Vi proponiamo un testo di grande interesse sociale, filosofico ed economico del nostro Lino D’Amico, proficuo collaboratore dell’isola e assiduo poeta che vivacizza e impreziosisce di Humanitas gli scogli di Lèucade
LINO D’AMICO LEGGE
“OTTIMIZZIAMO LA
TERZA ETA”
Lino D'Amico, collaboratore di Lèucade |
Nella
società “tecnologicamente avanzata”, è oggi consuetudine emarginare
dall’attivita’ lavorativa il “ soggetto anziano” anche se è ancora nel pieno
delle possibilita’ di esprimere al
meglio tutta la professionalita’
e trasmettere ad altri la propria esperienza. Se le “Regole di Mercato”, si
dice, non lo rendono ulteriormente idoneo a contribuire al processo
economico-produttivo , “l’anziano”, che magari ha da poco superato la soglia
dei 60 anni, è depennato dall’elenco delle persone attive e posto in una
condizione residuale “a perdere”. Ma gia’ oggi, all’inizio del terzo millennio,
l’Europa registra che il 25% della popolazione ha superato i 65 anni e che i
progressi della scienza medica, unitamente ad un inevitabile seppur graduale
metabolismo sociale, costringeranno i gestori delle dell’attuale sistema a
reinserire ogni uomo ed ogni donna ancora socialmente validi nel circuito del
fare e dell’essere utili, consentendo a questi ultra sessantenni di trovare
motivi per coltivare questa nuova realta’ esistenziale. Nel frattempo, pero’,
visto che i preconcetti nei confronti dell’utilizzo delle potenzalita’ del
cosiddetto “anziano” sono attualmente quanto mai negativi, che la Terza Eta ’ è un periodo
considerevolmente lungo della vita, e
che infine il citato metabolismo sociale è ancora lungi dal dare risultati apprezzabili, è bene che
chi naviga questa fase esistenziale si
autogestisca con comportamenti idonei ad ottimizzarne la realtà contingente. Vivere
la “Terza Eta’ e’ acquisire sempre più abilità di equilibrio tra cio’ che passa
e cio’ che rimane.
Possedere
quest’arte significa essere in grado di vivere con gusto lo scorrere del tempo
perche’ a sessant’anni, e forse più, si
possono realizzare le fantasie da sempre accantonate ed ora pronte ad essere
concretizzate, e, se cambiamenti ci dovranno essere, ben vengano, ma bisognerà
accettarli coscientemente perche’, da
come verranno recepiti, dipenderà il
resto dell’esistenza. Pertanto buona volontà, fantasia, saggezza, pazienza e
senso pratico dovranno essere i compagni di questo cammino.
Quello
della Terza Età è il momento che concede il dolcissimo piacere di indugiare
anche nelle cose futili, di gustare il sapore che la Vita regala ad ogni risveglio,
di coniugare il piacere di nuove amicizie con la gioia di scoprire l’orizzonte
al di la’ della “collina” mai esplorato, ed infine di inventare una esistenza
diversa e difenderla dai nemici più insidiosi e cioè la noia ed il vuoto
sociale. La Terza Età è una evoluzione naturale e come tale va’ affrontata; una
evoluzione che assume la sua propria bellezza e consistenza interiore se si è
orgogliosi dei propri capelli bianchi e soprattutto se si è consci di vivere
una stagione magica in cui si puo’
ancora, anzi, si deve, “Osare”. Luoghi comuni recitano che vi sono
giovani già vecchi ed anziani che non lo
saranno mai, ma se nel primo caso è l’abulia a dominare, nel secondo è la
maturità a guidare la ricerca dei modi per ritardare che la mente invecchi e,
quanto più la si terra’ impegnata, tanto più lo spirito ne sarà appagato, il
corpo ne trarrà giovamento ed il tempo non diverrà mai sinonimo di noia. E se
l’ottimismo estremo, spesso parente stretto della imprevidenza, non è mai da
prendere a modello , anche e soprattutto, il pessimismo autolesionista deve
essere posto al bando; in altre parole la Terza Età deve essere affrontata nella consapevolezza dei suoi contenuti e dei suoi
significati, proponendola fieramente
agli altri come esempio, e mai ridicolizzarla in fantasiosi e quanto mai
anacronistici plagi di ridicoli atteggiamenti giovanili. Non è da negare che lo
scorrere del tempo rappresenti un passaggio esistenziale privo di problematiche
fisiche e psicologiche che in verità trascinano con se’ un pizzico di amarezza,
sensazioni di apprensione e, non ultima, la consapevolezza che trascorse
realtà, non saranno più realizzabili. E’ bene, nei limiti del possibile,
quindi, pensare ed agire in “Positivo”, o quantomeno tendere verso questo
obbiettivo e, se questa strategia non e’ mai stata seguita, è opportuno
iniziare subito, non fra 10 minuti.
Essere
fautori della teoria del bicchiere mezzo pieno anziché di quello mezzo vuoto,
sarebbe già un buon inizio perche’ solamente in questi modo si realizzerà, già
domani, cio’ che oggi positivamente si progetterà di fare.
Il
filosofo Norberto Bobbio ebbe a dire: “Realizziamo i nostri sogni portando con
orgoglio le nostre prime rughe e nei nostri pensieri non troverà mai posto il
rimpianto di non aver fatto cio’ che potevamo, ma non abbiamo voluto fare”,
oggi.
Ottimizziamo
la terza età, quindi e…
"SEMPER
AD MAIORA”
Lino
D’Amico
Università
della Terza Età di Beinasco (TO
Bella riflessione, questa. Ecco, nelle sue parole: l' anziano non è più idoneo al ciclo economico-produttivo; qui sta il suo succo e il travaglio in cui abbiamo indirizzato verso una insavia corsa senza possibilità di ritorno il modello della nostra società. Una società che ha perso e perde giorno dopo giorno, in nome delle supreme esigenze dio quattrino ogni capacità di ascolto verso gli anziani che si sentono più relegati a ricoprire un ruolo marginale se non di veri e propri derelitti umani, vittima di malcelata sopportazione perfino all' interno del nucleo familiare, che non ha più tempo da dedicare agli anziani indipendemente dalla buona volontà di alcuni, che hanno la fortuna di essere inseriti nei processi produttivi, per via del lavoro deregolamentato, possono rivolgere poco tempo ed energie alla cura dei loro familiari anziani.
RispondiEliminaCaro Lino, lei è un poeta e quindi un visionario che vive molto al di fuori dalla realtà. Chi mai riesce, al giorno d'oggi, ad andare in pensione con i limiti di età da lei indicati? Neanche tirando in ballo i mestieri usuranti. Quanto all'ottimismo sviscerato nel suo articoletto perché non ne mette un po' anche nelle sue poesie? Il “pessimismo cosmico” trasuda costantemente nei suoi versi sebbene Leopardi sia morto da un pezzo. Io rispetto le sue teorie ma prima di esternarle bisognerebbe crederci un pochino a meno che i suoi testi non siano affatto genuini ma rispecchino solo un atteggiamento esistenziale tanto di moda alcuni anni fa.
RispondiEliminaCarla Baroni
Grazie Lino per la saggezza del suggerimento: un bel boccone da far digerire all’anima dei meno giovani, quando ne possiedono una, quando arrivando alla tua età, comprenderanno quel pizzico di amarezza e solitudine, che le parole nascondono, la consapevolezza di essere anziano, ma non la voglia di essere trattato come tale: una valigia piena da depositare, e a volte vuota di ricordi, desiderosa di essere presa per il manico dalla mano di chi ha voglia di condividerla...l’esperienza di una vita, e i vestiti dei ricordi. Grazie Lino per il pensiero che dà modo di esprimere la tua poetica, nonché la predisposizione o la capacità di comprenderla, al di là delle parole. Solo una biologica e “oggettiva” puntualizzazione: la terza età non inizia a 60-65 anni. Per il resto...il contenuto è soggettivo, come l’età dell’anima: l’educazione e l’umiltà la mantengono in forma. Emanuele Aloisi
RispondiEliminaStimatissmo Professor Pardini, la ringrazio infinitamente per aver dedicato il suo tempo e la sua attenzione al mio testo relativo alla terza età.
RispondiEliminaSono onorato di aver avuto, ancora una volta, il permesso di approdo allo scoglio di Leucade ed altresì sono state per me motivo di gioia le generose considerazioni da lei espresse nella presentazione del mio scritto.
Cordialità
Lino D’Amico