete ansiosi di sapere come andò poi
a finire il fidanzamento, beh….non siate troppo curiosi; per ora vi basti
sapere che i due giovani si amano e si sono promessi. Ripeto: PER ORA QUESTO VI DEVE BASTARE.
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