Nel
sovrano respiro del silenzio
Le Dolomiti, assorte gigantesse
di
pietra nobiliare,
sembrano
praticare l’ambizione
d’esser
sé stesse in ogni circostanza:
il
sole dell’estate non contagia
la
gelida imponenza di quei monti
e
i chiarori di lune maliziose,
vellicando
le rocce di quei picchi,
ne
mettono in risalto i bei profili.
Lassù ho sostato in valli di smeraldo
cinte
da dentature di dolomia
visitate
da varie prospettive
e
addolcite, nei giorni più sereni,
da
sovrastanti nuvolette candide
messe
come puntini sulle i
dalle
brezze di quota.
\ Mi sono ristorata dall’usura
dei
giorni più roventi andando
alla
pacifica per baite e malghe
respirando
mattini luminosi
rispecchiandomi
in laghi cristallini
in
piccoli affluenti d’acqua vergine.
Ho dialogato con rododendri in boccio,
con
azzurre genziane adolescenti
e
nel sovrano respiro del silenzio
ho
sentito che attorno c’era Dio.
Non posso e non voglio commentare me stessa, ma desidero dire un caloroso grazie a Nazario che mi ha ospitato in Leucade.
RispondiEliminaCara Alda, oso commentarti io... Trovo che il tuo canto dedicato alle Dolomiti sia un esempio superbo di rapporto di unione con gli elementi della natura. La tua lirica non può definirsi un'ode di leopardiana memoria, piuttosto evoca gli autori cileni,con la loro tendenza a esaltare i prodigi della natura ordinaria, l'essenziale sanità degli aspetti naturali dell'esistenza. I tuoi versi potrebbero dirsi ispirati a un sentimento panico e da un misticismo autentico, che si rivela nell'ultimo verso ed è pura epifania esistenziale.
RispondiEliminaOpera di altissimo spessore. Ti ringrazio e ti stringo.
Maria rizzi