di Ninnj Di
Stefano Busà collaboratrice di Lèucede
Bisogna
tener presente innanzitutto che Poesia non è soltanto atto creativo in sé, ma
possiede una forte aderenza ad includere il trascendente, l’infinito mistero
che la protegge e la esprime. Essa si realizza entro i termini trasfigurativi
di una forza maieutica, che deve, di sua necessità, anche riflettere il mondo e
la sua oggettiva natura perturbatrice: fa riferimento dunque alla creatività
reale, valida nel tempo come correlativo oggettivo della sua storia e del suo
compimento.
In altri
termini, la Poesia
ha davanti a sè due obiettivi: inventare il nuovo o rimodellarsi
attraverso una formula di modificazione dei suo canoni.
L’itinerario
della comunicazione poetica è spesso tortuoso, labirintico e si insinua tra
universi di cultura che in qualche misura confliggono tra loro e vengono
coinvolti all’interno del fatto creativo come deterrente.
Si può
immaginare di avere un cannocchiale a due lenti: chi guarda e chi è guardato
finiscono per configurarsi entrambi lo stesso soggetto e proiettare la loro
visione al di là del contingente ritrovando la stessa immagine reale da
entrambe le parti.
In altri
termini, la Poesia
deve essere non soltanto espressione, ma anche comunicazione, o come osserva
Wladimir Holan nel suo poemetto: “Una notte con Amleto”, un dono.
Si finisce
con l’essere moderni senza saperlo e senza volerlo, perché la poesia si adegua
al tempo sincronico, risiede in esso, se ne fa interprete. Ogni artificio o
arbitrio volti alla Poesia, soprattutto se tecnicamente studiati a tavolino,
finiscono per essere una forzatura, un’assurda pretesa di novità, perché se ne
compromette chiarezza e spontaneità (ricordiamo: l’arte ponte tra individuo e
individuo di M. Proust).
Allora, non
basta esprimere: è necessario saper comunicare, come altresì è necessaria l’adeguazione
espressiva del poeta agli schemi mentali (categorie), ai simboli che ne
rappresentano i modelli e le sollecitazioni.
La poesia è
forma nella quale si coagulano i contenuti che scaturiscono dal rapporto tra
noi e le cose.
L’atto
creativo deve passare attraverso un processo che implichi una fase di
filtrazione catartica dell’elemento emotivo che l’ha generato.
E allora
diciamo che deve raggiungere la
trasfigurazione artistica, senza mai eludere l’esigenza della comunicazione ad
altri.
Si configura
così quella sintesi a priori che la istruisce e la determina, come del resto
accade in altre discipline: nella scienza e nella filosofia.
Il prodotto
siffatto potrà dunque sostenersi da sé, in virtù della sua inventiva
originaria, fondata su moduli irripetibili, che rifuggono da luoghi comuni, dai
decorativismi, dagli sfoghi privatistici individuali.
Una siffatta
visione si regge, pertanto, sulla libera autodisciplina del poeta, capace
d’intuire nella profondità del proprio sistema ontologico, le categorie
universali e universalizzanti su cui si determina l’arte della parola,
rigettando quelle mostruose corruzioni arbitrarie, quei soggettivismi alogici,
pretestuosi, anarcoidi di un reale-irreale trasfigurativo, nel quale la
fantasia si perde, in figure astratte, inquinate da <non sense> destinato
quest’ultimo quasi sempre a sfociare in un labirintismo o libertarismo estetico
aberrante, che ama autodefinirsi “sperimentalistico” senza mai raggiungere
nessuna singolare peculiarità.
Un bellissimo intervento sulla Poesia. Come sempre la Prof. Ninnj Di Stefano Busà c'insegna cos'è veramente la parola lirica. Una grande penna votata alla pagina culturale di oggi, un'autrice che stimo e ammiro da molti anni, fin dai tempi dell'Università. Grazie la sua è ancora una lectio magistralis come ai tempi dei Corsi dove ero suo allievo. Complimenti egregia Prof. l'ammirazione per Lei è immutata.
RispondiEliminaAlfonso Tornello